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Conversation Piece | Part V
Le opere in mostra saranno, sotto vari aspetti e in diverse accezioni, “manifesti” di poetiche e pratiche eterogenee, con i quali gli artisti entreranno in dialogo sia tra di loro, che con gli spazi della Fondazione Memmo e con Roma
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Fondazione Memmo presenta Conversation Piece | Part V, il nuovo appuntamento del ciclo di
mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente
presenti a Roma.
L’esposizione, aperta al pubblico dal 16 dicembre 2018 al 24 marzo 2019, vede protagonisti quattro
artisti: Rebecca Digne (borsista presso l’Accademia di Francia a Roma - Villa
Medici), Invernomuto (Cy Twombly Italian Fellow in Visual Arts presso l’American Academy in
Rome), Julian Rosefeldt (borsista presso l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo) e Marinella
Senatore.
Il sottotitolo della mostra, Non v’è più bellezza, se non nella lotta, è direttamente mutuato da un
passaggio del Manifesto del Futurismo, pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 su Le
F**aro: una traccia che allude al lavoro dell’artista come presa di posizione politica e intellettuale
–rivendicazione di un’autonomia e libertà che tocca la sfera civile –, ma anche come manifestazione
del sé e dell’interiorità, legata a una dimensione più intima.
Le opere in mostra saranno, sotto vari aspetti e in diverse accezioni, “manifesti” di poetiche e
pratiche eterogenee, con i quali gli artisti entreranno in dialogo sia tra di loro, che con gli spazi della
Fondazione Memmo e con Roma, città da sempre paradigma della ricerca artistica, luogo
privilegiato per la produzione di opere d’arte, oggetto o ispirazione di numerose teorie trasversali
agli stili, alle epoche e al gusto.
L’inaugurazione della mostra, sabato 15 dicembre 2018 alle ore 18.00, sarà animata da azioni
performative che trasmuteranno il clima del vernissage in un momento di grande vitalità espressiva,
in una vera e propria manifestazione pubblica.
Gli spettatori saranno accolti dalla performance di Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni - Italia,
1977), che animerà il cortile delle Scuderie di Palazzo Ruspoli dirigendo un corpo di danza e musica
dal vivo.
All’interno dello spazio espositivo sarà mostrato per la prima volta un corpus di lavori che toccano i
punti salienti della produzione dell’artista, da sempre contraddistinta da un attivismo vitale e
politicamente impegnato: stendardi da processione rivisitati in chiave contemporanea, striscioni
con frasi che invitano alla lotta, poster con riflessioni poetiche sul concetto di rivoluzione e
partecipazione popolare; inoltre una luminaria, simile a quelle che campeggiano nei piccoli centri del sud Italia, inneggia a una corsa liberatoria (“Renn lieber, renn”), mentre una bicicletta, su cui
sono installati dei megafoni, si propone come ideale mezzo per partecipare a un corteo.
Sorprendente e intenso sarà anche l’intervento di Julian Rosefeldt (Monaco di Baviera - Germania,
1965), le cui opere, imponenti installazioni video, prendono spunto dalla storia del cinema e dalla
cultura popolare.
In maniera inconsueta rispetto al suo tradizionale approccio, l’artista ha ideato un intervento
performativo per l’inaugurazione della mostra traendo ispirazione dall’iconografia del monumento
equestre e dal concetto di autorità a esso collegato. Quattro cavalli faranno il loro ingresso negli
spazi della Scuderie di Palazzo Ruspoli, con gualdrappe su cui sono ricamati alcuni articoli della
Costituzione italiana, incentrati sul concetto di uguaglianza e pari dignità della persona, senza
distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali – valori
considerati come garantiti nella civiltà occidentale ma che all'improvviso oggi sono messi in dubbio
dai movimenti populistici in tutto il mondo.
Invernomuto (Simone Bertuzzi, Piacenza - Italia, 1983, e Simone Trabucchi, Piacenza - Italia, 1982)
indaga universi sottoculturali impiegando pratiche e media diversi, nel tentativo di accostarsi con
uno sguardo “laterale” e inaspettato a tradizioni orali e mitologie contemporanee.
Nel giorno dell’opening distribuiranno una fanzine stampata in migliaia di copie, con la riproduzione
di una serie di tavole donate agli artisti da un anziano Rasta in Jamaica nel 2015, durante le riprese
del loro progetto Negus. Una graphic novel frammentaria, un “manifesto” personale sul culto
Rastafari, che l’anziano ha chiesto di diffondere il più possibile, una storia alternativa che il pubblico
potrà a sua volta contribuire a rendere virale. La fanzine sarà poi distribuita per tutta la durata della
mostra e in contemporanea nello spazio Mega di Milano.
Nella poetica di Rebecca Digne (Marsiglia - Francia, 1982) l’opera diventa lo strumento che
“manifesta” una sensibilità rivolta al sé, alla sfera intima e personale.
L’artista presenterà il video Tracer le vide e una serie di undici sculture della serie A perdere. Nel
video, alternando immagini a colori e in bianco e nero, mostra un gruppo di persone alle prese con
il gesto ciclico di annodare delle corde lungo la costa che va da Napoli a Marsiglia (luoghi cui
l’infanzia dell’artista è legata), nel tentativo di connettere le due città, disegnando paesaggi e
confini sia mentali che fisici. Le sculture formano, invece, una costellazione di figure architettoniche
astratte che toccano il tema della trasformazione e della precarietà: esse sono infatti il risultato di
una tecnica che risale alle origini della scultura, la fusione a cera persa, dove la cera evaporando,
lascia progressivamente spazio al metallo. Per Digne la perdita della forma originale, con il
passaggio da cera a metallo, diventa una metafora, lo specchio del carattere transitorio e precario delle nostre esistenze.
Tutte le opere sono state realizzate appositamente per la mostra o riadattate appositamente per gli
spazi espositivi della Fondazione Memmo.
La mostra sarà accompagnata anche da una pubblicazione che uscirà nella prima parte del 2019Conversation Piece – il progetto
Conversation Piece nasce dal desiderio della Fondazione Memmo di monitorare costantemente la
scena artistica contemporanea della città e, in particolare, l’attività delle accademie e degli istituti di
cultura stranieri, dove tradizionalmente completano la loro formazione nuove generazioni di artisti
provenienti da tutto il mondo. Attraverso queste mostre e altre iniziative la Fondazione Memmo
vuole porsi come un amplificatore del lavoro di queste istituzioni.
Il titolo del ciclo si ispira a uno dei film più famosi di Luchino Visconti, Gruppo di Famiglia in un
interno (Conversation Piece, 1974), una chiara metafora del confronto tra generazioni e dei rapporti
di odio e amore tra antico e moderno; ma Conversation Piece era anche un genere pittorico diffuso
tra XVII e XVIII sec., caratterizzato da gruppi di persone in conversazione tra loro o colti in
atteggiamenti di vita familiare.
La mostra, oltre a rappresentare un’occasione di confronto e di dialogo con Roma, si offre come
momento di discussione tra personalità artistiche differenti tra loro nell’intento di far convergere
energie, saperi e metodi diversi in un unico evento espositivo.
Negli anni hanno partecipato circa trenta artisti internazionali fra cui Yto Barrada, Eric Baudelaire,
Rossella Biscotti, Piero Golia, Francesca Grilli, Jonathan Monk.Fondazione Memmo
La Fondazione Memmo nasce nel 1990 dal desiderio di Roberto Memmo di dar vita a un’attività
culturale mirata ad avvicinare il mondo dell’arte al vasto pubblico attraverso la diretta conoscenza
di capolavori di tutti i tempi e delle più varie civiltà.
A partire dal 2012, grazie all’iniziativa di Fabiana Marenghi Vaselli Bond e Anna d’Amelio Carbone è
attivo un nuovo programma espositivo interamente dedicato al panorama artistico
contemporaneo. Contribuire allo sviluppo del tessuto culturale nel territorio, connettersi a realtà
internazionali, aprendo un dialogo con le altre istituzioni e promuovere l'interazione fra gli artisti e
la città di Roma sono tra gli obiettivi della Fondazione Memmo.
Performance, residenze, talk, laboratori didattici e pubblicazioni sono quindi l’occasione per
promuovere il presente, come un osservatorio dedicato alla contemporaneità, per contribuire allo
sviluppo del nostro futuro.
Nel 2018 la Fondazione Memmo si aggiudica il prestigioso Montblanc de la Culture Arts Patronage
Award, riconoscimento grazie al quale intende avviare un programma di residenze a Londra, in
collaborazione con Gasworks, dedicato agli artisti italiani, proseguendo in questo modo l’attività di
confronto, scambio e connessione tra artisti e istituzioni di contesti diversi.
mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente
presenti a Roma.
L’esposizione, aperta al pubblico dal 16 dicembre 2018 al 24 marzo 2019, vede protagonisti quattro
artisti: Rebecca Digne (borsista presso l’Accademia di Francia a Roma - Villa
Medici), Invernomuto (Cy Twombly Italian Fellow in Visual Arts presso l’American Academy in
Rome), Julian Rosefeldt (borsista presso l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo) e Marinella
Senatore.
Il sottotitolo della mostra, Non v’è più bellezza, se non nella lotta, è direttamente mutuato da un
passaggio del Manifesto del Futurismo, pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 su Le
F**aro: una traccia che allude al lavoro dell’artista come presa di posizione politica e intellettuale
–rivendicazione di un’autonomia e libertà che tocca la sfera civile –, ma anche come manifestazione
del sé e dell’interiorità, legata a una dimensione più intima.
Le opere in mostra saranno, sotto vari aspetti e in diverse accezioni, “manifesti” di poetiche e
pratiche eterogenee, con i quali gli artisti entreranno in dialogo sia tra di loro, che con gli spazi della
Fondazione Memmo e con Roma, città da sempre paradigma della ricerca artistica, luogo
privilegiato per la produzione di opere d’arte, oggetto o ispirazione di numerose teorie trasversali
agli stili, alle epoche e al gusto.
L’inaugurazione della mostra, sabato 15 dicembre 2018 alle ore 18.00, sarà animata da azioni
performative che trasmuteranno il clima del vernissage in un momento di grande vitalità espressiva,
in una vera e propria manifestazione pubblica.
Gli spettatori saranno accolti dalla performance di Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni - Italia,
1977), che animerà il cortile delle Scuderie di Palazzo Ruspoli dirigendo un corpo di danza e musica
dal vivo.
All’interno dello spazio espositivo sarà mostrato per la prima volta un corpus di lavori che toccano i
punti salienti della produzione dell’artista, da sempre contraddistinta da un attivismo vitale e
politicamente impegnato: stendardi da processione rivisitati in chiave contemporanea, striscioni
con frasi che invitano alla lotta, poster con riflessioni poetiche sul concetto di rivoluzione e
partecipazione popolare; inoltre una luminaria, simile a quelle che campeggiano nei piccoli centri del sud Italia, inneggia a una corsa liberatoria (“Renn lieber, renn”), mentre una bicicletta, su cui
sono installati dei megafoni, si propone come ideale mezzo per partecipare a un corteo.
Sorprendente e intenso sarà anche l’intervento di Julian Rosefeldt (Monaco di Baviera - Germania,
1965), le cui opere, imponenti installazioni video, prendono spunto dalla storia del cinema e dalla
cultura popolare.
In maniera inconsueta rispetto al suo tradizionale approccio, l’artista ha ideato un intervento
performativo per l’inaugurazione della mostra traendo ispirazione dall’iconografia del monumento
equestre e dal concetto di autorità a esso collegato. Quattro cavalli faranno il loro ingresso negli
spazi della Scuderie di Palazzo Ruspoli, con gualdrappe su cui sono ricamati alcuni articoli della
Costituzione italiana, incentrati sul concetto di uguaglianza e pari dignità della persona, senza
distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali – valori
considerati come garantiti nella civiltà occidentale ma che all'improvviso oggi sono messi in dubbio
dai movimenti populistici in tutto il mondo.
Invernomuto (Simone Bertuzzi, Piacenza - Italia, 1983, e Simone Trabucchi, Piacenza - Italia, 1982)
indaga universi sottoculturali impiegando pratiche e media diversi, nel tentativo di accostarsi con
uno sguardo “laterale” e inaspettato a tradizioni orali e mitologie contemporanee.
Nel giorno dell’opening distribuiranno una fanzine stampata in migliaia di copie, con la riproduzione
di una serie di tavole donate agli artisti da un anziano Rasta in Jamaica nel 2015, durante le riprese
del loro progetto Negus. Una graphic novel frammentaria, un “manifesto” personale sul culto
Rastafari, che l’anziano ha chiesto di diffondere il più possibile, una storia alternativa che il pubblico
potrà a sua volta contribuire a rendere virale. La fanzine sarà poi distribuita per tutta la durata della
mostra e in contemporanea nello spazio Mega di Milano.
Nella poetica di Rebecca Digne (Marsiglia - Francia, 1982) l’opera diventa lo strumento che
“manifesta” una sensibilità rivolta al sé, alla sfera intima e personale.
L’artista presenterà il video Tracer le vide e una serie di undici sculture della serie A perdere. Nel
video, alternando immagini a colori e in bianco e nero, mostra un gruppo di persone alle prese con
il gesto ciclico di annodare delle corde lungo la costa che va da Napoli a Marsiglia (luoghi cui
l’infanzia dell’artista è legata), nel tentativo di connettere le due città, disegnando paesaggi e
confini sia mentali che fisici. Le sculture formano, invece, una costellazione di figure architettoniche
astratte che toccano il tema della trasformazione e della precarietà: esse sono infatti il risultato di
una tecnica che risale alle origini della scultura, la fusione a cera persa, dove la cera evaporando,
lascia progressivamente spazio al metallo. Per Digne la perdita della forma originale, con il
passaggio da cera a metallo, diventa una metafora, lo specchio del carattere transitorio e precario delle nostre esistenze.
Tutte le opere sono state realizzate appositamente per la mostra o riadattate appositamente per gli
spazi espositivi della Fondazione Memmo.
La mostra sarà accompagnata anche da una pubblicazione che uscirà nella prima parte del 2019Conversation Piece – il progetto
Conversation Piece nasce dal desiderio della Fondazione Memmo di monitorare costantemente la
scena artistica contemporanea della città e, in particolare, l’attività delle accademie e degli istituti di
cultura stranieri, dove tradizionalmente completano la loro formazione nuove generazioni di artisti
provenienti da tutto il mondo. Attraverso queste mostre e altre iniziative la Fondazione Memmo
vuole porsi come un amplificatore del lavoro di queste istituzioni.
Il titolo del ciclo si ispira a uno dei film più famosi di Luchino Visconti, Gruppo di Famiglia in un
interno (Conversation Piece, 1974), una chiara metafora del confronto tra generazioni e dei rapporti
di odio e amore tra antico e moderno; ma Conversation Piece era anche un genere pittorico diffuso
tra XVII e XVIII sec., caratterizzato da gruppi di persone in conversazione tra loro o colti in
atteggiamenti di vita familiare.
La mostra, oltre a rappresentare un’occasione di confronto e di dialogo con Roma, si offre come
momento di discussione tra personalità artistiche differenti tra loro nell’intento di far convergere
energie, saperi e metodi diversi in un unico evento espositivo.
Negli anni hanno partecipato circa trenta artisti internazionali fra cui Yto Barrada, Eric Baudelaire,
Rossella Biscotti, Piero Golia, Francesca Grilli, Jonathan Monk.Fondazione Memmo
La Fondazione Memmo nasce nel 1990 dal desiderio di Roberto Memmo di dar vita a un’attività
culturale mirata ad avvicinare il mondo dell’arte al vasto pubblico attraverso la diretta conoscenza
di capolavori di tutti i tempi e delle più varie civiltà.
A partire dal 2012, grazie all’iniziativa di Fabiana Marenghi Vaselli Bond e Anna d’Amelio Carbone è
attivo un nuovo programma espositivo interamente dedicato al panorama artistico
contemporaneo. Contribuire allo sviluppo del tessuto culturale nel territorio, connettersi a realtà
internazionali, aprendo un dialogo con le altre istituzioni e promuovere l'interazione fra gli artisti e
la città di Roma sono tra gli obiettivi della Fondazione Memmo.
Performance, residenze, talk, laboratori didattici e pubblicazioni sono quindi l’occasione per
promuovere il presente, come un osservatorio dedicato alla contemporaneità, per contribuire allo
sviluppo del nostro futuro.
Nel 2018 la Fondazione Memmo si aggiudica il prestigioso Montblanc de la Culture Arts Patronage
Award, riconoscimento grazie al quale intende avviare un programma di residenze a Londra, in
collaborazione con Gasworks, dedicato agli artisti italiani, proseguendo in questo modo l’attività di
confronto, scambio e connessione tra artisti e istituzioni di contesti diversi.
15
dicembre 2018
Conversation Piece | Part V
Dal 15 dicembre 2018 al 24 marzo 2019
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
FONDAZIONE MEMMO – PALAZZO RUSPOLI
Roma, Via Della Fontanella Di Borghese, 56B, (Roma)
Roma, Via Della Fontanella Di Borghese, 56B, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 11.00 alle 18.00 (martedì chiuso)
Vernissage
15 Dicembre 2018, h 18
Ufficio stampa
MARIA BONMASSAR
Autore
Curatore