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Corn79 – Hybrids
Hybrids parte dallo Studio D’Ars. Corn79 da il via a questo progetto di opere in combo con altri artisti.
Comunicato stampa
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Il percorso che ha portato Riccardo Lanfranco a realizzare il ciclo di opere che compongono "Hybrids" è lungo ed articolato.
Il viaggio inizia negli anni '90, periodo nel quale entra nel mondo del "writing", movimento artistico nato tra Philadelphia e New York alla fine degli anni '60, che ha come fine lo scrivere, ossessivamente, il proprio nome su quanto la città mette a disposizione e l'evoluzione delle lettere che lo compongono, in competizione stilistica con gli altri "scrittori urbani" e le autorità.
Attivo anche nell'organizzazione di importanti eventi legati a questa cultura (Street Attitudes/Picturin), abbraccia a metà degli anni 2000 il "post graffitismo" o "street art", dove la firma (tag), peculiarità del writing, viene sostituita da una rappresentazione pittorica, figurativa o astratta.
Appassionato di grafica, affascinato dalla Op art e dalla cultura psichedelica, Riccardo comincia così una "seconda vita", scegliendo come figura che lo rappresentati un intricato insieme di geometrie assimilabile al "mandala" buddista o al "yantra" Hindu, un diagramma circolare costituito dall'associazione di punti, triangoli, cerchi e quadrati, un articolato simbolismo che consente ai suoi osservatori un percorso spirituale.
La rappresentazione di questo simbolo dalla storia antichissima e dalle mille interpretazioni moderne, viene filtrata dell'esperienza di writer e ad ogni dipinto vengono così conferiti elementi di perfezione geometrica, come nelle rappresentazioni tradizionali religiose o profane, insieme ad elementi caotici, rappresentati dalle imperfezioni delle pareti delle infrastrutture urbane o dalle vernici acquerellate spesso utilizzate per i fondali.
Il passaggio dalla firma al "mandala" è importante e complesso: dalla frenetica ed istintiva attività "borderline" del writer, si passa al lavoro progettuale e lento delle rappresentazioni geometriche: cambiano gli strumenti, i tempi, le modalità, le dimensioni e soprattutto i soggetti; la firma in caratteri romani, espressione massima di individualità occidentale, viene sostituita da una simbologia geometrica di ispirazione orientale che incarna concetti antitetici rispetto a quelli del writing: spiritualità, calma, meditazione, empatia, un cambio estremo di rotta che racconta la volontà di Riccardo di rompere con il suo background per approdare ad un linguaggio diverso che esprime messaggi e valori molto lontani anche dalla maggior parte della street art, spesso ruffianamente pop o banalmente politicizzata; permane il supporto, le infrastrutture urbane, e quindi la deperibilità dell'opera murale, destinata a rovinarsi e scomparire soggetta alle intemperie, così come nella tradizione Buddista, dopo un certo periodo di tempo, il "mandala" viene "distrutto", per ricordare la caducità delle cose e la rinascita.
"Hybrids" è il punto di arrivo del percorso fin qui intrapreso, una personale atipica, in cui tutte le opere sono state realizzate a quattro mani, in collaborazione con altri artisti.
La ragione di questa scelta è da ricercare nella volontà di raccontare le due vite dell'artista: da una parte il passato, fondamentale tassello della sua ricerca, rievocato mediante un "team work" su tele e carte che evoca il lavoro di squadra tipico del writing, dove la crew riveste un ruolo fondamentale nel "gettino up" del nome e spesso anche nella realizzazione di opere di grandi dimensioni o in situazioni di particolare pericolo; dall'atra il presente, in cui le figure astratte, entrando nel perimetro circoscritto dello "Studio D'Ars", assumono la forma di algoritmi, particelle subatomiche in movimento, molecole e galassie, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo che incarnano i limiti della percezione umana e al contempo evocano la spiritualità delle opere su muro, dalle quali si distaccano nella tecnica, nelle dimensioni e spesso nelle forme.
"Hybrids" è una occasione unica per apprezzare la ricerca ventennale di Riccardo Lanfranco, per studiare l'evolversi di collaborazioni ormai consolidate (Mr. Fijodor, Etnik, Vesod, Reser…) e per scoprire intrecci del tutto nuovi (108, Bartocci, Aris…) che andranno ad arricchire un nuovo cammino che da qui avrà inizio.
Pietro Rivasi
Il viaggio inizia negli anni '90, periodo nel quale entra nel mondo del "writing", movimento artistico nato tra Philadelphia e New York alla fine degli anni '60, che ha come fine lo scrivere, ossessivamente, il proprio nome su quanto la città mette a disposizione e l'evoluzione delle lettere che lo compongono, in competizione stilistica con gli altri "scrittori urbani" e le autorità.
Attivo anche nell'organizzazione di importanti eventi legati a questa cultura (Street Attitudes/Picturin), abbraccia a metà degli anni 2000 il "post graffitismo" o "street art", dove la firma (tag), peculiarità del writing, viene sostituita da una rappresentazione pittorica, figurativa o astratta.
Appassionato di grafica, affascinato dalla Op art e dalla cultura psichedelica, Riccardo comincia così una "seconda vita", scegliendo come figura che lo rappresentati un intricato insieme di geometrie assimilabile al "mandala" buddista o al "yantra" Hindu, un diagramma circolare costituito dall'associazione di punti, triangoli, cerchi e quadrati, un articolato simbolismo che consente ai suoi osservatori un percorso spirituale.
La rappresentazione di questo simbolo dalla storia antichissima e dalle mille interpretazioni moderne, viene filtrata dell'esperienza di writer e ad ogni dipinto vengono così conferiti elementi di perfezione geometrica, come nelle rappresentazioni tradizionali religiose o profane, insieme ad elementi caotici, rappresentati dalle imperfezioni delle pareti delle infrastrutture urbane o dalle vernici acquerellate spesso utilizzate per i fondali.
Il passaggio dalla firma al "mandala" è importante e complesso: dalla frenetica ed istintiva attività "borderline" del writer, si passa al lavoro progettuale e lento delle rappresentazioni geometriche: cambiano gli strumenti, i tempi, le modalità, le dimensioni e soprattutto i soggetti; la firma in caratteri romani, espressione massima di individualità occidentale, viene sostituita da una simbologia geometrica di ispirazione orientale che incarna concetti antitetici rispetto a quelli del writing: spiritualità, calma, meditazione, empatia, un cambio estremo di rotta che racconta la volontà di Riccardo di rompere con il suo background per approdare ad un linguaggio diverso che esprime messaggi e valori molto lontani anche dalla maggior parte della street art, spesso ruffianamente pop o banalmente politicizzata; permane il supporto, le infrastrutture urbane, e quindi la deperibilità dell'opera murale, destinata a rovinarsi e scomparire soggetta alle intemperie, così come nella tradizione Buddista, dopo un certo periodo di tempo, il "mandala" viene "distrutto", per ricordare la caducità delle cose e la rinascita.
"Hybrids" è il punto di arrivo del percorso fin qui intrapreso, una personale atipica, in cui tutte le opere sono state realizzate a quattro mani, in collaborazione con altri artisti.
La ragione di questa scelta è da ricercare nella volontà di raccontare le due vite dell'artista: da una parte il passato, fondamentale tassello della sua ricerca, rievocato mediante un "team work" su tele e carte che evoca il lavoro di squadra tipico del writing, dove la crew riveste un ruolo fondamentale nel "gettino up" del nome e spesso anche nella realizzazione di opere di grandi dimensioni o in situazioni di particolare pericolo; dall'atra il presente, in cui le figure astratte, entrando nel perimetro circoscritto dello "Studio D'Ars", assumono la forma di algoritmi, particelle subatomiche in movimento, molecole e galassie, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo che incarnano i limiti della percezione umana e al contempo evocano la spiritualità delle opere su muro, dalle quali si distaccano nella tecnica, nelle dimensioni e spesso nelle forme.
"Hybrids" è una occasione unica per apprezzare la ricerca ventennale di Riccardo Lanfranco, per studiare l'evolversi di collaborazioni ormai consolidate (Mr. Fijodor, Etnik, Vesod, Reser…) e per scoprire intrecci del tutto nuovi (108, Bartocci, Aris…) che andranno ad arricchire un nuovo cammino che da qui avrà inizio.
Pietro Rivasi
10
giugno 2014
Corn79 – Hybrids
Dal 10 al 24 giugno 2014
arte moderna e contemporanea
Location
STUDIO D’ARS
Milano, Via Sant'agnese, 12/8, (Milano)
Milano, Via Sant'agnese, 12/8, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a sabato dalle 16 alle 19.00
Vernissage
10 Giugno 2014, dalle 18.00
Autore
Curatore