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Corpo sociale
Progetto trasversale inserito nella settimana calda del Miart, Corpo Sociale è un invito curatoriale per costruire nuove modalità collaborative
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Progetto trasversale inserito nella settimana calda del Miart, Corpo Sociale è un invito curatoriale per costruire nuove modalità collaborative. Sei giorni con cinque artisti che Gianluca Marziani ha selezionato dalla scuderia di ognuna delle gallerie coinvolte. Da una parte, quindi, quattro spazi espositivi da altrettante città che rappresentano alcuni crocevia della cultura contemporanea; dall’altra la stessa Pack, produttrice del progetto, che partecipa con un intervento nel cortile, lasciando agli invitati l’onore e la responsabilità degli spazi interni.
La galleria diventa un corpo dialettico
La galleria come dialogo extraterritoriale
La galleria diventa una piattaforma aperta
La galleria come corpo sociale
Gli artisti prescelti hanno nel loro Dna le due parole del titolo. Ritrovano nel corpo un sistema complesso e deflagrante, ne indicano valori e reazioni, senso e direzione. Al contempo integrano il corpo fisico al corpo sociale, al paesaggio come evidenza tecnologica, frontiera aperta, vertigine della memoria in un presente che si rinnova senza tregua.
Jaime Pitarch
(Spagna, 1963)
…linguaggi diversi e situazioni lontane per un pensiero critico sui rapporti tra ordine interiore e sociale. Da una parte la vita urbana, la tensione collettiva, la paura diffusa. Dall’altra un atteggiamento antagonista che parte dal vero per edificare una potente sublimazione sopra il sociale. I linguaggi usati da Pitarch danno ai fatti un vestito arrabbiato ma anche “bello”, a conferma che l’opera contemporanea ferisce col sorriso dell’apparenza. Pensiamo alle mappe cartacee, tagliate a fettine e poi ricostruite come un tessuto. Alle immagini di cronaca che l’artista riperimetra con l’inchiostro. Ai video dove la tensione viene elaborata con mezzi elementari e un’affilata ironia…
Maslen & Mehra
(Tim Maslen, Australia, 1968; Jennifer Mehra, Gran Bretagna, 1970)
…sagome specchianti nei paesaggi reali, un cortocircuito antropometrico che veste il corpo tramite la natura viva, aprendolo oltre la propria storia apparente. La forma umana gioca qui col fuoriscala e l’attitudine mimetica, tutto dentro un alluminio a specchio che cambia la percezione e diviene territorio dello spiazzamento etico. E’ il riflesso che crea un moto “riflessivo”. Un gioco di incastri visuali nei prati o sull’asfalto metropolitano, tra sagome femminili in costumi d’epoca, soldati in posizione d’attacco, uomini in posture lavorative, persone che passeggiano con le mani in tasca…
Nathalie Rebholz
(Grecia, 1978)
…un mondo di acqua e corpi femminili. Sfumature, dissolvenze, oscuramenti che stanno nel puro disporsi delle figure reali nel paesaggio naturale. Una visione umana dove acqua e fisicità sembrano appartenersi nel dilagante liquido amniotico delle scene. Un paesaggio astratto che si espande come l’oceano necessario della bellezza. Fiaba e sogno, simbolismi e tocchi surreali: la visione dell’artista sublima i contrasti e le incongruità, gioca con la sua visione sensoriale. Un viaggio morbido che nasconde spigoli acuti e pericoli sottili. Una discesa in apnea nella complessità atavica dell’universo al femminile. Opere senza tempo nello spazio della contemporaneità sociale...
Akino Kondoh
(Giappone, 1980)
…la pazienza tecnica, la cura interiore, l’ossessione per un corpo giovane che è sintesi e detonatore di emozioni e sentimenti radicali. Video e disegno fanno il campo/controcampo da un punto di vista strutturale. In parallelo crescono i contenuti, le qualità contemporanee, la valenza etica di un “infantilismo” ad alto tasso intuitivo. Un resoconto privato che entra nel silenzio dei gesti minimi, nel distendersi sinuoso della natura, nel feticismo di magici dettagli quotidiani. E’ la manualità antica che prende forma nell’occhio aperto di questo giovane autore. Uno stile dove natura e simbolismi sposano l’erotismo di una sessualità acerba e sempre più catartica…
Marina Paris
(Italia, 1965)
…i luoghi reali, gli spazi del vissuto quotidiano che rinascono da una coscienza minuziosa del disegno. Paris incarna un sismografo manuale che punteggia i perimetri come fossero diari sociali. Da lì nasce una seconda realtà che riduce il reale ad uno scheletro elettrico, sismogramma mai piatto e organicamente vivo. Un’attitudine che oggi si sposta nello spazio esterno della galleria, cambiando la percezione del luogo e del movimento umano. L’artista trasferisce il moto elettrico dei perimetri nel lago specchiante del pavimento calpestabile. La superficie, come il bianco dei quadri, accoglie il dinamismo acquatico delle sagome vive…
La galleria diventa un corpo dialettico
La galleria come dialogo extraterritoriale
La galleria diventa una piattaforma aperta
La galleria come corpo sociale
Gli artisti prescelti hanno nel loro Dna le due parole del titolo. Ritrovano nel corpo un sistema complesso e deflagrante, ne indicano valori e reazioni, senso e direzione. Al contempo integrano il corpo fisico al corpo sociale, al paesaggio come evidenza tecnologica, frontiera aperta, vertigine della memoria in un presente che si rinnova senza tregua.
Jaime Pitarch
(Spagna, 1963)
…linguaggi diversi e situazioni lontane per un pensiero critico sui rapporti tra ordine interiore e sociale. Da una parte la vita urbana, la tensione collettiva, la paura diffusa. Dall’altra un atteggiamento antagonista che parte dal vero per edificare una potente sublimazione sopra il sociale. I linguaggi usati da Pitarch danno ai fatti un vestito arrabbiato ma anche “bello”, a conferma che l’opera contemporanea ferisce col sorriso dell’apparenza. Pensiamo alle mappe cartacee, tagliate a fettine e poi ricostruite come un tessuto. Alle immagini di cronaca che l’artista riperimetra con l’inchiostro. Ai video dove la tensione viene elaborata con mezzi elementari e un’affilata ironia…
Maslen & Mehra
(Tim Maslen, Australia, 1968; Jennifer Mehra, Gran Bretagna, 1970)
…sagome specchianti nei paesaggi reali, un cortocircuito antropometrico che veste il corpo tramite la natura viva, aprendolo oltre la propria storia apparente. La forma umana gioca qui col fuoriscala e l’attitudine mimetica, tutto dentro un alluminio a specchio che cambia la percezione e diviene territorio dello spiazzamento etico. E’ il riflesso che crea un moto “riflessivo”. Un gioco di incastri visuali nei prati o sull’asfalto metropolitano, tra sagome femminili in costumi d’epoca, soldati in posizione d’attacco, uomini in posture lavorative, persone che passeggiano con le mani in tasca…
Nathalie Rebholz
(Grecia, 1978)
…un mondo di acqua e corpi femminili. Sfumature, dissolvenze, oscuramenti che stanno nel puro disporsi delle figure reali nel paesaggio naturale. Una visione umana dove acqua e fisicità sembrano appartenersi nel dilagante liquido amniotico delle scene. Un paesaggio astratto che si espande come l’oceano necessario della bellezza. Fiaba e sogno, simbolismi e tocchi surreali: la visione dell’artista sublima i contrasti e le incongruità, gioca con la sua visione sensoriale. Un viaggio morbido che nasconde spigoli acuti e pericoli sottili. Una discesa in apnea nella complessità atavica dell’universo al femminile. Opere senza tempo nello spazio della contemporaneità sociale...
Akino Kondoh
(Giappone, 1980)
…la pazienza tecnica, la cura interiore, l’ossessione per un corpo giovane che è sintesi e detonatore di emozioni e sentimenti radicali. Video e disegno fanno il campo/controcampo da un punto di vista strutturale. In parallelo crescono i contenuti, le qualità contemporanee, la valenza etica di un “infantilismo” ad alto tasso intuitivo. Un resoconto privato che entra nel silenzio dei gesti minimi, nel distendersi sinuoso della natura, nel feticismo di magici dettagli quotidiani. E’ la manualità antica che prende forma nell’occhio aperto di questo giovane autore. Uno stile dove natura e simbolismi sposano l’erotismo di una sessualità acerba e sempre più catartica…
Marina Paris
(Italia, 1965)
…i luoghi reali, gli spazi del vissuto quotidiano che rinascono da una coscienza minuziosa del disegno. Paris incarna un sismografo manuale che punteggia i perimetri come fossero diari sociali. Da lì nasce una seconda realtà che riduce il reale ad uno scheletro elettrico, sismogramma mai piatto e organicamente vivo. Un’attitudine che oggi si sposta nello spazio esterno della galleria, cambiando la percezione del luogo e del movimento umano. L’artista trasferisce il moto elettrico dei perimetri nel lago specchiante del pavimento calpestabile. La superficie, come il bianco dei quadri, accoglie il dinamismo acquatico delle sagome vive…
27
marzo 2007
Corpo sociale
Dal 27 marzo al primo aprile 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA PACK
Milano, Viale Sabotino, 22, (Milano)
Milano, Viale Sabotino, 22, (Milano)
Vernissage
27 Marzo 2007, ore 18
Autore
Curatore