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Corrado Abate / Fabrizio Braghieri
Lo Studio Maffei di Milano è lieto di presentare Studio Maffei Milano | New York is proud to support its local artists, doppia personale di Corrado Abate e Fabrizio Braghieri a cura di Igor Zanti.
Comunicato stampa
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Di ritorno a Milano, dopo l’autunno newyorkese che ha visto la galleria proporre quattro dei suoi artisti nella temporary gallery sulla Broadway, e dopo aver sviluppato un ampio e complesso progetto di promozione dell’arte italiana in ambito statunitense, si è deciso di inaugurare la stagione invernale presentando una doppia personale di due degli artisti che maggiormente hanno attirato l’attenzione del pubblico e della critica statunitense durante la trasferta newyorkese.
In mostra, divisa da un’ ideale linea che ripartisce la galleria in maniera equa e speculare, favorendo una sorta di dialogo tra le due differenti personalità artistiche, una selezione di lavori che, sul filo di un’ indagine materica, a tratti scomposta ed a tratti rigorosissima, crea un insieme armonioso e coerente, ponendo l’accento su un fare arte all’”italiana” di grande raffinatezza ed eleganza.
Lo stesso titolo dell’esposizione è stato pensato per far comprendere al pubblico che non ci troviamo di fronte ad un evento fine a sé stesso, ma piuttosto ad un progetto culturale in evoluzione che impegna gli artisti e il gallerista nell’arduo ma necessario tentativo di porre l’arte italiana in una dimensione più internazionale, traendo, attraverso il classico format della mostra personale, le conclusioni e le riflessioni nate da un viaggio, non solo fisico ma, in un certo senso, metaforico. Come era già successo a New York, anche in questa esposizione vengono privilegiati i lavori installativi, lavori che sia nel caso di Abate che di Braghieri, rappresentano ed esemplificano la complessità e la poliedricità della produzione dei due artisti.
I simboli di Corrado Abate
Simbolo: dal latino symbolum ed a sua volta dal greco σύμβολον súmbolon dalle radici σύμ- (sym-, "insieme") e βολή (bolḗ, "un lancio"), avente il significato approssimativo di "mettere insieme" due parti distinte
In ogni oggetto, in ogni cosa che ci circonda, si nasconde un simbolo, un significato recondito, una metafora. Le stesse lettere dell’alfabeto, i numeri, le note musicali sono simboli, ed hanno la funzione di dare una fisicità, una tattilità metaforica a concetti astratti.Il lavoro di Corrado Abate è un lavoro strettamente legato all’idea di simbolo, nella sua accezione primaria, nella sua dimensione più pura.Abate ama il legno, ama gli alberi, sono stati i suoi compagni di giochi, sono stati delle presenze che, per vari motivi, hanno caratterizzato la sua infanzia.Gli alberi e il legno che deriva dai loro tronchi sono per Corrado delle mappe della memoria, delle enciclopedie, delle biblioteche del vivere e del vissuto. Gli alberi sono i silenti testimoni della storia, ci sono infatti alcuni alberi che sono assurti alla dimensione di monumenti nazionali per la loro vetustà, per essere stati spettatori di molti avvenimenti storici che si sono svolti all’ombra delle loro fronde.Il culto degli alberi ha sempre rappresentato una parte importante nelle culture, nelle religioni e nella spiritualità di tutto il mondo; da oriente a occidente e dal sud a nord.Molti popoli dell’antichità credevano che gli alberi fossero governati da svariate tipologie di spiriti, dai Deva, , dalle Ninfe, dalle Driadi, che, col passare del tempo, acquisirono la forma più generale e più astratta, di manifestazione della Divinità.Gli alberi sono, di conseguenza, dei simboli per antonomasia, e uno degli aspetti più interessanti e inconsueti di una parte della produzione di Corrado Abate è l’aver saputo recuperare i significati simbolici degli alberi, significati che sono parte integrante, sono, in un certo senso, la sintassi che sta alla base del suo lavoro.Corrado interviene sul legno con punte, con frese, inserendo elementi in ferro, fendendolo, ed ogni atto che compie sui pezzi di legno, dal tagliarlo, al fenderlo fino quasi ad arrivare alla rottura, dall’esaltarne la forma, è un gesto profondamente simbolico. Le sue opere sono criptiche, di sapore iniziatico, invase da un sapore alchemico, dove fisica e chimica empirica si fondono con l’antropologia, la simbologia, la mitologia. Si potrebbe parlare di un lavoro totemico, creando un flusso circolare di pensiero che parte dal totemismo originario dell’albero per giungere ad un totemismo complesso, tipico di un linguaggio super specializzato, qual è quello dell’opera d’ arte.Ma Abate porta avanti, quasi in contemporanea e mai in contrapposizione, un altro aspetto della sua produzione, un aspetto che deriva dal suo interesse per il valore della memoria, come testimoniano i frottages realizzati sui tombini stradali. Anche in questa dimensione viene privilegiata una lettura simbolica sia del tombino-inteso come oggetto fisico, porta diaframmatica tra un mondo “di sopra” ed un suggestivo e misterioso mondo del sottosuolo- ma anche dell’impronta-del frottage per l’appunto-voluto ma, al tempo stesso involontario, creato dal passaggio delle auto che, con i pneumatici, segnano la superficie della carta, imprimendo la loro impronta ma, al tempo stesso, anche la texture metallica dei tombini stessi, con tutta una serie di informazioni, scritte, simboli grafici che contestualizzano e determinano una dimensione urbana ben precisa, un hic ed nunc che si determina in spettrografie di una memoria metropolitana.Abate è complesso, a tratti cervellotico, ma di una poeticità sorprendente; talvolta i suoi lavori necessitano di libretti di istruzione, ma quando questa necessità non è un mero vezzo intellettuale, uno scimmiottare modi e mode di fare arte, ma è il frutto di una ricerca, di una consapevolezza intellettuale, allora, solo in questo caso, si può parlare di buona arte. Quella di Corrado Abate non è solo buona arte, è, soprattutto, Arte.
Talvolta…(per Fabrizio o per Bixio)
Talvolta bisogna saper tacere.Lo deve imparare chi, come me, è pregato, richiesto, assillato, pagato per dare un giudizio.Nel Qoelet, o Ecclesiaste, uno dei più bei libri dell’Antico Testamento si legge: “c’è un tempo per tacere ed uno per palare”. Credo, in questo preciso momento e in questa precisa situazione, sia il tempo di tacere e di lasciare le parole ad altri.Di seguito la trascrizione di uno scritto di Fabrizio Braghieri che mi sarebbe dovuto servire per scrivere il testo critico su questa mostra e sull’opera Soup opera.Non credo ci sia da aggiungere niente , lo scritto è datato lo stesso giorno della morte di suo nonno (Higlander o FB nel testo), ogni parola, mia o di chiunque altro, sarebbe superflua di fronte a tutto questo:
MI_LA NO, il e dal 27 _AGO_2010
ciao Highlander
“SOUP-OPERA”
“I PIA TTI”
Se proprio d-evo andare in dietro, la prima cosa che vedo è la sua esile e venosa mano incastrata nei miei capricciosi capelli…a parte l’inconscio calciatore che sbloccò il risultatoxxx all’anno 1977 del primo tempo;poi di nuovo lei dall’aria fugace-mente frizzante e debole due minuti dopo, che come posseduta da un vento piemontese affermava tuttodiunfiato, Al massimo tiratevi i PIATTI ma non questi silenzi che parlano, parlano, si, parlano di usi aristocratici per cui il sentimento espresso era un meridionale; le calze non dovevano essere spaiate, il cardigan andava portato in ordine, buongiorno, buonasera .poi però dopo un po’, inizia a venirmi in mente…quando sempre di un fiato e rimarcando il “teschio frustrato” assertò un Bravo, l’unico che segue ciò che sente….Il teschio, cosa? chi?Lei niente…cosa capisce quello là…Poi tutti a tavola dei svsv…a parte la destra e la sinistradadicalMO SKVITCH…di nuovo i PIATTI, non ancora finiti, con ancora meno-forchette-e bocca sopra…dai dai sv…ora il secondo…DIN DINGENNY!!!!!!…medaglioni di ricotta e spinaci…ed era GUERRA.No so real-mente se era meno digeribile la testa o la minestra sicura-mentela troppa aria nelle bocche, risultava, i PIATTI freddi.Nixon accenava e forse era l’unico che mangiava il PIATTO del giorno senza riconoscerlo;alzava la bianca testa piena di numeri e annuiva o capiva o non ci annuiva.forse pensate ancora a lei…..preso in castagna come montebianco…PIATTO tipico autunno-inverno e fattelo piacere perché tu non sai quando eravamo in guerra, cose che non sapevano neanche loro perché il destino, li voleva via comunque con un PIATTOcaldo ai bordi dell’Adige; Me li vedo sulla fangosa spola milano-calusco-milano tre topolini ed un suocero dalla pennichella delle idee…Strada oggi PIATTA e tnegenxiale ma allora piena di buche-buche con acqua-buca con fango…Terxo ricordo prima commisisione a versi commisionevole la Mitica sig.ra Gnonna mi disse e sorrise, con aria a solo aria, cercando in me complicità e tatto…perché non mi fai un motivo oun pittura, chessò una affresco sulla credenxa (genera di Enza)…vado mi croggiolo e frusto il membor quasi pensante, dice dentro la credenxa chi siede tutto il giorno a parte ore pasto veloce…lì impilati come eleganti freesbee tutti PIATTI e composti a parte un corteo radical fuori luogo e fuori orario.Non la stupì per niente la lista mujer.3 minuti dopo con lo scheletro, spalmato sulla eames ecco che su di braccia estere e composte, soggiornavano micro PIATTIni con su petroli incandescente, sempre amaro fino alle 16.00, ora in cui tutti gli “elementi” se l’erano svignata dopo, un buffetto sullo stomaco gonfio e duro, afferrava svsv, dentro quella pancia petto in fuori e ventre PIATTO.FB dormiva tra le lunghe righe del corriere, lei, acquerellava fiori eterei sulla telenovela, di cui sapeva tutto ma non l’aveva mai vista su uno schermo PIATTO.PIATTI lunghi e ben distesi diceva mia Madre…lei, invece sempre sul concetto…PIATTI chiari amicizia lunga FB chi? cosa?Ora basta, un bel PIATTO di pasta, scotta e colorata di mercurorossocromo, anche lui ustionante per i primi (PIATTI) lustri, poi di colpo, ghiacciata come le piatte lande dei senti-menti nei parvenuti.comunque PIATTI in deroga, al Marino nel mattino (alloro in bocche da sfamare) ceh con guanto bianchi ed auto blu via della spiga o sfiga non si è mai saputo.Ma davanti ad un rapiubblican democrazia come ad un mare PIATTO, dietro l’orizzonte della toveglia con i buchi ricamati, quasi fermo, quasi niente, vento, il jolie brezee…e AALONDALAEONDA….qiuando l’acqua tra il fiore femmina santa ed il porto delicato, di onde, quattro piccole a prua per il resto a poppa un bianco delicato lavato a mano al MIRAmare.E-poche oggi ora-mai lontane come quelle dei PIATTI caldi su tavola fredda e vitrea. Senxa piagnistei e zebedei gonfi da canaglie, la famosa tavola, dopo le 16.00, si imbastiva di verda da giuoco, tombole con scarabei (S CARA MEI) su tutto il viso, le braccia similmente morte su un PIATTO che piange a cuor non MENTE….Lacrime di Latte a lunga conservazione ( 98 YEARS HEINZXXkETCHUPXXDARKNOIRXXANTIAGE) REPERTO RESISTITO ALLA SPOLA milano-calusco-milano tra casse e bauli di CB, chrly, ripieni di taillueres pastelli di Camogli e camosci un po’ scemi, o scemati in guantini rossi antracite, turinottes (a lot) infine campanelli d’argento ed a fianco pile di “GARDENIE” e PIATTIIssime ciabatte in pelle umana di bambino indiano ma buono…scivolosissime, leggermente scollate in punta per ismulare un triplo axel sul primo tappeto dello Zio massimo e della zia paola…(mai kapito)Chi è colpevole scagli il primo PIATTO…a cantare quello che ha fatt l’uovo con polenta secca e fonduta memirabilmente alle mie papile storico emozionali.GRAXIE DI CUORE miei cari, e diversi nonni, per avermi salvato da questoPIATTUME generale ed avermi lasciato le chiavi delle porte, affacciate su quel corridoio chiamato vita, con carte da parati ipnotica psichedelica ma soprattutto surreale.questo oggi è quel che rimane come del colore di passaggio su PIATTI del passato presente.
grazie auelos, grazie
PIATTImportanti….
Fabrizio
In mostra, divisa da un’ ideale linea che ripartisce la galleria in maniera equa e speculare, favorendo una sorta di dialogo tra le due differenti personalità artistiche, una selezione di lavori che, sul filo di un’ indagine materica, a tratti scomposta ed a tratti rigorosissima, crea un insieme armonioso e coerente, ponendo l’accento su un fare arte all’”italiana” di grande raffinatezza ed eleganza.
Lo stesso titolo dell’esposizione è stato pensato per far comprendere al pubblico che non ci troviamo di fronte ad un evento fine a sé stesso, ma piuttosto ad un progetto culturale in evoluzione che impegna gli artisti e il gallerista nell’arduo ma necessario tentativo di porre l’arte italiana in una dimensione più internazionale, traendo, attraverso il classico format della mostra personale, le conclusioni e le riflessioni nate da un viaggio, non solo fisico ma, in un certo senso, metaforico. Come era già successo a New York, anche in questa esposizione vengono privilegiati i lavori installativi, lavori che sia nel caso di Abate che di Braghieri, rappresentano ed esemplificano la complessità e la poliedricità della produzione dei due artisti.
I simboli di Corrado Abate
Simbolo: dal latino symbolum ed a sua volta dal greco σύμβολον súmbolon dalle radici σύμ- (sym-, "insieme") e βολή (bolḗ, "un lancio"), avente il significato approssimativo di "mettere insieme" due parti distinte
In ogni oggetto, in ogni cosa che ci circonda, si nasconde un simbolo, un significato recondito, una metafora. Le stesse lettere dell’alfabeto, i numeri, le note musicali sono simboli, ed hanno la funzione di dare una fisicità, una tattilità metaforica a concetti astratti.Il lavoro di Corrado Abate è un lavoro strettamente legato all’idea di simbolo, nella sua accezione primaria, nella sua dimensione più pura.Abate ama il legno, ama gli alberi, sono stati i suoi compagni di giochi, sono stati delle presenze che, per vari motivi, hanno caratterizzato la sua infanzia.Gli alberi e il legno che deriva dai loro tronchi sono per Corrado delle mappe della memoria, delle enciclopedie, delle biblioteche del vivere e del vissuto. Gli alberi sono i silenti testimoni della storia, ci sono infatti alcuni alberi che sono assurti alla dimensione di monumenti nazionali per la loro vetustà, per essere stati spettatori di molti avvenimenti storici che si sono svolti all’ombra delle loro fronde.Il culto degli alberi ha sempre rappresentato una parte importante nelle culture, nelle religioni e nella spiritualità di tutto il mondo; da oriente a occidente e dal sud a nord.Molti popoli dell’antichità credevano che gli alberi fossero governati da svariate tipologie di spiriti, dai Deva, , dalle Ninfe, dalle Driadi, che, col passare del tempo, acquisirono la forma più generale e più astratta, di manifestazione della Divinità.Gli alberi sono, di conseguenza, dei simboli per antonomasia, e uno degli aspetti più interessanti e inconsueti di una parte della produzione di Corrado Abate è l’aver saputo recuperare i significati simbolici degli alberi, significati che sono parte integrante, sono, in un certo senso, la sintassi che sta alla base del suo lavoro.Corrado interviene sul legno con punte, con frese, inserendo elementi in ferro, fendendolo, ed ogni atto che compie sui pezzi di legno, dal tagliarlo, al fenderlo fino quasi ad arrivare alla rottura, dall’esaltarne la forma, è un gesto profondamente simbolico. Le sue opere sono criptiche, di sapore iniziatico, invase da un sapore alchemico, dove fisica e chimica empirica si fondono con l’antropologia, la simbologia, la mitologia. Si potrebbe parlare di un lavoro totemico, creando un flusso circolare di pensiero che parte dal totemismo originario dell’albero per giungere ad un totemismo complesso, tipico di un linguaggio super specializzato, qual è quello dell’opera d’ arte.Ma Abate porta avanti, quasi in contemporanea e mai in contrapposizione, un altro aspetto della sua produzione, un aspetto che deriva dal suo interesse per il valore della memoria, come testimoniano i frottages realizzati sui tombini stradali. Anche in questa dimensione viene privilegiata una lettura simbolica sia del tombino-inteso come oggetto fisico, porta diaframmatica tra un mondo “di sopra” ed un suggestivo e misterioso mondo del sottosuolo- ma anche dell’impronta-del frottage per l’appunto-voluto ma, al tempo stesso involontario, creato dal passaggio delle auto che, con i pneumatici, segnano la superficie della carta, imprimendo la loro impronta ma, al tempo stesso, anche la texture metallica dei tombini stessi, con tutta una serie di informazioni, scritte, simboli grafici che contestualizzano e determinano una dimensione urbana ben precisa, un hic ed nunc che si determina in spettrografie di una memoria metropolitana.Abate è complesso, a tratti cervellotico, ma di una poeticità sorprendente; talvolta i suoi lavori necessitano di libretti di istruzione, ma quando questa necessità non è un mero vezzo intellettuale, uno scimmiottare modi e mode di fare arte, ma è il frutto di una ricerca, di una consapevolezza intellettuale, allora, solo in questo caso, si può parlare di buona arte. Quella di Corrado Abate non è solo buona arte, è, soprattutto, Arte.
Talvolta…(per Fabrizio o per Bixio)
Talvolta bisogna saper tacere.Lo deve imparare chi, come me, è pregato, richiesto, assillato, pagato per dare un giudizio.Nel Qoelet, o Ecclesiaste, uno dei più bei libri dell’Antico Testamento si legge: “c’è un tempo per tacere ed uno per palare”. Credo, in questo preciso momento e in questa precisa situazione, sia il tempo di tacere e di lasciare le parole ad altri.Di seguito la trascrizione di uno scritto di Fabrizio Braghieri che mi sarebbe dovuto servire per scrivere il testo critico su questa mostra e sull’opera Soup opera.Non credo ci sia da aggiungere niente , lo scritto è datato lo stesso giorno della morte di suo nonno (Higlander o FB nel testo), ogni parola, mia o di chiunque altro, sarebbe superflua di fronte a tutto questo:
MI_LA NO, il e dal 27 _AGO_2010
ciao Highlander
“SOUP-OPERA”
“I PIA TTI”
Se proprio d-evo andare in dietro, la prima cosa che vedo è la sua esile e venosa mano incastrata nei miei capricciosi capelli…a parte l’inconscio calciatore che sbloccò il risultatoxxx all’anno 1977 del primo tempo;poi di nuovo lei dall’aria fugace-mente frizzante e debole due minuti dopo, che come posseduta da un vento piemontese affermava tuttodiunfiato, Al massimo tiratevi i PIATTI ma non questi silenzi che parlano, parlano, si, parlano di usi aristocratici per cui il sentimento espresso era un meridionale; le calze non dovevano essere spaiate, il cardigan andava portato in ordine, buongiorno, buonasera .poi però dopo un po’, inizia a venirmi in mente…quando sempre di un fiato e rimarcando il “teschio frustrato” assertò un Bravo, l’unico che segue ciò che sente….Il teschio, cosa? chi?Lei niente…cosa capisce quello là…Poi tutti a tavola dei svsv…a parte la destra e la sinistradadicalMO SKVITCH…di nuovo i PIATTI, non ancora finiti, con ancora meno-forchette-e bocca sopra…dai dai sv…ora il secondo…DIN DINGENNY!!!!!!…medaglioni di ricotta e spinaci…ed era GUERRA.No so real-mente se era meno digeribile la testa o la minestra sicura-mentela troppa aria nelle bocche, risultava, i PIATTI freddi.Nixon accenava e forse era l’unico che mangiava il PIATTO del giorno senza riconoscerlo;alzava la bianca testa piena di numeri e annuiva o capiva o non ci annuiva.forse pensate ancora a lei…..preso in castagna come montebianco…PIATTO tipico autunno-inverno e fattelo piacere perché tu non sai quando eravamo in guerra, cose che non sapevano neanche loro perché il destino, li voleva via comunque con un PIATTOcaldo ai bordi dell’Adige; Me li vedo sulla fangosa spola milano-calusco-milano tre topolini ed un suocero dalla pennichella delle idee…Strada oggi PIATTA e tnegenxiale ma allora piena di buche-buche con acqua-buca con fango…Terxo ricordo prima commisisione a versi commisionevole la Mitica sig.ra Gnonna mi disse e sorrise, con aria a solo aria, cercando in me complicità e tatto…perché non mi fai un motivo oun pittura, chessò una affresco sulla credenxa (genera di Enza)…vado mi croggiolo e frusto il membor quasi pensante, dice dentro la credenxa chi siede tutto il giorno a parte ore pasto veloce…lì impilati come eleganti freesbee tutti PIATTI e composti a parte un corteo radical fuori luogo e fuori orario.Non la stupì per niente la lista mujer.3 minuti dopo con lo scheletro, spalmato sulla eames ecco che su di braccia estere e composte, soggiornavano micro PIATTIni con su petroli incandescente, sempre amaro fino alle 16.00, ora in cui tutti gli “elementi” se l’erano svignata dopo, un buffetto sullo stomaco gonfio e duro, afferrava svsv, dentro quella pancia petto in fuori e ventre PIATTO.FB dormiva tra le lunghe righe del corriere, lei, acquerellava fiori eterei sulla telenovela, di cui sapeva tutto ma non l’aveva mai vista su uno schermo PIATTO.PIATTI lunghi e ben distesi diceva mia Madre…lei, invece sempre sul concetto…PIATTI chiari amicizia lunga FB chi? cosa?Ora basta, un bel PIATTO di pasta, scotta e colorata di mercurorossocromo, anche lui ustionante per i primi (PIATTI) lustri, poi di colpo, ghiacciata come le piatte lande dei senti-menti nei parvenuti.comunque PIATTI in deroga, al Marino nel mattino (alloro in bocche da sfamare) ceh con guanto bianchi ed auto blu via della spiga o sfiga non si è mai saputo.Ma davanti ad un rapiubblican democrazia come ad un mare PIATTO, dietro l’orizzonte della toveglia con i buchi ricamati, quasi fermo, quasi niente, vento, il jolie brezee…e AALONDALAEONDA….qiuando l’acqua tra il fiore femmina santa ed il porto delicato, di onde, quattro piccole a prua per il resto a poppa un bianco delicato lavato a mano al MIRAmare.E-poche oggi ora-mai lontane come quelle dei PIATTI caldi su tavola fredda e vitrea. Senxa piagnistei e zebedei gonfi da canaglie, la famosa tavola, dopo le 16.00, si imbastiva di verda da giuoco, tombole con scarabei (S CARA MEI) su tutto il viso, le braccia similmente morte su un PIATTO che piange a cuor non MENTE….Lacrime di Latte a lunga conservazione ( 98 YEARS HEINZXXkETCHUPXXDARKNOIRXXANTIAGE) REPERTO RESISTITO ALLA SPOLA milano-calusco-milano tra casse e bauli di CB, chrly, ripieni di taillueres pastelli di Camogli e camosci un po’ scemi, o scemati in guantini rossi antracite, turinottes (a lot) infine campanelli d’argento ed a fianco pile di “GARDENIE” e PIATTIIssime ciabatte in pelle umana di bambino indiano ma buono…scivolosissime, leggermente scollate in punta per ismulare un triplo axel sul primo tappeto dello Zio massimo e della zia paola…(mai kapito)Chi è colpevole scagli il primo PIATTO…a cantare quello che ha fatt l’uovo con polenta secca e fonduta memirabilmente alle mie papile storico emozionali.GRAXIE DI CUORE miei cari, e diversi nonni, per avermi salvato da questoPIATTUME generale ed avermi lasciato le chiavi delle porte, affacciate su quel corridoio chiamato vita, con carte da parati ipnotica psichedelica ma soprattutto surreale.questo oggi è quel che rimane come del colore di passaggio su PIATTI del passato presente.
grazie auelos, grazie
PIATTImportanti….
Fabrizio
02
dicembre 2010
Corrado Abate / Fabrizio Braghieri
Dal 02 dicembre 2010 al 19 gennaio 2011
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
STUDIO MAFFEI MILANO
Milano, Viale Bligny, 39, (Milano)
Milano, Viale Bligny, 39, (Milano)
Orario di apertura
solo su appuntamento
Vernissage
2 Dicembre 2010, dalle 18 alle 21
Autore
Curatore