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Correggio e l’antico
Dopo più di 400 anni lo straordinario ciclo ovidiano degli Amori di Giove del Correggio saranno riuniti per il terzo appuntamento delle “Dieci grandi mostre”. La Danae, la Leda, Io e Ganimede saranno le opere intorno alle quali ruoterà tutta l’esposizione di uno dei più rivoluzionari artisti del Rinascimento
Comunicato stampa
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Correggio e l’antico
A Roma per la prima volta una mostra sul pittore che dipingeva l’aria
Dal 22 maggio al 14 settembre si terrà a Roma la prima monografica dedicata ad Antonio Allegri detto il Correggio: l’unico dei tre artisti appartenenti alla cosiddetta triade rinascimentale, con Raffaello e Michelangelo, a cui non sia mai stata dedicata un’esposizione complessiva, terzo appuntamento del programma “Dieci grandi mostre”, messo a punto dal Soprintendente speciale per il polo museale romano Claudio Strinati e dalla direttrice della Galleria Borghee Anna Coliva.
Correggio fu riconosciuto dai suoi contemporanei come sommo artista, alla pari di Michelangelo e di Raffaello, e tutti gli studiosi lo hanno da sempre considerato tra i massimi artisti della storia dell’arte, tuttavia la sua fama non è mai divenuta universale come quella degli altri due protagonisti. E’ una anomalia da sempre percepita dalla critica, che ha provato anche a rispondervi: l’unica spiegazione può essere semplicemente perché Correggio non lavorò a Roma, non lasciò alcuna opera in quello che nel Cinquecento era il più grande palcoscenico artistico del mondo e solo le opere che qi venivano dispiegate divenivano modello universale.
Una mostra su Correggio implica cercare nelle sue opere la risposta alla domanda non se ma quanto cambiò, grazie al contatto con la Roma di inizio Cinquecento, la sua visione dello spazio, della composizione, delle forme, poiché la sua miracolosa originalità provinciale, che il campanilismo parmense soprattutto nell’Ottocento ha tentato di avvalorare, va ormai considerata come una vecchia leggenda. Non sono mai state trovate tracce documentarie ma ci sono nelle sue opere innumerevoli indizi di “romanità” e infatti ormai la critica è quasi unanime nel dare per certo che Correggio a Roma ci sia stato, forse intorno al 1518‐19.
La mostra della Galleria Borghese, curata da Anna Coliva, vuole ribaltare il problema e partire proprio da Roma: come sede fisica della mostra ma anche come confronto ideale e come centro del problema. Partire da un’assenza: la mancanza di prove documentarie; per ribadire una presenza: l’idea di Roma nell’opera del Correggio, la peculiarità della sua interpretazione delle “forme” romane.
Correggio e l’antico, quindi: perché per gli artisti del Rinascimento Roma è sinonimo dell’antico, la presa di coscienza della sua immanenza, la vitalità della classicità che solo a Roma era materia viva e
non insegnamento accademico. Fu lo stesso per Raffaello, e si è provato a dimostrarlo con la mostra precedente; lo è stato per tutti gli artisti che qui si sono recati e che qui lo hanno compreso. E’ a Roma che l’artista poté confrontarsi con le risposte che, al tema dell’antico, avevano dato Raffaello e Michelangelo e il contatto con le loro opere romane darà a Correggio, dal 1518 in poi, al ritorno a Parma gli elementi per affrontare l’impresa delle cupole, una grandiosità completamente nuova, una plasticità e monumentalità che ne cambiarono per sempre la visione.
Se a Raffaello si riconosceva l’arte suprema di esprimere gli effetti degli animi, a Correggio apparteneva quella dei corpi. Se la critica d’arte antica assegnava a Raffaello la palma del disegno, a Correggio spettava quella del “colorito”, che significava la capacità di fondere il colore con la luce come fosse cera sul fuoco. Ma si tratta di un giudizio superato: oggi tutti riconoscono anch’egli, come Raffaello, la grande capacità come disegnatore, al contrario di quanto gli rimproverava Vasari.
Come scrisse un grande esperto di Correggio, “può una matita dipingere l’aria?”
Saranno 25 i capolavori di Correggio esposti a Roma con alcune novità assolute: per la prima volta si potrà vedere insieme tutto il Correggio mitologico. Come la serie degli Amori di Giove, raffigurante quattro scene amorose tratte dalle Metamorfosi di Ovidio, commissionata al Correggio dal duca di Mantova Federico Gonzaga: le tele, originariamente concepite come un insieme, furono disperse dopo la donazione all’imperatore di Spagna Carlo V. Oltre alla Danae della Galleria, arriveranno la Leda proveniente dalla Gemäldegalerie di Berlino, Io e Ganimede dalla Kunsthistorisches di Vienna. Accanto alla serie degli Amori, altre opere dallo straordinario contenuto, Educazione di Amore dalla National Gallery di Londra e Venere e Cupido con un Satiro dal Louvre.
Alle opere di soggetto mitologico saranno affiancati circa venti capolavori raffiguranti temi religiosi, dove il rapporto tra Correggio e l’antico è allo stesso modo significativo per scelte formali e compositive. Come il Noli me tangere dal Prado, la Madonna del latte da Budapest, Quattro Santi dal Metropolitan, l’Adorazione dei Magi dalla Pinacoteca di Brera, Matrimonio mistico di Santa Caterina da Capodimonte e la Madonna Campori dalla Galleria Estense di Modena. Opere dalla quali emerge il Correggio pittore degli affetti, della grazia, del colore, della morbidezza e della luce. Viene spesso indicato come il pittore delle difficoltà e dell’indipingibile perché nessuno meglio di lui seppe raffigurare l’aia, i vapori, le nebbie e tutto ciò che è impalpabile e inafferrabile.
E’ per accompagnare il visitatore in questo percorso ideale che la mostra romana è concepita ponendo a confronto i dipinti di Crreggio con la scultura classica, ad evidenziare le sue fonti ideali; mentre lo svolgersi cronologico delle sue opere permetterà di seguire il mutamento stilistico e l’ampiezza di respiro che il cntatto con Roma portò nella sua concezione. Dai temi mitologici ai capolavori raffiguranti soggetti religiosi la mostra della Galleria rappresenta la monografica più competa mai fatta su Correggio, con la sola eccezione delle grandi pale d’altare, inamovibili. E, naturalmente, le cupole.
A Roma per la prima volta una mostra sul pittore che dipingeva l’aria
Dal 22 maggio al 14 settembre si terrà a Roma la prima monografica dedicata ad Antonio Allegri detto il Correggio: l’unico dei tre artisti appartenenti alla cosiddetta triade rinascimentale, con Raffaello e Michelangelo, a cui non sia mai stata dedicata un’esposizione complessiva, terzo appuntamento del programma “Dieci grandi mostre”, messo a punto dal Soprintendente speciale per il polo museale romano Claudio Strinati e dalla direttrice della Galleria Borghee Anna Coliva.
Correggio fu riconosciuto dai suoi contemporanei come sommo artista, alla pari di Michelangelo e di Raffaello, e tutti gli studiosi lo hanno da sempre considerato tra i massimi artisti della storia dell’arte, tuttavia la sua fama non è mai divenuta universale come quella degli altri due protagonisti. E’ una anomalia da sempre percepita dalla critica, che ha provato anche a rispondervi: l’unica spiegazione può essere semplicemente perché Correggio non lavorò a Roma, non lasciò alcuna opera in quello che nel Cinquecento era il più grande palcoscenico artistico del mondo e solo le opere che qi venivano dispiegate divenivano modello universale.
Una mostra su Correggio implica cercare nelle sue opere la risposta alla domanda non se ma quanto cambiò, grazie al contatto con la Roma di inizio Cinquecento, la sua visione dello spazio, della composizione, delle forme, poiché la sua miracolosa originalità provinciale, che il campanilismo parmense soprattutto nell’Ottocento ha tentato di avvalorare, va ormai considerata come una vecchia leggenda. Non sono mai state trovate tracce documentarie ma ci sono nelle sue opere innumerevoli indizi di “romanità” e infatti ormai la critica è quasi unanime nel dare per certo che Correggio a Roma ci sia stato, forse intorno al 1518‐19.
La mostra della Galleria Borghese, curata da Anna Coliva, vuole ribaltare il problema e partire proprio da Roma: come sede fisica della mostra ma anche come confronto ideale e come centro del problema. Partire da un’assenza: la mancanza di prove documentarie; per ribadire una presenza: l’idea di Roma nell’opera del Correggio, la peculiarità della sua interpretazione delle “forme” romane.
Correggio e l’antico, quindi: perché per gli artisti del Rinascimento Roma è sinonimo dell’antico, la presa di coscienza della sua immanenza, la vitalità della classicità che solo a Roma era materia viva e
non insegnamento accademico. Fu lo stesso per Raffaello, e si è provato a dimostrarlo con la mostra precedente; lo è stato per tutti gli artisti che qui si sono recati e che qui lo hanno compreso. E’ a Roma che l’artista poté confrontarsi con le risposte che, al tema dell’antico, avevano dato Raffaello e Michelangelo e il contatto con le loro opere romane darà a Correggio, dal 1518 in poi, al ritorno a Parma gli elementi per affrontare l’impresa delle cupole, una grandiosità completamente nuova, una plasticità e monumentalità che ne cambiarono per sempre la visione.
Se a Raffaello si riconosceva l’arte suprema di esprimere gli effetti degli animi, a Correggio apparteneva quella dei corpi. Se la critica d’arte antica assegnava a Raffaello la palma del disegno, a Correggio spettava quella del “colorito”, che significava la capacità di fondere il colore con la luce come fosse cera sul fuoco. Ma si tratta di un giudizio superato: oggi tutti riconoscono anch’egli, come Raffaello, la grande capacità come disegnatore, al contrario di quanto gli rimproverava Vasari.
Come scrisse un grande esperto di Correggio, “può una matita dipingere l’aria?”
Saranno 25 i capolavori di Correggio esposti a Roma con alcune novità assolute: per la prima volta si potrà vedere insieme tutto il Correggio mitologico. Come la serie degli Amori di Giove, raffigurante quattro scene amorose tratte dalle Metamorfosi di Ovidio, commissionata al Correggio dal duca di Mantova Federico Gonzaga: le tele, originariamente concepite come un insieme, furono disperse dopo la donazione all’imperatore di Spagna Carlo V. Oltre alla Danae della Galleria, arriveranno la Leda proveniente dalla Gemäldegalerie di Berlino, Io e Ganimede dalla Kunsthistorisches di Vienna. Accanto alla serie degli Amori, altre opere dallo straordinario contenuto, Educazione di Amore dalla National Gallery di Londra e Venere e Cupido con un Satiro dal Louvre.
Alle opere di soggetto mitologico saranno affiancati circa venti capolavori raffiguranti temi religiosi, dove il rapporto tra Correggio e l’antico è allo stesso modo significativo per scelte formali e compositive. Come il Noli me tangere dal Prado, la Madonna del latte da Budapest, Quattro Santi dal Metropolitan, l’Adorazione dei Magi dalla Pinacoteca di Brera, Matrimonio mistico di Santa Caterina da Capodimonte e la Madonna Campori dalla Galleria Estense di Modena. Opere dalla quali emerge il Correggio pittore degli affetti, della grazia, del colore, della morbidezza e della luce. Viene spesso indicato come il pittore delle difficoltà e dell’indipingibile perché nessuno meglio di lui seppe raffigurare l’aia, i vapori, le nebbie e tutto ciò che è impalpabile e inafferrabile.
E’ per accompagnare il visitatore in questo percorso ideale che la mostra romana è concepita ponendo a confronto i dipinti di Crreggio con la scultura classica, ad evidenziare le sue fonti ideali; mentre lo svolgersi cronologico delle sue opere permetterà di seguire il mutamento stilistico e l’ampiezza di respiro che il cntatto con Roma portò nella sua concezione. Dai temi mitologici ai capolavori raffiguranti soggetti religiosi la mostra della Galleria rappresenta la monografica più competa mai fatta su Correggio, con la sola eccezione delle grandi pale d’altare, inamovibili. E, naturalmente, le cupole.
21
maggio 2008
Correggio e l’antico
Dal 21 maggio al 14 settembre 2008
arte antica
Location
GALLERIA BORGHESE
Roma, Piazzale Scipione Borghese, 5, (Roma)
Roma, Piazzale Scipione Borghese, 5, (Roma)
Biglietti
interi € 10,5 per mostra e Galleria Borghese, più diritto di prevendita
la prenotazione è obbligatoria
Orario di apertura
tutti i giorni, escluso il lunedi – dalle 9.00 alle 19.00
Sito web
www.correggioelantico.it
Editore
24 ORE CULTURA
Ufficio stampa
MONDOMOSTRE
Ufficio stampa
SVEVA FEDE
Autore
Curatore