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Corrispondenze – Liselotte Frauenknecht Daster
L’arte moderna è essenzialmente perdita di centro, tradimento. L’artista moderno, letteralmente espunto dal gioco dei ruoli pubblici, prova a sovvertire il suo destino di idiota. La sua diviene quindi la proposta di un autentico viaggio verso l’oltre o l’altrove.
Comunicato stampa
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L’arte moderna è essenzialmente perdita di centro, tradimento. L’artista moderno, letteralmente espunto dal gioco dei ruoli pubblici, prova a sovvertire il suo destino di idiota. La sua diviene quindi la proposta di un autentico viaggio verso l’oltre o l’altrove. Un viaggio intrapreso per testimoniare l’umana esigenza di raggiungere un utopico non-luogo poiché la sola ordinaria vita non è sufficiente, non può bastare. L’esito di questo disperato, ma costruttivo spostamento, è l’eccitazione e la sua densa e vistosa traccia è forse ancora definibile come arte.
La modernità ci ha però altresì fatto definitivamente familiarizzare con l’avanguardistico e devastante vezzo che impone il superamento ad ogni costo di tutto ciò che ci ha preceduto, inaugurando una sorta di “darwinismo sociale” che tuttora persiste, ma che è sempre più difficile da sostenere. Infatti, l’inevitabile stagnazione o collasso di contenuti, la relativa assenza di vocazioni o reali possibilità rivoluzionarie, le “egolalie d’autore” protratte al parossismo, hanno finito per determinare uno scenario coevo, certamente inidoneo al fine di prodursi in continui e significativi cambiamenti. La modernità ha negato, almeno negli atteggiamenti dei suoi sostenitori, il valore della storia a favore di un’incessante (e ancora romanticistico) culto dell’individualità ed il nostro tempo ancora patisce i prodromi di una tale eredità. Tutt’oggi, il concetto di “moderno” è assimilabile a qualcosa di incendiario e devastante, di provocatorio e possibilmente declinato in modo aggressivo e violento. Forse sono invece maturi i tempi per iniziare a mutare i paradigmi del giudizio circa l’opera dell’artista contemporaneo. Forse, come inevitabilmente sta accadendo in moltissimi altri settori dell’attività umana, è bene che si favorisca l’emersione di un indirizzo maggiormente “ecologico” del pensiero e del giudizio. Forse l’inevitabile rapporto con il passato, andrebbe rivisto attraverso nuove possibilità. Così è, ad esempio, il caso della pittura: non si tratta più di negare o affermare alcuni dei suoi aspetti tecnici o poetici. Si tratta piuttosto di riconoscere definitivamente il suo valore assoluto e quindi imprescindibile, anche se poi declinabile in infinite modalità. E’ proprio in virtù di ciò che ho apprezzato l’atteggiamento di un’artista come Liselotte Frauenknecht, che, pur timidamente e da autodidatta, si pone nello scenario epocale come una piccola apologeta di, ciò che si potrebbe definire, un nuovo ed originale agnosticismo del progresso. Si tratta di una artista che non afferma e non nega nulla a priori, ma tenta di capire cosa può essere buono e cosa no, attraverso una relazione aperta e continua con il mondo presente e passato. Il suo rapporto con la storia fugge da ogni teleologia e da ogni ideologia, dirigendosi alla ricerca di possibilità espressive oltre ogni sovrastruttura. Si potrebbe affermare che Liselotte appartiene ad una schiera di artisti che non sono o non vogliono più essere razionali, ma ragionevoli. Non si può sapere a priori se il domani è meglio di ieri, e neppure il contrario! Da qui il suo personalissimo dialogo con alcuni prediletti autori dai quali rispettosamente cerca di estrapolare ciò che le serve per comporre il suo pantheon espressivo. Da qui anche la possibilità di rivisitare tecniche “storicizzate” ottenendone il possibile medium capace di veicolare e tradurre le sue visioni. Visioni che, anche se spesso danno luogo a scenari inquieti ed inquietanti, sono in grado di restituire allo spettatore un’autentica dichiarazione d’amore nei confronti della pittura ed un ragionevole attestato di fiducia nella sua intramontabile attualità.
La modernità ci ha però altresì fatto definitivamente familiarizzare con l’avanguardistico e devastante vezzo che impone il superamento ad ogni costo di tutto ciò che ci ha preceduto, inaugurando una sorta di “darwinismo sociale” che tuttora persiste, ma che è sempre più difficile da sostenere. Infatti, l’inevitabile stagnazione o collasso di contenuti, la relativa assenza di vocazioni o reali possibilità rivoluzionarie, le “egolalie d’autore” protratte al parossismo, hanno finito per determinare uno scenario coevo, certamente inidoneo al fine di prodursi in continui e significativi cambiamenti. La modernità ha negato, almeno negli atteggiamenti dei suoi sostenitori, il valore della storia a favore di un’incessante (e ancora romanticistico) culto dell’individualità ed il nostro tempo ancora patisce i prodromi di una tale eredità. Tutt’oggi, il concetto di “moderno” è assimilabile a qualcosa di incendiario e devastante, di provocatorio e possibilmente declinato in modo aggressivo e violento. Forse sono invece maturi i tempi per iniziare a mutare i paradigmi del giudizio circa l’opera dell’artista contemporaneo. Forse, come inevitabilmente sta accadendo in moltissimi altri settori dell’attività umana, è bene che si favorisca l’emersione di un indirizzo maggiormente “ecologico” del pensiero e del giudizio. Forse l’inevitabile rapporto con il passato, andrebbe rivisto attraverso nuove possibilità. Così è, ad esempio, il caso della pittura: non si tratta più di negare o affermare alcuni dei suoi aspetti tecnici o poetici. Si tratta piuttosto di riconoscere definitivamente il suo valore assoluto e quindi imprescindibile, anche se poi declinabile in infinite modalità. E’ proprio in virtù di ciò che ho apprezzato l’atteggiamento di un’artista come Liselotte Frauenknecht, che, pur timidamente e da autodidatta, si pone nello scenario epocale come una piccola apologeta di, ciò che si potrebbe definire, un nuovo ed originale agnosticismo del progresso. Si tratta di una artista che non afferma e non nega nulla a priori, ma tenta di capire cosa può essere buono e cosa no, attraverso una relazione aperta e continua con il mondo presente e passato. Il suo rapporto con la storia fugge da ogni teleologia e da ogni ideologia, dirigendosi alla ricerca di possibilità espressive oltre ogni sovrastruttura. Si potrebbe affermare che Liselotte appartiene ad una schiera di artisti che non sono o non vogliono più essere razionali, ma ragionevoli. Non si può sapere a priori se il domani è meglio di ieri, e neppure il contrario! Da qui il suo personalissimo dialogo con alcuni prediletti autori dai quali rispettosamente cerca di estrapolare ciò che le serve per comporre il suo pantheon espressivo. Da qui anche la possibilità di rivisitare tecniche “storicizzate” ottenendone il possibile medium capace di veicolare e tradurre le sue visioni. Visioni che, anche se spesso danno luogo a scenari inquieti ed inquietanti, sono in grado di restituire allo spettatore un’autentica dichiarazione d’amore nei confronti della pittura ed un ragionevole attestato di fiducia nella sua intramontabile attualità.
17
ottobre 2009
Corrispondenze – Liselotte Frauenknecht Daster
Dal 17 al 31 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
IMMAGINECOLORE.COM
Genova, Vico Del Fieno, 21r, (Genova)
Genova, Vico Del Fieno, 21r, (Genova)
Orario di apertura
tutti i pomeriggi dal martedì al sabato
Vernissage
17 Ottobre 2009, ore 18.00
Autore
Curatore