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COSA SI PROVA AD AVER UN SUONO IN TESTA? 3’traccia: Il paradosso della ripetizione
Mostra collettiva
Comunicato stampa
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COSA SI PROVA AD AVERE UNSUONO IN TESTA?
3’ traccia
Il paradosso dellaripetizione
a cura di Elena Abbiatici e Valentina G. Levy
11 novembre – 20 dicembre 2011
Piazzia de’ Ricci, 127 – Roma
Vernissage11|11|11 – ore 19
«Cosa si prova ad avere un suono in testa» arriva alla sua terza e ultima fase, con una collettiva dedicata al concetto di ripetizione.
Ryoji Ikeda e Carsten Nicolai. Lamberto Teotino, Gregory Chatonsky, Daniela De Paulis, Alia Scalvini
Nella ripetizione di un gesto, di una parola, di un elemento visivo o sonoro è insita una silenziosa volontà di arrestare il tempo e inseguire il mito dell’eterno ritorno, che si manifesta attraverso il perpetrarsi del presente, all’infinito. La reiterazione in loop di un oggetto-evento produce un eco del reale, che sfida le leggi spazio-temporali, dando vita a una dimensione parallela che trova origine nell’istante presente e in esso si rigenera, ciclicamente, mentre la sua matrice originale si proietta nel futuro, votandosi al non ritorno e all’oblio.
Secondo Deleuze, la teoria di Hume per cui la ripetizione non muta nulla nell’oggetto che si ripete, ma cambia qualcosa nello spirito di chi lo contempla, sarebbe alla base di quello che lui definisce il paradosso della ripetizione. La percezione della ripetizione sarebbe possibile, infatti in base alla presa di coscienza soggettiva di una differenza, d’un errore, equivalente allo scarto rispetto al reale.
All’ingresso si è accolti dal riecheggiare di lavori audio nati dalla collaborazione tra Ryoji Ikeda e Carsten Nicolai. I brani presentati sono estratti dal progetto CYCLO iniziato nel 1999 dai due artisti e non ancora archiviato, che costituisce una ricerca sulle sequenze errate e i cicli ripetitivi nei software e nella computer music. Gli artisti compongono i loro brani scegliendo i suoni in funzione della loro immagine, attraverso l’utilizzo di moduli audiovisivi per la visualizzazione in tempo reale del suono. (Un particolare ringraziamento a Raster-noton 2001, 2011).
Al piano terra l’installazione sonora di Lamberto Teotino (Napoli, 1974; attualmente vive e lavora a Roma), Luther Blissett è italiano, presentata qui per la prima volta, sicompone di un ritratto ed una scultura sonora, capaci di riportare alla luce un personaggio/fenomeno collettivo. Un nome multiplo, uno pseudonimo collettivo utilizzato da un numero imprecisato di performer, artisti, riviste underground, operatori del virtuale e collettivi di squatter americani ed europei negli anni ottanta e novanta: un nome preso a prestito da un omonimo centravanti inglese di origine giamaicana ingaggiato dal Milan alla metà degli anni ottanta. Un’icona pop: Luther Blisset. Una voce di donna - della traduttrice di Google translations – ripete ciclicamente in maniera sintetica e didattica la frase dacui prende nome l’opera stessa rivendicando una presunta origine italiana di questo personaggio fittizio.
Accanto a lui Gregory Chatonsky (nato a Parigi, vive tra Montreal e Parigi) con Composition I, il primo di una serie di tre lavori realizzati, a partire dal 2001, attraverso l’uso di un programma informatico, creato dallo stesso artista, che è in grado di generare sequenze ripetute di estratti video, selezionate autonomamente. In Composition I, l’artista propone una sonata per pianoforte eseguita dal jazzista americano Keith Jarrett. Chatonsky presenta anche Traduction (2011), installazione audio creata appositamente per quest’evento in cui un brano estratto da Differenza e ripetizione di Gilles Deleuze viene letto da una voce di sintesi inglese, mentre una versione in inglese dello stesso testo viene letta da una voce di sintesi italiana. Il lavoro è frutto di una ricerca che s’interroga sia sull’arbitrarietà del concetto di traduzione come riproduzione, sia sulle infinite possibilità di errore dei sistemi informaticidi sintesi che si basano sulla ripetitiva schematizzazione di funzioni matematiche.
Scendendo al piano inferiore, Daniela De Paulis (Roma, 1973, vive e lavora a Rotterdam) con 768.000 Kilometres (2011). Realizzato durante la residenza dell’artista al radio telescopio di Dwingeloo in Olanda, 768.000 Kilometres è il suono riflesso dalla superficie lunare della lettura del secondo canto del Paradiso, in cui Dante affronta la teoria della macchie lunari e delle influenze astrali. La voce inviata alla luna come segnale radio, che impiega 2.30 secondi, dall'antenna del radio telescopio, viene così riflessa dalla superficie del satellite e ricevuta come eco da due diverse stazioni radio in Inghilterra. La doppia ricezione in due siti diversi ha generato il suono stereo, mentre l'effetto Doppler causato dalla rotazione terrestre e l'“assorbimento” da parte del segnale di onde radio di varia origine ha generato la distorsione della voce. Il video inedito in b/n Le Voyage dans la Lune (2011) completa il lavoro audio: ispirato al celebre film di George Méliès, “Le Voyage dans la Lune” e realizzato usando 25 fotogrammi delle fasi lunari, scattate da Michael Oates della Manchester Astronomical Society, è il primo video al mondo ad essere stato realizzato con immagini inviate sulla luna come segnali radio, poi riflesse dalla superficie lunare e ricevute dal radiotelescopio di Dwingeloo. L'artista è infatti la pioniera del Visual Moonbounce, utilizzato per la prima volta nel suo progetto OPTICKS (www.opticks.info).
(Uno speciale ringraziamento a CAMRAS, ASTRON, Jan van Muijlwijk e tutto il team delradio telescopio di Dwingeloo, a Howard Ling, BruceHalasz and Michael Oates - Manchester Astronomical Society).
La videoinstallazione Crossing the field di Alia Scalvini (Desenzano, 1980) ci proietta a sua volta in una nuova geografia. Ad un video registrato attraversando un campo lungo una linea retta è associato il suono di una pioggia di meteoriti che attraversano l’atmosfera interagendo con l’elettromagnetismo terrestre. Il video è proiettato su di un lato dell’igloo utilizzato come rifugio durante il viaggio mentre l’audio è udibile da speaker dislocati nella stanza. Il video è stato prodotto creando un loop di registrazione dello stesso filmato su nastro magnetico: ad ogni passaggio il gap tra l’emissione e la traduzione della frequenza elettromagnetica in entrata ha suscitato errori di codifica, quindidi scrittura dell’immagine. Il suono che accompagna il video è anch’esso la traduzione di un’interferenza analogica: una pioggia meteoritica delle Leonidi che muovendosi interagisce con la continuità dell’onda elettromagnetica terrestre. (Le tracce audio utilizzate nell’istallazione sono state selezionate in collaborazione con I.N.A.F. Osservatorio Astronomico Cagliari e rese disponibili per gentile concessione dell’E.S.A., Azienda Spaziale Europea).
Contatti:
Elena Abbiatici - elena.abbiatici@gmail.com
Valentina G. Levy – valentinag.levy@gmail.com
Su appuntamento
3’ traccia
Il paradosso dellaripetizione
a cura di Elena Abbiatici e Valentina G. Levy
11 novembre – 20 dicembre 2011
Piazzia de’ Ricci, 127 – Roma
Vernissage11|11|11 – ore 19
«Cosa si prova ad avere un suono in testa» arriva alla sua terza e ultima fase, con una collettiva dedicata al concetto di ripetizione.
Ryoji Ikeda e Carsten Nicolai. Lamberto Teotino, Gregory Chatonsky, Daniela De Paulis, Alia Scalvini
Nella ripetizione di un gesto, di una parola, di un elemento visivo o sonoro è insita una silenziosa volontà di arrestare il tempo e inseguire il mito dell’eterno ritorno, che si manifesta attraverso il perpetrarsi del presente, all’infinito. La reiterazione in loop di un oggetto-evento produce un eco del reale, che sfida le leggi spazio-temporali, dando vita a una dimensione parallela che trova origine nell’istante presente e in esso si rigenera, ciclicamente, mentre la sua matrice originale si proietta nel futuro, votandosi al non ritorno e all’oblio.
Secondo Deleuze, la teoria di Hume per cui la ripetizione non muta nulla nell’oggetto che si ripete, ma cambia qualcosa nello spirito di chi lo contempla, sarebbe alla base di quello che lui definisce il paradosso della ripetizione. La percezione della ripetizione sarebbe possibile, infatti in base alla presa di coscienza soggettiva di una differenza, d’un errore, equivalente allo scarto rispetto al reale.
All’ingresso si è accolti dal riecheggiare di lavori audio nati dalla collaborazione tra Ryoji Ikeda e Carsten Nicolai. I brani presentati sono estratti dal progetto CYCLO iniziato nel 1999 dai due artisti e non ancora archiviato, che costituisce una ricerca sulle sequenze errate e i cicli ripetitivi nei software e nella computer music. Gli artisti compongono i loro brani scegliendo i suoni in funzione della loro immagine, attraverso l’utilizzo di moduli audiovisivi per la visualizzazione in tempo reale del suono. (Un particolare ringraziamento a Raster-noton 2001, 2011).
Al piano terra l’installazione sonora di Lamberto Teotino (Napoli, 1974; attualmente vive e lavora a Roma), Luther Blissett è italiano, presentata qui per la prima volta, sicompone di un ritratto ed una scultura sonora, capaci di riportare alla luce un personaggio/fenomeno collettivo. Un nome multiplo, uno pseudonimo collettivo utilizzato da un numero imprecisato di performer, artisti, riviste underground, operatori del virtuale e collettivi di squatter americani ed europei negli anni ottanta e novanta: un nome preso a prestito da un omonimo centravanti inglese di origine giamaicana ingaggiato dal Milan alla metà degli anni ottanta. Un’icona pop: Luther Blisset. Una voce di donna - della traduttrice di Google translations – ripete ciclicamente in maniera sintetica e didattica la frase dacui prende nome l’opera stessa rivendicando una presunta origine italiana di questo personaggio fittizio.
Accanto a lui Gregory Chatonsky (nato a Parigi, vive tra Montreal e Parigi) con Composition I, il primo di una serie di tre lavori realizzati, a partire dal 2001, attraverso l’uso di un programma informatico, creato dallo stesso artista, che è in grado di generare sequenze ripetute di estratti video, selezionate autonomamente. In Composition I, l’artista propone una sonata per pianoforte eseguita dal jazzista americano Keith Jarrett. Chatonsky presenta anche Traduction (2011), installazione audio creata appositamente per quest’evento in cui un brano estratto da Differenza e ripetizione di Gilles Deleuze viene letto da una voce di sintesi inglese, mentre una versione in inglese dello stesso testo viene letta da una voce di sintesi italiana. Il lavoro è frutto di una ricerca che s’interroga sia sull’arbitrarietà del concetto di traduzione come riproduzione, sia sulle infinite possibilità di errore dei sistemi informaticidi sintesi che si basano sulla ripetitiva schematizzazione di funzioni matematiche.
Scendendo al piano inferiore, Daniela De Paulis (Roma, 1973, vive e lavora a Rotterdam) con 768.000 Kilometres (2011). Realizzato durante la residenza dell’artista al radio telescopio di Dwingeloo in Olanda, 768.000 Kilometres è il suono riflesso dalla superficie lunare della lettura del secondo canto del Paradiso, in cui Dante affronta la teoria della macchie lunari e delle influenze astrali. La voce inviata alla luna come segnale radio, che impiega 2.30 secondi, dall'antenna del radio telescopio, viene così riflessa dalla superficie del satellite e ricevuta come eco da due diverse stazioni radio in Inghilterra. La doppia ricezione in due siti diversi ha generato il suono stereo, mentre l'effetto Doppler causato dalla rotazione terrestre e l'“assorbimento” da parte del segnale di onde radio di varia origine ha generato la distorsione della voce. Il video inedito in b/n Le Voyage dans la Lune (2011) completa il lavoro audio: ispirato al celebre film di George Méliès, “Le Voyage dans la Lune” e realizzato usando 25 fotogrammi delle fasi lunari, scattate da Michael Oates della Manchester Astronomical Society, è il primo video al mondo ad essere stato realizzato con immagini inviate sulla luna come segnali radio, poi riflesse dalla superficie lunare e ricevute dal radiotelescopio di Dwingeloo. L'artista è infatti la pioniera del Visual Moonbounce, utilizzato per la prima volta nel suo progetto OPTICKS (www.opticks.info).
(Uno speciale ringraziamento a CAMRAS, ASTRON, Jan van Muijlwijk e tutto il team delradio telescopio di Dwingeloo, a Howard Ling, BruceHalasz and Michael Oates - Manchester Astronomical Society).
La videoinstallazione Crossing the field di Alia Scalvini (Desenzano, 1980) ci proietta a sua volta in una nuova geografia. Ad un video registrato attraversando un campo lungo una linea retta è associato il suono di una pioggia di meteoriti che attraversano l’atmosfera interagendo con l’elettromagnetismo terrestre. Il video è proiettato su di un lato dell’igloo utilizzato come rifugio durante il viaggio mentre l’audio è udibile da speaker dislocati nella stanza. Il video è stato prodotto creando un loop di registrazione dello stesso filmato su nastro magnetico: ad ogni passaggio il gap tra l’emissione e la traduzione della frequenza elettromagnetica in entrata ha suscitato errori di codifica, quindidi scrittura dell’immagine. Il suono che accompagna il video è anch’esso la traduzione di un’interferenza analogica: una pioggia meteoritica delle Leonidi che muovendosi interagisce con la continuità dell’onda elettromagnetica terrestre. (Le tracce audio utilizzate nell’istallazione sono state selezionate in collaborazione con I.N.A.F. Osservatorio Astronomico Cagliari e rese disponibili per gentile concessione dell’E.S.A., Azienda Spaziale Europea).
Contatti:
Elena Abbiatici - elena.abbiatici@gmail.com
Valentina G. Levy – valentinag.levy@gmail.com
Su appuntamento
11
novembre 2011
COSA SI PROVA AD AVER UN SUONO IN TESTA? 3’traccia: Il paradosso della ripetizione
Dall'undici novembre al 20 dicembre 2011
arte contemporanea
Location
PIAZZA DE RICCI 127
Roma, Piazza De' Ricci, 127, (Roma)
Roma, Piazza De' Ricci, 127, (Roma)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
11 Novembre 2011, ore 19
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