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Così vicina. Così lontana. Arte in Albania prima e dopo il 1990
La mostra intende rappresentare per immagini i profondi cambiamenti che l’avvento della democrazia ha determinato sulla società e sulla vita politica e culturale albanese e i cambiamenti della vita individuale e collettiva.
Comunicato stampa
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Quasi in coincidenza con la Biennale di Tirana, ormai tra le più importanti manifestazioni d’arte internazionali, il Museo d’arte contemporanea di Villa Croce presenta la mostra “Così vicina così lontana. Arte in Albania prima e dopo il 1990”, organizzata in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte di Tirana, la Galeria Kombetare e Arteve, e Wolsoniana-Fondazione Regionale per la Cultura e lo Spettacolo.
L’esposizione, curata da Matteo Fochessati, Rubens Shima e Sandra Solimano, intende rappresentare per immagini i profondi cambiamenti che l’avvento della democrazia ha determinato nella società, nella politica, nella cultura albanese e nella vita individuale e collettiva.
Opere di artisti emergenti, protagonisti di un contesto artistico caratterizzato dalla propensione a rapportarsi con lo scenario internazionale, dialogano e si confrontano con opere del realismo socialista provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte di Tirana.
Oltre a porre uno sguardo, seppure parziale, sulla realtà albanese e sulla sua lenta e contraddittoria uscita dai retaggi culturali ereditati dal regime, questa mostra, attraverso una comune scansione tematica, si propone dunque di innescare un cortocircuito tra le opere realizzate prima e dopo il 1991, anno della caduta del regime. Se infatti le esperienze figurative del realismo socialista albanese, come avviene in genere nelle manifestazioni artistiche dei paesi totalitari, diffondevano l’illusione di una gioiosa esistenza collettiva, le ricerche più recenti, caduta la cappa della retorica propagandistica, si propongono invece di analizzare, talvolta anche attraverso una chiave di lettura ironica, le contraddizioni della società odierna.
I temi affrontati sono la quotidianità, il lavoro, l’educazione scolastica, la città e la piazza, la condizione della donna e della vita di coppia; uno sguardo particolare è poi dedicato al ruolo dei media, al volto del potere e al ruolo dell’artista.
L’accostamento su un analogo soggetto di opere così vicine cronologicamente ma così lontane per ispirazione e sensibilità estetica è un’efficace testimonianza delle recenti trasformazioni di un paese in cerca della propria identità, ma anche esempio di un più globale cambiamento che, al di là delle diverse vicende politiche, coinvolge società e nazioni in cui è stata meno presente la continuità tra passato prossimo e presente.
Anche all’interno di una più specifica riflessione sul recente sviluppo artistico in Albania, l’antinomia glocal emerge nella persistenza, a fianco di forme espressive più recenti quali video, fotografia, installazioni, di una cultura pittorica che, al pari di queste, affronta con un approccio problematico e inquieto i temi della cronaca quotidiana.
L’esposizione, curata da Matteo Fochessati, Rubens Shima e Sandra Solimano, intende rappresentare per immagini i profondi cambiamenti che l’avvento della democrazia ha determinato nella società, nella politica, nella cultura albanese e nella vita individuale e collettiva.
Opere di artisti emergenti, protagonisti di un contesto artistico caratterizzato dalla propensione a rapportarsi con lo scenario internazionale, dialogano e si confrontano con opere del realismo socialista provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte di Tirana.
Oltre a porre uno sguardo, seppure parziale, sulla realtà albanese e sulla sua lenta e contraddittoria uscita dai retaggi culturali ereditati dal regime, questa mostra, attraverso una comune scansione tematica, si propone dunque di innescare un cortocircuito tra le opere realizzate prima e dopo il 1991, anno della caduta del regime. Se infatti le esperienze figurative del realismo socialista albanese, come avviene in genere nelle manifestazioni artistiche dei paesi totalitari, diffondevano l’illusione di una gioiosa esistenza collettiva, le ricerche più recenti, caduta la cappa della retorica propagandistica, si propongono invece di analizzare, talvolta anche attraverso una chiave di lettura ironica, le contraddizioni della società odierna.
I temi affrontati sono la quotidianità, il lavoro, l’educazione scolastica, la città e la piazza, la condizione della donna e della vita di coppia; uno sguardo particolare è poi dedicato al ruolo dei media, al volto del potere e al ruolo dell’artista.
L’accostamento su un analogo soggetto di opere così vicine cronologicamente ma così lontane per ispirazione e sensibilità estetica è un’efficace testimonianza delle recenti trasformazioni di un paese in cerca della propria identità, ma anche esempio di un più globale cambiamento che, al di là delle diverse vicende politiche, coinvolge società e nazioni in cui è stata meno presente la continuità tra passato prossimo e presente.
Anche all’interno di una più specifica riflessione sul recente sviluppo artistico in Albania, l’antinomia glocal emerge nella persistenza, a fianco di forme espressive più recenti quali video, fotografia, installazioni, di una cultura pittorica che, al pari di queste, affronta con un approccio problematico e inquieto i temi della cronaca quotidiana.
12
novembre 2009
Così vicina. Così lontana. Arte in Albania prima e dopo il 1990
Dal 12 novembre 2009 al 07 febbraio 2010
fotografia
Location
MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA VILLA CROCE
Genova, Via Jacopo Ruffini, 3, (Genova)
Genova, Via Jacopo Ruffini, 3, (Genova)
Orario di apertura
martedì-venerdì 9.00-19.00, sabato e domenica 10.00-19.00
Vernissage
12 Novembre 2009, ore 18
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore