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Cosimo Rizzuto – Ritagli di memoria. Collage 2000-2008
In mostra 54 Collage di Cosimo Rizzuto – opere dal 2000 al 2008, artista palermitano “semiclandestino”.
Comunicato stampa
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COSIMO RIZZUTO
Eva di Stefano
Quando nel 1962 due giovani artisti palermitani, Filippo Panseca e Ciro Li Vigni, aprirono in via Ricasoli la galleria "II chiodo", inventando poi anche La Ricasoliana, una mostra per strada che a Palermo fu per alcuni anni una manifestazione di successo, si trovarono davanti un giovanotto di scarsi mezzi e molta passione, che sarebbe diventato uno dei loro pochi clienti e in poco tempo un vero collezionista.
Da allora sono passati molti anni e oggi la casa di Cosimo Rizzuto è cosi piena di opere d'arte da stordire chi è in visita. Pareti di stanze e corridoi sono un unico coloratissimo mosaico le cui tessere si chiamano Schifano, Angeli, Festa, Scanavino, Pezzati, Baj, Dorazio, Arman etc. Il fuoco della raccolta è sugli anni '60 e '70, quando a tutti sembrava di poter reinventare il mondo: il periodo forse più emozionante per Rizzuto che a Roma conosce Pasolini, entra nella sua cerchia, frequenta il mondo del cinema e degli artisti. Lo scrittore-regista ne apprezza il timbro di voce e lo invita a collaborare come doppiatore, ma Rizzuto è troppo legato alla sua famiglia e ai suoi due bimbi per trasferirsi definitivamente a Roma e affrontare le incognite di una vita eccitante, ma più incerta.
Come nel film Sliding Doors, l'esistenza prende cosi un altro binario: un impiego alle poste e una vita tranquilla nell'anonimato, che diventa lo scudo della "corda pazza" delle sue passioni. Un amour fou per la carta stampata, fumetti, manifesti, rotocalchi, riviste e quotidiani, che conserva, cataloga, e ritaglia, accumulandoli in colonne dal pavimento al soffitto che trasformano la sua dimora in un singolare e fantastico deposito delle pagine del tempo. Come il dadaista Schwitters la cui architettura di objets trouvées cresceva ogni giorno tra le pareti di casa, anche Rizzuto ha edificato per anni il suo personale Merzbau, senza sapere che sarebbe arrivato un giorno in cui le immagini domiciliate dentro quella sua raccolta amorosa e ostinata si sarebbero animate pretendendo una seconda vita. Oggi il suo archivio è diventato la sua miniera, da cui estrae la materia prima per le sue opere: Rizzuto infatti è anche e soprattutto un artista.
Tex, Zagor, Capitan Miki, Mandrake e l'Uomo Ragno, gli attori del cinema, la bombetta di Magritte, la statua di Apollo e le lattine di Sprite, Rodolfo Valentino e Dario Fo: il mondo è un caleidoscopio, una miscela di schegge colorate da ricucire insieme seguendo un nuovo filo. Cosimo Rizzuto sembra abitato dalla stessa "fiamma della regina Loana" che è nascosta nel cuore di Yambo, il personaggio del romanzo illustrato di Umberto Eco, solo che, al contrario di Yambo, lui non ha perso la memoria, i frammenti di immagini non gli vengono incontro sperduti nella nebbia, e non deve recarsi nella sua casa di campagna per ritrovare se stesso nei giornalini dell'infanzia. Rizzuto ha attorno a sé tutto ciò che gli serve.
Era da molto tempo che sognava di "risemantizzare" a modo suo il proprio mondo, la necessità espressiva è maturata a lungo dentro di lui. Cosi, quando è andato in pensione, negli anni '90, ha iniziato subito a scavare nella sua miniera di carta, a ritagliare, selezionare, accostare, incollare, creando da allora ad oggi centinaia di collage. Amabili, ruvidi, fantastici, poetici, intimisti, dichiarativi, sorprendenti. E sempre costruiti in primo luogo come lucidi intarsi cromatici di forme, dove volti, scrittura e storie diverse si combinano in un inedito paesaggio unitario. E' arte in quanto creazione di un nuovo equilibrio attraverso la valorizzazione delle parti.
In queste nuove icone, che coniugano epoche e registri differenti, l'alto e il basso, gli anni trenta, gli anni sessanta e l'oggi, Apollo e Corto Maltese, le star e gli oggetti quotidiani, si condensa il nostro tempo, il flusso di una memoria collettiva che assembla gli scampoli e le spine delle immagini che ci assediano e che a volte ci restano dentro, senza che ne sappiamo più identificare l'origine. Le abbiamo intraviste per strada, su una rivista, su uno schermo? Sfidando la pittura con forbici e colla, Rizzuto cerca di ridare senso all'affastellamento visivo sconnesso che ingorga il nostro immaginario, estrae dal caos i suoi reperti, li giustappone in un nuovo ordine e un altro orizzonte di significati, producendo la chiaroveggenza dell'imprevisto: ecco che l'attenzione si ridesta e il brusio dei residui diventa linguaggio.
E' anche, in parte, autobiografia: lo sguardo dell'infanzia sul padre che rientrava con il Corriere della sera sotto il braccio, le letture dei fumetti nell'adolescenza, i manifesti del cinema che ha amato e sfiorato, i viaggi che non ha fatto fisicamente ma che ha sognato nelle sue stanze di carta.
Il collage è molto più di una tecnica, è una sindrome, una "forma mentis" che spesso si accompagna all'ossessione accumulatoria del collezionismo, così almeno è stato per protagonisti dell'arte del novecento come Hannah Hòch, Kurt Schwitters o Joseph Cornell. Anzi, forse non vi è concetto che meglio definisce le condizioni e le possibilità dell'arte moderna, inglobando nella sua pratica combinatoria anche lo sguardo avvezzo al montaggio alternato del cinema, allo zapping televisivo, alla coabitazione universale sullo schermo del computer. Il collage rispecchia le condizioni della nostra frammentata esperienza visiva, e si presenta come una "natura morta" del nostro tempo metropolitano e globalizzato: i brani di carta stampata hanno la stessa funzione metaforica dei trofei di frutta e di fiori e delle fragili cristallerie dei quadri olandesi, dettagli di immagini che affollano l'arena dell'azione umana, deperibili icone dell'era gutenberghiana di massa.
Alcuni sostengono che la vicenda del collage si conclude negli anni '60, con la Pop art e le tendenze concettuali. E' possibile che Rizzuto, artista semiclandestino in questa città, sia un anacronista, certo è un outsider che va per la sua strada senza curarsi delle regole del sistema dell'arte. Ma molti hanno già dato per morta la pittura, che pure rinasce ogni giorno sulla scena globale. Potrebbe essere analogo, e forse a maggior ragione, anche il destino del collage. Intanto, le opere di Rizzuto - una visita nel suo studio è da consigliare - funzionano. Potrebbero essere definite come le pagine di un possibile e fantasioso atlante dell'archeologia del presente.
Eva di Stefano
Quando nel 1962 due giovani artisti palermitani, Filippo Panseca e Ciro Li Vigni, aprirono in via Ricasoli la galleria "II chiodo", inventando poi anche La Ricasoliana, una mostra per strada che a Palermo fu per alcuni anni una manifestazione di successo, si trovarono davanti un giovanotto di scarsi mezzi e molta passione, che sarebbe diventato uno dei loro pochi clienti e in poco tempo un vero collezionista.
Da allora sono passati molti anni e oggi la casa di Cosimo Rizzuto è cosi piena di opere d'arte da stordire chi è in visita. Pareti di stanze e corridoi sono un unico coloratissimo mosaico le cui tessere si chiamano Schifano, Angeli, Festa, Scanavino, Pezzati, Baj, Dorazio, Arman etc. Il fuoco della raccolta è sugli anni '60 e '70, quando a tutti sembrava di poter reinventare il mondo: il periodo forse più emozionante per Rizzuto che a Roma conosce Pasolini, entra nella sua cerchia, frequenta il mondo del cinema e degli artisti. Lo scrittore-regista ne apprezza il timbro di voce e lo invita a collaborare come doppiatore, ma Rizzuto è troppo legato alla sua famiglia e ai suoi due bimbi per trasferirsi definitivamente a Roma e affrontare le incognite di una vita eccitante, ma più incerta.
Come nel film Sliding Doors, l'esistenza prende cosi un altro binario: un impiego alle poste e una vita tranquilla nell'anonimato, che diventa lo scudo della "corda pazza" delle sue passioni. Un amour fou per la carta stampata, fumetti, manifesti, rotocalchi, riviste e quotidiani, che conserva, cataloga, e ritaglia, accumulandoli in colonne dal pavimento al soffitto che trasformano la sua dimora in un singolare e fantastico deposito delle pagine del tempo. Come il dadaista Schwitters la cui architettura di objets trouvées cresceva ogni giorno tra le pareti di casa, anche Rizzuto ha edificato per anni il suo personale Merzbau, senza sapere che sarebbe arrivato un giorno in cui le immagini domiciliate dentro quella sua raccolta amorosa e ostinata si sarebbero animate pretendendo una seconda vita. Oggi il suo archivio è diventato la sua miniera, da cui estrae la materia prima per le sue opere: Rizzuto infatti è anche e soprattutto un artista.
Tex, Zagor, Capitan Miki, Mandrake e l'Uomo Ragno, gli attori del cinema, la bombetta di Magritte, la statua di Apollo e le lattine di Sprite, Rodolfo Valentino e Dario Fo: il mondo è un caleidoscopio, una miscela di schegge colorate da ricucire insieme seguendo un nuovo filo. Cosimo Rizzuto sembra abitato dalla stessa "fiamma della regina Loana" che è nascosta nel cuore di Yambo, il personaggio del romanzo illustrato di Umberto Eco, solo che, al contrario di Yambo, lui non ha perso la memoria, i frammenti di immagini non gli vengono incontro sperduti nella nebbia, e non deve recarsi nella sua casa di campagna per ritrovare se stesso nei giornalini dell'infanzia. Rizzuto ha attorno a sé tutto ciò che gli serve.
Era da molto tempo che sognava di "risemantizzare" a modo suo il proprio mondo, la necessità espressiva è maturata a lungo dentro di lui. Cosi, quando è andato in pensione, negli anni '90, ha iniziato subito a scavare nella sua miniera di carta, a ritagliare, selezionare, accostare, incollare, creando da allora ad oggi centinaia di collage. Amabili, ruvidi, fantastici, poetici, intimisti, dichiarativi, sorprendenti. E sempre costruiti in primo luogo come lucidi intarsi cromatici di forme, dove volti, scrittura e storie diverse si combinano in un inedito paesaggio unitario. E' arte in quanto creazione di un nuovo equilibrio attraverso la valorizzazione delle parti.
In queste nuove icone, che coniugano epoche e registri differenti, l'alto e il basso, gli anni trenta, gli anni sessanta e l'oggi, Apollo e Corto Maltese, le star e gli oggetti quotidiani, si condensa il nostro tempo, il flusso di una memoria collettiva che assembla gli scampoli e le spine delle immagini che ci assediano e che a volte ci restano dentro, senza che ne sappiamo più identificare l'origine. Le abbiamo intraviste per strada, su una rivista, su uno schermo? Sfidando la pittura con forbici e colla, Rizzuto cerca di ridare senso all'affastellamento visivo sconnesso che ingorga il nostro immaginario, estrae dal caos i suoi reperti, li giustappone in un nuovo ordine e un altro orizzonte di significati, producendo la chiaroveggenza dell'imprevisto: ecco che l'attenzione si ridesta e il brusio dei residui diventa linguaggio.
E' anche, in parte, autobiografia: lo sguardo dell'infanzia sul padre che rientrava con il Corriere della sera sotto il braccio, le letture dei fumetti nell'adolescenza, i manifesti del cinema che ha amato e sfiorato, i viaggi che non ha fatto fisicamente ma che ha sognato nelle sue stanze di carta.
Il collage è molto più di una tecnica, è una sindrome, una "forma mentis" che spesso si accompagna all'ossessione accumulatoria del collezionismo, così almeno è stato per protagonisti dell'arte del novecento come Hannah Hòch, Kurt Schwitters o Joseph Cornell. Anzi, forse non vi è concetto che meglio definisce le condizioni e le possibilità dell'arte moderna, inglobando nella sua pratica combinatoria anche lo sguardo avvezzo al montaggio alternato del cinema, allo zapping televisivo, alla coabitazione universale sullo schermo del computer. Il collage rispecchia le condizioni della nostra frammentata esperienza visiva, e si presenta come una "natura morta" del nostro tempo metropolitano e globalizzato: i brani di carta stampata hanno la stessa funzione metaforica dei trofei di frutta e di fiori e delle fragili cristallerie dei quadri olandesi, dettagli di immagini che affollano l'arena dell'azione umana, deperibili icone dell'era gutenberghiana di massa.
Alcuni sostengono che la vicenda del collage si conclude negli anni '60, con la Pop art e le tendenze concettuali. E' possibile che Rizzuto, artista semiclandestino in questa città, sia un anacronista, certo è un outsider che va per la sua strada senza curarsi delle regole del sistema dell'arte. Ma molti hanno già dato per morta la pittura, che pure rinasce ogni giorno sulla scena globale. Potrebbe essere analogo, e forse a maggior ragione, anche il destino del collage. Intanto, le opere di Rizzuto - una visita nel suo studio è da consigliare - funzionano. Potrebbero essere definite come le pagine di un possibile e fantasioso atlante dell'archeologia del presente.
07
giugno 2008
Cosimo Rizzuto – Ritagli di memoria. Collage 2000-2008
Dal 07 giugno al 12 luglio 2008
arte contemporanea
Location
ORATORIO DI SANTA CITA
Palermo, Via Valverde, 1, (Palermo)
Palermo, Via Valverde, 1, (Palermo)
Orario di apertura
Da Lunedì a Sabato (tranne i festivi) Ore 10:00/13:00 - 16:00/19:00
Vernissage
7 Giugno 2008, ore 17:30
Autore
Curatore