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Costas Tsoclis. Una retrospettiva 1959-2022
Vengono presentate sinteticamente a partire dal 1956, alcune pietre miliari del suo lavoro. Artista sostanzialmente legato al fare pittorico, ma spirito inquieto, ricercatore, innovativo, da sempre ricorre ad un ampio registro di mezzi espressivi, che lo portano a soluzioni e modalità inattese.
Comunicato stampa
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La possibilità di rilettura del percorso storico e artistico di Costas Tsoclis, artista ateniese nato nel 1930, si sviluppa così attraverso due appuntamenti.
La presentazione del suo catalogo ragionato, curato da Chrysanthi Koutsouraki, giovedì 16 h 17:30, alla Fattoria di Celle - Collezione Gori (Santomato - Pistoia), attraverso una conversazione fra l’artista e Bruno Corà e il giorno successivo, venerdì 17 maggio h 18:30, con l’inaugurazione alla galleria Il Ponte di una sua retrospettiva con opere dal 1956 al 2022, artista a cui la galleria aveva dedicato nel 2019 un close up sui suoi lavori più recenti.
La retrospettiva, curata da Bruno Corà, presenta sinteticamente a partire dal 1956, alcune pietre miliari del suo lavoro. Artista sostanzialmente legato al fare pittorico, ma spirito inquieto, ricercatore, innovativo, da sempre ricorre ad un ampio registro di mezzi espressivi, che lo portano a soluzioni e modalità inattese. Attraverso strutture ed elementi plastici che si intersecano e debordano dai bidimensionali e dai tradizionali margini squadrati della tela, ricrea delle vere e proprie dimensioni altre. In gran parte attraverso l‘inganno di una sapiente maestria pittorica e in altri casi utilizzando sul dipinto delle video proiezioni, per restituirci la magia dell’illusione visiva.
“Ad eccezione del breve periodo durante il quale si è occupato di arte informale, la sua opera mira alla messinscena e alla rappresentazione della realtà che ci circonda e alla riproduzione delle immagini. Con questo strumento delle immagini indaga intorno al mito, alla natura, ma anche alla metafisica, alle passioni umane, ricorrendo non di rado all’ironia. Grande è la sua forza raffiguratrice…, ma altrettanto notevole è la sua maestria nell’utilizzare i mezzi dell’installazione…
Tsoclis non è mai pittore e scultore nel vero senso del termine, dal momento che i suoi dipinti possono risultare sculture e, viceversa, la sua scultura pittura. La fisionomia basilare dell’opera di Tsoclis sta nella contraddizione che riesce a far emergere tra verità e finzione, tra interrogativo e risposta, tra fede ed eresia, tra stabilità e mutazione, tra certezza e dubbio. L’ambiguità è una costante della sua opera. La realtà e l’apparenza che si iscrivono nel vivo della sua opera, soprattutto negli oggetti tridimensionali e nei trompe-l’oeil, sono testimonianza che l’utilizzo dell’oggetto ha a che fare non con una realtà verificata, ma con tutta una problematica intorno alla sua manifestazione…Il mito, privato e collettivo, la vita, le immagini che si rivelano solo in un secondo tempo nel loro significato, insomma, “le cose che mi hanno ferito”, come lui stesso afferma, costituiscono la materia prima dell’opera di Tsoclis. Un grande artista europeo, che, non dimenticando le sue radici e il richiamo dell’archetipo, rivendica a buon diritto il suo titolo di autentico poeta. (Katerina Koskinà, 2000)
Biografia
Costas Tsoclis nasce nel 1930 ad Atene, dove trascorre gli anni dell'adolescenza. Figlio di un pittore dilettante, si dedica all'arte fin dalla sua infanzia, praticando nel tempo tutte le discipline delle arti visive. Tra i dieci e i quindici anni vive sotto la minaccia della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione tedesca; poi la guerra civile e la battaglia disperata per la sopravvivenza. Tuttavia, persegue la sua curiosità artistica lavorando come assistente presso il laboratorio di Stephanos Almaliotis dai dodici ai diciotto anni, e presso il laboratorio di Vangelis Faenos nella creazione di locandine cinematografiche monumentali ed elementi di scenografia. Nel 1948, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Atene dove studia con Yannis Moralis fino al 1954. Tre anni dopo ottiene una borsa di studio statale greca e si reca a Roma, dove studia l’arte dell’affresco e dell’encausto alla Scuola delle Arti Ornamentali. Insieme ai colleghi artisti Vlassis Caniaris, Nikos Kessanlis, Dimitris Condos e Yiannis Gaitis crea il Gruppo Sigma. Con sede a Roma, lo scopo principale del gruppo è quello di consolidare un sistema di supporto per gli artisti greci espatriati.
A ventiquattro anni, inizia il servizio militare obligatorio per due anni nei quali, comunque, realizza dipinti.
Durante questo periodo, sotto l’influenza degli artisti locali Afro Basadella e Alberto Burri, Tsoclis sviluppa un linguaggio iniziale caratterizzato da un’astrazione gestuale realizzata attraverso l’uso di materiali industriali e/o a basso costo come cemento, carbone e fieno, nel tentativo di evidenziare la plasticità e la consistenza intrinseche della sua arte. Nel 1957, sposa Fania Kaplanidou, accademicamente e socialmente più elevata di lui, alla quale deve molto, perché fino alla sua morte (1968) lo sostiene e lo rende padre dell'unica figlia (la continuazione della sua materiale esistenza). Per undici anni vivono insieme tra Roma e Parigi dove si trasferisce nel 1960 - ininterrottamente per quasi oltre venti anni. Qui il suo linguaggio artistico si evolve e, inaspettatamente arriva poi il successo. Un successo che deve a Michael e Ileana Sonnabend, ma anche ad alcuni mercanti d'arte che credono in lui. Belgio, Italia e Germania lo supportano e iniziano a comprare le sue opere, a scrivere di lui, organizzare mostre, diventare suoi amici. La Francia è diffidente nei suoi confronti, in tutto il vasto mondo dell'Arte parigino ha solo due amici: José Pierre, all'inizio della sua carriera, e poi Pierre Restany. Gli altri sono solo mere conoscenze. Nel 1966 introduce nelle sue opere i primi “oggetti” ispirati parzialmente al trompe l’oeil. Nel 1971, si trasferisce a Berlino dove vive (con Eleni sua collaboratrice e l'amore maturo della sua vita e sua figlia Maya), lavora e tiene mostre grazie ad una borsa di studio per diciotto mesi. Durante questo decennio, celebra il ritrovamento di oggetti di uso quotidiano (come la carta stropicciata tra il 1970 e il 1975), introducendo progressivamente nuovi soggetti fondamentali come alberi e paesaggi marini nel 1978. In queste opere, gli elementi dipinti sono affiancati a quelli fisici apposti sulla tela. Nel 1972, ritorna a Parigi e incontra una persona molto importante per la sua carriera internazionale, Alexandre Iolas, nella sua vita fino al 1986, poco prima della sua morte. Nel 1973, Eleni and Maya ritornano ad Atene e, per dodici anni, vive tra Parigi e Atene, gradualmente trascurando la sua presenza internazionale ed enfatizzando la sua presenza in Grecia - dove ritorna definitivamente nel 1985, iniziando a sperimentare con i video. Nonostante alcuni temi cupi e toni oscuri, l’artista ritiene che la sua arte sia di elevazione. “L’arte non ha lo scopo di rendere gli esseri umani più infelici, ma di salvarli”, spiega. “La felicità è fatta di momenti in cui ci si sente ricompensati per le proprie scelte”. ...”Ma arriva poi un tempo quando l'oggi, il presente, non ha più spazio per te, o quando non ti vuole, e le sue immagini cambiano e si scambiano così velocemente che non hai il tempo di registrarle e raffinarle. L'ieri da solo sembra immobile, come una colonna di sale, e questo ti permette di vederlo, comprenderlo, e di lavorarci su. Il domani forse ti dà tempo per l'osservazione, finché ti cade addosso come una valanga e ti porta via seppellendoti. Un tempo sei stato tu a diventare il presente, l'oggi, o così pensavi. E ti è stato assicurato un posto nel passato, trasformato da un organismo vivente in un arco tipicamente indicativo, di solito ingannevole, quindi pieno di speranza. Perché ogni previsione accurata uccide l'inaspettato. E non è solo e sempre dall'Arte che ci aspettiamo l'inaspettato?...” I suoi dipinti sono noti perché trasformano il reale nell’immaginario e l’invisibile nel visibile, sfidando i limiti visivi. Dal 1985, la sua tecnica di “pittura vivente” dà il via a un intero movimento, allargando i limiti della pittura oltre i confini della tela. Tsoclis espone le sue opere in numerose mostre personali e collettive a livello internazionale, tra cui la Biennale dei giovani artisti di Parigi (1965), la Biennale di San Paolo (1965), la Biennale di Venezia (1986), Costas Tsoclis- Retrospective, Museo nazionale d’arte contemporanea, Atene (2001). Nel 2011, nell’isola di Tinos, nella regione di Kampos, viene fondato il Museo Costas Tsoclis - con Chrysanthi Koutsouraki che lo dirige, curando mostre dei diversi periodi del suo lavoro.
La presentazione del suo catalogo ragionato, curato da Chrysanthi Koutsouraki, giovedì 16 h 17:30, alla Fattoria di Celle - Collezione Gori (Santomato - Pistoia), attraverso una conversazione fra l’artista e Bruno Corà e il giorno successivo, venerdì 17 maggio h 18:30, con l’inaugurazione alla galleria Il Ponte di una sua retrospettiva con opere dal 1956 al 2022, artista a cui la galleria aveva dedicato nel 2019 un close up sui suoi lavori più recenti.
La retrospettiva, curata da Bruno Corà, presenta sinteticamente a partire dal 1956, alcune pietre miliari del suo lavoro. Artista sostanzialmente legato al fare pittorico, ma spirito inquieto, ricercatore, innovativo, da sempre ricorre ad un ampio registro di mezzi espressivi, che lo portano a soluzioni e modalità inattese. Attraverso strutture ed elementi plastici che si intersecano e debordano dai bidimensionali e dai tradizionali margini squadrati della tela, ricrea delle vere e proprie dimensioni altre. In gran parte attraverso l‘inganno di una sapiente maestria pittorica e in altri casi utilizzando sul dipinto delle video proiezioni, per restituirci la magia dell’illusione visiva.
“Ad eccezione del breve periodo durante il quale si è occupato di arte informale, la sua opera mira alla messinscena e alla rappresentazione della realtà che ci circonda e alla riproduzione delle immagini. Con questo strumento delle immagini indaga intorno al mito, alla natura, ma anche alla metafisica, alle passioni umane, ricorrendo non di rado all’ironia. Grande è la sua forza raffiguratrice…, ma altrettanto notevole è la sua maestria nell’utilizzare i mezzi dell’installazione…
Tsoclis non è mai pittore e scultore nel vero senso del termine, dal momento che i suoi dipinti possono risultare sculture e, viceversa, la sua scultura pittura. La fisionomia basilare dell’opera di Tsoclis sta nella contraddizione che riesce a far emergere tra verità e finzione, tra interrogativo e risposta, tra fede ed eresia, tra stabilità e mutazione, tra certezza e dubbio. L’ambiguità è una costante della sua opera. La realtà e l’apparenza che si iscrivono nel vivo della sua opera, soprattutto negli oggetti tridimensionali e nei trompe-l’oeil, sono testimonianza che l’utilizzo dell’oggetto ha a che fare non con una realtà verificata, ma con tutta una problematica intorno alla sua manifestazione…Il mito, privato e collettivo, la vita, le immagini che si rivelano solo in un secondo tempo nel loro significato, insomma, “le cose che mi hanno ferito”, come lui stesso afferma, costituiscono la materia prima dell’opera di Tsoclis. Un grande artista europeo, che, non dimenticando le sue radici e il richiamo dell’archetipo, rivendica a buon diritto il suo titolo di autentico poeta. (Katerina Koskinà, 2000)
Biografia
Costas Tsoclis nasce nel 1930 ad Atene, dove trascorre gli anni dell'adolescenza. Figlio di un pittore dilettante, si dedica all'arte fin dalla sua infanzia, praticando nel tempo tutte le discipline delle arti visive. Tra i dieci e i quindici anni vive sotto la minaccia della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione tedesca; poi la guerra civile e la battaglia disperata per la sopravvivenza. Tuttavia, persegue la sua curiosità artistica lavorando come assistente presso il laboratorio di Stephanos Almaliotis dai dodici ai diciotto anni, e presso il laboratorio di Vangelis Faenos nella creazione di locandine cinematografiche monumentali ed elementi di scenografia. Nel 1948, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Atene dove studia con Yannis Moralis fino al 1954. Tre anni dopo ottiene una borsa di studio statale greca e si reca a Roma, dove studia l’arte dell’affresco e dell’encausto alla Scuola delle Arti Ornamentali. Insieme ai colleghi artisti Vlassis Caniaris, Nikos Kessanlis, Dimitris Condos e Yiannis Gaitis crea il Gruppo Sigma. Con sede a Roma, lo scopo principale del gruppo è quello di consolidare un sistema di supporto per gli artisti greci espatriati.
A ventiquattro anni, inizia il servizio militare obligatorio per due anni nei quali, comunque, realizza dipinti.
Durante questo periodo, sotto l’influenza degli artisti locali Afro Basadella e Alberto Burri, Tsoclis sviluppa un linguaggio iniziale caratterizzato da un’astrazione gestuale realizzata attraverso l’uso di materiali industriali e/o a basso costo come cemento, carbone e fieno, nel tentativo di evidenziare la plasticità e la consistenza intrinseche della sua arte. Nel 1957, sposa Fania Kaplanidou, accademicamente e socialmente più elevata di lui, alla quale deve molto, perché fino alla sua morte (1968) lo sostiene e lo rende padre dell'unica figlia (la continuazione della sua materiale esistenza). Per undici anni vivono insieme tra Roma e Parigi dove si trasferisce nel 1960 - ininterrottamente per quasi oltre venti anni. Qui il suo linguaggio artistico si evolve e, inaspettatamente arriva poi il successo. Un successo che deve a Michael e Ileana Sonnabend, ma anche ad alcuni mercanti d'arte che credono in lui. Belgio, Italia e Germania lo supportano e iniziano a comprare le sue opere, a scrivere di lui, organizzare mostre, diventare suoi amici. La Francia è diffidente nei suoi confronti, in tutto il vasto mondo dell'Arte parigino ha solo due amici: José Pierre, all'inizio della sua carriera, e poi Pierre Restany. Gli altri sono solo mere conoscenze. Nel 1966 introduce nelle sue opere i primi “oggetti” ispirati parzialmente al trompe l’oeil. Nel 1971, si trasferisce a Berlino dove vive (con Eleni sua collaboratrice e l'amore maturo della sua vita e sua figlia Maya), lavora e tiene mostre grazie ad una borsa di studio per diciotto mesi. Durante questo decennio, celebra il ritrovamento di oggetti di uso quotidiano (come la carta stropicciata tra il 1970 e il 1975), introducendo progressivamente nuovi soggetti fondamentali come alberi e paesaggi marini nel 1978. In queste opere, gli elementi dipinti sono affiancati a quelli fisici apposti sulla tela. Nel 1972, ritorna a Parigi e incontra una persona molto importante per la sua carriera internazionale, Alexandre Iolas, nella sua vita fino al 1986, poco prima della sua morte. Nel 1973, Eleni and Maya ritornano ad Atene e, per dodici anni, vive tra Parigi e Atene, gradualmente trascurando la sua presenza internazionale ed enfatizzando la sua presenza in Grecia - dove ritorna definitivamente nel 1985, iniziando a sperimentare con i video. Nonostante alcuni temi cupi e toni oscuri, l’artista ritiene che la sua arte sia di elevazione. “L’arte non ha lo scopo di rendere gli esseri umani più infelici, ma di salvarli”, spiega. “La felicità è fatta di momenti in cui ci si sente ricompensati per le proprie scelte”. ...”Ma arriva poi un tempo quando l'oggi, il presente, non ha più spazio per te, o quando non ti vuole, e le sue immagini cambiano e si scambiano così velocemente che non hai il tempo di registrarle e raffinarle. L'ieri da solo sembra immobile, come una colonna di sale, e questo ti permette di vederlo, comprenderlo, e di lavorarci su. Il domani forse ti dà tempo per l'osservazione, finché ti cade addosso come una valanga e ti porta via seppellendoti. Un tempo sei stato tu a diventare il presente, l'oggi, o così pensavi. E ti è stato assicurato un posto nel passato, trasformato da un organismo vivente in un arco tipicamente indicativo, di solito ingannevole, quindi pieno di speranza. Perché ogni previsione accurata uccide l'inaspettato. E non è solo e sempre dall'Arte che ci aspettiamo l'inaspettato?...” I suoi dipinti sono noti perché trasformano il reale nell’immaginario e l’invisibile nel visibile, sfidando i limiti visivi. Dal 1985, la sua tecnica di “pittura vivente” dà il via a un intero movimento, allargando i limiti della pittura oltre i confini della tela. Tsoclis espone le sue opere in numerose mostre personali e collettive a livello internazionale, tra cui la Biennale dei giovani artisti di Parigi (1965), la Biennale di San Paolo (1965), la Biennale di Venezia (1986), Costas Tsoclis- Retrospective, Museo nazionale d’arte contemporanea, Atene (2001). Nel 2011, nell’isola di Tinos, nella regione di Kampos, viene fondato il Museo Costas Tsoclis - con Chrysanthi Koutsouraki che lo dirige, curando mostre dei diversi periodi del suo lavoro.
17
maggio 2024
Costas Tsoclis. Una retrospettiva 1959-2022
Dal 17 maggio al 26 luglio 2024
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL PONTE
Firenze, Via Di Mezzo, 42/B, (Firenze)
Firenze, Via Di Mezzo, 42/B, (Firenze)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10.30-13.30 / 14.30-19.00.
Sabato e festivi su appuntamento
Vernissage
17 Maggio 2024, ore 18.00-20.30
Sito web
Ufficio stampa
Susy Fabiani - galleria Il Ponte
Autore
Curatore
Autore testo critico