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Cracking Art Loves History
Dal 1993 il collettivo Cracking Art ridefinisce la relazione tra arte, natura e artificio, utilizzando la plastica come medium principale. La mostra celebra il 30° anniversario del gruppo. L’esposizione, include opere iconiche e una nuova scultura ispirata all’Artemide Efesia.
Comunicato stampa
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CRACKING ART LOVES HISTORY CS
DAV - Dipartimento di Arti Visive di Soresina (CR) è onorato di far parte della grande Storia dell'Arte ospitando CRACKING ART LOVES HISTORY, monografica sul popolarissimo gruppo artistico internazionale nell'ambito delle celebrazioni del loro trentesimo anniversario.
Nato nei primi anni novanta del XX secolo (1993), la Cracking Art ha fin dagli esordi l’obiettivo di mutare radicalmente la percezione della storia dell'arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale, unitamente all’utilizzo rivoluzionario di materiali plastici che mettano in evidenza il rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale.
Tre gli aspetti da considerare.
Il primo, già intuibile dal nome stesso (il verbo inglese to crack ha come significato principale l'atto di incrinarsi, spezzarsi, rompersi, cedere, crollare), considera determinante l'azione catalitica della reazione chimica che trasforma il petrolio grezzo in plastica (fluid catalytic cracking, appunto). Per gli artisti del gruppo è proprio questo il momento in cui il naturale permuta in artificiale, l’organico in sintetico: ed è tale processo che essi intendono rappresentare attraverso la loro arte. Dunque, se appare naturale il confronto con la più accreditata arte contemporanea del loro tempo per questa volontà di rompere gli schemi in maniera decisa e evidente, lo è ancor di più l'utilizzo dei derivati del petrolio come materia fondamentale alla creazione di un'opera d'arte, sovvertendo inoltre le dinamiche in atto circa la nobiltà di alcuni materiali rispetto ad altri.
Il secondo, ma non meno importante, riguarda la creazione di una nuova natura - fatta e creata dall'uomo e per l'uomo - attraverso la plastica, materia inanimata simbolo della società dei consumi - e (al tempo) creduta irrecuperabile se non a carissimo prezzo - che conduce invece a un nuovo universo animale in grado di (ri)popolare gli ambienti che l'uomo stesso vive quotidianamente.
Il terzo aspetto infine sosta nella capacità del gruppo di prevedere gli eventi: sin dagli esordi, infatti, essi credono nella possibilità di un effettivo recupero fisico e concettuale della materia, recupero che oggi, grazie allo sviluppo sempre più mirato della tecnologia, incorpora in un nuovo processo i sistemi di distruzione e rigenerazione per dare vita a nuove opere che risorgono dalle ceneri di quelle ormai colpite dai segni del tempo: di questa ultima fase ne sarà esempio proprio la sala principale del DAV, allestita con lavori della recentissima serie “Caosmo”. Si tratta in definitiva di superfici dall'aspetto pittorico ottenute con materiale derivato dalla triturazione delle sculture spesso utilizzate nelle installazioni, a dimostrazione che la plastica, come sostiene Roland Barthes, più che una sostanza finita traduce in sé l’idea stessa della sua infinita trasformazione.
A queste, oltre alle iconiche opere che hanno caratterizzato la Cracking Art in questi tre decenni, in mostra sarà presente anche una scultura inedita creata appositamente per l'occasione: realizzata a mano, essa raffigurerà la versione attualizzata dell’Artemide Efesia (II secolo d.C.), emblema del culto della dea Artemide presso la città di Efeso dove era venerata come regina della natura e dominatrice delle fiere.
Completeranno il percorso espositivo ben tre installazioni urbane, dalla vivida natura e dalla riconoscibilità immediata, annoverando così la piccola realtà di Soresina tra i grandi luoghi contaminati dal celebre gruppo: collocate tra il DAV e le piazze più conosciute della città, le tre maestose e divertenti sculture vivranno nel tessuto urbano per tutta la durata dell'esposizione, diffondendo a ognuno la sincerità poetica della Cracking Art fatta di idee e gioia, forza, colore e grande determinazione.
Solo per ricordare, oltre alle tre partecipazioni ufficiali alla Biennale di Venezia (2001, 2011 e 2013), tra le mostre e installazioni più recenti si segnalano: Color Austerus (2024), area archeologica delle Grotte di Catullo, Brescia - Italia; Cracking Art@Harbour City, installazioni diffuse presso Harbour City - Hong Kong (2023); Open Art Festival (2022), Orebro - Svezia; Incanto (2021), Salone degli Incanti e centro cittadino di Trieste - Italia; Wild Rising (2019) presso il Desert Botanical Garden di Phoenix, Arizona - USA; Regeneration@Newhollandisland (2019) presso New Holland Island, San Pietroburgo - Russia; Spectaculars Creatures (2018) presso IMA Indianapolis Museum of Art, Indianapolis - USA; BarocCracking (2018) presso Palazzo Leoni Montanari - Gallerie d’Italia, Vicenza - Italia; Cracking Art@Hangang Art Park (2018) presso Hangang Park, Seoul - South Korea.
DAV - Dipartimento di Arti Visive di Soresina (CR) è onorato di far parte della grande Storia dell'Arte ospitando CRACKING ART LOVES HISTORY, monografica sul popolarissimo gruppo artistico internazionale nell'ambito delle celebrazioni del loro trentesimo anniversario.
Nato nei primi anni novanta del XX secolo (1993), la Cracking Art ha fin dagli esordi l’obiettivo di mutare radicalmente la percezione della storia dell'arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale, unitamente all’utilizzo rivoluzionario di materiali plastici che mettano in evidenza il rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale.
Tre gli aspetti da considerare.
Il primo, già intuibile dal nome stesso (il verbo inglese to crack ha come significato principale l'atto di incrinarsi, spezzarsi, rompersi, cedere, crollare), considera determinante l'azione catalitica della reazione chimica che trasforma il petrolio grezzo in plastica (fluid catalytic cracking, appunto). Per gli artisti del gruppo è proprio questo il momento in cui il naturale permuta in artificiale, l’organico in sintetico: ed è tale processo che essi intendono rappresentare attraverso la loro arte. Dunque, se appare naturale il confronto con la più accreditata arte contemporanea del loro tempo per questa volontà di rompere gli schemi in maniera decisa e evidente, lo è ancor di più l'utilizzo dei derivati del petrolio come materia fondamentale alla creazione di un'opera d'arte, sovvertendo inoltre le dinamiche in atto circa la nobiltà di alcuni materiali rispetto ad altri.
Il secondo, ma non meno importante, riguarda la creazione di una nuova natura - fatta e creata dall'uomo e per l'uomo - attraverso la plastica, materia inanimata simbolo della società dei consumi - e (al tempo) creduta irrecuperabile se non a carissimo prezzo - che conduce invece a un nuovo universo animale in grado di (ri)popolare gli ambienti che l'uomo stesso vive quotidianamente.
Il terzo aspetto infine sosta nella capacità del gruppo di prevedere gli eventi: sin dagli esordi, infatti, essi credono nella possibilità di un effettivo recupero fisico e concettuale della materia, recupero che oggi, grazie allo sviluppo sempre più mirato della tecnologia, incorpora in un nuovo processo i sistemi di distruzione e rigenerazione per dare vita a nuove opere che risorgono dalle ceneri di quelle ormai colpite dai segni del tempo: di questa ultima fase ne sarà esempio proprio la sala principale del DAV, allestita con lavori della recentissima serie “Caosmo”. Si tratta in definitiva di superfici dall'aspetto pittorico ottenute con materiale derivato dalla triturazione delle sculture spesso utilizzate nelle installazioni, a dimostrazione che la plastica, come sostiene Roland Barthes, più che una sostanza finita traduce in sé l’idea stessa della sua infinita trasformazione.
A queste, oltre alle iconiche opere che hanno caratterizzato la Cracking Art in questi tre decenni, in mostra sarà presente anche una scultura inedita creata appositamente per l'occasione: realizzata a mano, essa raffigurerà la versione attualizzata dell’Artemide Efesia (II secolo d.C.), emblema del culto della dea Artemide presso la città di Efeso dove era venerata come regina della natura e dominatrice delle fiere.
Completeranno il percorso espositivo ben tre installazioni urbane, dalla vivida natura e dalla riconoscibilità immediata, annoverando così la piccola realtà di Soresina tra i grandi luoghi contaminati dal celebre gruppo: collocate tra il DAV e le piazze più conosciute della città, le tre maestose e divertenti sculture vivranno nel tessuto urbano per tutta la durata dell'esposizione, diffondendo a ognuno la sincerità poetica della Cracking Art fatta di idee e gioia, forza, colore e grande determinazione.
Solo per ricordare, oltre alle tre partecipazioni ufficiali alla Biennale di Venezia (2001, 2011 e 2013), tra le mostre e installazioni più recenti si segnalano: Color Austerus (2024), area archeologica delle Grotte di Catullo, Brescia - Italia; Cracking Art@Harbour City, installazioni diffuse presso Harbour City - Hong Kong (2023); Open Art Festival (2022), Orebro - Svezia; Incanto (2021), Salone degli Incanti e centro cittadino di Trieste - Italia; Wild Rising (2019) presso il Desert Botanical Garden di Phoenix, Arizona - USA; Regeneration@Newhollandisland (2019) presso New Holland Island, San Pietroburgo - Russia; Spectaculars Creatures (2018) presso IMA Indianapolis Museum of Art, Indianapolis - USA; BarocCracking (2018) presso Palazzo Leoni Montanari - Gallerie d’Italia, Vicenza - Italia; Cracking Art@Hangang Art Park (2018) presso Hangang Park, Seoul - South Korea.
15
dicembre 2024
Cracking Art Loves History
Dal 15 dicembre 2024 al 26 gennaio 2025
arte contemporanea
Location
DAV – Dipartimento Arti Visive
Soresina, Via Giacomo Matteotti, 4, (CR)
Soresina, Via Giacomo Matteotti, 4, (CR)
Orario di apertura
sabato 16:00 - 19:00
domenica 10:00 - 12:00 / 16:00 - 19:00
giorni feriali su appuntamento
Vernissage
15 Dicembre 2024, 17:30
Sito web
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Curatore
Autore testo critico