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Creepy
“Creepy”, l’immaginario gotico attraverso il lavoro di otto giovani pittori
Comunicato stampa
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Let there be dark
di Ivan Quaroni
La mia allegrezza è la malinconia.
(Michelangelo, I’ sto rinchiuso come la midolla, Rime)
Uno: In questo momento nel mondo sono in corso 24 guerre e 10 nazioni sono sull’orlo di un conflitto.
Due: Pare ci sia una sorta di legame tra l’affermazione della politica Neocon nella società americana e il revival di film horror che assicura al cinema hollywodiano il successo dei botteghini.
Tre: Quella Gotica (o Dark) è l’unica sottocultura contemporanea sopravvissuta, pur con qualche metamorfosi, dalla fine degli anni ’70 ad oggi.
Quattro: La crisi della società moderna favorisce lo sviluppo di una cultura fantastica e morbosa, che si traduce in forme eterogenee di escapismo.
Cinque: L’enantiodromia è una legge psicologica enunciata da Eraclito, secondo la quale l’eccessiva unilateralità dell’atteggiamento psicologico dell’individuo o della società finisce per trasformarsi nel suo esatto opposto.
Ma procediamo con ordine…
La moda gotica, o meglio, la subcultura dei Goth nasce in Inghilterra, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, nell’ambito del movimento Post-Punk e diventa un’entità originale solo nel 1982, quando nel quartiere londinese di Soho viene aperto il Batcave, divenuto presto un luogo di ritrovo per gli appassionati di un certo tipo di musica new wave decadente e oscura. I batcaver, poi divenuti goth, condividevano non solo i gusti musicali, che comprendevano gruppi come Siouxie and the Banshees, Joy Division, Bauhaus, Virgin Prunes e Sister of Mercy, ma anche uno stile esteriore, che riguardava tanto l’abbigliamento quanto il make up. Vestiti neri, braccialetti borchiati, catene e spille, smalto nero, piercing e capelli rasati, ma anche kilt scozzesi, anfibi, mantelli, camice con dettagli di pizzo, gonne con merletti, corsetti, calze a rete e accessori di pelle erano parte di un guardaroba, spesso autoprodotto in modo artigianale, liberamente ispirato alla moda vittoriana, a quella medioevale e rinascimentale in salsa preraffaelita, alla voga dei pirati del Settecento(vedi Adam and the Ants) e, infine, al vestiario erotico fetish e BDSM. Si trattava di una cultura estetica che sfidava i valori dominanti senza però raggiungere gli estremismi del pensiero nichilista e anarcoide che aveva caratterizzato la stagione punk. Anzi, l’attitudine romantica e intellettuale dei goth veniva inizialmente interpretata, e forse non a torto, come un aspetto positivo del Post-Punk. In realtà, il movimento Gotico (se di movimento si può parlare) fu piuttosto segnato da un profondo disinteresse per la politica e la società. Se, infatti, nel Punk erano coesistite due anime politiche, quella anarco-situazionista di Malcolm McLaren e dei suoi Sex Pistols e quella filo-comunista dei Clash, nella sottocultura gotica non ha mai prevalso alcun orientamento politico. Forse perchè il gothic movement è consistito in una conclamata forma di escapismo subculturale, generato in seno a una società attraversata da una profonda crisi economica e politica. Bisogna ricordare, infatti, che il Dark, come lo chiamiamo noi italiani, nasce nel Regno Unito durante il primo governo Thatcher. Eletta Prime Minister nel 1979, dopo una lunga gavetta nel Partito Conservatore, la Lady di Ferro si trovò alle prese con una nazione in ginocchio. Nell’inverno ’78-’79 le strade erano costellate da accumuli d’immondizia, l’elettricità veniva razionata tre giorni su sette e la settimana lavorativa era ridotta a tre giorni. A causa del forte debito nei confronti dell’International Monetary Fund, i primi tre anni di governo si dimostrarono disastrosi. Mentre il prodotto interno lordo scendeva dell’11%, nel 1982 l’Inghilterra s’impegnava in un conflitto lampo con l’Argentina per il controllo delle Isole Falkland. Quasi nello stesso periodo veniva aperto il Batcave. Il clima sociale era dominato da forti tensioni politiche e da un pessimismo dilagante soprattutto nel proletariato urbano. Un sentimento che, di lì a poco, avrebbe trovato sfogo nei picchetti organizzati dai minatori gallesi contro la chiusura dei pozzi carboniferi e poi nel grande sciopero nazionale del 1984-85.
C’è una stretta relazione tra i periodi di crisi di una civiltà e la propensione degli individui o della collettività a cercare rifugio in mondi fantastici, in universi paralleli oppure in visioni apocalittiche partorite da un’immaginazione morbosa e patologica. Alla fine del secolo XIX, il Decadentismo rispecchiava nella letteratura, nella musica e nelle arti visive il clima d’inquietudine e di smarrimento seguito alla crisi del Positivismo scientifico e dell’umanitarismo socialista, così come, quasi un secolo avanti, la nascita del romanzo gotico aveva rappresentato una reazione all’eccesso di razionalismo dell’illuminismo borghese.
Tali reazioni ricalcano un preciso schema che si ripete identico in ogni epoca storica, ricordandoci quanto espresso da Eraclito nella teoria dell’enantiodromia. Si tratta di una modalità di funzionamento della psiche umana, che regola e bilancia sentimenti e impulsi contrari. Secondo Eraclito, infatti, l’uomo non può assumere un unico atteggiamento senza che la persistente negazione del suo opposto non provochi una deflagrazione di quelle stesse forze che egli ha negato. "Così - ha scritto Jung - l’atteggiamento razionale della civiltà sfocia necessariamente nel suo contrario, cioè nella devastazione irrazionale della società stessa", poiché l’irrazionale non può e non deve essere negato.
Ora, questa considerazione ci riporta ad oggi. Molti avranno certamente notato che dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, la politica americana ha subito una brusca virata conservatrice. L’ascesa dei falchi Neocon nell’amministrazione di Bush Junior e il clima da crociata religiosa, da questi propugnata in nome di un liberalismo occidentale che si farebbe addirittura risalire al modello greco-ateniese, hanno provocato una sorta di rigurgito puritano nella società. Contemporaneamente, è aumentato il numero degli episodi di violenza in varie parti del paese, in special modo nelle scuole, e con essi si è aggravata la temperatura sociale, già calda a causa della presunta minaccia terroristica. In pochi si saranno accorti che dal 2001 ad oggi la produzione di horror movie in America è aumentata a dismisura, eguagliando la fortuna che questo genere cinematografico ebbe negli anni Ottanta, quelli appunto in cui si affermava la sottocultura gotica. Tanto per fare qualche esempio, si possono citare The Others (2001), Resident Evil (2002), La setta dei dannati (2003), Underworld (2003), Van Helsing (2004), I Guardiani della notte (2004), Saw- L’Enigmista (2004), Licantropia (2004), L’esorcista - La Genesi(2004), L’esorcismo di Emily Rose (2005), Boogeyman (2005), Silent Hill (2006), Il collezionista di occhi (2006). Dal Sol Levante è arrivata la nuova ondata orrorifica dei vari Ringu (2000), Kairo (2001), Ju-On: The Grudge (2003), The Call (2003) e Dark Water (2005). Infine ci sono i remake, da Amityville Horror (2005) a L’Alba dei morti viventi (2004) e i sequel, da Halloween- Resurrezione (2002) a Freddy vs. Jason (2003).
Non si può ignorare che la correlazione fra questi due fatti, ossia il rigurgito conservatore e il successo dei film dell’orrore, risponda precisamente allo schema eracliteo dell’enantiodromia. Maggiore è, infatti, l’impennata puritana e reazionaria della società americana (e non solo), e più brutale e furiosa è l’esplosione della violenza, tanto reale, quanto simulata nella rappresentazione cinematografica.
Gli horror movie, che tra l’altro sono parte del patrimonio culturale dei goth, non sono l’unica conseguenza dell’irrigidimento tradizionalista della società americana. Semmai costituiscono la risposta più catartica in un momento in cui tutto il globo è percorso da venti di guerra. In tali circostanze (24 conflitti in corso e 10 in procinto di esplodere) si assiste, nel Cinema come nella letteratura, a una recrudescenza del genere Fantasy, che si offre come una domestica e disimpegnata forma di fuga dalla realtà. Sintomatiche, in questo senso, sono le pellicole di Peter Jackson dedicate alla trilogia tolkieniana, gli anomali mistery tales di M. Night Shyamalan (da Unbreakable a Lady Water), i film gotici di Tim Burton (da Il Mistero di Sleepy Hollow a La Sposa Cadavere), i nuovi episodi della saga fantascientifica di George Lucas, i blockbuster supereroistici firmati Ang Lee, Bryan Singer o Sam Raimi (Hulk, X-Men, Spiderman e relativi sequel), i film di Harry Potter diretti da Mike Newell e Alfonso Cuarón e le cupe favole di Guillermo Del Toro (da Hellboy a Il Labirinto del Fauno). Uno strepitoso successo letterario riscuotono, poi, i romanzi vampireschi di Ann Rice, Laurell K. Hamilton, Stephenie Meyer, Chelsea Quinn Yarbro, John Ajvide Lindqvist e le storie fantastiche di Neil Gaiman, Susanna Clarke, China Miéville, Maite Carranza, Christopher Paolini e, naturalmente, J. K. Rowling.
Anche in Italia la narrativa fantastica sta vivendo una stagione felice. Oltre alla saga fantasy del Mondo Emerso di Licia Troisi e ai libri illustrati della serie Fairy Oak, di Elisabetta Gnone, ci sono i romanzi delle dark lady Chiara Palazzolo, Alda Teodorani, Isabella Santacroce e Paola Barbato e quelli dei signori del brivido, Valerio Evangelisti, Gianfranco Manfredi e Tiziano Sclavi. Al cinema tornano registi come Dario Argento e Lamberto Bava e vengono riabilitati i classici splatter di Pupi Avati, Luciano Fulci, Umberto Lenzi e Ruggero Deodato. Insomma, tra gli adolescenti del Bel Paese, cresciuti con serial televisivi come Buffy L’ammazzavampiri e Streghe, l’horror mania impazza e così pure la predilezione post-romantica per atmosfere magiche e misteriose, che riverberano negli ascolti di gruppi gothic metal come Lacuna Coil ed Evanescence oppure di delle numerose band dark del sottobosco musicale italico, tra cui spiccano Ataraxia e Camerata Mediolanense. Persino nelle arti figurative si può trovare un’eco di questa sorta di Neo-Decadentismo. "I teenagers del terzo millennio - scrive Luca Beatrice su Arte - riscoprono la malinconia del vecchio dark, si pasticciano la faccia di cerone e mascara come i personaggi dei film di Tim Burton e sparano nei loro Mp3 pezzi che sembrano cover dei Cure e dei Joy Division". Gli artisti italiani citati nell’articolo sono Luigi Presicce, Bartolomeo Migliore, Angelo Filomeno, Nico Vascellari, David Casini e Nicola Bolla, ma a quest’elenco si potrebbero aggiungere Andrea Chiesi, Francesco De Grandi, Andrea Mastrovito, Danilo Buccella ed altri ancora.
Creepy
, titolo rubato alla tradizione pulp dei fumetti dell’orrore, è una mostra che presenta una selezione dei lavori di otto giovani pittori italiani, tutti nati tra il 1977 e il 1983 e accomunati da un gusto cupo e umbratile, che rispecchia diversi modi d’intendere l’immaginario gotico.
Legati agli stilemi grafici dell’illustrazione e del fumetto underground sono i lavori di Elena Rapa (Fano, 1978), che, come in certi cartoni animati giapponesi, dà corpo a malinconiche figure ibride, metà umane e metà animali. Nei dipinti, come nei disegni e nelle illustrazioni, l’artista fabbrica un universo surreale e ipertrofico, che assume i toni di una fiaba allucinata.
Altrettanto grafico è il lavoro di Laura Baldini (Pesaro, 1980), che convoglia nella sua pittura citazioni da maestri rinascimentali come Paolo Uccello ed elementi tipici dell’illustrazione fantasy. Con una grammatica infarcita di ghirigori Liberty, Laura Baldini riesce inventare una sigla stilistica capace di fondere atmosfere medievaleggianti e gusto horror.
Più concreta è, invece, l’arte di Tamara Ferioli (Legnano, 1982), in cui la riflessione intima sul disagio esistenziale si traduce in un disegno delicato, ma incisivo, giocato sulla reiterazione d’inquiete figure femminili e sull’inserimento di capelli umani, di macchie di vino o di frammenti di carta da parati, elementi disturbanti che, in verità, rappresentano le tracce organiche del vissuto quotidiano.
Un lirismo morboso e decadente impregna i dipinti di Aura Zecchini (Peschiera Del Garda, 1983), una crestomazia di fiori vizziti, da cui pare trasparire un sentore palustre di decomposizione. Sono rose stinte dal tempo, simulacri sanguinanti impressi su carte delicate, quasi fossero state conservate tra le pagine di un libro.
La vena onirica dei simbolisti e la grazia dei Preraffaeliti si sommano nello stile di Daniele Giunta (Arona, 1981), costruito sul contrasto luministico tra i bianchi perlacei della seta e le ombre inquiete dei neri più profondi. Con la sua pittura, simile a un diorama d’immagini sognanti e traslucide, l’artista edifica un universo bizzarro, ma coerente, popolato da algide fanciulle e minacciosi fantasmi, come nella più classica delle fiabe nordiche.
Giuliano Sale (Cagliari, 1977) dipinge una galleria di ritratti chimerici, a metà tra fantascienza e orrore, dove bambini dallo sguardo allucinato posano in abiti ispirati all’America Puritana o alla Germania nazista. Attraverso una pittura dai modi realistici e dai contenuti fantastici, l’artista rappresenta in chiave distopica, ma anche ironica, le visioni apocalittiche di un futuro imminente o di un passato alternativo.
Le tele di Silvia Argiolas (Cagliari, 1977), che illustrano sullo sfondo di misteriosi scenari boschivi una carrellata d’inquietanti dark babies, sembrano nate dall’incrocio tra l’immaginario cinematografico timburtoniano e l’estetica dei manga. Le sue bimbe dai capelli blu sono, infatti, accompagnate da un nugolo di coniglietti mutanti che aleggiano, in modo niente affatto rassicurante, fra le tenebrose fronde silvestri.
Affetta da sindrome d’horror vacui è, invece, l’arte di Nunzia Cardone (Cisternino,1984), che affolla le sue opere con migliaia di minuti fiorellini neri, che insieme formano figure a volte riconoscibili a volte indefinite. Influenzata dal Secessionismo viennese e dall’Art Nouveau, l’artista ha elaborato un personalissimo stile che trasferisce sulla tela la minuzia calligrafica dell’illustrazione per l’infanzia.
di Ivan Quaroni
La mia allegrezza è la malinconia.
(Michelangelo, I’ sto rinchiuso come la midolla, Rime)
Uno: In questo momento nel mondo sono in corso 24 guerre e 10 nazioni sono sull’orlo di un conflitto.
Due: Pare ci sia una sorta di legame tra l’affermazione della politica Neocon nella società americana e il revival di film horror che assicura al cinema hollywodiano il successo dei botteghini.
Tre: Quella Gotica (o Dark) è l’unica sottocultura contemporanea sopravvissuta, pur con qualche metamorfosi, dalla fine degli anni ’70 ad oggi.
Quattro: La crisi della società moderna favorisce lo sviluppo di una cultura fantastica e morbosa, che si traduce in forme eterogenee di escapismo.
Cinque: L’enantiodromia è una legge psicologica enunciata da Eraclito, secondo la quale l’eccessiva unilateralità dell’atteggiamento psicologico dell’individuo o della società finisce per trasformarsi nel suo esatto opposto.
Ma procediamo con ordine…
La moda gotica, o meglio, la subcultura dei Goth nasce in Inghilterra, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, nell’ambito del movimento Post-Punk e diventa un’entità originale solo nel 1982, quando nel quartiere londinese di Soho viene aperto il Batcave, divenuto presto un luogo di ritrovo per gli appassionati di un certo tipo di musica new wave decadente e oscura. I batcaver, poi divenuti goth, condividevano non solo i gusti musicali, che comprendevano gruppi come Siouxie and the Banshees, Joy Division, Bauhaus, Virgin Prunes e Sister of Mercy, ma anche uno stile esteriore, che riguardava tanto l’abbigliamento quanto il make up. Vestiti neri, braccialetti borchiati, catene e spille, smalto nero, piercing e capelli rasati, ma anche kilt scozzesi, anfibi, mantelli, camice con dettagli di pizzo, gonne con merletti, corsetti, calze a rete e accessori di pelle erano parte di un guardaroba, spesso autoprodotto in modo artigianale, liberamente ispirato alla moda vittoriana, a quella medioevale e rinascimentale in salsa preraffaelita, alla voga dei pirati del Settecento(vedi Adam and the Ants) e, infine, al vestiario erotico fetish e BDSM. Si trattava di una cultura estetica che sfidava i valori dominanti senza però raggiungere gli estremismi del pensiero nichilista e anarcoide che aveva caratterizzato la stagione punk. Anzi, l’attitudine romantica e intellettuale dei goth veniva inizialmente interpretata, e forse non a torto, come un aspetto positivo del Post-Punk. In realtà, il movimento Gotico (se di movimento si può parlare) fu piuttosto segnato da un profondo disinteresse per la politica e la società. Se, infatti, nel Punk erano coesistite due anime politiche, quella anarco-situazionista di Malcolm McLaren e dei suoi Sex Pistols e quella filo-comunista dei Clash, nella sottocultura gotica non ha mai prevalso alcun orientamento politico. Forse perchè il gothic movement è consistito in una conclamata forma di escapismo subculturale, generato in seno a una società attraversata da una profonda crisi economica e politica. Bisogna ricordare, infatti, che il Dark, come lo chiamiamo noi italiani, nasce nel Regno Unito durante il primo governo Thatcher. Eletta Prime Minister nel 1979, dopo una lunga gavetta nel Partito Conservatore, la Lady di Ferro si trovò alle prese con una nazione in ginocchio. Nell’inverno ’78-’79 le strade erano costellate da accumuli d’immondizia, l’elettricità veniva razionata tre giorni su sette e la settimana lavorativa era ridotta a tre giorni. A causa del forte debito nei confronti dell’International Monetary Fund, i primi tre anni di governo si dimostrarono disastrosi. Mentre il prodotto interno lordo scendeva dell’11%, nel 1982 l’Inghilterra s’impegnava in un conflitto lampo con l’Argentina per il controllo delle Isole Falkland. Quasi nello stesso periodo veniva aperto il Batcave. Il clima sociale era dominato da forti tensioni politiche e da un pessimismo dilagante soprattutto nel proletariato urbano. Un sentimento che, di lì a poco, avrebbe trovato sfogo nei picchetti organizzati dai minatori gallesi contro la chiusura dei pozzi carboniferi e poi nel grande sciopero nazionale del 1984-85.
C’è una stretta relazione tra i periodi di crisi di una civiltà e la propensione degli individui o della collettività a cercare rifugio in mondi fantastici, in universi paralleli oppure in visioni apocalittiche partorite da un’immaginazione morbosa e patologica. Alla fine del secolo XIX, il Decadentismo rispecchiava nella letteratura, nella musica e nelle arti visive il clima d’inquietudine e di smarrimento seguito alla crisi del Positivismo scientifico e dell’umanitarismo socialista, così come, quasi un secolo avanti, la nascita del romanzo gotico aveva rappresentato una reazione all’eccesso di razionalismo dell’illuminismo borghese.
Tali reazioni ricalcano un preciso schema che si ripete identico in ogni epoca storica, ricordandoci quanto espresso da Eraclito nella teoria dell’enantiodromia. Si tratta di una modalità di funzionamento della psiche umana, che regola e bilancia sentimenti e impulsi contrari. Secondo Eraclito, infatti, l’uomo non può assumere un unico atteggiamento senza che la persistente negazione del suo opposto non provochi una deflagrazione di quelle stesse forze che egli ha negato. "Così - ha scritto Jung - l’atteggiamento razionale della civiltà sfocia necessariamente nel suo contrario, cioè nella devastazione irrazionale della società stessa", poiché l’irrazionale non può e non deve essere negato.
Ora, questa considerazione ci riporta ad oggi. Molti avranno certamente notato che dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, la politica americana ha subito una brusca virata conservatrice. L’ascesa dei falchi Neocon nell’amministrazione di Bush Junior e il clima da crociata religiosa, da questi propugnata in nome di un liberalismo occidentale che si farebbe addirittura risalire al modello greco-ateniese, hanno provocato una sorta di rigurgito puritano nella società. Contemporaneamente, è aumentato il numero degli episodi di violenza in varie parti del paese, in special modo nelle scuole, e con essi si è aggravata la temperatura sociale, già calda a causa della presunta minaccia terroristica. In pochi si saranno accorti che dal 2001 ad oggi la produzione di horror movie in America è aumentata a dismisura, eguagliando la fortuna che questo genere cinematografico ebbe negli anni Ottanta, quelli appunto in cui si affermava la sottocultura gotica. Tanto per fare qualche esempio, si possono citare The Others (2001), Resident Evil (2002), La setta dei dannati (2003), Underworld (2003), Van Helsing (2004), I Guardiani della notte (2004), Saw- L’Enigmista (2004), Licantropia (2004), L’esorcista - La Genesi(2004), L’esorcismo di Emily Rose (2005), Boogeyman (2005), Silent Hill (2006), Il collezionista di occhi (2006). Dal Sol Levante è arrivata la nuova ondata orrorifica dei vari Ringu (2000), Kairo (2001), Ju-On: The Grudge (2003), The Call (2003) e Dark Water (2005). Infine ci sono i remake, da Amityville Horror (2005) a L’Alba dei morti viventi (2004) e i sequel, da Halloween- Resurrezione (2002) a Freddy vs. Jason (2003).
Non si può ignorare che la correlazione fra questi due fatti, ossia il rigurgito conservatore e il successo dei film dell’orrore, risponda precisamente allo schema eracliteo dell’enantiodromia. Maggiore è, infatti, l’impennata puritana e reazionaria della società americana (e non solo), e più brutale e furiosa è l’esplosione della violenza, tanto reale, quanto simulata nella rappresentazione cinematografica.
Gli horror movie, che tra l’altro sono parte del patrimonio culturale dei goth, non sono l’unica conseguenza dell’irrigidimento tradizionalista della società americana. Semmai costituiscono la risposta più catartica in un momento in cui tutto il globo è percorso da venti di guerra. In tali circostanze (24 conflitti in corso e 10 in procinto di esplodere) si assiste, nel Cinema come nella letteratura, a una recrudescenza del genere Fantasy, che si offre come una domestica e disimpegnata forma di fuga dalla realtà. Sintomatiche, in questo senso, sono le pellicole di Peter Jackson dedicate alla trilogia tolkieniana, gli anomali mistery tales di M. Night Shyamalan (da Unbreakable a Lady Water), i film gotici di Tim Burton (da Il Mistero di Sleepy Hollow a La Sposa Cadavere), i nuovi episodi della saga fantascientifica di George Lucas, i blockbuster supereroistici firmati Ang Lee, Bryan Singer o Sam Raimi (Hulk, X-Men, Spiderman e relativi sequel), i film di Harry Potter diretti da Mike Newell e Alfonso Cuarón e le cupe favole di Guillermo Del Toro (da Hellboy a Il Labirinto del Fauno). Uno strepitoso successo letterario riscuotono, poi, i romanzi vampireschi di Ann Rice, Laurell K. Hamilton, Stephenie Meyer, Chelsea Quinn Yarbro, John Ajvide Lindqvist e le storie fantastiche di Neil Gaiman, Susanna Clarke, China Miéville, Maite Carranza, Christopher Paolini e, naturalmente, J. K. Rowling.
Anche in Italia la narrativa fantastica sta vivendo una stagione felice. Oltre alla saga fantasy del Mondo Emerso di Licia Troisi e ai libri illustrati della serie Fairy Oak, di Elisabetta Gnone, ci sono i romanzi delle dark lady Chiara Palazzolo, Alda Teodorani, Isabella Santacroce e Paola Barbato e quelli dei signori del brivido, Valerio Evangelisti, Gianfranco Manfredi e Tiziano Sclavi. Al cinema tornano registi come Dario Argento e Lamberto Bava e vengono riabilitati i classici splatter di Pupi Avati, Luciano Fulci, Umberto Lenzi e Ruggero Deodato. Insomma, tra gli adolescenti del Bel Paese, cresciuti con serial televisivi come Buffy L’ammazzavampiri e Streghe, l’horror mania impazza e così pure la predilezione post-romantica per atmosfere magiche e misteriose, che riverberano negli ascolti di gruppi gothic metal come Lacuna Coil ed Evanescence oppure di delle numerose band dark del sottobosco musicale italico, tra cui spiccano Ataraxia e Camerata Mediolanense. Persino nelle arti figurative si può trovare un’eco di questa sorta di Neo-Decadentismo. "I teenagers del terzo millennio - scrive Luca Beatrice su Arte - riscoprono la malinconia del vecchio dark, si pasticciano la faccia di cerone e mascara come i personaggi dei film di Tim Burton e sparano nei loro Mp3 pezzi che sembrano cover dei Cure e dei Joy Division". Gli artisti italiani citati nell’articolo sono Luigi Presicce, Bartolomeo Migliore, Angelo Filomeno, Nico Vascellari, David Casini e Nicola Bolla, ma a quest’elenco si potrebbero aggiungere Andrea Chiesi, Francesco De Grandi, Andrea Mastrovito, Danilo Buccella ed altri ancora.
Creepy
, titolo rubato alla tradizione pulp dei fumetti dell’orrore, è una mostra che presenta una selezione dei lavori di otto giovani pittori italiani, tutti nati tra il 1977 e il 1983 e accomunati da un gusto cupo e umbratile, che rispecchia diversi modi d’intendere l’immaginario gotico.
Legati agli stilemi grafici dell’illustrazione e del fumetto underground sono i lavori di Elena Rapa (Fano, 1978), che, come in certi cartoni animati giapponesi, dà corpo a malinconiche figure ibride, metà umane e metà animali. Nei dipinti, come nei disegni e nelle illustrazioni, l’artista fabbrica un universo surreale e ipertrofico, che assume i toni di una fiaba allucinata.
Altrettanto grafico è il lavoro di Laura Baldini (Pesaro, 1980), che convoglia nella sua pittura citazioni da maestri rinascimentali come Paolo Uccello ed elementi tipici dell’illustrazione fantasy. Con una grammatica infarcita di ghirigori Liberty, Laura Baldini riesce inventare una sigla stilistica capace di fondere atmosfere medievaleggianti e gusto horror.
Più concreta è, invece, l’arte di Tamara Ferioli (Legnano, 1982), in cui la riflessione intima sul disagio esistenziale si traduce in un disegno delicato, ma incisivo, giocato sulla reiterazione d’inquiete figure femminili e sull’inserimento di capelli umani, di macchie di vino o di frammenti di carta da parati, elementi disturbanti che, in verità, rappresentano le tracce organiche del vissuto quotidiano.
Un lirismo morboso e decadente impregna i dipinti di Aura Zecchini (Peschiera Del Garda, 1983), una crestomazia di fiori vizziti, da cui pare trasparire un sentore palustre di decomposizione. Sono rose stinte dal tempo, simulacri sanguinanti impressi su carte delicate, quasi fossero state conservate tra le pagine di un libro.
La vena onirica dei simbolisti e la grazia dei Preraffaeliti si sommano nello stile di Daniele Giunta (Arona, 1981), costruito sul contrasto luministico tra i bianchi perlacei della seta e le ombre inquiete dei neri più profondi. Con la sua pittura, simile a un diorama d’immagini sognanti e traslucide, l’artista edifica un universo bizzarro, ma coerente, popolato da algide fanciulle e minacciosi fantasmi, come nella più classica delle fiabe nordiche.
Giuliano Sale (Cagliari, 1977) dipinge una galleria di ritratti chimerici, a metà tra fantascienza e orrore, dove bambini dallo sguardo allucinato posano in abiti ispirati all’America Puritana o alla Germania nazista. Attraverso una pittura dai modi realistici e dai contenuti fantastici, l’artista rappresenta in chiave distopica, ma anche ironica, le visioni apocalittiche di un futuro imminente o di un passato alternativo.
Le tele di Silvia Argiolas (Cagliari, 1977), che illustrano sullo sfondo di misteriosi scenari boschivi una carrellata d’inquietanti dark babies, sembrano nate dall’incrocio tra l’immaginario cinematografico timburtoniano e l’estetica dei manga. Le sue bimbe dai capelli blu sono, infatti, accompagnate da un nugolo di coniglietti mutanti che aleggiano, in modo niente affatto rassicurante, fra le tenebrose fronde silvestri.
Affetta da sindrome d’horror vacui è, invece, l’arte di Nunzia Cardone (Cisternino,1984), che affolla le sue opere con migliaia di minuti fiorellini neri, che insieme formano figure a volte riconoscibili a volte indefinite. Influenzata dal Secessionismo viennese e dall’Art Nouveau, l’artista ha elaborato un personalissimo stile che trasferisce sulla tela la minuzia calligrafica dell’illustrazione per l’infanzia.
21
giugno 2007
Creepy
Dal 21 giugno al 21 luglio 2007
arte contemporanea
Location
KGALLERY ARTE CONTEMPORANEA
Legnano, Piazza Europa, 15, (Milano)
Legnano, Piazza Europa, 15, (Milano)
Orario di apertura
gio, ven, sab, dalle 16.30 alle 19.30 e su appuntamento
Vernissage
21 Giugno 2007, ore 21
Autore
Curatore