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Creti, Canova, Hayez: la nascita del gusto moderno tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte
L’esposizione, organizzata dai Musei Civici d’Arte Antica dell’Istituzione Bologna Musei, offrirà ai visitatori la possibilità di ammirare oltre 150 opere della collezione permanente ordinate in un allestimento inusuale che prevede numerosi accostamenti inediti, anche grazie alla presentazione di alcuni lavori solitamente conservati in deposito e di prestiti provenienti da altri musei civici.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Con la mostra Creti, Canova, Hayez. La nascita del gusto moderno
tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte, il museo civico situato al secondo piano di
Palazzo d’Accursio presenta un percorso di visita ridefinito in concomitanza con gli interventi di
ripristino di una parte della copertura dell’edificio avviati lo scorso novembre, il cui completa-
mento è previsto entro luglio 2019.
Durante il periodo di attività del cantiere, condotto dal Settore Manutenzione del Comune di
Bologna, si rende necessario il disallestimento di alcune sale del percorso espositivo per con-
sentire la messa in sicurezza dei soffitti, secondo un criterio di rotazione in base al piano dei
lavori programmato su varie aree della copertura del corpo di fabbrica prospiciente Piazza del
Nettuno. Il progetto di questa mostra origina dunque dalla volontà di continuare a garantire la
fruizione al pubblico della collezione permanente, ricollocandola in altre sale di pertinenza del
museo e presentandola in allestimenti dalla prospettiva rinnovata.
La prima esposizione in ordine di tempo Creti, Canova, Hayez. La nascita del gusto moderno tra
‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte, organizzata dai Musei Civici d’Arte Antica dell’Isti-
tuzione Bologna Musei con la curatela di Silvia Battistini e Massimo Medica, consente di ammira-
re oltre 150 opere ordinate secondo numerosi accostamenti inediti, anche grazie alla presenta-
zione di alcuni lavori solitamente conservati in deposito - è il caso dei pastelli e dei dipinti di
Angelo Crescimbeni, Sebastiano Gamma e Coriolano Vighi - e di prestiti provenienti da altri mu-
sei civici come il Museo Civico Archeologico, il Museo Civico Medievale e il MAMbo – Museo
d’Arte Moderna di Bologna.
La mostra si sofferma sulla ripresa ricorsiva di modelli delle epoche precedenti da parte degli
artisti che operarono durante il XVIII e il XIX secolo, mettendo a confronto stili e iconografie di
importanti autori non solo bolognesi. La sintesi che ne nacque gettò le fondamenta del gusto
contemporaneo, creando i presupposti teorici ed estetici anche per le avanguardie del primo
Novecento.
A fronte della chiusura di sette sale in questa fase di cantierizzazione - la Galleria Vidoniana, le
sale 8, 9 e 10 della Pinacoteca, la sala 11 nell’ala Rusconi, le sale 19 e 20 dedicate a Pelagio Pa-
lagi – il percorso espositivo della mostra si snoda attraverso la magnifica sala 17 (nota come
Sala Urbana), le sale 14-16 (ala Rusconi),18 e 23-25. Questi ultimi tre ambienti, inclusi
nell’assetto museografico delle Collezioni Comunali d’Arte al momento della loro istituzione nel
1936, erano compresi negli spazi espositivi del Museo Morandi - prima del suo trasferimento
presso l’ex Forno del Pane - e non sono stati interessati dai problemi strutturali causati dal ter-
remoto del 2012, che hanno coinvolto alcuni spazi vicini.
1
La minore estensione dell’area espositiva temporaneamente a disposizione ha fatto optare per
un allestimento nella Sala Urbana dei dipinti del XVIII secolo, abitualmente divisi tra la Galleria
Vidoniana e le sale 8 e 9, secondo il gusto delle antiche quadrerie dei palazzi senatori bolognesi
in cui i dipinti, disposti senza cesure spaziali sulle pareti, si rincorrono l’uno con l’altro raccon-
tando ognuno la propria storia e, contemporaneamente, suggerendo nuove chiavi di lettura per
le opere vicine.
Il percorso continua nelle sale 14, 15 e 16 (Boschereccia), dove si è ricostruito un itinerario
dedicato all’evoluzione del paesaggio tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo e in cui si può ammira-
re l’Apollino di Antonio Canova. Le novità stilistiche affermatesi con la pittura sciolta e veloce
di Giovanni Antonio Burrini e di Giuseppe Maria Crespi, la fiabesca interpretazione del mito
nei dipinti di Donato Creti, che anticipa la visione romantica rileggendo i modelli del classici-
smo seicentesco, il linguaggio umanissimo delle enfatiche rappresentazioni religiose e delle rie-
vocazioni storiche della famiglia Gandolfi, sono gli elementi su cui si costituisce l’arte del Set-
tecento bolognese, che ritorneranno rivisitati in momenti diversi nel corso dell’Ottocento.
Il recupero del gusto dell’antichità classica con cui si apre l’Ottocento - qui mirabilmente testi-
moniato dalla citazione della ritrattistica romana di epoca repubblicana che si può cogliere nel
Ritratto di vecchio, modellato in terracotta da Antonio Canova - è solo il primo dei tanti ritorni
al passato, che furono il filo conduttore delle scelte artistiche e ideologiche del secolo.
Il longevo Pelagio Palagi attraversò almeno tre di queste correnti culturali, soppiantando via via
le citazioni dell’arte classica con quelle della pittura idealizzata del Rinascimento toscano, ma
sempre utilizzando le narrazioni di vite eroiche per incitare i suoi contemporanei a perseguire
esempi di nobiltà morale ed etica. Infatti nel XIX secolo l’arte diventa espressione delle nuove
ideologie e si trova a condividere con letteratura e musica le linee programmatiche delle nuove
correnti culturali. Il primo Impero, la Restaurazione, i moti risorgimentali, l’Italia unita trovano
un loro parallelo nel Neoclassicismo, nel Romanticismo, nel Naturalismo e nel Verismo.
Questa fertile continuità è ben rappresentata nella sala 18, con la ricostruzione del salottino
barocco di una famiglia nobile bolognese, i Rusconi, in cui gli elementi di arredo alla moda de-
gli ultimi decenni del Settecento si mescolano ad una stratificazione di beni familiari acquisiti
nel secolo precedente, per essere infine aggiornati da suppellettili ottocentesche.
Da qui si raggiungono tre sale (23, 24, 25) aggiunte al museo, che, costeggiando il cortile d’ono-
re del Palazzo, riconducono nella Sala Farnese.
Sulle pareti della sala 23 si susseguono i ritratti di uomini e donne le cui espressioni e i cui volti
testimoniano l’evoluzione del gusto e della moda nel corso di un secolo, dal 1750 al 1850, fino
ad arrivare all’affermazione di quelle fogge e di quei decori che Guido Gozzano definì “buone
cose di pessimo gusto”, che di fatto furono un ritorno alla complessità dell’abbigliamento e del-
le acconciature, dopo le semplificazioni neoclassiche di età repubblicana e napoleonica.
La sala 24 documenta come la passione e la retorica politica del Risorgimento italiano alimen-
tarono direttamente il linguaggio artistico degli esponenti del Romanticismo. Una fertile gene-
razione di artisti che ormai si riconosceva come italiana, in quanto formatasi nei principali ate-
lier e cantieri decorativi di Roma, Venezia, Milano e Torino, è qui ben rappresentata dalle opere
di Clemente Albéri, Ferdinando Cavalieri, Cincinnato Baruzzi; nella loro arte una rigorosa cor-
rettezza formale di ascendenza rinascimentale si unisce ad una nuova ricerca sugli effetti della
luce e sui toni cromatici.
2
Infine nella sala 25 si narra il passaggio delle arti dal Romanticismo al Verismo di fine secolo.
Esponente di spicco di questa temperie fu Francesco Hayez, caposcuola del romanticismo pit-
torico italiano, la cui sensibilità, a dispetto di soluzioni formali ancora influenzate dal canone
classico, maturò progressivamente interesse verso nuovi temi storici di valore civico-politico.
L’evoluzione del suo stile pittorico viene ricostruito grazie anche a due opere provenienti dal
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna: dalla formazione a fianco di Palagi nei cantieri neo-
classici fino ad incarnare il pittore ideale agli occhi di Giuseppe Mazzini.
Il recupero della pennellata rapida e informale tardobarocca sta alla base del rinnovamento sti-
listico dei due decenni a cavallo dell’Unità d’Italia (1860-1880), ben rappresentati dalla pittura
verista di Raffaele Faccioli, Antonio Mancini, Coriolano Vighi, e dalle sculture dei giovani Gior-
gio Kienerk e Giuseppe Varlese, in cui sono ormai acquisite e reinterpretate le rivoluzionarie
teorie sull’arte sostenute dal cenacolo dei Macchiaioli. Innovazione fondamentale per aprire la
strada alle sperimentazioni che chiuderanno il secolo, testimoniate in mostra dal dipinto di Al-
fredo Savini, riuscita fusione di pittura simbolista e divisionista, che ormai preannuncia il gusto
dell’arte floreale con cui si chiuderà l’Ottocento.
Nelle didascalie delle opere si è indicato come ne è avvenuta l’acquisizione da parte del Comu-
ne di Bologna, tralasciando solo i più recenti acquisti sul mercato antiquario e le poche prove-
nienze non conosciute. Si può così comprendere lo stretto rapporto che nei secoli ha legato il
collezionismo privato cittadino a questo luogo di pubblica conservazione e fruizione, legame
ancora oggi vitale grazie a donazioni e comodati. Da cinque secoli infatti il Palazzo Comunale
custodisce importanti opere d’arte di inestimabile valore e bellezza, mettendole a disposizione
del pubblico.
Una diversificata attività didattica e divulgativa indirizzata a bambini e adulti faciliterà la visi-
ta alla mostra e consentirà l’approfondimento di tematiche specifiche.
Un’ulteriore opportunità di conoscenza sarà fornita da speciali appuntamenti di cantiere-aper-
to con i restauratori della ditta Leonardo S.r.l., che illustreranno la messa in sicurezza della
pala d'altare di epoca bentivolesca di Pittore bolognese (seconda metà del XV secolo), Padre
Eterno, Madonna adorante il Bambino con i santi Antonio abate e Bernardino, e della predella
Storie di san Bernardino, proveniente dalla Chiesa dell'Osservanza di Bologna.
Il programma completo degli appuntamenti è disponibile sul sito www.museibologna.it/artean-
tica.
In concomitanza dell’esposizione, il Museo Civico Archeologico promuove una riflessione affine
sui temi del collezionismo e delle raccolte permanenti con la mostra RITRATTI DI FAMIGLIA.
Personaggi, oggetti, storie del Museo Civico fra Bologna, l’Italia e l’Europa, visibile fino al
19 agosto 2018. A causa della chiusura del primo piano per interventi di parziale ripristino della
copertura, la mostra presenta le vicende di diciotto personaggi legati al museo, a cui si affian-
cano le storie degli oggetti archeologici, della formazione delle raccolte, della storia di Bologna
e dei suoi vivaci istituti culturali, in una narrazione a più voci che proietta la città in un panora-
ma italiano ed europeo già a partire dal XVI secolo.
Due occasioni espositive indipendenti, e accomunate da rilevanti investimenti strutturali di ri-
qualificazione, che sottolineano la centralità del sistema culturale e dei beni storico-artistici
come patrimonio di valori e narrazioni su cui si fonda la cifra identitaria di Bologna e la sua pro-
iezione nel futuro, capace di coinvolgere non solo i cittadini residenti ma anche i visitatori oc-
casionali e i turisti sempre più numerosi che la città attrae.
tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte, il museo civico situato al secondo piano di
Palazzo d’Accursio presenta un percorso di visita ridefinito in concomitanza con gli interventi di
ripristino di una parte della copertura dell’edificio avviati lo scorso novembre, il cui completa-
mento è previsto entro luglio 2019.
Durante il periodo di attività del cantiere, condotto dal Settore Manutenzione del Comune di
Bologna, si rende necessario il disallestimento di alcune sale del percorso espositivo per con-
sentire la messa in sicurezza dei soffitti, secondo un criterio di rotazione in base al piano dei
lavori programmato su varie aree della copertura del corpo di fabbrica prospiciente Piazza del
Nettuno. Il progetto di questa mostra origina dunque dalla volontà di continuare a garantire la
fruizione al pubblico della collezione permanente, ricollocandola in altre sale di pertinenza del
museo e presentandola in allestimenti dalla prospettiva rinnovata.
La prima esposizione in ordine di tempo Creti, Canova, Hayez. La nascita del gusto moderno tra
‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte, organizzata dai Musei Civici d’Arte Antica dell’Isti-
tuzione Bologna Musei con la curatela di Silvia Battistini e Massimo Medica, consente di ammira-
re oltre 150 opere ordinate secondo numerosi accostamenti inediti, anche grazie alla presenta-
zione di alcuni lavori solitamente conservati in deposito - è il caso dei pastelli e dei dipinti di
Angelo Crescimbeni, Sebastiano Gamma e Coriolano Vighi - e di prestiti provenienti da altri mu-
sei civici come il Museo Civico Archeologico, il Museo Civico Medievale e il MAMbo – Museo
d’Arte Moderna di Bologna.
La mostra si sofferma sulla ripresa ricorsiva di modelli delle epoche precedenti da parte degli
artisti che operarono durante il XVIII e il XIX secolo, mettendo a confronto stili e iconografie di
importanti autori non solo bolognesi. La sintesi che ne nacque gettò le fondamenta del gusto
contemporaneo, creando i presupposti teorici ed estetici anche per le avanguardie del primo
Novecento.
A fronte della chiusura di sette sale in questa fase di cantierizzazione - la Galleria Vidoniana, le
sale 8, 9 e 10 della Pinacoteca, la sala 11 nell’ala Rusconi, le sale 19 e 20 dedicate a Pelagio Pa-
lagi – il percorso espositivo della mostra si snoda attraverso la magnifica sala 17 (nota come
Sala Urbana), le sale 14-16 (ala Rusconi),18 e 23-25. Questi ultimi tre ambienti, inclusi
nell’assetto museografico delle Collezioni Comunali d’Arte al momento della loro istituzione nel
1936, erano compresi negli spazi espositivi del Museo Morandi - prima del suo trasferimento
presso l’ex Forno del Pane - e non sono stati interessati dai problemi strutturali causati dal ter-
remoto del 2012, che hanno coinvolto alcuni spazi vicini.
1
La minore estensione dell’area espositiva temporaneamente a disposizione ha fatto optare per
un allestimento nella Sala Urbana dei dipinti del XVIII secolo, abitualmente divisi tra la Galleria
Vidoniana e le sale 8 e 9, secondo il gusto delle antiche quadrerie dei palazzi senatori bolognesi
in cui i dipinti, disposti senza cesure spaziali sulle pareti, si rincorrono l’uno con l’altro raccon-
tando ognuno la propria storia e, contemporaneamente, suggerendo nuove chiavi di lettura per
le opere vicine.
Il percorso continua nelle sale 14, 15 e 16 (Boschereccia), dove si è ricostruito un itinerario
dedicato all’evoluzione del paesaggio tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo e in cui si può ammira-
re l’Apollino di Antonio Canova. Le novità stilistiche affermatesi con la pittura sciolta e veloce
di Giovanni Antonio Burrini e di Giuseppe Maria Crespi, la fiabesca interpretazione del mito
nei dipinti di Donato Creti, che anticipa la visione romantica rileggendo i modelli del classici-
smo seicentesco, il linguaggio umanissimo delle enfatiche rappresentazioni religiose e delle rie-
vocazioni storiche della famiglia Gandolfi, sono gli elementi su cui si costituisce l’arte del Set-
tecento bolognese, che ritorneranno rivisitati in momenti diversi nel corso dell’Ottocento.
Il recupero del gusto dell’antichità classica con cui si apre l’Ottocento - qui mirabilmente testi-
moniato dalla citazione della ritrattistica romana di epoca repubblicana che si può cogliere nel
Ritratto di vecchio, modellato in terracotta da Antonio Canova - è solo il primo dei tanti ritorni
al passato, che furono il filo conduttore delle scelte artistiche e ideologiche del secolo.
Il longevo Pelagio Palagi attraversò almeno tre di queste correnti culturali, soppiantando via via
le citazioni dell’arte classica con quelle della pittura idealizzata del Rinascimento toscano, ma
sempre utilizzando le narrazioni di vite eroiche per incitare i suoi contemporanei a perseguire
esempi di nobiltà morale ed etica. Infatti nel XIX secolo l’arte diventa espressione delle nuove
ideologie e si trova a condividere con letteratura e musica le linee programmatiche delle nuove
correnti culturali. Il primo Impero, la Restaurazione, i moti risorgimentali, l’Italia unita trovano
un loro parallelo nel Neoclassicismo, nel Romanticismo, nel Naturalismo e nel Verismo.
Questa fertile continuità è ben rappresentata nella sala 18, con la ricostruzione del salottino
barocco di una famiglia nobile bolognese, i Rusconi, in cui gli elementi di arredo alla moda de-
gli ultimi decenni del Settecento si mescolano ad una stratificazione di beni familiari acquisiti
nel secolo precedente, per essere infine aggiornati da suppellettili ottocentesche.
Da qui si raggiungono tre sale (23, 24, 25) aggiunte al museo, che, costeggiando il cortile d’ono-
re del Palazzo, riconducono nella Sala Farnese.
Sulle pareti della sala 23 si susseguono i ritratti di uomini e donne le cui espressioni e i cui volti
testimoniano l’evoluzione del gusto e della moda nel corso di un secolo, dal 1750 al 1850, fino
ad arrivare all’affermazione di quelle fogge e di quei decori che Guido Gozzano definì “buone
cose di pessimo gusto”, che di fatto furono un ritorno alla complessità dell’abbigliamento e del-
le acconciature, dopo le semplificazioni neoclassiche di età repubblicana e napoleonica.
La sala 24 documenta come la passione e la retorica politica del Risorgimento italiano alimen-
tarono direttamente il linguaggio artistico degli esponenti del Romanticismo. Una fertile gene-
razione di artisti che ormai si riconosceva come italiana, in quanto formatasi nei principali ate-
lier e cantieri decorativi di Roma, Venezia, Milano e Torino, è qui ben rappresentata dalle opere
di Clemente Albéri, Ferdinando Cavalieri, Cincinnato Baruzzi; nella loro arte una rigorosa cor-
rettezza formale di ascendenza rinascimentale si unisce ad una nuova ricerca sugli effetti della
luce e sui toni cromatici.
2
Infine nella sala 25 si narra il passaggio delle arti dal Romanticismo al Verismo di fine secolo.
Esponente di spicco di questa temperie fu Francesco Hayez, caposcuola del romanticismo pit-
torico italiano, la cui sensibilità, a dispetto di soluzioni formali ancora influenzate dal canone
classico, maturò progressivamente interesse verso nuovi temi storici di valore civico-politico.
L’evoluzione del suo stile pittorico viene ricostruito grazie anche a due opere provenienti dal
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna: dalla formazione a fianco di Palagi nei cantieri neo-
classici fino ad incarnare il pittore ideale agli occhi di Giuseppe Mazzini.
Il recupero della pennellata rapida e informale tardobarocca sta alla base del rinnovamento sti-
listico dei due decenni a cavallo dell’Unità d’Italia (1860-1880), ben rappresentati dalla pittura
verista di Raffaele Faccioli, Antonio Mancini, Coriolano Vighi, e dalle sculture dei giovani Gior-
gio Kienerk e Giuseppe Varlese, in cui sono ormai acquisite e reinterpretate le rivoluzionarie
teorie sull’arte sostenute dal cenacolo dei Macchiaioli. Innovazione fondamentale per aprire la
strada alle sperimentazioni che chiuderanno il secolo, testimoniate in mostra dal dipinto di Al-
fredo Savini, riuscita fusione di pittura simbolista e divisionista, che ormai preannuncia il gusto
dell’arte floreale con cui si chiuderà l’Ottocento.
Nelle didascalie delle opere si è indicato come ne è avvenuta l’acquisizione da parte del Comu-
ne di Bologna, tralasciando solo i più recenti acquisti sul mercato antiquario e le poche prove-
nienze non conosciute. Si può così comprendere lo stretto rapporto che nei secoli ha legato il
collezionismo privato cittadino a questo luogo di pubblica conservazione e fruizione, legame
ancora oggi vitale grazie a donazioni e comodati. Da cinque secoli infatti il Palazzo Comunale
custodisce importanti opere d’arte di inestimabile valore e bellezza, mettendole a disposizione
del pubblico.
Una diversificata attività didattica e divulgativa indirizzata a bambini e adulti faciliterà la visi-
ta alla mostra e consentirà l’approfondimento di tematiche specifiche.
Un’ulteriore opportunità di conoscenza sarà fornita da speciali appuntamenti di cantiere-aper-
to con i restauratori della ditta Leonardo S.r.l., che illustreranno la messa in sicurezza della
pala d'altare di epoca bentivolesca di Pittore bolognese (seconda metà del XV secolo), Padre
Eterno, Madonna adorante il Bambino con i santi Antonio abate e Bernardino, e della predella
Storie di san Bernardino, proveniente dalla Chiesa dell'Osservanza di Bologna.
Il programma completo degli appuntamenti è disponibile sul sito www.museibologna.it/artean-
tica.
In concomitanza dell’esposizione, il Museo Civico Archeologico promuove una riflessione affine
sui temi del collezionismo e delle raccolte permanenti con la mostra RITRATTI DI FAMIGLIA.
Personaggi, oggetti, storie del Museo Civico fra Bologna, l’Italia e l’Europa, visibile fino al
19 agosto 2018. A causa della chiusura del primo piano per interventi di parziale ripristino della
copertura, la mostra presenta le vicende di diciotto personaggi legati al museo, a cui si affian-
cano le storie degli oggetti archeologici, della formazione delle raccolte, della storia di Bologna
e dei suoi vivaci istituti culturali, in una narrazione a più voci che proietta la città in un panora-
ma italiano ed europeo già a partire dal XVI secolo.
Due occasioni espositive indipendenti, e accomunate da rilevanti investimenti strutturali di ri-
qualificazione, che sottolineano la centralità del sistema culturale e dei beni storico-artistici
come patrimonio di valori e narrazioni su cui si fonda la cifra identitaria di Bologna e la sua pro-
iezione nel futuro, capace di coinvolgere non solo i cittadini residenti ma anche i visitatori oc-
casionali e i turisti sempre più numerosi che la città attrae.
16
marzo 2018
Creti, Canova, Hayez: la nascita del gusto moderno tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte
Dal 16 marzo al 07 ottobre 2018
arte antica
Location
PALAZZO D’ACCURSIO
Bologna, Piazza Maggiore, 6, (Bologna)
Bologna, Piazza Maggiore, 6, (Bologna)
Biglietti
€ 5 intero | € 3 ridotto gratuito Card Musei Metropolitani Bologna e la prima domenica del mese
Orario di apertura
Da martedì a domenica h 10.00 - 18.30
Chiuso i lunedì non festivi e 1° maggio
Vernissage
16 Marzo 2018, h 18
Curatore