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Cristiano Bianchin / Aldo Grazzi
Una selezione di opere che dialogano visivamente attraverso un percorso espositivo nelle sale della galleria
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 17 febbraio al 31 marzo 2018 Caterina Tognon Arte Contemporanea è lieta di
presentare Cristiano Bianchin e Aldo Grazzi con una selezione di opere che dialogano
visivamente attraverso un percorso espositivo nelle sale della galleria.
Inizia in quest’occasione un nuovo, stretto rapporto con Cristiano Bianchin (Venezia,
1963), uno dei pochi artisti italiani che decide di dedicare il suo pensiero, le idee, il tempo
e le forze al mondo di Murano.
Fondamentale nel suo percorso è la fornace muranese Anfora, guidata da Renzo Ferro
con il maestro vetraio Andrea Zilio e il maestro molatore Giacomo Barbini, che diviene per
lui sia una sorta di studio sia un habitat. È qui che la fluidità del pensiero e la visionarietà
dell’artista trovano nelle mani dei vetrai un modus operandi che riesce a rispecchiare in
maniera perfetta il suo intento.
In mostra, ad esempio, sono alcune Crisalidi, opere in vetro nero opaco ispirate alla
scultura primitiva africana e realizzate a Murano negli anni Duemila; alcune tele più recenti
ricoperte in tessuto, materiale ricorrente nei suoi lavori; e un Raccoglitore di pensieri,
oggetto ispirato alle urne funerarie, voluto per trattenere, simbolicamente, l’immaginazione
creativa. Recentemente quest’ultimo è stato presentato alla consegna del Premio Glass in
Venice, 2017 a lui dedicato.
Continua felicemente da diversi anni la collaborazione di Aldo Grazzi (Mantova, 1954)
con Caterina Tognon. L’artista espone alcune opere pittoriche nate nel corso del suo
periodo trascorso a Perugia tra gli anni Novanta e Duemila, suggestionato dai crocifissi
sospesi sopra agli altari e dalle numerose pale presenti nelle chiese romano-gotiche
dell’Umbria. Si tratta di alcuni lavori in cui vi è una risoluzione geometrica della figura
umana realizzata in un’estremizzazione pittorica condotta in bianco e nero. Il nero è
accompagnato da un riflesso che corrisponde al suo spettro, ovvero una trasparenza
gialla che nella pittura romana si riteneva fosse il suo complementare. In questo modo
l’opera assume una tridimensionalità apparente, relazionandosi anche con lo spazio
espositivo grazie alla collocazione aerea della tela, quasi ad ambiente, così la sua
rappresentazione evoca una figura che abbraccia e misura lo spazio circostante. In
aggiunta, vengono presentati alcuni dipinti di piccolo formato appartenenti all'ultimo corpus
di lavori, intitolato La notte del gelsomino, proveniente dalla recente esposizione al
Palazzo Ducale di Mantova: raffinati olii su tela che parlano della dimensione notturna
della natura, riferimento e leitmotiv della sua ultima produzione.
L’artista ha dedicato tre anni a un intenso, metodico, lavoro di ricerca e rappresentazione
della notte, in cui vi è l’utilizzo di una pittura a olio memore di una matrice romantica,
un’empatia con il cespuglio di gelsomino addossato all’entrata del suo studio, indagato
nelle sue ombre.
Grazzi racconta, così, di come può nascere un’ispirazione che è intuizione artistica: “Se
l’artista intuisce il riverbero dell’increato, se egli risuona all’approssimarsi di quell’abisso
dove convivono tutta la luce e tutto il buio, tutto il visibile e tutto l’invisibile, tutte le forme e
tutti i significati percepiti in un solo insostenibile istante, ciò che egli vede è l’approssimarsi
di una immagine dell’anima, o meglio, l’impronta dell’increato impressa sulla mutevole e
trasparente consistenza dell’anima stessa. In un solo attimo un’immagine si rivela ed in
quella immagine, ancora impronunciata perché senza nome, si delinea il disegno di
un’opera o dell’operare di una vita intera”.
Cristiano Bianchin nasce nel 1963 a Venezia, dove vive e lavora. Consegue gli studi
presso l’Accademia di Belle Arti frequentando il corso del Maestro Emilio Vedova e
diplomandosi nel 1987 nella Sezione di pittura. Concepisce il proprio linguaggio come una
dichiarazione di poetica relativa a una richiesta di scambio tra sensualità dello sguardo ed
i materiali utilizzati in arte. Le installazioni in canapa, che elabora e progetta dal 1983, ma
anche i disegni, costituiscono una componente essenziale e sintomatica di quella libera
ricerca sviluppatasi nei diversi settori del suo linguaggio visivo. Nel 1992 inizia le prime
ricerche con la materia vitrea frequentando assiduamente le fornaci di Murano a Venezia.
Nasce, così, una grande passione che caratterizza costantemente il suo operare; da allora
Bianchin ha fatto di Murano il suo luogo di lavoro.
Per l’artista veneziano progettare con il vetro costituisce una necessaria lunga mano del
linguaggio artistico, credendo fortemente sulla validità classica delle tecniche vetrarie
muranesi e mettendole a confronto con nuovi e più attuali linguaggi formali. I temi
principali, sviluppati con il vetro, ma anche con il tessile o il disegno, sono riferiti
soprattutto al corpo umano: tema principe della scultura di tutti i tempi, riportato alla scala
di un oggetto.
Si ricorda che nel 2011 a Parigi gli viene dedicata una sala personale presso il Musée des
Arts Décoratifs in occasione dell’esposizione Verre à Venise. 3 artistes, 3 visions -
Cristiano Bianchin, Yoichi Ohira, Laura de Santillana, mostra itinerante inauguratasi a New
York nel 2009 alla galleria Barry Friedman Ltd. con il titolo originale Venice. 3 Visions in
Glass - Cristiano Bianchin, Yoichi Ohira, Laura de Santillana; inoltre è importante riportare
che Osservatorio Pubblico, una sua installazione di opere in vetro molato, canapa e legno
è stata esposta all’interno del piano nobile di Museo Palazzo Fortuny, Venezia.
Aldo Grazzi nasce nel 1954 a Pomponesco (Mantova), vive e lavora a Perugia e Venezia.
E’ docente di Pittura e di Tecniche Extramediali presso l’Accademia di Belle Arti di
Venezia. Le opere dell’artista implicano sempre rigorose discipline tecniche compiute
manualmente in prima persona, come, ad esempio, ritagliando reti, dipingendo o
lavorando al telaio perline in pasta di vetro. Alcuni viaggi in Africa (1987/93) costituiscono
l'occasione per realizzare lavori insieme ad appartenenti alle tribù Maasai e Samburu, da
cui vi è l’inizio da parte sua dell’uso della perlina. Durante gli anni Novanta è partecipe del
clima bolognese legato alla Galleria Neon. Progressivamente Grazzi avverte la necessità
di sviluppare il suo percorso concentrandosi esclusivamente sul proprio fare estetico,
appartandosi rispetto al clima di condivisione precedente. Giunge così ad elaborare una
gestualità del fare resa esercizio virtuoso, complesso e totalizzante.
Tra le mostre, si ricordano: I fiorellini di Carla, Palazzo Da Ponte, Caterina Tognon Arte
Contemporanea, 2009; I fiorellini di Carla, Rotonda di San Lorenzo, Mantova, in
collaborazione con Caterina Tognon Arte Contemporanea, 2012; Aldo Grazzi. Giardino
d’inverno, Caterina Tognon Arte Contemporanea, Ca Nova di Palazzo Treves, 2016; e le
sue partecipazioni alle ultime due importanti collettive di Museo Palazzo Fortuny,
Proportio, 2015, e Intuition, 2017.
presentare Cristiano Bianchin e Aldo Grazzi con una selezione di opere che dialogano
visivamente attraverso un percorso espositivo nelle sale della galleria.
Inizia in quest’occasione un nuovo, stretto rapporto con Cristiano Bianchin (Venezia,
1963), uno dei pochi artisti italiani che decide di dedicare il suo pensiero, le idee, il tempo
e le forze al mondo di Murano.
Fondamentale nel suo percorso è la fornace muranese Anfora, guidata da Renzo Ferro
con il maestro vetraio Andrea Zilio e il maestro molatore Giacomo Barbini, che diviene per
lui sia una sorta di studio sia un habitat. È qui che la fluidità del pensiero e la visionarietà
dell’artista trovano nelle mani dei vetrai un modus operandi che riesce a rispecchiare in
maniera perfetta il suo intento.
In mostra, ad esempio, sono alcune Crisalidi, opere in vetro nero opaco ispirate alla
scultura primitiva africana e realizzate a Murano negli anni Duemila; alcune tele più recenti
ricoperte in tessuto, materiale ricorrente nei suoi lavori; e un Raccoglitore di pensieri,
oggetto ispirato alle urne funerarie, voluto per trattenere, simbolicamente, l’immaginazione
creativa. Recentemente quest’ultimo è stato presentato alla consegna del Premio Glass in
Venice, 2017 a lui dedicato.
Continua felicemente da diversi anni la collaborazione di Aldo Grazzi (Mantova, 1954)
con Caterina Tognon. L’artista espone alcune opere pittoriche nate nel corso del suo
periodo trascorso a Perugia tra gli anni Novanta e Duemila, suggestionato dai crocifissi
sospesi sopra agli altari e dalle numerose pale presenti nelle chiese romano-gotiche
dell’Umbria. Si tratta di alcuni lavori in cui vi è una risoluzione geometrica della figura
umana realizzata in un’estremizzazione pittorica condotta in bianco e nero. Il nero è
accompagnato da un riflesso che corrisponde al suo spettro, ovvero una trasparenza
gialla che nella pittura romana si riteneva fosse il suo complementare. In questo modo
l’opera assume una tridimensionalità apparente, relazionandosi anche con lo spazio
espositivo grazie alla collocazione aerea della tela, quasi ad ambiente, così la sua
rappresentazione evoca una figura che abbraccia e misura lo spazio circostante. In
aggiunta, vengono presentati alcuni dipinti di piccolo formato appartenenti all'ultimo corpus
di lavori, intitolato La notte del gelsomino, proveniente dalla recente esposizione al
Palazzo Ducale di Mantova: raffinati olii su tela che parlano della dimensione notturna
della natura, riferimento e leitmotiv della sua ultima produzione.
L’artista ha dedicato tre anni a un intenso, metodico, lavoro di ricerca e rappresentazione
della notte, in cui vi è l’utilizzo di una pittura a olio memore di una matrice romantica,
un’empatia con il cespuglio di gelsomino addossato all’entrata del suo studio, indagato
nelle sue ombre.
Grazzi racconta, così, di come può nascere un’ispirazione che è intuizione artistica: “Se
l’artista intuisce il riverbero dell’increato, se egli risuona all’approssimarsi di quell’abisso
dove convivono tutta la luce e tutto il buio, tutto il visibile e tutto l’invisibile, tutte le forme e
tutti i significati percepiti in un solo insostenibile istante, ciò che egli vede è l’approssimarsi
di una immagine dell’anima, o meglio, l’impronta dell’increato impressa sulla mutevole e
trasparente consistenza dell’anima stessa. In un solo attimo un’immagine si rivela ed in
quella immagine, ancora impronunciata perché senza nome, si delinea il disegno di
un’opera o dell’operare di una vita intera”.
Cristiano Bianchin nasce nel 1963 a Venezia, dove vive e lavora. Consegue gli studi
presso l’Accademia di Belle Arti frequentando il corso del Maestro Emilio Vedova e
diplomandosi nel 1987 nella Sezione di pittura. Concepisce il proprio linguaggio come una
dichiarazione di poetica relativa a una richiesta di scambio tra sensualità dello sguardo ed
i materiali utilizzati in arte. Le installazioni in canapa, che elabora e progetta dal 1983, ma
anche i disegni, costituiscono una componente essenziale e sintomatica di quella libera
ricerca sviluppatasi nei diversi settori del suo linguaggio visivo. Nel 1992 inizia le prime
ricerche con la materia vitrea frequentando assiduamente le fornaci di Murano a Venezia.
Nasce, così, una grande passione che caratterizza costantemente il suo operare; da allora
Bianchin ha fatto di Murano il suo luogo di lavoro.
Per l’artista veneziano progettare con il vetro costituisce una necessaria lunga mano del
linguaggio artistico, credendo fortemente sulla validità classica delle tecniche vetrarie
muranesi e mettendole a confronto con nuovi e più attuali linguaggi formali. I temi
principali, sviluppati con il vetro, ma anche con il tessile o il disegno, sono riferiti
soprattutto al corpo umano: tema principe della scultura di tutti i tempi, riportato alla scala
di un oggetto.
Si ricorda che nel 2011 a Parigi gli viene dedicata una sala personale presso il Musée des
Arts Décoratifs in occasione dell’esposizione Verre à Venise. 3 artistes, 3 visions -
Cristiano Bianchin, Yoichi Ohira, Laura de Santillana, mostra itinerante inauguratasi a New
York nel 2009 alla galleria Barry Friedman Ltd. con il titolo originale Venice. 3 Visions in
Glass - Cristiano Bianchin, Yoichi Ohira, Laura de Santillana; inoltre è importante riportare
che Osservatorio Pubblico, una sua installazione di opere in vetro molato, canapa e legno
è stata esposta all’interno del piano nobile di Museo Palazzo Fortuny, Venezia.
Aldo Grazzi nasce nel 1954 a Pomponesco (Mantova), vive e lavora a Perugia e Venezia.
E’ docente di Pittura e di Tecniche Extramediali presso l’Accademia di Belle Arti di
Venezia. Le opere dell’artista implicano sempre rigorose discipline tecniche compiute
manualmente in prima persona, come, ad esempio, ritagliando reti, dipingendo o
lavorando al telaio perline in pasta di vetro. Alcuni viaggi in Africa (1987/93) costituiscono
l'occasione per realizzare lavori insieme ad appartenenti alle tribù Maasai e Samburu, da
cui vi è l’inizio da parte sua dell’uso della perlina. Durante gli anni Novanta è partecipe del
clima bolognese legato alla Galleria Neon. Progressivamente Grazzi avverte la necessità
di sviluppare il suo percorso concentrandosi esclusivamente sul proprio fare estetico,
appartandosi rispetto al clima di condivisione precedente. Giunge così ad elaborare una
gestualità del fare resa esercizio virtuoso, complesso e totalizzante.
Tra le mostre, si ricordano: I fiorellini di Carla, Palazzo Da Ponte, Caterina Tognon Arte
Contemporanea, 2009; I fiorellini di Carla, Rotonda di San Lorenzo, Mantova, in
collaborazione con Caterina Tognon Arte Contemporanea, 2012; Aldo Grazzi. Giardino
d’inverno, Caterina Tognon Arte Contemporanea, Ca Nova di Palazzo Treves, 2016; e le
sue partecipazioni alle ultime due importanti collettive di Museo Palazzo Fortuny,
Proportio, 2015, e Intuition, 2017.
17
febbraio 2018
Cristiano Bianchin / Aldo Grazzi
Dal 17 febbraio al 31 marzo 2018
arte contemporanea
Location
CATERINA TOGNON ARTE CONTEMPORANEA
Venezia, San Marco (Campo San Maurizio), 2746, (Venezia)
Venezia, San Marco (Campo San Maurizio), 2746, (Venezia)
Orario di apertura
martedì – sabato: 10.00 – 19.00
Vernissage
17 Febbraio 2018, h 10
Autore