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Cristiano Carotti – Stessa spiaggia stesso mare
Muovendosi fra pittura, scultura, installazione e video, Cristiano Carotti si dedica alla ricerca sulle dinamiche sociali, indagate nelle loro derive più estreme attraverso lo studio del potere archetipico del simbolo all’interno delle comunità
Comunicato stampa
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Cosa ha trasformato, nella visione di un artista, l’icona per eccellenza dell’italiano medio vacanziero in un rozzo strumento di autodifesa popolare? Com’è stato possibile che il Mediterraneo tornasse a essere percepito dall’opinione pubblica come un simbolo di paura e minaccia, le emozioni cioè che il mare nostrum suscitava nei marinai di un tempo anteriore alla modernità? Sono queste le domande al centro di Stessa spiaggia, stesso mare, la personale di Cristiano Carotti.
Artista che si muove fra pittura, scultura, installazione e video, Carotti con questa nuova personale aggiunge un ulteriore tassello alla propria ricerca sulle dinamiche sociali, indagate nelle loro derive più estreme attraverso lo studio del potere archetipico del simbolo all’interno delle comunità. In particolare, le opere di Stessa spiaggia, stesso mare fanno parte del lavoro legato allo studio del Mediterraneo e dei più recenti flussi migratori che lo stanno interessando. Riprendendo alcuni motivi dei miti classici, riattualizzati secondo la propria poetica, Carotti ci spinge a riflettere sulle reazioni scomposte che questi fenomeni provocano nell’opinione pubblica e sul nuovo significato minaccioso del mare nell’immaginario della società italiana ed europea.
Durante il periodo classico le leggende che circondavano il bacino del Mediterraneo vedevano protagonisti terribili mostri e incredibili creature marine che lo governavano e proteggevano: un viaggio in mare a bordo di una trireme era certamente una faccenda pericolosa e figure come Scilla o Cariddi servivano per tenere lontani i naviganti dalle zone più difficili. Oggi, parole come "invasione” e “conquista” hanno preso il posto “naufragio” e “mulinello” come nuovo vocabolario della paura legata al mare. E così, un pedalò, icona nazional-popolare delle agognate ferie, delle vacanze più spensierate, diventa, fra le mani di Carotti che lo arma e lo militarizza, lo strumento goffo e ridicolo di chi si lascia coinvolgere dalla paura, pretestuosa e forcaiola, dei migranti.
Di chi esulta di fronte all’agghiacciante frase “bisognerebbe affondarli in mare”.
Opera che riassume in sé gran parte del senso di questa mostra, il pedalò armato dal titolo Seagull SS17 – prototipo per strumento di autodifesa popolare (165x390x220cm, metallo, plastica, smalto – 2018) è un’installazione in grado di mostrare la doppia faccia dei nuovi fenomeni xenofobi legati ai movimenti populisti: uno strumento rozzo ed inappropriato ma al contempo pericoloso e minaccioso. Il mezzo perfetto per il cittadino qualunque in procinto di affrontare un mare nuovamente pieno di mostri mitologici.
Alla creazione di una nuova mitologia contemporanea ispirata all’epoca classica, ci pensano invece, più propriamente, le 18 sculture di ceramica (Scilla I-XVIII, 2018) di diversa forma e colore – ma accomunate da espressioni minacciose e terrificanti – raffiguranti creature con la testa da lupo e il corpo di serpente marino, al posto degli antichi tritoni e torpedini. O la scultura, esposta al piano inferiore della White Noise Gallery, che rappresenta una Cariddi contemporanea, metà sirena e metà culturista, concepita come fosse un otre romana recuperata dal fondo del mare, durante un ritrovamento archeologico. Fino ad arrivare a all’opera pittorica Shipwreck of the Birds (280x180cm, olio su tela, 2018), un vortice visivo ispirato dal famoso quadro La Zattera della Medusa di Théodore Géricault che racchiude in un valzer infernale tutte le figure di questa nuova mitologia in cui le creature mitiche hanno perso il loro ruolo di monito per diventare simbolo grottesco di paura pura.
Ufficio stampa
Alessandro Gambino
GDG press
alessandro@gdgpress.com
Artista che si muove fra pittura, scultura, installazione e video, Carotti con questa nuova personale aggiunge un ulteriore tassello alla propria ricerca sulle dinamiche sociali, indagate nelle loro derive più estreme attraverso lo studio del potere archetipico del simbolo all’interno delle comunità. In particolare, le opere di Stessa spiaggia, stesso mare fanno parte del lavoro legato allo studio del Mediterraneo e dei più recenti flussi migratori che lo stanno interessando. Riprendendo alcuni motivi dei miti classici, riattualizzati secondo la propria poetica, Carotti ci spinge a riflettere sulle reazioni scomposte che questi fenomeni provocano nell’opinione pubblica e sul nuovo significato minaccioso del mare nell’immaginario della società italiana ed europea.
Durante il periodo classico le leggende che circondavano il bacino del Mediterraneo vedevano protagonisti terribili mostri e incredibili creature marine che lo governavano e proteggevano: un viaggio in mare a bordo di una trireme era certamente una faccenda pericolosa e figure come Scilla o Cariddi servivano per tenere lontani i naviganti dalle zone più difficili. Oggi, parole come "invasione” e “conquista” hanno preso il posto “naufragio” e “mulinello” come nuovo vocabolario della paura legata al mare. E così, un pedalò, icona nazional-popolare delle agognate ferie, delle vacanze più spensierate, diventa, fra le mani di Carotti che lo arma e lo militarizza, lo strumento goffo e ridicolo di chi si lascia coinvolgere dalla paura, pretestuosa e forcaiola, dei migranti.
Di chi esulta di fronte all’agghiacciante frase “bisognerebbe affondarli in mare”.
Opera che riassume in sé gran parte del senso di questa mostra, il pedalò armato dal titolo Seagull SS17 – prototipo per strumento di autodifesa popolare (165x390x220cm, metallo, plastica, smalto – 2018) è un’installazione in grado di mostrare la doppia faccia dei nuovi fenomeni xenofobi legati ai movimenti populisti: uno strumento rozzo ed inappropriato ma al contempo pericoloso e minaccioso. Il mezzo perfetto per il cittadino qualunque in procinto di affrontare un mare nuovamente pieno di mostri mitologici.
Alla creazione di una nuova mitologia contemporanea ispirata all’epoca classica, ci pensano invece, più propriamente, le 18 sculture di ceramica (Scilla I-XVIII, 2018) di diversa forma e colore – ma accomunate da espressioni minacciose e terrificanti – raffiguranti creature con la testa da lupo e il corpo di serpente marino, al posto degli antichi tritoni e torpedini. O la scultura, esposta al piano inferiore della White Noise Gallery, che rappresenta una Cariddi contemporanea, metà sirena e metà culturista, concepita come fosse un otre romana recuperata dal fondo del mare, durante un ritrovamento archeologico. Fino ad arrivare a all’opera pittorica Shipwreck of the Birds (280x180cm, olio su tela, 2018), un vortice visivo ispirato dal famoso quadro La Zattera della Medusa di Théodore Géricault che racchiude in un valzer infernale tutte le figure di questa nuova mitologia in cui le creature mitiche hanno perso il loro ruolo di monito per diventare simbolo grottesco di paura pura.
Ufficio stampa
Alessandro Gambino
GDG press
alessandro@gdgpress.com
17
novembre 2018
Cristiano Carotti – Stessa spiaggia stesso mare
Dal 17 novembre al 22 dicembre 2018
arte contemporanea
Location
WHITE NOISE GALLERY
Roma, Via della Seggiola, 9, (Roma)
Roma, Via della Seggiola, 9, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 11-19
sabato ore 16-20
Vernissage
17 Novembre 2018, ore 18.30
Autore
Curatore