De Gaetano testimonia per la mostra a “la Corte” il suo interesse colto per la storia e il linguaggio della fotografia e conferma i suoi temi preferiti: l’ironia beffarda e sulfurea per gli stereotipi di genere (in questo caso il ritratto familiare), il gioco che spiazza le attese percettive degli spettatori, l’attenzione alle apparenze dei ruoli sociali, la voglia di parlare del proprio mondo relazionale con un affettuoso sarcasmo degno di Buñuel, la sottomissione impietosa della fisicità al gusto per una costruzione figurativa parodisticamente classica. Eppure invano si cercherebbero in queste opere tracce di cinismo o di ferocia figurativa. Di Gaetano ha una attenzione autentica alle problematicità esistenziali: Chi siamo veramente? Come appariamo? Cosa è la famiglia? Che ruolo giochiamo in essa? Siamo padri o figli? Tristi o sereni? Maggiori o minori? Con le sue immagini sorprendenti ci fa pensare a questioni grandi e profonde con leggerezza ed eleganza, ma anche con la ruvida decisione di chi sa scherzare anche con le verità importanti.