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Cristiano Petrucci – Emozioni Connesse
Un progetto site specific che usa il potenziale della galleria in un gioco micro/macro tra elementi hardware e software.
Comunicato stampa
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Il nuovo lavoro di Petrucci indaga le emoticon, piccole sfere portatrici sane di emozioni, ormai un lessico semantico con una precisa catena di riferimenti relazionali.
I polmoni pulsanti del progetto sono due grandi lavori (cm 155x186) connessi tra loro da un tubo che lascia scorrere emoticon/emozioni attraverso la galleria stessa. Due tastiere bianco ghiaccio, sorta di reperti da archeologia del futuro, evocate da un effetto di audiodigitazione, creano un’empatia percettiva tra luogo e protesi creative. A completare la “connessione” anche quattro piccoli lavori (cm 31x31) che incarnano la derivazione specifica, il link emozionale che diversifica lo spazio delle relazioni.
Le emoticon di Petrucci nascono dall’uso moltiplicatorio di semplici palline da ping pong, “umanizzate” attraverso il disegno manuale di tanti volti dalle molteplici espressioni. L’artista, facendo buon uso di pennarelli e vernici, ricrea un “voltuario” ordinato ma emozionale, una sorta di tribuna silente per questo immobile esercito del web. Ogni emoticon diventa così un pixel sentimentale, un frammento empatico che incarna la nostra azione, la reazione necessaria, l’inazione eventuale, la sospensione… Le emoticon rappresentano il modo più sintetico per conoscere le emozioni altrui e manifestare le proprie, pillole di sintetica saggezza sentimentale, brick minimali che non rimbalzano ma ci fissano in un ideale rispecchiarsi tra “io” e “loro”.
Parlare oggi di emoticon significa indagare un’icona del nostro tempo, universale per diffusione e comprensione, volano espressivo per superare limiti geografici, sociali e culturali. Ciò che rimane è distillato d’emozione, senza filtri culturali, un fattore intimo e dialettico per la nuova sintesi del dialogo.
Petrucci ripropone sentimenti universali, l'emozione che diventa arte, una memoria di tutti gli stati d'animo conosciuti, quasi un backup emozionale per archiviare la coscienza di ciò che si è in grado di provare.
La tecnologia trova sempre più interazione con l'uomo, le macchine anaffettive prendono umanità calda. La sintesi odierna applicata al vecchio smile si trasforma in un vocabolario esperantista, un codice pop che ci riporta alla superficie parlante di Warhol, al gioco trasformista, ai contenuti architettonici del Lego, al minimalismo americano che incontra il codice tecnologico.
I polmoni pulsanti del progetto sono due grandi lavori (cm 155x186) connessi tra loro da un tubo che lascia scorrere emoticon/emozioni attraverso la galleria stessa. Due tastiere bianco ghiaccio, sorta di reperti da archeologia del futuro, evocate da un effetto di audiodigitazione, creano un’empatia percettiva tra luogo e protesi creative. A completare la “connessione” anche quattro piccoli lavori (cm 31x31) che incarnano la derivazione specifica, il link emozionale che diversifica lo spazio delle relazioni.
Le emoticon di Petrucci nascono dall’uso moltiplicatorio di semplici palline da ping pong, “umanizzate” attraverso il disegno manuale di tanti volti dalle molteplici espressioni. L’artista, facendo buon uso di pennarelli e vernici, ricrea un “voltuario” ordinato ma emozionale, una sorta di tribuna silente per questo immobile esercito del web. Ogni emoticon diventa così un pixel sentimentale, un frammento empatico che incarna la nostra azione, la reazione necessaria, l’inazione eventuale, la sospensione… Le emoticon rappresentano il modo più sintetico per conoscere le emozioni altrui e manifestare le proprie, pillole di sintetica saggezza sentimentale, brick minimali che non rimbalzano ma ci fissano in un ideale rispecchiarsi tra “io” e “loro”.
Parlare oggi di emoticon significa indagare un’icona del nostro tempo, universale per diffusione e comprensione, volano espressivo per superare limiti geografici, sociali e culturali. Ciò che rimane è distillato d’emozione, senza filtri culturali, un fattore intimo e dialettico per la nuova sintesi del dialogo.
Petrucci ripropone sentimenti universali, l'emozione che diventa arte, una memoria di tutti gli stati d'animo conosciuti, quasi un backup emozionale per archiviare la coscienza di ciò che si è in grado di provare.
La tecnologia trova sempre più interazione con l'uomo, le macchine anaffettive prendono umanità calda. La sintesi odierna applicata al vecchio smile si trasforma in un vocabolario esperantista, un codice pop che ci riporta alla superficie parlante di Warhol, al gioco trasformista, ai contenuti architettonici del Lego, al minimalismo americano che incontra il codice tecnologico.
21
gennaio 2011
Cristiano Petrucci – Emozioni Connesse
Dal 21 gennaio al 12 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
STUDIO SOLIGO
Roma, Via Dardanelli, 25, (Roma)
Roma, Via Dardanelli, 25, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 11-20
Vernissage
21 Gennaio 2011, ore 18.30
Autore
Curatore