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Cristiano Petrucci – Unfinished Symphony
I lavori di Petrucci offrono allo spettatore immagini indecifrabili e misteriose, ma cariche di suggestioni riconducibili a qualcosa di già conosciuto.
Comunicato stampa
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La Fondazione Luca e Katia Tomassini presenta “Unfinished Symphony”, il nuovo progetto di Cristiano Petrucci (Roma, 1974) che per la prima volta sperimenta un lavoro site-specific incentrato sull'interazione tra forme plastiche, luce e suono, con l'intento di edificare un'inedita dimensione spaziale, percettiva e sensoriale. L'artista ha escogitato un complesso sistema coreutico costituito da diversi elementi plastici e formali organizzati coerentemente per gruppi e disposti nello spazio espositivo secondo precisi criteri estetici e compositivi. Ciascun elemento è retroilluminato da un led, le cui variazioni cromatiche sono sincronizzate ai temi di una composizione sonora inedita creata per l'occasione da Michele Papa e che si ispira alla celebre “Incompiuta” (Sinfonia n° 8) di Franz Schubert. L'opera, nel suo insieme, produce un movimento continuo, ipnotico e uno scambio reciproco tra soggetti e oggetti di percezione, con rimandi formali tra i singoli elementi, assecondando un tempo di fruizione circolare senza dover avere la necessità di individuare un inizio e una fine. L'intento è quello di proporre una mostra intesa come un unico e articolato grande lavoro che suggerisca l'idea di “opera d'arte totale” in grado di coinvolgere attivamente lo spettatore sotto ogni aspetto.
Il titolo del progetto fa riferimento all'Ottava Sinfonia incompiuta di Schubert, scritta tra il 1822 e il 1823, per alcune affinità che si possono riscontrare con il lavoro e la poetica di Petrucci, come il senso di mistero che aleggia sull'interpretazione e la forma aperta della composizione, secondo cui l'opera potrebbe continuare o interrompersi in qualsiasi momento, rimanendo su una prospettiva di sospensione.
I lavori di Petrucci offrono allo spettatore immagini indecifrabili e misteriose, ma cariche di suggestioni riconducibili a qualcosa di già conosciuto. Sono architetture futuribili, tessuti cellulari o agglomerati molecolari, strutture di strani microrganismi, di vegetali, di virus e forse anche di natura aliena, ma che sfuggono ad ogni tentativo di una facile classificazione, sollecitando dubbi, sensazioni tra curiosità e repulsione.
Pur essendo lavori plastici e tridimensionali, sono esposti come quadri appesi a muro, realizzati utilizzando piccoli elementi sferici, semplici palline bianche da ping pong che vengono intagliate e cesellate con un'attenzione maniacale e in seguito assemblate con un fare demiurgico che organizza il caos in articolate forme armoniche e in sé coerenti, seguendo imprevedibili combinazioni e infinite possibilità di aggregazione. Come le particelle di un atomo, anche le sfere di Petrucci sono soggette al moto continuo che regola i mutamenti della materia, dato dalle variazioni cromatiche dei led che amplificano la suggestione percettiva di un lento movimento della scultura, trasformandosi così in materia viva.
Petrucci ha intrapreso una sfida ardimentosa e visionaria, stabilendo una forte contaminazione tra arte e scienza, e tra interpretazione e analisi. Egli è nutrito costantemente dal desiderio del nuovo, di qualcosa di inafferrabile o che ancora non c'è, e ricerca da diversi anni nelle sue opere penetrando con lo sguardo all'interno delle cose, come se guardasse il mondo attraverso la lente di un microscopio o una teca da laboratorio per scoprire improvvisamente altre realtà parallele e invisibili all'occhio umano che fanno riflettere e interrogare sul destino della vita umana.
“Con il mio lavoro cerco in tutti modi di sondare qualcosa di mai visto. Mi piace pensare che la mia arte rappresenti una rottura. L’uomo è sempre alla ricerca di una spiegazione, questa componente annulla qualsiasi cosa, siamo prede di teorizzazioni fuorvianti. Io sono alla ricerca dell’incomprensione, di qualcosa di inafferrabile» (C. Petrucci)
La mostra “Unfinished Symphony” è curata da Davide Sarchioni e realizzata da Fondazione Luca e Katia Tomassini in collaborazione con TerraMedia® e LaDi Art di Isaco Praxolu.
Il titolo del progetto fa riferimento all'Ottava Sinfonia incompiuta di Schubert, scritta tra il 1822 e il 1823, per alcune affinità che si possono riscontrare con il lavoro e la poetica di Petrucci, come il senso di mistero che aleggia sull'interpretazione e la forma aperta della composizione, secondo cui l'opera potrebbe continuare o interrompersi in qualsiasi momento, rimanendo su una prospettiva di sospensione.
I lavori di Petrucci offrono allo spettatore immagini indecifrabili e misteriose, ma cariche di suggestioni riconducibili a qualcosa di già conosciuto. Sono architetture futuribili, tessuti cellulari o agglomerati molecolari, strutture di strani microrganismi, di vegetali, di virus e forse anche di natura aliena, ma che sfuggono ad ogni tentativo di una facile classificazione, sollecitando dubbi, sensazioni tra curiosità e repulsione.
Pur essendo lavori plastici e tridimensionali, sono esposti come quadri appesi a muro, realizzati utilizzando piccoli elementi sferici, semplici palline bianche da ping pong che vengono intagliate e cesellate con un'attenzione maniacale e in seguito assemblate con un fare demiurgico che organizza il caos in articolate forme armoniche e in sé coerenti, seguendo imprevedibili combinazioni e infinite possibilità di aggregazione. Come le particelle di un atomo, anche le sfere di Petrucci sono soggette al moto continuo che regola i mutamenti della materia, dato dalle variazioni cromatiche dei led che amplificano la suggestione percettiva di un lento movimento della scultura, trasformandosi così in materia viva.
Petrucci ha intrapreso una sfida ardimentosa e visionaria, stabilendo una forte contaminazione tra arte e scienza, e tra interpretazione e analisi. Egli è nutrito costantemente dal desiderio del nuovo, di qualcosa di inafferrabile o che ancora non c'è, e ricerca da diversi anni nelle sue opere penetrando con lo sguardo all'interno delle cose, come se guardasse il mondo attraverso la lente di un microscopio o una teca da laboratorio per scoprire improvvisamente altre realtà parallele e invisibili all'occhio umano che fanno riflettere e interrogare sul destino della vita umana.
“Con il mio lavoro cerco in tutti modi di sondare qualcosa di mai visto. Mi piace pensare che la mia arte rappresenti una rottura. L’uomo è sempre alla ricerca di una spiegazione, questa componente annulla qualsiasi cosa, siamo prede di teorizzazioni fuorvianti. Io sono alla ricerca dell’incomprensione, di qualcosa di inafferrabile» (C. Petrucci)
La mostra “Unfinished Symphony” è curata da Davide Sarchioni e realizzata da Fondazione Luca e Katia Tomassini in collaborazione con TerraMedia® e LaDi Art di Isaco Praxolu.
16
maggio 2019
Cristiano Petrucci – Unfinished Symphony
Dal 16 maggio al 30 giugno 2019
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE LUCA E KATIA TOMASSINI c/o VETRYA CORPORATE CAMPUS
Orvieto, Via dell'Innovazione, 2, (Terni)
Orvieto, Via dell'Innovazione, 2, (Terni)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 10:00 / 18:00, sabato e domenica su appuntamento
Vernissage
16 Maggio 2019, h 17:30
Autore
Curatore