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Cristina Sormani – Controfigure
Cinquanta fotografie di Cristina Sormani montate sull’arredo pubblicitario urbano del Porto Antico di Genova, vanno ad allestire una mostra a cielo aperto lungo un percorso di 2km che racconta la vita sociale all’interno della città vecchia
Comunicato stampa
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Mentre si concludono i fasti del 2004 con gli ultimi smantellamenti delle opere che hanno segnato i nostri percorsi urbani, facendo da più o meno felice contrappunto alle architetture e alla vita di strada, all’Expo, naturale approdo alla città per chi solca il mare e punto strategico di attrattive e servizi che vogliono rilanciare l’immagine turistica di Genova, il Workshop di Arte Contemporanea INARTE allestisce un interessante percorso fotografico. Le opere della giovane fotografa Cristina Sormani campeggeranno su circa 50 pannelli pubblicitari che attraversano lo spazio del Porto Antico, costeggiando il mare e le sue nuove sponde, dall’Acquario passando per il Bigo, fino ai Magazzini del Cotone.
Al posto dei cartelloni pubblicitari si potranno così scorgere altrettante pose, facce, situazioni ma nessun prodotto o marchio o moda propagandati. Si tratta di Controfigure, secondo quanto recita il titolo che Stefano Chiantera (responsabile di INARTE e ideatore della mostra) e Cristina Sormani hanno coniato.
Non sono stuntman o giocolieri o equilibristi, o almeno non più di quanto lo sia l’umanità più o meno discreta che popola e vive il centro storico: la città vecchia, il suo ammasso di marmi e ardesie e quelle macchie d’ombra che sgocciolano sui panni stesi ad asciugare, quei tagli di luce che piovono sulle edicole votive e sulla costellazione umana e che sono l’immaginario di una Genova più volte definita magica.
Una magia che non è illusione: quella mostrata con cura quasi devota dalla Sormani è un’umanità reale mischiata ad un’altrettanto animalesca realtà: sono scatti che non sottendono, non invitano, non ammiccano ma che mostrano semplicemente quello che dentro le mura accade.
Certo non è una asettica registrazione: c’è un occhio che guarda e che sceglie. C’è la precisa volontà stilistica di condensare i colori in un prezioso ricamo in bianco e nero. Ma non c’è finzione, nemmeno un artificio tecnologico a falsare lo scorrere degli eventi. Controfigure. Alla illusione. Ritratti “viaggianti” di una vita il cui eco s’invola tra i palazzi, scardina i cliché e muta la percezione del tempo. Che è Mediterraneo e batte e sverza il vento lo senti dal vociare sottile nella calura, dalla vertigine degli odori, perché ogni volto è una ruvida mappa, un percorso sensibile e un possibile approdo.
Ed è questo un bel modo di utilizzare l’arte per mettere in comunicazione due mondi a volte troppo distanti: quello antico, la città vecchia e le sue viscere, le sue pietre assopite, la sua brulicante umanità e dall’altra parte la nuova “arena” e i suoi palcoscenici sul mare che tentano di farsi piazza, idea, luogo di scambio e confronto. E’ un bel modo di avvicinare gli sguardi, una maniera di “pensare” l’architettura anche solo con una fotografia. Si, questo è un modo per costruire un ponte. Un ponte ideale gettato come a colmare il vuoto lasciato dal mare.
Paola Timossi
Al posto dei cartelloni pubblicitari si potranno così scorgere altrettante pose, facce, situazioni ma nessun prodotto o marchio o moda propagandati. Si tratta di Controfigure, secondo quanto recita il titolo che Stefano Chiantera (responsabile di INARTE e ideatore della mostra) e Cristina Sormani hanno coniato.
Non sono stuntman o giocolieri o equilibristi, o almeno non più di quanto lo sia l’umanità più o meno discreta che popola e vive il centro storico: la città vecchia, il suo ammasso di marmi e ardesie e quelle macchie d’ombra che sgocciolano sui panni stesi ad asciugare, quei tagli di luce che piovono sulle edicole votive e sulla costellazione umana e che sono l’immaginario di una Genova più volte definita magica.
Una magia che non è illusione: quella mostrata con cura quasi devota dalla Sormani è un’umanità reale mischiata ad un’altrettanto animalesca realtà: sono scatti che non sottendono, non invitano, non ammiccano ma che mostrano semplicemente quello che dentro le mura accade.
Certo non è una asettica registrazione: c’è un occhio che guarda e che sceglie. C’è la precisa volontà stilistica di condensare i colori in un prezioso ricamo in bianco e nero. Ma non c’è finzione, nemmeno un artificio tecnologico a falsare lo scorrere degli eventi. Controfigure. Alla illusione. Ritratti “viaggianti” di una vita il cui eco s’invola tra i palazzi, scardina i cliché e muta la percezione del tempo. Che è Mediterraneo e batte e sverza il vento lo senti dal vociare sottile nella calura, dalla vertigine degli odori, perché ogni volto è una ruvida mappa, un percorso sensibile e un possibile approdo.
Ed è questo un bel modo di utilizzare l’arte per mettere in comunicazione due mondi a volte troppo distanti: quello antico, la città vecchia e le sue viscere, le sue pietre assopite, la sua brulicante umanità e dall’altra parte la nuova “arena” e i suoi palcoscenici sul mare che tentano di farsi piazza, idea, luogo di scambio e confronto. E’ un bel modo di avvicinare gli sguardi, una maniera di “pensare” l’architettura anche solo con una fotografia. Si, questo è un modo per costruire un ponte. Un ponte ideale gettato come a colmare il vuoto lasciato dal mare.
Paola Timossi
16
aprile 2005
Cristina Sormani – Controfigure
Dal 16 aprile al 07 maggio 2005
fotografia
Location
PORTO ANTICO
Genova, Calata Falcone Borsellino E Compagni Sacr., (Genova)
Genova, Calata Falcone Borsellino E Compagni Sacr., (Genova)
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