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Croce Taravella – Concreta anima mundi
L’iter creativo di Croce Taravella*, concepito attraverso il filtro di una coscienza culturale remota e il fermento inarrestabile del dinamismo contemporaneo, mostra la tela come habitat di compenetrazione tra landscape ed inscape, tra veduta suggestiva ed attitudine introspettiva attraverso la quale ciascuno interpreta l’esperienza di quella visione, individuando nel paesaggio lo scenario ideale in cui l’uomo contemporaneo proietta la sua azione esistenziale ed in cui la vita assume le sue sembianze multiformi
Comunicato stampa
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“Concreta Anima Mundi” città e metropoli nella visione pittorica di Croce Taravella
L’iter creativo di Croce Taravella*, concepito attraverso il filtro di una coscienza culturale remota e il fermento inarrestabile del dinamismo contemporaneo, mostra la tela come habitat di compenetrazione tra landscape ed inscape, tra veduta suggestiva ed attitudine introspettiva attraverso la quale ciascuno interpreta l'esperienza di quella visione, individuando nel paesaggio lo scenario ideale in cui l’uomo contemporaneo proietta la sua azione esistenziale ed in cui la vita assume le sue sembianze multiformi.
Così il linguaggio pittorico sembra ereditare, probabilmente in forma inconsapevole, una vocazione di millenaria discendenza a concepire il paesaggio come luogo della memoria, come esito della stratificazione storica, ma anche come scorcio intimo da cui attingere la coscienza del proprio essere nel mondo, dilatando la prospettiva dal contesto di origine al più ampio proscenio mondiale.
Il paesaggio urbano - soggetto primo di queste opere - non è da intendersi, allora, come “luogo” ma quale “dimensione” privilegiata in cui si intesse il più alto e complesso dialogo tra il fluire della storia e le trasformazioni ambientali, tra la memoria ed un presente che, nelle dinamiche contemporanee, ha già in sé i tratti dell’imminente futuro.
L’evocazione, in questo senso, permette di ricostruire ad memoriam la propria visione della città e della sua storia millenaria, ospitando ombre di architetture monumentali, fonte di suggestione e di rimembranza che, in un intenso coinvolgimento del pathos individuale, lega indissolubilmente la percezione sensoriale con la dimensione interiore.
Le tele in mostra, per lo più di grande formato, raccontano l’incessante impegno creativo dell’artista nell’ultimo anno; impegno mirato a sviluppare il proprio personale discorso sull’inquietudine del vivere contemporaneo e sulla incerta configurazione degli scenari di riferimento, un excursus inedito di opere che esemplificano l’evolversi esponenziale di questo pensiero, seguendo in una pur ampia panoramica un fil rouge rintracciabile e coerente.
L’esposizione, che si inaugura mercoledì 28 giugno nella sala espositiva del Consorzio Cerere nell’ambito del IV Forum della Città mediterranea, si apre, dunque, con le prime opere del 2007, in cui il paesaggio urbano, pur tra le fitte trame dell’ordito pittorico che lo contestualizzano al dinamismo metropolitano, risulta ancora leggibile nei suoi connotati spaziali di luogo fisico animato da presenze umane che interagiscono inserite in un contesto con il quale paiono mescolarsi.
Nascono, così, le sue città “vibranti” alla luce di una continua, inesorabile, mutevolezza, quadri dinamici di una dimensione squisitamente legata alla collocazione dell’uomo in uno spazio esistenziale dilatato e complesso, che amplifica la percezione sensoriale degli stimoli emotivi e che appartiene alla condizione individuale ma condivisa nelle diverse latitudini del mondo.
Quali magistrali visioni di paesaggi metropolitani scevri della rigida struttura di stampo urbanistico, le sue città – frutto di una solida eredità culturale legata alla storia dell’Architettura e di un’ampia visione globale maturata nei numerosi viaggi intercontinentali – esprimono dunque, attraverso il linguaggio pittorico un universo espressivo aperto all’internazionalità.
Dal punto di vista tecnico Croce riconosce un’anteprima concettuale al taglio fotografico, incipit da cui il momento creativo trae ispirazione, ma l’originaria aderenza al “vero” legata alla tecnica fotografica, abbandona quasi subito le sue opere, per lasciare spazio ad un tratto distintivo nell’utilizzo del media pittorico.
Un cromatismo sempre intenso e dai forti contrasti ma anche caldo e ammaliatore, fortemente passionale ed impregnato di mediteraneità. Sensazione che si conserva anche quando toni caldi più cupi del blu di un cielo romano o del verde scuro della laguna si sostituiscono ai caldi arancione di “un’altra” Venezia e agli infuocati rossi del Sud che irrompono nel bellissimo scorcio del mercato della Vucciria di Palermo come di una via affollata di Hong Kong; o quando l’uso del nero è attenuato dal sapiente gioco di chiaroscuri creato dai suoi cieli prevalentemente bianchi o comunque pallidi.
Si ergono così, dinanzi ai nostri occhi, moltissimi scorci di città, palazzi, architetture monumentali, paesaggi, che scorrono via come il tempo che tutto travolge e che trasmuta la morfologia urbana in una visione in cui il valore paesaggistico deroga ad un più complesso valore ambientale, in una interessante reinterpretazione di un genere pittorico - quello di paesaggio - cardine nella storia dell'arte e profondamente radicato nella tradizione.
Si fondono su questo proscenio i tratti di una sensibilità energica, nell’esteriorizzazione e nella comunicazione dinamica delle emozioni, che si esplicita pittoricamente nel movimento del punto di fuga dall’interno verso l’esterno portando ad una relazione empatica con l’immagine, rappresa, “Concreta” appunto, nel tratto dinamico e negli effetti spaziali del cromatismo e della luce.
Ne deriva un linguaggio figurativo che fonde in sé le istanze passionali e l’energia creativa, - nelle visioni assai solari dei luoghi di Sicilia dal Mercato di Ballarò alla vivacissima veduta aerea del Teatro Massimo e della città intorno - con un linguaggio pittorico dai toni cupi, nostalgici, malinconici e spesso irrequieti delle opere dedicate a Catania o alla Kalsa di Palermo.
I curatori
Francesca Barbi, Serena Dell’Aira, Marisa Cagliostro
Info www.unirc.it/daacm/
*Nato nel 1964 a Polizzi Generosa, vive e lavora tra Palermo e le Madonie. Ha esposto in diverse mostre personali, tra le quali: nel 1995 a Palazzo Steri, Palermo, nel 1999 presso la Galleria Künstler-Aller-Art, Bregenz (Austria), nel 2000 a Marsala, Ex Convento del Carmine, nel 2001 al Tacheles di Berlino, dove ha realizzato anche un'installazione permanente di cento sculture, e più recentemente a Melbourne, Mosca, Amsterdam. Ha partecipato a tre edizioni di ''Il Genio di Palermo'' (1998, 1999, 2000). Ha realizzato grandi interventi ambientali permanenti a Palermo sugli edifici diroccati della Vucciria e nella campagna di Floresta presso Mazzarino (CL). Sue opere si trovano in collezioni private, presso il Centro d'Arte Tacheles di Berlino, nella collezione della Fondazione Orestiadi (Gibellina), nella collezione di Museum (Bagheria)
L’iter creativo di Croce Taravella*, concepito attraverso il filtro di una coscienza culturale remota e il fermento inarrestabile del dinamismo contemporaneo, mostra la tela come habitat di compenetrazione tra landscape ed inscape, tra veduta suggestiva ed attitudine introspettiva attraverso la quale ciascuno interpreta l'esperienza di quella visione, individuando nel paesaggio lo scenario ideale in cui l’uomo contemporaneo proietta la sua azione esistenziale ed in cui la vita assume le sue sembianze multiformi.
Così il linguaggio pittorico sembra ereditare, probabilmente in forma inconsapevole, una vocazione di millenaria discendenza a concepire il paesaggio come luogo della memoria, come esito della stratificazione storica, ma anche come scorcio intimo da cui attingere la coscienza del proprio essere nel mondo, dilatando la prospettiva dal contesto di origine al più ampio proscenio mondiale.
Il paesaggio urbano - soggetto primo di queste opere - non è da intendersi, allora, come “luogo” ma quale “dimensione” privilegiata in cui si intesse il più alto e complesso dialogo tra il fluire della storia e le trasformazioni ambientali, tra la memoria ed un presente che, nelle dinamiche contemporanee, ha già in sé i tratti dell’imminente futuro.
L’evocazione, in questo senso, permette di ricostruire ad memoriam la propria visione della città e della sua storia millenaria, ospitando ombre di architetture monumentali, fonte di suggestione e di rimembranza che, in un intenso coinvolgimento del pathos individuale, lega indissolubilmente la percezione sensoriale con la dimensione interiore.
Le tele in mostra, per lo più di grande formato, raccontano l’incessante impegno creativo dell’artista nell’ultimo anno; impegno mirato a sviluppare il proprio personale discorso sull’inquietudine del vivere contemporaneo e sulla incerta configurazione degli scenari di riferimento, un excursus inedito di opere che esemplificano l’evolversi esponenziale di questo pensiero, seguendo in una pur ampia panoramica un fil rouge rintracciabile e coerente.
L’esposizione, che si inaugura mercoledì 28 giugno nella sala espositiva del Consorzio Cerere nell’ambito del IV Forum della Città mediterranea, si apre, dunque, con le prime opere del 2007, in cui il paesaggio urbano, pur tra le fitte trame dell’ordito pittorico che lo contestualizzano al dinamismo metropolitano, risulta ancora leggibile nei suoi connotati spaziali di luogo fisico animato da presenze umane che interagiscono inserite in un contesto con il quale paiono mescolarsi.
Nascono, così, le sue città “vibranti” alla luce di una continua, inesorabile, mutevolezza, quadri dinamici di una dimensione squisitamente legata alla collocazione dell’uomo in uno spazio esistenziale dilatato e complesso, che amplifica la percezione sensoriale degli stimoli emotivi e che appartiene alla condizione individuale ma condivisa nelle diverse latitudini del mondo.
Quali magistrali visioni di paesaggi metropolitani scevri della rigida struttura di stampo urbanistico, le sue città – frutto di una solida eredità culturale legata alla storia dell’Architettura e di un’ampia visione globale maturata nei numerosi viaggi intercontinentali – esprimono dunque, attraverso il linguaggio pittorico un universo espressivo aperto all’internazionalità.
Dal punto di vista tecnico Croce riconosce un’anteprima concettuale al taglio fotografico, incipit da cui il momento creativo trae ispirazione, ma l’originaria aderenza al “vero” legata alla tecnica fotografica, abbandona quasi subito le sue opere, per lasciare spazio ad un tratto distintivo nell’utilizzo del media pittorico.
Un cromatismo sempre intenso e dai forti contrasti ma anche caldo e ammaliatore, fortemente passionale ed impregnato di mediteraneità. Sensazione che si conserva anche quando toni caldi più cupi del blu di un cielo romano o del verde scuro della laguna si sostituiscono ai caldi arancione di “un’altra” Venezia e agli infuocati rossi del Sud che irrompono nel bellissimo scorcio del mercato della Vucciria di Palermo come di una via affollata di Hong Kong; o quando l’uso del nero è attenuato dal sapiente gioco di chiaroscuri creato dai suoi cieli prevalentemente bianchi o comunque pallidi.
Si ergono così, dinanzi ai nostri occhi, moltissimi scorci di città, palazzi, architetture monumentali, paesaggi, che scorrono via come il tempo che tutto travolge e che trasmuta la morfologia urbana in una visione in cui il valore paesaggistico deroga ad un più complesso valore ambientale, in una interessante reinterpretazione di un genere pittorico - quello di paesaggio - cardine nella storia dell'arte e profondamente radicato nella tradizione.
Si fondono su questo proscenio i tratti di una sensibilità energica, nell’esteriorizzazione e nella comunicazione dinamica delle emozioni, che si esplicita pittoricamente nel movimento del punto di fuga dall’interno verso l’esterno portando ad una relazione empatica con l’immagine, rappresa, “Concreta” appunto, nel tratto dinamico e negli effetti spaziali del cromatismo e della luce.
Ne deriva un linguaggio figurativo che fonde in sé le istanze passionali e l’energia creativa, - nelle visioni assai solari dei luoghi di Sicilia dal Mercato di Ballarò alla vivacissima veduta aerea del Teatro Massimo e della città intorno - con un linguaggio pittorico dai toni cupi, nostalgici, malinconici e spesso irrequieti delle opere dedicate a Catania o alla Kalsa di Palermo.
I curatori
Francesca Barbi, Serena Dell’Aira, Marisa Cagliostro
Info www.unirc.it/daacm/
*Nato nel 1964 a Polizzi Generosa, vive e lavora tra Palermo e le Madonie. Ha esposto in diverse mostre personali, tra le quali: nel 1995 a Palazzo Steri, Palermo, nel 1999 presso la Galleria Künstler-Aller-Art, Bregenz (Austria), nel 2000 a Marsala, Ex Convento del Carmine, nel 2001 al Tacheles di Berlino, dove ha realizzato anche un'installazione permanente di cento sculture, e più recentemente a Melbourne, Mosca, Amsterdam. Ha partecipato a tre edizioni di ''Il Genio di Palermo'' (1998, 1999, 2000). Ha realizzato grandi interventi ambientali permanenti a Palermo sugli edifici diroccati della Vucciria e nella campagna di Floresta presso Mazzarino (CL). Sue opere si trovano in collezioni private, presso il Centro d'Arte Tacheles di Berlino, nella collezione della Fondazione Orestiadi (Gibellina), nella collezione di Museum (Bagheria)
28
maggio 2008
Croce Taravella – Concreta anima mundi
Dal 28 maggio al 28 giugno 2008
arte contemporanea
Location
SALA ESPOSITIVA CERERE
Reggio Di Calabria, Via Melissari, (Reggio Di Calabria)
Reggio Di Calabria, Via Melissari, (Reggio Di Calabria)
Vernissage
28 Maggio 2008, ore 13
Autore
Curatore