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Cromometrie – Luo Yongjin
una trentina di fotografie in bianco e nero
Comunicato stampa
Segnala l'evento
IN QUADRATI – dentro le immagini di Luo Yongjin
(da leggere tenendo d’occhio la fotografia descritta)
C’è un mondo immenso là fuori, la Cina di oggi, un vasto continente con
paesaggi e gente, pianure e fiumi, città sconfinate, edifici imponenti, luci
intermittenti, automobili e rumori. Ma qui, in uno spazio quadrato di mezzo
metro, c’è il sapore del ricordo, ci sono particolari che attraggono e
commuovono chi li riconosce, incuriosiscono e sorprendono gli altri. Il
piccolo mondo sottratto alla quotidianità nelle trattorie di campagna, nei
templi, nelle case di pietra consunta o per le strade, acquista una nuova
atmosfera, sospesa e silente, che la sobrietà del bianco e del nero, e
soprattutto di quello che c’è fra questi due estremi cromatici, rivela ed
esalta.
Fra le tante, scelgo l’immagine scattata in un modesto ristorante. L’autore
non ha dato un titolo, c’è solo il numero di riconoscimento: 00113. Ma certo
si ricorda perfettamente il luogo dove è stata colta. C’è un vetro
smerigliato che separa due locali, a motivi di foglie di loto – molto
diffuso e amato nella cultura cinese, in special modo buddista. Dall’altra
parte si intravede un tavolo di forma rotonda, la più diffusa perché simbolo
di unione e condivisione, e perché è assai comoda per raggiungere le
pietanze, in genere poste su un disco rotante al centro. Il ristorante non è
certo di lusso: di qua e di là dal vetro sono disposti con negligenza
contenitori vari, là una bottiglia in plastica di acqua potabile di marca
Haha e una scatola aperta di medicinali, qua una bottiglia di vetro contente
salsa di soia, mal chiusa, senza etichetta, una più piccola con olio di
sesamo, anch’essa usata, un barattolo ormai vuoto di spezie, probabilmente
un tipo di tofu fermentato piccante, a dadini, da aggiungere agli spaghetti
in brodo o al riso. Ai cinesi piace mangiare piccante e salato, soprattutto
in campagna, e il sapore non è mai abbastanza deciso. La presenza umana è
reale e suggerita da ogni particolare – mani che prendono, aprono, si
servono, ripongono, erano lì solo qualche minuto fa.
E’ probabile che l’ambiente sia piuttosto rumoroso – si ama discutere e
ridere senza limiti, e il fumo è ancora permesso. La sera ci saranno facce
arrossate e partite di morra – identiche a quelle nostre, con numeri in
gergo ed espressioni colorite.
Mi accorgo che non sto già più parlando di ciò che è ‘in quadrato’, bensì di
qualcosa che vi viene evocato, di un ricordo immaginato ed elaborato con
tono forse un po’ nostalgico. Esula dal valore tutto visivo e sapientemente
calibrato dell’immagine, da cui emana e si diffonde come un aroma.
La poesia di questi luoghi, di questi oggetti, delle trasparenze e dei
contrasti, Luo Yongjin non solo la coglie: la crea.
Monica Dematté
Trento, 1 giugno 2006
(da leggere tenendo d’occhio la fotografia descritta)
C’è un mondo immenso là fuori, la Cina di oggi, un vasto continente con
paesaggi e gente, pianure e fiumi, città sconfinate, edifici imponenti, luci
intermittenti, automobili e rumori. Ma qui, in uno spazio quadrato di mezzo
metro, c’è il sapore del ricordo, ci sono particolari che attraggono e
commuovono chi li riconosce, incuriosiscono e sorprendono gli altri. Il
piccolo mondo sottratto alla quotidianità nelle trattorie di campagna, nei
templi, nelle case di pietra consunta o per le strade, acquista una nuova
atmosfera, sospesa e silente, che la sobrietà del bianco e del nero, e
soprattutto di quello che c’è fra questi due estremi cromatici, rivela ed
esalta.
Fra le tante, scelgo l’immagine scattata in un modesto ristorante. L’autore
non ha dato un titolo, c’è solo il numero di riconoscimento: 00113. Ma certo
si ricorda perfettamente il luogo dove è stata colta. C’è un vetro
smerigliato che separa due locali, a motivi di foglie di loto – molto
diffuso e amato nella cultura cinese, in special modo buddista. Dall’altra
parte si intravede un tavolo di forma rotonda, la più diffusa perché simbolo
di unione e condivisione, e perché è assai comoda per raggiungere le
pietanze, in genere poste su un disco rotante al centro. Il ristorante non è
certo di lusso: di qua e di là dal vetro sono disposti con negligenza
contenitori vari, là una bottiglia in plastica di acqua potabile di marca
Haha e una scatola aperta di medicinali, qua una bottiglia di vetro contente
salsa di soia, mal chiusa, senza etichetta, una più piccola con olio di
sesamo, anch’essa usata, un barattolo ormai vuoto di spezie, probabilmente
un tipo di tofu fermentato piccante, a dadini, da aggiungere agli spaghetti
in brodo o al riso. Ai cinesi piace mangiare piccante e salato, soprattutto
in campagna, e il sapore non è mai abbastanza deciso. La presenza umana è
reale e suggerita da ogni particolare – mani che prendono, aprono, si
servono, ripongono, erano lì solo qualche minuto fa.
E’ probabile che l’ambiente sia piuttosto rumoroso – si ama discutere e
ridere senza limiti, e il fumo è ancora permesso. La sera ci saranno facce
arrossate e partite di morra – identiche a quelle nostre, con numeri in
gergo ed espressioni colorite.
Mi accorgo che non sto già più parlando di ciò che è ‘in quadrato’, bensì di
qualcosa che vi viene evocato, di un ricordo immaginato ed elaborato con
tono forse un po’ nostalgico. Esula dal valore tutto visivo e sapientemente
calibrato dell’immagine, da cui emana e si diffonde come un aroma.
La poesia di questi luoghi, di questi oggetti, delle trasparenze e dei
contrasti, Luo Yongjin non solo la coglie: la crea.
Monica Dematté
Trento, 1 giugno 2006
18
giugno 2006
Cromometrie – Luo Yongjin
Dal 18 giugno al 09 luglio 2006
fotografia
Location
EIDOS SPAZIO-ARTE
Bassano Romano, Piazza Umberto I, 5, (Viterbo)
Bassano Romano, Piazza Umberto I, 5, (Viterbo)
Orario di apertura
sab. e dom. 10.30-13 e 17-20
Vernissage
18 Giugno 2006, ore 18
Autore
Curatore