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Cronache dall’Ottocento. La vita moderna nelle opere di Carlo Bossoli e nelle fotografie del suo tempo
La mostra rende omaggio al XIX secolo e alla sua storia e mette a confronto le svariate sfaccettature della vita moderna dell’Ottocento attraverso la pittura di Carlo Bossoli e la fotografia storica, restituendo fedelmente le vicende del tempo, l’evoluzione dei costumi e del modo di vivere.
Comunicato stampa
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La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio al XIX secolo e alla sua storia con una mostra, curata da Sergio Rebora con la collaborazione di Daniela Giordi, per la sezione fotografica, che mette a confronto le svariate sfaccettature della vita moderna dell'Ottocento attraverso la pittura di Carlo Bossoli e la fotografia storica, restituendo fedelmente le vicende del tempo, l'evoluzione dei costumi e del modo di vivere.
Nel corso dell'Ottocento il dialogo tra pittura e fotografia ha profondamente mutato la fruizione delle arti visive: le qualità insite nella nuova tecnica di rappresentazione, contraddistinta da precisione descrittiva, rapidità esecutiva e serialità del processo di riproduzione, hanno indotto il pubblico a una diversa lettura della realtà e a conseguenti elaborazioni concettuali.
Nei primi decenni di diffusione della fotografia, nata nel 1839, la commistione tra le due arti contribuì a una definizione verista del mondo, in primis del paesaggio, sia naturale che urbano, e della vita che in esso si svolge, coinvolgendo vedutisti da un lato e pittori di genere dall’altro. In tal senso, Carlo Bossoli risulta un personaggio emblematico: determinante il suo ruolo di straordinario cronista del proprio tempo, svolto in parallelo con la nascita e la diffusione della fotografia in tutta Europa, come è stato evidenziato da una lunga tradizione di studi, condotti soprattutto sul territorio piemontese nel Novecento a opera di storici dell'arte di primissimo piano come Ada Peyrot, autrice del catalogo ragionato di Bossoli, Franca Dalmasso, Rosanna Maggio Serra e Pier Giorgio Dragone.
L’esposizione che annovera una novantina di opere, ripartite tra una cinquantina di dipinti e una quarantina di fotografie, si avvale dell'apporto di nuclei collezionistici privati, in alcuni casi inediti, come quello appartenente alla Collezione Litta di Vedano al Lambro (Milano), e di prestigiosi prestiti di istituzioni pubbliche, tra cui il Museo del Risorgimento di Torino, la Galleria d'Arte Moderna di Torino, l’Archivio di Stato di Torino, il Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, il Museo del Risorgimento di Milano e i Musei Civici di Varese.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La prima sezione è dedicata alla quotidianità nei centri urbani della penisola italiana, con un'attenzione particolare per Torino, ritratta nelle sue piazze e nelle sue strade in momenti di svago e di festa, ma anche nelle attività lavorative di tutti i giorni. Tra le immagini della città si ritrovano piazza Castello, dominata dalla presenza di Palazzo Madama e dell'asse di via Nuova (poi via Roma), Piazza San Carlo e lo spazio allargato di piazza Vittorio Veneto. Anche la fotografia del tempo ha immortalato animate vedute cittadine e intensi momenti di quotidianità. Spesso i primi fotografi erano anche pittori che avevano utilizzato la tempera, l'acquarello o l'incisione, muovendosi tra arte, artigianato e meccanica.
La seconda sezione riguarda, invece, gli eventi politici e bellici di cui Bossoli è stato testimone: innanzitutto le drammatiche vicende delle Cinque Giornate di Milano del marzo 1848 e le campagne della seconda guerra d'Indipendenza che hanno portato all'unificazione d'Italia sotto la monarchia sabauda. Di ogni episodio, Bossoli delineò uno o più disegni, rielaborandoli, successivamente in studio, in composizioni a tempera: l'immagine riprodotta è pressoché contestuale o di poco successiva al momento della stesura dello schizzo grafico dal vero. Accanto a questo nucleo, estremamente suggestivo per la portata storica delle scene raffigurate, una serie di fotografie documenta la difesa della Repubblica Romana nel 1849 e la Guerra di Crimea sei anni più tardi. Quest’ultima fu oggetto della prima vera e propria campagna fotografica programmatica, in un primo tempo a opera di Roger Fenton, al seguito dell’esercito britannico e poi di due veri e propri “reporter di guerra”: James Robertson e Felice Beato.
Nella rappresentazione pittorica, come in quella fotografica, fanno inoltre il loro ingresso, nella terza sezione della mostra, le immagini delle nuove infrastrutture che recarono un notevole ammodernamento alla vita del Paese, come le ferrovie che videro il Piemonte sabaudo all'avanguardia. Un documento estremamente prezioso è rappresentato, poi, dalla fotografia raffigurante un gruppo di persone in posa nel giardino della villa dell'ingegner Pietro Spurgazzi in occasione della inaugurazione della ferrovia che univa Torino a Caluso. Oltre al padrone di casa, ben riconoscibile per la sua caratteristica fisionomia, è lo scultore Vincenzo Vela che, come Bossoli, di cui era poco più giovane, aveva lasciato l'originario Canton Ticino trasferendosi prima a Milano e, dal 1852, a Torino dove era titolare della cattedra di scultura presso l'Accademia Albertina.
Nella quarta sezione sono presenti le immagini ispirate al tema dell'esotismo, centrale per la società e la cultura del diciannovesimo secolo. La produzione di vedute a tempera e a olio dedicate ai paesaggi russi, della Crimea, della Turchia e del Marocco si susseguì ininterrottamente al catalogo delle località europee visitate, immortalate e riprodotte in molteplici repliche da Bossoli grazie anche ai viaggi effettuati in Inghilterra, in Belgio e in Spagna. Dal punto di vista iconografico, le visioni di Istanbul, chiamata al tempo di Bossoli con il nome sognante di Costantinopoli, si affermarono sulle altre e raccolsero il consenso del mercato. La presenza di architetture ispirate allo stile bizantino e a quello arabo, sullo sfondo di un paesaggio dalla spiccata connotazione extra occidentale, si rivelò vincente e si guadagnò le preferenze della committenza. Accanto alle tempere di Bossoli, sono presenti fotografie dell’Egitto e di altre località del Nord Africa.
L’ultima sezione si sofferma sulle vedute di ville e di giardini storici, una tipologia derivata anch'essa dalla tradizione vedutistica più nobile – si pensi a Magnasco e a Bellotto – e condivisa con altri maestri di questo genere e di cui Bossoli è stato il rappresentante più significativo. Spesso queste composizioni venivano concepite a pendant o in veri e propri cicli, come quello, per esempio, eseguito per la famiglia Litta Visconti Arese. Nelle tempere di Bossoli le ville del patriziato lombardo appaiono inquadrate frontalmente o dall'alto, quasi sempre animate da personaggi in abiti contemporanei che alludono all'identità e al vissuto dei proprietari. I protagonisti di queste vedute vanno in barca, inscenano feste notturne e indugiano in passeggiate nel parco e in ricevimenti pomeridiani, riproducendo con estrema naturalezza consuetudini sociali e riti mondani di cui Bossoli stesso era testimone diretto. Negli anni successivi gli stabilimenti fotografici dell'Italia unita realizzarono veri e propri servizi finalizzati alla rappresentazione di palazzi e di ville con giardino, a volte corredati da vedute degli interni ricchi di arredi e di decorazioni: immagini per noi estremamente preziose in quanto rivelatrici di un mondo oggi perduto, testimoni di un gusto di abitare gli spazi privati profondamente diversi da quelli odierni.
Nel corso dell'Ottocento il dialogo tra pittura e fotografia ha profondamente mutato la fruizione delle arti visive: le qualità insite nella nuova tecnica di rappresentazione, contraddistinta da precisione descrittiva, rapidità esecutiva e serialità del processo di riproduzione, hanno indotto il pubblico a una diversa lettura della realtà e a conseguenti elaborazioni concettuali.
Nei primi decenni di diffusione della fotografia, nata nel 1839, la commistione tra le due arti contribuì a una definizione verista del mondo, in primis del paesaggio, sia naturale che urbano, e della vita che in esso si svolge, coinvolgendo vedutisti da un lato e pittori di genere dall’altro. In tal senso, Carlo Bossoli risulta un personaggio emblematico: determinante il suo ruolo di straordinario cronista del proprio tempo, svolto in parallelo con la nascita e la diffusione della fotografia in tutta Europa, come è stato evidenziato da una lunga tradizione di studi, condotti soprattutto sul territorio piemontese nel Novecento a opera di storici dell'arte di primissimo piano come Ada Peyrot, autrice del catalogo ragionato di Bossoli, Franca Dalmasso, Rosanna Maggio Serra e Pier Giorgio Dragone.
L’esposizione che annovera una novantina di opere, ripartite tra una cinquantina di dipinti e una quarantina di fotografie, si avvale dell'apporto di nuclei collezionistici privati, in alcuni casi inediti, come quello appartenente alla Collezione Litta di Vedano al Lambro (Milano), e di prestigiosi prestiti di istituzioni pubbliche, tra cui il Museo del Risorgimento di Torino, la Galleria d'Arte Moderna di Torino, l’Archivio di Stato di Torino, il Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, il Museo del Risorgimento di Milano e i Musei Civici di Varese.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La prima sezione è dedicata alla quotidianità nei centri urbani della penisola italiana, con un'attenzione particolare per Torino, ritratta nelle sue piazze e nelle sue strade in momenti di svago e di festa, ma anche nelle attività lavorative di tutti i giorni. Tra le immagini della città si ritrovano piazza Castello, dominata dalla presenza di Palazzo Madama e dell'asse di via Nuova (poi via Roma), Piazza San Carlo e lo spazio allargato di piazza Vittorio Veneto. Anche la fotografia del tempo ha immortalato animate vedute cittadine e intensi momenti di quotidianità. Spesso i primi fotografi erano anche pittori che avevano utilizzato la tempera, l'acquarello o l'incisione, muovendosi tra arte, artigianato e meccanica.
La seconda sezione riguarda, invece, gli eventi politici e bellici di cui Bossoli è stato testimone: innanzitutto le drammatiche vicende delle Cinque Giornate di Milano del marzo 1848 e le campagne della seconda guerra d'Indipendenza che hanno portato all'unificazione d'Italia sotto la monarchia sabauda. Di ogni episodio, Bossoli delineò uno o più disegni, rielaborandoli, successivamente in studio, in composizioni a tempera: l'immagine riprodotta è pressoché contestuale o di poco successiva al momento della stesura dello schizzo grafico dal vero. Accanto a questo nucleo, estremamente suggestivo per la portata storica delle scene raffigurate, una serie di fotografie documenta la difesa della Repubblica Romana nel 1849 e la Guerra di Crimea sei anni più tardi. Quest’ultima fu oggetto della prima vera e propria campagna fotografica programmatica, in un primo tempo a opera di Roger Fenton, al seguito dell’esercito britannico e poi di due veri e propri “reporter di guerra”: James Robertson e Felice Beato.
Nella rappresentazione pittorica, come in quella fotografica, fanno inoltre il loro ingresso, nella terza sezione della mostra, le immagini delle nuove infrastrutture che recarono un notevole ammodernamento alla vita del Paese, come le ferrovie che videro il Piemonte sabaudo all'avanguardia. Un documento estremamente prezioso è rappresentato, poi, dalla fotografia raffigurante un gruppo di persone in posa nel giardino della villa dell'ingegner Pietro Spurgazzi in occasione della inaugurazione della ferrovia che univa Torino a Caluso. Oltre al padrone di casa, ben riconoscibile per la sua caratteristica fisionomia, è lo scultore Vincenzo Vela che, come Bossoli, di cui era poco più giovane, aveva lasciato l'originario Canton Ticino trasferendosi prima a Milano e, dal 1852, a Torino dove era titolare della cattedra di scultura presso l'Accademia Albertina.
Nella quarta sezione sono presenti le immagini ispirate al tema dell'esotismo, centrale per la società e la cultura del diciannovesimo secolo. La produzione di vedute a tempera e a olio dedicate ai paesaggi russi, della Crimea, della Turchia e del Marocco si susseguì ininterrottamente al catalogo delle località europee visitate, immortalate e riprodotte in molteplici repliche da Bossoli grazie anche ai viaggi effettuati in Inghilterra, in Belgio e in Spagna. Dal punto di vista iconografico, le visioni di Istanbul, chiamata al tempo di Bossoli con il nome sognante di Costantinopoli, si affermarono sulle altre e raccolsero il consenso del mercato. La presenza di architetture ispirate allo stile bizantino e a quello arabo, sullo sfondo di un paesaggio dalla spiccata connotazione extra occidentale, si rivelò vincente e si guadagnò le preferenze della committenza. Accanto alle tempere di Bossoli, sono presenti fotografie dell’Egitto e di altre località del Nord Africa.
L’ultima sezione si sofferma sulle vedute di ville e di giardini storici, una tipologia derivata anch'essa dalla tradizione vedutistica più nobile – si pensi a Magnasco e a Bellotto – e condivisa con altri maestri di questo genere e di cui Bossoli è stato il rappresentante più significativo. Spesso queste composizioni venivano concepite a pendant o in veri e propri cicli, come quello, per esempio, eseguito per la famiglia Litta Visconti Arese. Nelle tempere di Bossoli le ville del patriziato lombardo appaiono inquadrate frontalmente o dall'alto, quasi sempre animate da personaggi in abiti contemporanei che alludono all'identità e al vissuto dei proprietari. I protagonisti di queste vedute vanno in barca, inscenano feste notturne e indugiano in passeggiate nel parco e in ricevimenti pomeridiani, riproducendo con estrema naturalezza consuetudini sociali e riti mondani di cui Bossoli stesso era testimone diretto. Negli anni successivi gli stabilimenti fotografici dell'Italia unita realizzarono veri e propri servizi finalizzati alla rappresentazione di palazzi e di ville con giardino, a volte corredati da vedute degli interni ricchi di arredi e di decorazioni: immagini per noi estremamente preziose in quanto rivelatrici di un mondo oggi perduto, testimoni di un gusto di abitare gli spazi privati profondamente diversi da quelli odierni.
07
ottobre 2020
Cronache dall’Ottocento. La vita moderna nelle opere di Carlo Bossoli e nelle fotografie del suo tempo
Dal 07 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE ACCORSI – OMETTO MUSEO DI ARTI DECORATIVE
Torino, Via Po, 55, (Torino)
Torino, Via Po, 55, (Torino)
Biglietti
BIGLIETTO UNICO (comprensivo di visita alla collezione permanente):
intero € 10,00; ridotto € 8,00*
*Ridotto: studenti fino a 26 anni; over 65; convenzioni; insegnanti
Gratuito: bambini fino a 12 anni; possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte card; diversamente abili + un accompagnatore; giornalisti
Orario di apertura
Da mercoledì a venerdì 10.00-18.00 | Sabato, domenica e festivi 10.00-19.00.
La biglietteria chiude mezz’ora prima.
Lunedì e martedì chiuso
Sito web
Ufficio stampa
Vittoria Cibrario
Ufficio stampa
Cristina Giusio
Autore
Curatore
Patrocini