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CRUX. Il Crocefisso di Jesolo. Cinque secoli di Arte e Devozione
L’antico Crocefisso di “Cavazuccherina”, opera preziosa della fine del Trecento,
torna in mostra dopo cinque secoli nei luoghi dove fu lungamente oggetto di devozione.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’antico Crocefisso di “Cavazuccherina”, opera preziosa della fine del Trecento,
torna in mostra dopo cinque secoli nei luoghi dove fu lungamente oggetto di devozione.
Inaugurazione il 10 giugno per la Festa del Patrono di Jesolo alla presenza del Patriarca di Venezia.
Dal mistero della scomparsa alla recente riscoperta
Più di tre secoli fa, il vescovo Marco Giustiniani, in visita nella chiesa di Cavazuccherina (antico nome di Jesolo), vide un antico crocefisso dipinto e disse che quell’opera,
per la sua grande eleganza, era più degna di essere collocata nella sfarzosa Venezia piuttosto che in un posto di campagna.
Il prezioso Cristo Crocifisso, dipinto su tavola della fine del XIV secolo, restò tuttavia a Jesolo per altri due secoli. Poi se ne persero le tracce.
Fino a quando uno studioso di storia jesolana, Giuseppe Artesi, ha avvalorato l’ipotesi che l’antico crocefisso potesse corrispondere ad un crocefisso trecentesco
conservato nei depositi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Le ricerche dello studioso hanno infatti ricostruito, attraverso documenti d’archivio dell’Ottocento, il viaggio compiuto da Jesolo al Museo veneziano.
Nel 1889, a seguito di lavori di restauro e ristrutturazione, il parroco della chiesa di Jesolo di allora, senza autorizzazione alcuna, vendette ad un commerciante milanese il crocefisso
che da secoli era stato conservato nella parrocchia di Cavazuccherina.
I documenti d’archivio raccontano che l’opera fu sequestrata, poiché la vendita risultò illegale, e fu oggetto di un procedimento del regio Tribunale che dispose di affidarla
alle Gallerie dell’Accademia che la conservò nei depositi.
Grazie all’impegno del Comune di Jesolo, della Parrocchia arcipretale S. Giovanni Battista e dell’associazione Culturale “Mons. Giovanni Marcato” – che stanno da tempo attuando un
processo di riscoperta del senso e delle radici della comunità locale - l’opera tornerà per la prima volta nei luoghi in cui fu oggetto di devozione per centinaia di anni, prestata
con grande sensibilità dalla Gallerie dell’Accademia di Venezia.
In mostra per quattro mesi all’interno della Chiesa arcipretale di Jesolo – protetta da un’apposita teca climatizzata - la sua permanenza verrà inaugurata in occasione della
Festa del patrono di Jesolo, il prossimo 10 giugno alle ore 20.30, alla presenza del Patriarca di Venezia Monsignor Francesco Moraglia.
La preziosa tavola potrà quindi essere ammirata dai cittadini e dai tanti turisti durante l’intera estate (esposta fino al 16 ottobre): un evento di grande significato per la storia della città,
ma anche intrigante dal punto di vista storico artistico.
Un altro enigma infatti resta ancora da svelare.
L’attribuzione del Crocefisso: un enigma ancora tutto da svelare
L’enigma riguarda l’autore del crocefisso. La Commissione del Collegio degli Accademici di Venezia nel 1890 si pronunciò per una probabile attribuzione dell’opera ad un pittore veneziano,
Niccolò di Pietro, attivo all’epoca nella parrocchia di Santa Marina a Venezia. La critica più recente ritiene invece che fu opera del Maestro della Madonna del Parto, allievo di Niccolò.
Ma vi è una terza, suggestiva, ipotesi.
L’autore potrebbe essere un altro importante pittore che visse a Venezia in quel periodo: Niccolò (o Nicoleto) Semitecolo a cui si deve un crocefisso di grande fascino oggi
conservato nella chiesa degli Eremitani a Padova.
L’ipotesi è sostenuta dalla circostanza che Niccolò Semitecolo era un prete pittore e fu parroco della chiesa di Sant’Agnese di Venezia. In quella stessa parrocchia venne a stabilirsi da Jesolo,
nel 1367 circa, una famiglia di nobili, i Berengo, il cui capostipite lasciò nel testamento la disposizione di far realizzare un crocifisso, pagandolo 100 ducati d’oro.
Da quel momento di questo crocefisso non si sa più nulla e si ipotizza che la famiglia potrebbe aver deciso di portarlo nella diocesi di Jesolo.
Un quarto indizio a favore di Semitecolo è incentrato sulla figura di Pietro De Natali, vescovo di Equilio, così allora si chiamava Jesolo, dal 1370. Di famiglia nobile veneziana,
nel 1376 consacra a Venezia la Cappella del Volto Santo, detta anche dei Lucchesi, affrescata proprio da Niccolò Semitecolo nel 1370.
È quindi possibile che in quell’occasione il vescovo De Natali, conoscendo ed apprezzando l’arte di Semitecolo, abbia chiesto proprio a lui la realizzazione di un crocefisso per la sua diocesi,
dove rimase fino alla sciagurata vendita.
Mentre gli studiosi proseguono nell’importante lavoro di attribuzione, il crocefisso resta, chiunque sia il suo autore, un dipinto di grande valore artistico e di indiscusso fascino.
torna in mostra dopo cinque secoli nei luoghi dove fu lungamente oggetto di devozione.
Inaugurazione il 10 giugno per la Festa del Patrono di Jesolo alla presenza del Patriarca di Venezia.
Dal mistero della scomparsa alla recente riscoperta
Più di tre secoli fa, il vescovo Marco Giustiniani, in visita nella chiesa di Cavazuccherina (antico nome di Jesolo), vide un antico crocefisso dipinto e disse che quell’opera,
per la sua grande eleganza, era più degna di essere collocata nella sfarzosa Venezia piuttosto che in un posto di campagna.
Il prezioso Cristo Crocifisso, dipinto su tavola della fine del XIV secolo, restò tuttavia a Jesolo per altri due secoli. Poi se ne persero le tracce.
Fino a quando uno studioso di storia jesolana, Giuseppe Artesi, ha avvalorato l’ipotesi che l’antico crocefisso potesse corrispondere ad un crocefisso trecentesco
conservato nei depositi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Le ricerche dello studioso hanno infatti ricostruito, attraverso documenti d’archivio dell’Ottocento, il viaggio compiuto da Jesolo al Museo veneziano.
Nel 1889, a seguito di lavori di restauro e ristrutturazione, il parroco della chiesa di Jesolo di allora, senza autorizzazione alcuna, vendette ad un commerciante milanese il crocefisso
che da secoli era stato conservato nella parrocchia di Cavazuccherina.
I documenti d’archivio raccontano che l’opera fu sequestrata, poiché la vendita risultò illegale, e fu oggetto di un procedimento del regio Tribunale che dispose di affidarla
alle Gallerie dell’Accademia che la conservò nei depositi.
Grazie all’impegno del Comune di Jesolo, della Parrocchia arcipretale S. Giovanni Battista e dell’associazione Culturale “Mons. Giovanni Marcato” – che stanno da tempo attuando un
processo di riscoperta del senso e delle radici della comunità locale - l’opera tornerà per la prima volta nei luoghi in cui fu oggetto di devozione per centinaia di anni, prestata
con grande sensibilità dalla Gallerie dell’Accademia di Venezia.
In mostra per quattro mesi all’interno della Chiesa arcipretale di Jesolo – protetta da un’apposita teca climatizzata - la sua permanenza verrà inaugurata in occasione della
Festa del patrono di Jesolo, il prossimo 10 giugno alle ore 20.30, alla presenza del Patriarca di Venezia Monsignor Francesco Moraglia.
La preziosa tavola potrà quindi essere ammirata dai cittadini e dai tanti turisti durante l’intera estate (esposta fino al 16 ottobre): un evento di grande significato per la storia della città,
ma anche intrigante dal punto di vista storico artistico.
Un altro enigma infatti resta ancora da svelare.
L’attribuzione del Crocefisso: un enigma ancora tutto da svelare
L’enigma riguarda l’autore del crocefisso. La Commissione del Collegio degli Accademici di Venezia nel 1890 si pronunciò per una probabile attribuzione dell’opera ad un pittore veneziano,
Niccolò di Pietro, attivo all’epoca nella parrocchia di Santa Marina a Venezia. La critica più recente ritiene invece che fu opera del Maestro della Madonna del Parto, allievo di Niccolò.
Ma vi è una terza, suggestiva, ipotesi.
L’autore potrebbe essere un altro importante pittore che visse a Venezia in quel periodo: Niccolò (o Nicoleto) Semitecolo a cui si deve un crocefisso di grande fascino oggi
conservato nella chiesa degli Eremitani a Padova.
L’ipotesi è sostenuta dalla circostanza che Niccolò Semitecolo era un prete pittore e fu parroco della chiesa di Sant’Agnese di Venezia. In quella stessa parrocchia venne a stabilirsi da Jesolo,
nel 1367 circa, una famiglia di nobili, i Berengo, il cui capostipite lasciò nel testamento la disposizione di far realizzare un crocifisso, pagandolo 100 ducati d’oro.
Da quel momento di questo crocefisso non si sa più nulla e si ipotizza che la famiglia potrebbe aver deciso di portarlo nella diocesi di Jesolo.
Un quarto indizio a favore di Semitecolo è incentrato sulla figura di Pietro De Natali, vescovo di Equilio, così allora si chiamava Jesolo, dal 1370. Di famiglia nobile veneziana,
nel 1376 consacra a Venezia la Cappella del Volto Santo, detta anche dei Lucchesi, affrescata proprio da Niccolò Semitecolo nel 1370.
È quindi possibile che in quell’occasione il vescovo De Natali, conoscendo ed apprezzando l’arte di Semitecolo, abbia chiesto proprio a lui la realizzazione di un crocefisso per la sua diocesi,
dove rimase fino alla sciagurata vendita.
Mentre gli studiosi proseguono nell’importante lavoro di attribuzione, il crocefisso resta, chiunque sia il suo autore, un dipinto di grande valore artistico e di indiscusso fascino.
10
giugno 2016
CRUX. Il Crocefisso di Jesolo. Cinque secoli di Arte e Devozione
Dal 10 giugno al 16 ottobre 2016
arte antica
Location
SEDI VARIE – Jesolo
Jesolo, (Venezia)
Jesolo, (Venezia)
Orario di apertura
dal Lunedì a Sabato
9.00 - 12.00 / 15.00 - 18.00
Domenica
15.00 - 18.00
20.30 - 22.30 (Luglio e Agosto)
Vernissage
10 Giugno 2016, h 20.30
Sito web
www.comune.jesolo.ve.it/crocefisso
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE