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Culture Altre – Michelangelo Frammartino
Con il ciclo di conferenze 2003/2004, continua l¹indagine sui linguaggi prossimi all¹arte prendendo però in considerazione quanto siano influenzati dalle culture altre. L¹incontro con il regista Michelangelo Frammartino verterà soprattutto sulla quotidianità altra di un villaggio calabrese.
Comunicato stampa
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L¹analisi del complesso rapporto tra l¹arte generalmente intesa e i linguaggi a lei prossimi includerà quest¹anno anche quella relativa alla crisi delle culture occidentali, le ³prime culture².
Nell¹arte, nel design, nella musica, nello spettacolo, nella moda, nella letteratura, nella poesia, persino nella filosofia, il forte pensiero occidentale sembra abdicare di fronte alla prorompente avanzata di quelli che sono sempre stati definiti terzi o quarti mondi, terze o quarte culture.
Basta visitare le ultime edizioni della Biennale di Venezia, frequentare le sfilate di moda internazionali, accostarsi alla letteratura e alla poesia che maggiormente suscitano interesse, muoversi in un qualsiasi Festival del Cinema, partecipare alle varie mostre del design più innovativo o semplicemente camminare per le strade di una qualsiasi città o cittadina dell¹Italia, dell¹Europa o dell¹America, per rendersi conto che il panorama culturale e reale è radicalmente cambiato.
E¹ interessante ciò che sta accadendo: i mondi si aprono, le culture si mescolano, le forme si ibridano, dando vita a mondi, culture e forme che si presentano ricche di improvvise possibilità.
Il lavoro di artisti, designer, scrittori, musicisti, stilisti, vive così in un continuo dialogo fra realtà differenti, fra pensieri che sembrano giungerci da ³mondi altri², fra immagini e forme che sempre più mostrano la loro totale apertura a immaginari non più ben definiti e codificati, ma da individuare e di cui fare tesoro.
La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, con il ciclo di conferenze 2003/2004, continua perciò l¹indagine sui linguaggi prossimi all¹arte prendendo però in considerazione quanto siano influenzati dalle culture altre.
Intervento della serata
Michelangelo Frammartino
L¹incontro con il regista Michelangelo Frammartino verterà soprattutto sulla quotidianità ³altra² di un villaggio calabrese, i cui 15000 abitanti di un tempo sono oggi ridotti ad un pugno di qualche centinaio.
La storia dei partiti raccontata dai pochi rimasti diventa la materia del primo lungometraggio di Frammartino dal titolo ³Il dono²: un vecchio impassibile e una ragazza mentalmente disturbata sembrano semplicemente in attesa che il tempo li consumi, in un profondo torpore interrotto soltanto da squallidi incontri o dal casuale ritrovamento di oggetti incongrui per la realtà di quel paese.
Così la ragazza, che la gente crede posseduta da un demone, personificazione di tutte le sofferenze inespresse, offre il suo corpo agli automobilisti. Quanto al vecchio, inizialmente incuriosito dalla suoneria di un cellulare trovato per caso, se ne disinteressa però subito, abbandonandolo con le sue vibrazioni tra la schiera di oggetti ormai inutili, accanto perciò alle barche arenate sulla spiaggia, alle automobili smembrate ai bordi delle strade e a un¹altra galleria di relitti inanimati che fa da controcanto al lungo corteo delle ombre.
Quello che risulta estremamente interessante è la rinuncia del regista alla facilità narrativa a favore della ricerca estetica: ³Volevo che la storia di questo paese venisse raccontata unicamente dalla macchina da presa. Era importante che non vi fossero artifici di alcun tipo, né tecnici né linguistici, né metaforici, né drammaturgici. Non ho chiesto a nessuno degli ³attori² del film di interpretare un ruolo, chiedevo loro unicamente di camminare, pedalare, radere, zappare, attendere. Insomma di riproporre davanti alla cinepresa i gesti che stavano compiendo quando li avevo incontrati per la prima volta durante i miei sopralluoghi, alla ricerca di una storia che volesse farsi raccontare².
Così la macchina da presa mantiene la distanza dall¹azione e spesso la racconta con un¹unica inquadratura, senza sottolineatura o dettagli ingranditi. Accantonando la narrazione lineare occidentale, il regista si rifà alla misteriosità delle vite, indecifrabili e irraccontabili.
Nonostante Frammartino si tenga al margine delle esistenze, limitando il suo sguardo alle apparenze, esse lasciano comunque intuire sbandamenti interiori, tormenti repressi o rivelati da un fremito, da una contrazione appena percettibile.
Quando poi la macchina da presa si sofferma sul paesaggio è per contrapporre all¹attesa dei personaggi una natura meravigliosa indifferente allo scorrere del tempo. Nel suo rigore assoluto ogni inquadratura corrode, a volte induce un senso di asfissia ma, al tempo stesso, un¹intensa bellezza naturale.
³Le nostre vite spiega ancora Frammartino non sono raccontabili in una sola storia perché ci sono avvenimenti che raramente si legano con causa ed effetto, spesso anzi sono inspiegabili. Nei film ci sono le storie e in ³Il dono² è lo spettatore che deve fare lo sforzo di continuare a costruire i personaggi, a metterli in relazione gli uni con gli altri, prendendo spunto dai percorsi solo suggeriti e dal terreno preparato per i racconti che verranno².
Cenni biografici
Nato nel 1968, Michelangelo Frammartino studia architettura al Politecnico di Milano, dove contemporaneamente si avvicina all¹audiovisivo. Nel 1992 gira il suo primo cortometraggio, Tracce e a partire dal 1995 una serie di installazioni video tra cui Ora (1995), La casa delle belle addormentate (1997), Film (1998).
Parallelamente gli altri cortometraggi e cioè L¹occhio e lo spirito (1997), Bibim (1999), Scappa Valentina (2000), Io non posso entrare (2002).
Il dono, presentato come work in progress all¹ Infinity Festival nel 2002, è stato in seguito selezionato per la sezione cineasti del presente al Festival di Locarno 2003, dove ha ricevuto critiche molto lusinghiere.
Sabato 4 ottobre ha vinto il Grand Prix d¹Annecy Cinéma Italien 2003 e partecipa inoltre all¹International Festival di Salonicco come unico film italiano in concorso.
È stato invitato al Film Festival di Rotterdam, al Festival di Belfort in Francia e a Filmmaker a Milano.
Prossimi appuntamenti:
4 dicembre 2003 ore 20.30: presentazione del libro
Aldo Spoldi, Andrea Bortolon. Lezioni di filosofia morale. L¹arte di diventare diavoli , Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea in collaborazione con Skira
Performance teatrale del gruppo Attraversarte, circuito di espressività giovanile
18 dicembre 2003 Antonio Marras
29 gennaio 2004 Enzo Umbaca
26 febbraio 2004 Gianni Romano
24 marzo 2004 Mandyae N¹Diaye
29 aprile 2004 Luigi Ontani
27 maggio 2004 Beppe Finessi
E¹ in fase di definizione l¹incontro con lo scrittore Tahar Ben Jelloun
Corso di aggiornamento per Docenti: ³Modi e forme dello scrivere², a cura di Michele Rossi
(giovedì 27 novembre; giovedì 4, 11 dicembre 2003)
Nell¹arte, nel design, nella musica, nello spettacolo, nella moda, nella letteratura, nella poesia, persino nella filosofia, il forte pensiero occidentale sembra abdicare di fronte alla prorompente avanzata di quelli che sono sempre stati definiti terzi o quarti mondi, terze o quarte culture.
Basta visitare le ultime edizioni della Biennale di Venezia, frequentare le sfilate di moda internazionali, accostarsi alla letteratura e alla poesia che maggiormente suscitano interesse, muoversi in un qualsiasi Festival del Cinema, partecipare alle varie mostre del design più innovativo o semplicemente camminare per le strade di una qualsiasi città o cittadina dell¹Italia, dell¹Europa o dell¹America, per rendersi conto che il panorama culturale e reale è radicalmente cambiato.
E¹ interessante ciò che sta accadendo: i mondi si aprono, le culture si mescolano, le forme si ibridano, dando vita a mondi, culture e forme che si presentano ricche di improvvise possibilità.
Il lavoro di artisti, designer, scrittori, musicisti, stilisti, vive così in un continuo dialogo fra realtà differenti, fra pensieri che sembrano giungerci da ³mondi altri², fra immagini e forme che sempre più mostrano la loro totale apertura a immaginari non più ben definiti e codificati, ma da individuare e di cui fare tesoro.
La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, con il ciclo di conferenze 2003/2004, continua perciò l¹indagine sui linguaggi prossimi all¹arte prendendo però in considerazione quanto siano influenzati dalle culture altre.
Intervento della serata
Michelangelo Frammartino
L¹incontro con il regista Michelangelo Frammartino verterà soprattutto sulla quotidianità ³altra² di un villaggio calabrese, i cui 15000 abitanti di un tempo sono oggi ridotti ad un pugno di qualche centinaio.
La storia dei partiti raccontata dai pochi rimasti diventa la materia del primo lungometraggio di Frammartino dal titolo ³Il dono²: un vecchio impassibile e una ragazza mentalmente disturbata sembrano semplicemente in attesa che il tempo li consumi, in un profondo torpore interrotto soltanto da squallidi incontri o dal casuale ritrovamento di oggetti incongrui per la realtà di quel paese.
Così la ragazza, che la gente crede posseduta da un demone, personificazione di tutte le sofferenze inespresse, offre il suo corpo agli automobilisti. Quanto al vecchio, inizialmente incuriosito dalla suoneria di un cellulare trovato per caso, se ne disinteressa però subito, abbandonandolo con le sue vibrazioni tra la schiera di oggetti ormai inutili, accanto perciò alle barche arenate sulla spiaggia, alle automobili smembrate ai bordi delle strade e a un¹altra galleria di relitti inanimati che fa da controcanto al lungo corteo delle ombre.
Quello che risulta estremamente interessante è la rinuncia del regista alla facilità narrativa a favore della ricerca estetica: ³Volevo che la storia di questo paese venisse raccontata unicamente dalla macchina da presa. Era importante che non vi fossero artifici di alcun tipo, né tecnici né linguistici, né metaforici, né drammaturgici. Non ho chiesto a nessuno degli ³attori² del film di interpretare un ruolo, chiedevo loro unicamente di camminare, pedalare, radere, zappare, attendere. Insomma di riproporre davanti alla cinepresa i gesti che stavano compiendo quando li avevo incontrati per la prima volta durante i miei sopralluoghi, alla ricerca di una storia che volesse farsi raccontare².
Così la macchina da presa mantiene la distanza dall¹azione e spesso la racconta con un¹unica inquadratura, senza sottolineatura o dettagli ingranditi. Accantonando la narrazione lineare occidentale, il regista si rifà alla misteriosità delle vite, indecifrabili e irraccontabili.
Nonostante Frammartino si tenga al margine delle esistenze, limitando il suo sguardo alle apparenze, esse lasciano comunque intuire sbandamenti interiori, tormenti repressi o rivelati da un fremito, da una contrazione appena percettibile.
Quando poi la macchina da presa si sofferma sul paesaggio è per contrapporre all¹attesa dei personaggi una natura meravigliosa indifferente allo scorrere del tempo. Nel suo rigore assoluto ogni inquadratura corrode, a volte induce un senso di asfissia ma, al tempo stesso, un¹intensa bellezza naturale.
³Le nostre vite spiega ancora Frammartino non sono raccontabili in una sola storia perché ci sono avvenimenti che raramente si legano con causa ed effetto, spesso anzi sono inspiegabili. Nei film ci sono le storie e in ³Il dono² è lo spettatore che deve fare lo sforzo di continuare a costruire i personaggi, a metterli in relazione gli uni con gli altri, prendendo spunto dai percorsi solo suggeriti e dal terreno preparato per i racconti che verranno².
Cenni biografici
Nato nel 1968, Michelangelo Frammartino studia architettura al Politecnico di Milano, dove contemporaneamente si avvicina all¹audiovisivo. Nel 1992 gira il suo primo cortometraggio, Tracce e a partire dal 1995 una serie di installazioni video tra cui Ora (1995), La casa delle belle addormentate (1997), Film (1998).
Parallelamente gli altri cortometraggi e cioè L¹occhio e lo spirito (1997), Bibim (1999), Scappa Valentina (2000), Io non posso entrare (2002).
Il dono, presentato come work in progress all¹ Infinity Festival nel 2002, è stato in seguito selezionato per la sezione cineasti del presente al Festival di Locarno 2003, dove ha ricevuto critiche molto lusinghiere.
Sabato 4 ottobre ha vinto il Grand Prix d¹Annecy Cinéma Italien 2003 e partecipa inoltre all¹International Festival di Salonicco come unico film italiano in concorso.
È stato invitato al Film Festival di Rotterdam, al Festival di Belfort in Francia e a Filmmaker a Milano.
Prossimi appuntamenti:
4 dicembre 2003 ore 20.30: presentazione del libro
Aldo Spoldi, Andrea Bortolon. Lezioni di filosofia morale. L¹arte di diventare diavoli , Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea in collaborazione con Skira
Performance teatrale del gruppo Attraversarte, circuito di espressività giovanile
18 dicembre 2003 Antonio Marras
29 gennaio 2004 Enzo Umbaca
26 febbraio 2004 Gianni Romano
24 marzo 2004 Mandyae N¹Diaye
29 aprile 2004 Luigi Ontani
27 maggio 2004 Beppe Finessi
E¹ in fase di definizione l¹incontro con lo scrittore Tahar Ben Jelloun
Corso di aggiornamento per Docenti: ³Modi e forme dello scrivere², a cura di Michele Rossi
(giovedì 27 novembre; giovedì 4, 11 dicembre 2003)
20
novembre 2003
Culture Altre – Michelangelo Frammartino
20 novembre 2003
incontro - conferenza
Location
FONDAZIONE AMBROSETTI – PALAZZO PANELLA
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Orario di apertura
ore 20.30