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Cyran | Seghezza | Sparasci – Take time to smell the flowers
Scopo della mostra è in sintonia con ciò che il festival dell’eccellenza al femminile: formare in tutte le donne una più consapevole coscienza della propria identità, del proprio valore, della propria storia, cultura, delle attitudini e del contributo che esse apportano al progresso dell’umanità
Comunicato stampa
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Questo titolo ci vuole rammentare che ognuno di noi nonostante viva a ritmi incalzanti
dovrebbe prendersi del tempo per se stesso, tempo per riflettere,meditare, e sicuramente il coadiuvante migliore è l'arte intesa come mezzo di esplorazione dei nostri pensieri che molte volte bussano alla nostra mente facendo capolino e poche volte li ascoltiamo.
Scopo della mostra è in sintonia con ciò che il festival dell'eccellenza al femminile ,in cui è inserita,vuole contribuire: formare in tutte le donne una più consapevole coscienza della propria identità, del proprio valore, della propria storia, cultura, delle proprie attitudini e del contributo che esse apportano al progresso dell’umanità
Loredana Trestin
L'arte figurativa contemporanea sviluppa i proprî motivi confortata da una notevole condizione di privilegio rispetto alle epoche passate. Ci riferiamo ai vantaggi offerti dalla memoria dei tempi trascorsi, dalla licenza all'individualismo garantito dalle teorie artistiche romantiche tuttora operanti, dalla adorniana riproducibilità delle opere.
La memoria costituisce per l'artista il serbatoio di tutte le produzioni viste e meditate negli anni, sensazioni che emergono nel momento in cui il pensiero si trasforma in gesto creativo libero di spaziare senza confine alcuno, ma appesantito e come oppresso dall'invadenza di una cultura ricca di immagini contemplate in libri e cataloghi.
Allorché l'ego creativo si abbandona allo stimolo ed il ricordo di passate bellezze si salda con la volontà del presente, allora la mano muove sintetizzando il percorsi antichi e moderni per liberarsi nella vita dell'opera nuova, qualcosa che l'artista, al termine del proprio lavoro, talora contempla come altro da sé. Tale processo avviene a condizione di operare con accenti nuovi in un contesto culturale sovraffollato di predecessori illustri. Sembra all'artista di essere prigioniero della storia dell'arte anziché il demiurgo di originali forme. Deve infatti lottare contro il tempo che ha ineluttabilmente seppellito l'età della creazione primigenia e rassegnarsi al fatto di trovarsi nelle stesse condizioni che Borges richiamava in un parallelo fra Omero e Dante: libero il primo di creare dal nulla l'epopea, prigioniero il secondo della sterminata cultura che i secoli avevano accumulato, costringendolo ad uno sforzo immane per affermare le proprie ragioni poetiche.
Protagonisti di una simile avventura, intessuta sulla forte trama di un'originalità che emerge in forme sicure e di lodevole espressività, sono i tre artisti che con felice accostamento la Galleria ….propone al suo pubblico.
Si tratta di Salvatore Sparasci, un pugliese innamorato dalla sua terra dalla quale trae pietre ed ispirazione; Elisabetta Cyran, la delicata espressione di un'esistenza dai molti cieli, dai tanti profumi e dalle numerose realtà mentali ed esistenziali; e Maria Luisa Seghezzi, una ritrattista nei cui sfumati e mezze tinte par di riconoscere certe vaghezze del Faiyum e di Pompei accanto a carezzevoli dolcezze del primo romanticismo.
Sparasci sembra perfettamente consapevole di quanto si è argomentato, tanto da dire di sé: «Io appartengo al presente, a quell'impalpabile attimo fugace che è l'impalpabile punto di incontro tra passato e futuro, tra memoria e speranza». Infatti, nel vasto immaginario offerto dalla sua creatività si possono ammirare con felice sorpresa forme essenziali, eteree e curvilinee che riportano alla scultura cicladica ma anche a Brancusi, ritmate armonie risolte nell'essenzialità del segno come in Étoile, oppure omaggi al passato come nel ricordo del Picasso delle Démoiselles d'Avignon, da ricondursi piuttosto ai disegni preparatorî piuttosto che alla tela del 1906; ovvero nell'omaggio al linearismo e al sintetismo formale della Bauhaus. Nella sua opere si contano inoltre costruzioni polimateriche che spesso costituiscono vere e proprie installazioni affidate alla luce in quanto simbolo di fattore creativo e di manicheo contrasto tra luce e tenebre.
Anche Elisabetta Cyran si colloca con i suoi lavori all'intersezione fra originalità e cultura, una strettoia dalla quale emerge in virtù delle due dimensioni espressive verso le quali ha indirizzato la propria ricerca, quella del ritratto e quella di una sorta di iperrealismo che approda talora all'onirico e al surreale, come avviene per esempio con il grande albero che a centro scena domina un lontano orizzonte, sfumato alla Leonardo ma d'impronta magrittiana quanto meno nella gratuità dell'impianto, peculiare al pittore belga. Altrettanto interessanti i due coloratissimi pappagallini, delineati con le virtù di una grande mano ed ambientati, a prospettiva breve, in un contesto che accentua un senso di relativismo esistenziale.
Altrettanto interessante l'esperienza di Maria Luisa Seghezza, la cui mano leggera vola sul supporto e creare una galleria di personaggi che sembrano anime del Limbo in virtù del processo di smaterializzazione cui sottopone le figure che fa emergere da uno sfondo sul quale di deposita il peso dei corpi per presentare in assenza di prospettiva puri spiriti, tutti compresi in una loro particolare atmosfera di meditazione che par tradursi in una ricerca di identità. Sotto le fronti alte e di serena compostezza non c'è sorriso ma gravità di pensiero. Si tratta di un intenso esercizio di spiritualizzazione che si accentua ad esempio nei grandi occhi della fanciulla emergente nella tensione rosata nella quale si stemperano i tratti del volto. Sarà inoltre opportuno notare che, con la sola eccezione del busto di giovane, in tutte le altre occasioni, quando la visuale di apre alla figura completa, i corpi scompaiono nei loro colori pastello per esaltare i tratti dei volti nei quali si trasferisce la intensa e vibrante sensibilità dell'artista.
Prof. Aldo Maria Pero
dovrebbe prendersi del tempo per se stesso, tempo per riflettere,meditare, e sicuramente il coadiuvante migliore è l'arte intesa come mezzo di esplorazione dei nostri pensieri che molte volte bussano alla nostra mente facendo capolino e poche volte li ascoltiamo.
Scopo della mostra è in sintonia con ciò che il festival dell'eccellenza al femminile ,in cui è inserita,vuole contribuire: formare in tutte le donne una più consapevole coscienza della propria identità, del proprio valore, della propria storia, cultura, delle proprie attitudini e del contributo che esse apportano al progresso dell’umanità
Loredana Trestin
L'arte figurativa contemporanea sviluppa i proprî motivi confortata da una notevole condizione di privilegio rispetto alle epoche passate. Ci riferiamo ai vantaggi offerti dalla memoria dei tempi trascorsi, dalla licenza all'individualismo garantito dalle teorie artistiche romantiche tuttora operanti, dalla adorniana riproducibilità delle opere.
La memoria costituisce per l'artista il serbatoio di tutte le produzioni viste e meditate negli anni, sensazioni che emergono nel momento in cui il pensiero si trasforma in gesto creativo libero di spaziare senza confine alcuno, ma appesantito e come oppresso dall'invadenza di una cultura ricca di immagini contemplate in libri e cataloghi.
Allorché l'ego creativo si abbandona allo stimolo ed il ricordo di passate bellezze si salda con la volontà del presente, allora la mano muove sintetizzando il percorsi antichi e moderni per liberarsi nella vita dell'opera nuova, qualcosa che l'artista, al termine del proprio lavoro, talora contempla come altro da sé. Tale processo avviene a condizione di operare con accenti nuovi in un contesto culturale sovraffollato di predecessori illustri. Sembra all'artista di essere prigioniero della storia dell'arte anziché il demiurgo di originali forme. Deve infatti lottare contro il tempo che ha ineluttabilmente seppellito l'età della creazione primigenia e rassegnarsi al fatto di trovarsi nelle stesse condizioni che Borges richiamava in un parallelo fra Omero e Dante: libero il primo di creare dal nulla l'epopea, prigioniero il secondo della sterminata cultura che i secoli avevano accumulato, costringendolo ad uno sforzo immane per affermare le proprie ragioni poetiche.
Protagonisti di una simile avventura, intessuta sulla forte trama di un'originalità che emerge in forme sicure e di lodevole espressività, sono i tre artisti che con felice accostamento la Galleria ….propone al suo pubblico.
Si tratta di Salvatore Sparasci, un pugliese innamorato dalla sua terra dalla quale trae pietre ed ispirazione; Elisabetta Cyran, la delicata espressione di un'esistenza dai molti cieli, dai tanti profumi e dalle numerose realtà mentali ed esistenziali; e Maria Luisa Seghezzi, una ritrattista nei cui sfumati e mezze tinte par di riconoscere certe vaghezze del Faiyum e di Pompei accanto a carezzevoli dolcezze del primo romanticismo.
Sparasci sembra perfettamente consapevole di quanto si è argomentato, tanto da dire di sé: «Io appartengo al presente, a quell'impalpabile attimo fugace che è l'impalpabile punto di incontro tra passato e futuro, tra memoria e speranza». Infatti, nel vasto immaginario offerto dalla sua creatività si possono ammirare con felice sorpresa forme essenziali, eteree e curvilinee che riportano alla scultura cicladica ma anche a Brancusi, ritmate armonie risolte nell'essenzialità del segno come in Étoile, oppure omaggi al passato come nel ricordo del Picasso delle Démoiselles d'Avignon, da ricondursi piuttosto ai disegni preparatorî piuttosto che alla tela del 1906; ovvero nell'omaggio al linearismo e al sintetismo formale della Bauhaus. Nella sua opere si contano inoltre costruzioni polimateriche che spesso costituiscono vere e proprie installazioni affidate alla luce in quanto simbolo di fattore creativo e di manicheo contrasto tra luce e tenebre.
Anche Elisabetta Cyran si colloca con i suoi lavori all'intersezione fra originalità e cultura, una strettoia dalla quale emerge in virtù delle due dimensioni espressive verso le quali ha indirizzato la propria ricerca, quella del ritratto e quella di una sorta di iperrealismo che approda talora all'onirico e al surreale, come avviene per esempio con il grande albero che a centro scena domina un lontano orizzonte, sfumato alla Leonardo ma d'impronta magrittiana quanto meno nella gratuità dell'impianto, peculiare al pittore belga. Altrettanto interessanti i due coloratissimi pappagallini, delineati con le virtù di una grande mano ed ambientati, a prospettiva breve, in un contesto che accentua un senso di relativismo esistenziale.
Altrettanto interessante l'esperienza di Maria Luisa Seghezza, la cui mano leggera vola sul supporto e creare una galleria di personaggi che sembrano anime del Limbo in virtù del processo di smaterializzazione cui sottopone le figure che fa emergere da uno sfondo sul quale di deposita il peso dei corpi per presentare in assenza di prospettiva puri spiriti, tutti compresi in una loro particolare atmosfera di meditazione che par tradursi in una ricerca di identità. Sotto le fronti alte e di serena compostezza non c'è sorriso ma gravità di pensiero. Si tratta di un intenso esercizio di spiritualizzazione che si accentua ad esempio nei grandi occhi della fanciulla emergente nella tensione rosata nella quale si stemperano i tratti del volto. Sarà inoltre opportuno notare che, con la sola eccezione del busto di giovane, in tutte le altre occasioni, quando la visuale di apre alla figura completa, i corpi scompaiono nei loro colori pastello per esaltare i tratti dei volti nei quali si trasferisce la intensa e vibrante sensibilità dell'artista.
Prof. Aldo Maria Pero
05
novembre 2010
Cyran | Seghezza | Sparasci – Take time to smell the flowers
Dal 05 al 20 novembre 2010
arte contemporanea
Location
IMMAGINECOLORE.COM
Genova, Vico Del Fieno, 21r, (Genova)
Genova, Vico Del Fieno, 21r, (Genova)
Orario di apertura
tutti i pomeriggi dal martedì al sabato
Vernissage
5 Novembre 2010, ore 18.00
Autore
Curatore