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Cyrill Lachauer – When you smell the smoke on your skin, the fire’s long gone
L’insieme delle opere in mostra unisce in un inedito display le immagini con cui l’artista dal 2012 ad oggi ha definito la sua idea di “narrative landscapes”. I due cicli di lavoro sono stati realizzati durante lo stesso periodo mentre ha usato anche fumogeni per creare paesaggi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Galleria Mario Iannelli è lieta di presentare una mostra personale di Cyrill Lachauer dal titolo
“When you smell the smoke on your skin, the fire’s long gone” dal 7 febbraio al 12 aprile 2019.
L’insieme delle opere in mostra unisce in un inedito display le immagini con cui l’artista dal
2012 ad oggi ha definito la sua idea di “narrative landscapes”. I due cicli di lavoro sono stati
realizzati durante lo stesso periodo mentre ha usato anche fumogeni per creare paesaggi.
Antropologo, mountain climber, fotografo, film-maker, editore di saggi sul proprio lavoro,
Cyrill Lachauer è un artista eclettico che guarda all’arte e all’antropologia come terreni di
reciproca influenza.
Nel suo lavoro Lachauer compie un parziale ribaltamento della storica concezione
dell’antropologia come studio dell’uomo attraverso l’ incontro con “l’altro”, il nativo, in base
ad una ricerca sul campo, come teorizzato da Malinowski. L’altro per Lachauer è l’uomo
occidentale, bianco, viaggiatore dall’Europa. Il suo approccio soggettivo verso il paesaggio, il
luogo e lo spazio è sempre legato alla messa in discussione di questa posizione.
Nei suoi estesi viaggi in America, di cui ha documentato dei magnifici ritratti capaci di andare
oltre il tempo, ne analizza soprattutto la condizione da un punto di vista esterno e critico.
Nel paesaggio Lachauer cerca quella che potrebbe essere definita una dimensione tacita delle
storie. Non si può ricostruire il passato se non dai frammenti. Per mezzo di una differenza, un
elemento estraneo, marginale e quasi invisibile, che appare poi familiare e che riconduce a
considerare l’intera visione, le sue fotografie indagano sul concetto di traccia come parte
visibile di un invisibile passato e si configurano come delle immagini dialettiche fra passato e
presente, fra Natura e Storia.
Appaiono essere qualcosa che poi non sono. Sembrano denunce di spazi sociali altamente
controversi, luoghi di utopie ormai esaurite come “Learning from Las Vegas”, ma sono invece
tracce silenti di storie iscritte nel paesaggio, dove il sacro muta in sacrificale. Colpiscono per
un senso di decadenza e abbandono, ma riflettono un concetto di libertà e parlano della
capacità dell'uomo di vedere e conoscere. Ad un senso romantico aggiungono un senso di
pericolo. Sono sospese tra movimento e pausa, interno ed esterno, reale e immaginario,
incanto e disincanto.
Nei lavori più concettuali in mostra in cui ha scattato delle fotografie a dei fumogeni accesi
Lachauer si appropria letteralmente del paesaggio.
Sono esposte le due serie fotografiche realizzate lungo il Confine tra U.S. e Messico e in
Germania.
Le prime sono in bianco e nero e sono state fatte lungo il Confine di 1954 miglia dal Pacifico
verso l'Atlantico e sono intitolate: 1954 Miles – From Border Field State Park to Boca Chica
(2018).
Le seconde riproducono singolarmente i cinque colori dello spettro visibile. Prendono i titoli
dai punti topografici in cui sono stati eseguiti, dal punto più basso sotto al livello del mare al
suo punto più alto (32 m.ü.NHN. - 114,7 m.ü.NHN, 2012). Il colori rimandano ad un sensazione
di pericolo ma anche di seducente bellezza. Gli sfondi non sono riconoscibili o solo a volte
parzialmente, quel che basta per definirli dei calibrati esperimenti, una sorta di
appropriazione del territorio come nelle dimostrazioni pubbliche o nella cartografia, in cui la
misurazione della suddivisione delle aree geografiche è realizzata attraverso i colori.
Le due serie fotografiche scattate negli U.S. - “Full service. From Walker River to Wounded
Knee” (2012-2014) e “The Adventures of a White Middle Class Man. From Black Hawk to
Mother Leafy Anderson” (2016/2017) - fanno parte di un ongoing project di cui sarà prossima
una trilogia americana.
Di queste sono esposte le fotografie che più attengono al paesaggio in senso stretto ed i ritratti
di persone. In altre fotografie, che colgono dettagli più da vicino, i giochi dei fuochi e delle luci
disvelano storie multiple al di là e al di qua della camera.
La natura di queste immagini visualizzata in questa mostra dal titolo allusivo e poetico con i
paesaggi astratti ci parla della capacità di viaggiare e narrare un’esperienza, dello svanire
delle storie e di una loro possibile riscoperta e della rinegoziazione del rapporto dell’uomo,
oltre che con la sua memoria, con l’ambiente naturale e sociale in cui vive.
CYRILL LACHAUER
1979, Rosenheim. Vive e lavora a Berlino.
Cyrill Lachauer ha studiato regia, etnologia e arte a Monaco e Berlino. Ha completato i suoi
studi all'Università delle Arti di Berlino nel 2010. Nel 2011 ha fondato insieme ad altri colleghi
l’etichetta Flipping the Coin con cui pubblica saggi sul proprio lavoro nella raccolta
"Seenotizen". Ha ricevuto il 3sat Young Talent Award al Festival Internazionale del
Cortometraggio di Oberhausen nel 2008, l'IBB Photography Award nel 2010, borse di studio
Konrad-Adenauer-Stiftung nel 2014 e Villa Aurora a Los Angeles nel 2015.
Sue opere sono incluse nella Collezione Goetz di Monaco e nella collezione della Berlinische
Galerie di Berlino. Recenti mostre personali sono state organizzate dal Museum Villa Stuck di
Monaco, dall'Artothek - Raum für junge Kunst di Colonia e dalla Galleria Thomas Fischer di
Berlino.
“When you smell the smoke on your skin, the fire’s long gone” dal 7 febbraio al 12 aprile 2019.
L’insieme delle opere in mostra unisce in un inedito display le immagini con cui l’artista dal
2012 ad oggi ha definito la sua idea di “narrative landscapes”. I due cicli di lavoro sono stati
realizzati durante lo stesso periodo mentre ha usato anche fumogeni per creare paesaggi.
Antropologo, mountain climber, fotografo, film-maker, editore di saggi sul proprio lavoro,
Cyrill Lachauer è un artista eclettico che guarda all’arte e all’antropologia come terreni di
reciproca influenza.
Nel suo lavoro Lachauer compie un parziale ribaltamento della storica concezione
dell’antropologia come studio dell’uomo attraverso l’ incontro con “l’altro”, il nativo, in base
ad una ricerca sul campo, come teorizzato da Malinowski. L’altro per Lachauer è l’uomo
occidentale, bianco, viaggiatore dall’Europa. Il suo approccio soggettivo verso il paesaggio, il
luogo e lo spazio è sempre legato alla messa in discussione di questa posizione.
Nei suoi estesi viaggi in America, di cui ha documentato dei magnifici ritratti capaci di andare
oltre il tempo, ne analizza soprattutto la condizione da un punto di vista esterno e critico.
Nel paesaggio Lachauer cerca quella che potrebbe essere definita una dimensione tacita delle
storie. Non si può ricostruire il passato se non dai frammenti. Per mezzo di una differenza, un
elemento estraneo, marginale e quasi invisibile, che appare poi familiare e che riconduce a
considerare l’intera visione, le sue fotografie indagano sul concetto di traccia come parte
visibile di un invisibile passato e si configurano come delle immagini dialettiche fra passato e
presente, fra Natura e Storia.
Appaiono essere qualcosa che poi non sono. Sembrano denunce di spazi sociali altamente
controversi, luoghi di utopie ormai esaurite come “Learning from Las Vegas”, ma sono invece
tracce silenti di storie iscritte nel paesaggio, dove il sacro muta in sacrificale. Colpiscono per
un senso di decadenza e abbandono, ma riflettono un concetto di libertà e parlano della
capacità dell'uomo di vedere e conoscere. Ad un senso romantico aggiungono un senso di
pericolo. Sono sospese tra movimento e pausa, interno ed esterno, reale e immaginario,
incanto e disincanto.
Nei lavori più concettuali in mostra in cui ha scattato delle fotografie a dei fumogeni accesi
Lachauer si appropria letteralmente del paesaggio.
Sono esposte le due serie fotografiche realizzate lungo il Confine tra U.S. e Messico e in
Germania.
Le prime sono in bianco e nero e sono state fatte lungo il Confine di 1954 miglia dal Pacifico
verso l'Atlantico e sono intitolate: 1954 Miles – From Border Field State Park to Boca Chica
(2018).
Le seconde riproducono singolarmente i cinque colori dello spettro visibile. Prendono i titoli
dai punti topografici in cui sono stati eseguiti, dal punto più basso sotto al livello del mare al
suo punto più alto (32 m.ü.NHN. - 114,7 m.ü.NHN, 2012). Il colori rimandano ad un sensazione
di pericolo ma anche di seducente bellezza. Gli sfondi non sono riconoscibili o solo a volte
parzialmente, quel che basta per definirli dei calibrati esperimenti, una sorta di
appropriazione del territorio come nelle dimostrazioni pubbliche o nella cartografia, in cui la
misurazione della suddivisione delle aree geografiche è realizzata attraverso i colori.
Le due serie fotografiche scattate negli U.S. - “Full service. From Walker River to Wounded
Knee” (2012-2014) e “The Adventures of a White Middle Class Man. From Black Hawk to
Mother Leafy Anderson” (2016/2017) - fanno parte di un ongoing project di cui sarà prossima
una trilogia americana.
Di queste sono esposte le fotografie che più attengono al paesaggio in senso stretto ed i ritratti
di persone. In altre fotografie, che colgono dettagli più da vicino, i giochi dei fuochi e delle luci
disvelano storie multiple al di là e al di qua della camera.
La natura di queste immagini visualizzata in questa mostra dal titolo allusivo e poetico con i
paesaggi astratti ci parla della capacità di viaggiare e narrare un’esperienza, dello svanire
delle storie e di una loro possibile riscoperta e della rinegoziazione del rapporto dell’uomo,
oltre che con la sua memoria, con l’ambiente naturale e sociale in cui vive.
CYRILL LACHAUER
1979, Rosenheim. Vive e lavora a Berlino.
Cyrill Lachauer ha studiato regia, etnologia e arte a Monaco e Berlino. Ha completato i suoi
studi all'Università delle Arti di Berlino nel 2010. Nel 2011 ha fondato insieme ad altri colleghi
l’etichetta Flipping the Coin con cui pubblica saggi sul proprio lavoro nella raccolta
"Seenotizen". Ha ricevuto il 3sat Young Talent Award al Festival Internazionale del
Cortometraggio di Oberhausen nel 2008, l'IBB Photography Award nel 2010, borse di studio
Konrad-Adenauer-Stiftung nel 2014 e Villa Aurora a Los Angeles nel 2015.
Sue opere sono incluse nella Collezione Goetz di Monaco e nella collezione della Berlinische
Galerie di Berlino. Recenti mostre personali sono state organizzate dal Museum Villa Stuck di
Monaco, dall'Artothek - Raum für junge Kunst di Colonia e dalla Galleria Thomas Fischer di
Berlino.
07
febbraio 2019
Cyrill Lachauer – When you smell the smoke on your skin, the fire’s long gone
Dal 07 febbraio al 12 aprile 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARIO IANNELLI
Roma, Via Flaminia, 380, (Roma)
Roma, Via Flaminia, 380, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 15-19
Vernissage
7 Febbraio 2019, ore 18
Autore