Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Da Picasso a Botero. Capolavori dell’arte del Novecento
L’ampia rassegna, ripercorre le vicende artistiche del secolo appena concluso attraverso oltre settanta capolavori di Maestri come Picasso, Matisse, Toulouse-Lautrec, Magritte, Ernst, Botero, Balthus, Arman, César, Hartung e poi, ancora, de Chirico, Savinio, Morandi, Rosai, Marino Marini, Manzù.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La città di Arezzo che agli inizi del Novecento riunì idealmente intorno alla figura di Piero della Francesca alcuni protagonisti del secolo, da de Chirico a Casorati, da Morandi a Balthus, da Soffici a Severini, ospita dal 27 marzo al 6 giugno nella cornice del Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea la mostra “Da Picasso a Botero. Capolavori dell’arte del Novecento”.
Promossa dal Comune di Arezzo, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Toscana, l’ampia rassegna, curata da Giovanni Faccenda e Vittorio Sgarbi, ripercorre le vicende artistiche del secolo appena concluso attraverso oltre settanta capolavori di Maestri come Picasso, Matisse, Toulouse-Lautrec, Magritte, Ernst, Botero, Balthus, Arman, César, Hartung e poi, ancora, de Chirico, Savinio, Morandi, Rosai, Marino Marini, Manzù...
Due i numi tutelari dell’arte del Novecento. Da una parte Piero della Francesca nel ritorno a certo “classicismo”, ad una semplificazione quasi esasperata delle forme, ad un equilibrio quattrocentesco tra spazi e figure, ad una monumentalità solenne e dalle reminiscenze arcaiche a cui pur è sottesa l’inquietudine dell’uomo moderno; dall’altra Sigmund Freud nell’irrompere della dimensione onirica, surreale, di una realtà “altra”, nell’universo dell’arte. Scrive Giovanni Faccenda nel saggio in catalogo: “vorremmo spingerci verso la sintesi di un azzardo fascinoso, che vuole psicanalisi e classicismo come i ‘due dèmoni’ assoluti con i quali hanno fatto i conti gli artisti, i poeti e gli scrittori operanti, soprattutto, nella prima metà del ventesimo secolo. Dato per plausibile quello che non ha la pretesa di essere un assioma, risulterebbero, comunque, Sigmund Freud e Piero della Francesca i numi tutelari di un’arte che ha cercato di portare in luce, in tempi diversi e su due binari di ricerca evidentemente paralleli, quanto di più misterioso e lacerante era dentro l’uomo (Espressionismo) e quanto di più ameno, allo stesso tempo, lo circondava, in una singolare dicotomia espressiva.”
Questa ambiguità di piani si intreccia nella produzione artistica del Novecento e viene evidenziata nella mostra “Da Picasso a Botero. Capolavori dell’arte del Novecento” attraverso un percorso che si snoda tra Le Peintre et son modèle di Picasso, olio su tela del 1965, e Piero della Francesca, olio realizzato da Botero nel 1998.
Punto di avvio di questo cammino sono sicuramente, per il loro valore storico ed estetico, due opere: La leçon de musique, d’après Fragonard, opera rappresentativa della formazione di Henri Matisse (1893) e Decor indien dipinto da Toulouse Lautrec nel 1894.
“Cosa c’entra, Piero della Francesca, con l’arte del Novecento e con gli artisti presenti in mostra? Tanto, tantissimo, anche quando sembrerebbe il contrario. La riscoperta critica di Piero della Francesca come parte integrante della modernità artistica, dovuta innanzitutto al celebre saggio di Roberto Longhi per la collana di Valori Plastici (1927), ha istituito un nuovo valore estetico e intellettuale con il quale tutto il mondo artistico, non solo quello italiano, ha dovuto comunque confrontarsi, nel bene e nel male, sposandolo o rinnegandolo”. Così Vittorio Sgarbi nel testo introduttivo alla mostra. “Questo nuovo umanesimo, questa nuova figurazione di trascendenza metafisica percorre come un filo rosso la mostra di Arezzo, come un metro di paragone che ora sembrerebbe più forte e evidente, ora così sottile da poter apparire evanescente, ma sempre esistente anche quando non viene adottato dagli artisti in modo palese, perfino quando funziona da “altro” da cui distanziarsi”.
Innumerevoli i capolavori esposti: basti citare alcune delle opere di Giorgio de Chirico come Cavalli con Dioscuri in riva al mare del 1929 (olio su tela), Cavallo e zebra del 1938 (olio su tela), il malinconico Autoritratto (1955 ca., olio su tela), l’enigmatica Piazza d’Italia del 1955 ca. (olio su tela) dove l’inquietante atmosfera metafisica si apre al nuovo gusto di rivisitazione dell’antico con sensibilità contemporanea. E, accanto a de Chirico, le opere del fratello Alberto Savinio e tutto il filone surrealista rappresentato, nei suoi diversi momenti storici, dalle opere di Max Ernst, Magritte, Dalì, Masson, Mirò, e dalle successive generazioni del Surrealismo esemplificate, ad esempio, dalle creazioni di Wifredo Lam, Sebastian Matta, Pierre Alechinsky.
Presenti al gran completo anche i grandi Maestri italiani del Novecento: da Massimo Campigli a Gino Severini, da Ottone Rosai a Virgilio Guidi, da Marino Marini a Manzù, da Morandi a Morlotti, da Mimmo Paladino a Guttuso, da Michele Cascella ad Aligi Sassu, da Mimmo Rotella a Giulio Turcato, a Mario Schifano, per citare solo alcuni nomi.
Ed infine, a chiusura della mostra, alcune opere significative di affermati artisti italiani delle ultime generazioni, quali Marco Lodola, Salvatore Emblema, Bruno Ceccobelli, Lucio del Pezzo, Piero Guccione, Antonio Pedretti.
Come sottolinea Vittorio Sgarbi, “la mostra Da Picasso a Botero, ragiona del passato prossimo e remoto secondo una linea di diretta continuità col presente, rivivendolo contemporaneamente secondo prospettive interpretative consuete e meno consuete, non per un ‘divertissement’ narciso o un gusto dell’arbitrio fine a sé stesso, ma nell’auspicio che l’esperimento possa smuovere le acque più stagnanti del conformismo e stimolare nuove possibili intuizioni, nuove linee di lettura”.
Promossa dal Comune di Arezzo, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Toscana, l’ampia rassegna, curata da Giovanni Faccenda e Vittorio Sgarbi, ripercorre le vicende artistiche del secolo appena concluso attraverso oltre settanta capolavori di Maestri come Picasso, Matisse, Toulouse-Lautrec, Magritte, Ernst, Botero, Balthus, Arman, César, Hartung e poi, ancora, de Chirico, Savinio, Morandi, Rosai, Marino Marini, Manzù...
Due i numi tutelari dell’arte del Novecento. Da una parte Piero della Francesca nel ritorno a certo “classicismo”, ad una semplificazione quasi esasperata delle forme, ad un equilibrio quattrocentesco tra spazi e figure, ad una monumentalità solenne e dalle reminiscenze arcaiche a cui pur è sottesa l’inquietudine dell’uomo moderno; dall’altra Sigmund Freud nell’irrompere della dimensione onirica, surreale, di una realtà “altra”, nell’universo dell’arte. Scrive Giovanni Faccenda nel saggio in catalogo: “vorremmo spingerci verso la sintesi di un azzardo fascinoso, che vuole psicanalisi e classicismo come i ‘due dèmoni’ assoluti con i quali hanno fatto i conti gli artisti, i poeti e gli scrittori operanti, soprattutto, nella prima metà del ventesimo secolo. Dato per plausibile quello che non ha la pretesa di essere un assioma, risulterebbero, comunque, Sigmund Freud e Piero della Francesca i numi tutelari di un’arte che ha cercato di portare in luce, in tempi diversi e su due binari di ricerca evidentemente paralleli, quanto di più misterioso e lacerante era dentro l’uomo (Espressionismo) e quanto di più ameno, allo stesso tempo, lo circondava, in una singolare dicotomia espressiva.”
Questa ambiguità di piani si intreccia nella produzione artistica del Novecento e viene evidenziata nella mostra “Da Picasso a Botero. Capolavori dell’arte del Novecento” attraverso un percorso che si snoda tra Le Peintre et son modèle di Picasso, olio su tela del 1965, e Piero della Francesca, olio realizzato da Botero nel 1998.
Punto di avvio di questo cammino sono sicuramente, per il loro valore storico ed estetico, due opere: La leçon de musique, d’après Fragonard, opera rappresentativa della formazione di Henri Matisse (1893) e Decor indien dipinto da Toulouse Lautrec nel 1894.
“Cosa c’entra, Piero della Francesca, con l’arte del Novecento e con gli artisti presenti in mostra? Tanto, tantissimo, anche quando sembrerebbe il contrario. La riscoperta critica di Piero della Francesca come parte integrante della modernità artistica, dovuta innanzitutto al celebre saggio di Roberto Longhi per la collana di Valori Plastici (1927), ha istituito un nuovo valore estetico e intellettuale con il quale tutto il mondo artistico, non solo quello italiano, ha dovuto comunque confrontarsi, nel bene e nel male, sposandolo o rinnegandolo”. Così Vittorio Sgarbi nel testo introduttivo alla mostra. “Questo nuovo umanesimo, questa nuova figurazione di trascendenza metafisica percorre come un filo rosso la mostra di Arezzo, come un metro di paragone che ora sembrerebbe più forte e evidente, ora così sottile da poter apparire evanescente, ma sempre esistente anche quando non viene adottato dagli artisti in modo palese, perfino quando funziona da “altro” da cui distanziarsi”.
Innumerevoli i capolavori esposti: basti citare alcune delle opere di Giorgio de Chirico come Cavalli con Dioscuri in riva al mare del 1929 (olio su tela), Cavallo e zebra del 1938 (olio su tela), il malinconico Autoritratto (1955 ca., olio su tela), l’enigmatica Piazza d’Italia del 1955 ca. (olio su tela) dove l’inquietante atmosfera metafisica si apre al nuovo gusto di rivisitazione dell’antico con sensibilità contemporanea. E, accanto a de Chirico, le opere del fratello Alberto Savinio e tutto il filone surrealista rappresentato, nei suoi diversi momenti storici, dalle opere di Max Ernst, Magritte, Dalì, Masson, Mirò, e dalle successive generazioni del Surrealismo esemplificate, ad esempio, dalle creazioni di Wifredo Lam, Sebastian Matta, Pierre Alechinsky.
Presenti al gran completo anche i grandi Maestri italiani del Novecento: da Massimo Campigli a Gino Severini, da Ottone Rosai a Virgilio Guidi, da Marino Marini a Manzù, da Morandi a Morlotti, da Mimmo Paladino a Guttuso, da Michele Cascella ad Aligi Sassu, da Mimmo Rotella a Giulio Turcato, a Mario Schifano, per citare solo alcuni nomi.
Ed infine, a chiusura della mostra, alcune opere significative di affermati artisti italiani delle ultime generazioni, quali Marco Lodola, Salvatore Emblema, Bruno Ceccobelli, Lucio del Pezzo, Piero Guccione, Antonio Pedretti.
Come sottolinea Vittorio Sgarbi, “la mostra Da Picasso a Botero, ragiona del passato prossimo e remoto secondo una linea di diretta continuità col presente, rivivendolo contemporaneamente secondo prospettive interpretative consuete e meno consuete, non per un ‘divertissement’ narciso o un gusto dell’arbitrio fine a sé stesso, ma nell’auspicio che l’esperimento possa smuovere le acque più stagnanti del conformismo e stimolare nuove possibili intuizioni, nuove linee di lettura”.
26
marzo 2004
Da Picasso a Botero. Capolavori dell’arte del Novecento
Dal 26 marzo al 06 giugno 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MODERNA
Arezzo, Piazza San Francesco, 4, (Arezzo)
Arezzo, Piazza San Francesco, 4, (Arezzo)
Biglietti
: € 7,00; ridotto € 5,00 (dai 6 ai 18 anni; anziani oltre i 65; studenti universitari che possono esibire il libretto); gruppi: (almeno 20 persone) € 5,00 (gratuito per ogni accompagnatore); gruppi scolastici: € 3,00 (gratuito per ogni 2 accompagnatori); gratuito: bambini fino ai 6 anni, portatori di handicap con accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino, militari.
Orario di apertura
dal martedì al venerdì ore 10.00-13.00; 16.30-19.30. Sabato, domenica e festivi ore 10.00-13.00; 16.00-20.00. Chiuso il lunedì.
Ufficio stampa
NOVELLA MIRRI
Autore