Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Da Puccio di Simone a Giottino
Si tratta di una piccola, ma pregevole mostra di appena sette dipinti su tavola, che tuttavia rievoca e ripropone quella che può dirsi un’ illustre tradizione delle ‘Belle Arti’
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si tratta di una piccola, ma pregevole mostra di appena sette dipinti su tavola, che tuttavia rievoca e ripropone quella che può dirsi un’ illustre tradizione delle ‘Belle Arti’, che vede da sempre esposizioni analoghe promosse dalle Soprintendenze, al fine di illustrare i risultati dell’ attività di tutela a cui conducono i restauri e le nuove acquisizioni.
Dall’ esposizione emerge in tutta la sua importanza il ruolo centrale del restauro, sia dal punto di vista della conservazione, sia, e soprattutto in questo caso, dal punto di vista della conoscenza. La mostra è centrata in primo luogo sulla figura di Puccio di Simone, che in un celebre documento pistoiese databile verso al metà del Trecento è definito uno dei pittori più importanti fra quelli attivi all’epoca a Firenze.
Il restauro del polittico della Galleria dell’Accademia, proveniente dalla chiesa del convento di San Matteo in Arcetri, era particolarmente atteso da tempo dagli studiosi, poiché se in calce alla Madonna dell’ Umiltà, raffigurata al centro, si legge la firma «PUCCIUS SIMONIS FLORENTIN[US] PINXIT HOC OPUS», l’ immagine era completamente ridipinta ad opera di un buon artista di gusto accademico, probabilmente dell’ inizio del XIX secolo.
La possibilità di studiare nella sua redazione originale il dipinto autografo e di confrontarlo direttamente e per la prima volta nell’ambito di questa mostra con l’ unico altro dipinto firmato dell’ artista fiorentino, la Madonna col Bambino, già nella prestigiosa raccolta Artaud de Montor a Parigi ed oggi in collezione privata, consente di porre la formazione artistica di Puccio di Simone nello stretto ambito di Bernardo Daddi, uno dei massimi seguaci fiorentini di Giotto.
La Madonna col Bambino già Artaud de Montor (Parigi) si presenta in pratica per la prima volta agli studiosi e al pubblico dei nostri giorni, poiché apparve soltanto per brevissimo tempo quando passò per una vendita all’asta a Londra da Sotheby nel giugno 1964, per poi sparire nuovamente nei meandri del mercato privato.
Dell’ artista fiorentino Puccio di Simone sono esposte altre tre opere: un polittico della Galleria dell’ Accademia con la Crocifissione e santi eseguito nella bottega di Bernardo Daddi al quale Puccio di Simone partecipò eseguendo parte degli scomparti laterali; un laterale di polittico di collezione privata con la figura di San Paolo; un trittico ancora pesantemente ridipinto, con San Matteo in trono nella parte centrale, proveniente in origine dall’ antica chiesa fiorentina di Santa Lucia di Camporeggi, recuperato dopo essere rimasto per lunghi decenni nei depositi delle Gallerie fiorentine. Su questa ultima opera sono state eseguite indagini conoscitive e interventi preliminari di consolidamento, in attesa del “restauro di rivelazione” che certamente ci riconsegnerà - si spera in un futuro molto prossimo – uno dei lavori più importanti dell’ artista fiorentino che sarà inserito stabilmente nella straordinaria raccolta di Primitivi ospitata dalla Galleria dell’ Accademia.
Un’ autentica ‘perla’ della mostra è rappresentata dal recupero davvero straordinario e di importanza primaria per la storia della pittura non soltanto fiorentina del XIV secolo, ma più in generale di quella italiana, del piccolo dipinto appartenente al patrimonio del Convento delle Oblate di Careggi, di proprietà dell’ amministrazione dell’ omonima azienda ospedaliera fiorentina. Si tratta di un piccola tavola che in origine era la parte centrale di un prezioso trittico a sportelli per la devozione privata. Nella cuspide, entro uno spazio quadrilobato, è rappresentato Cristo benedicente, mentre la parte sottostante è suddivisa in due porzioni dipinte cuspidate, che in origine erano separate da una colonnina tortile oggi scomparsa. Nella parte sinistra è la Madonna col Bambino in trono fra quattro santi e, a destra, la Crocifissione. Nella predella, al centro, è la raffigurazione del
l’ Agnus Dei con ai lati due donatori genuflessi corredati dei rispettivi stemmi, che purtroppo sono del tutto abrasi e non identificabili. Già prima del restauro, l’opera era stata riferita con decisione da Luciano Bellosi e Miklòs Boskovits - i massimi conoscitori della pittura fiorentina dell’ epoca - a Giotto di Maestro Stefano, detto Giottino, pronipote del grande patriarca della pittura, Giotto di Bondone , oltre che uno dei più grandi artisti italiani del Trecento.
L’attento e delicatissimo restauro eseguito in occasione della mostra ha rivelato un’ opera di stupenda qualità, confermando in maniera inequivocabile l’attribuzione a Giottino.
Considerando l’altissimo Compianto sul Cristo morto della Galleria degli Uffizi e il bellissimo affresco staccato della Madonna e Santi oggi alla Galleria dell’ Accademia, siamo in presenza del terzo dipinto sicuramente attribuibile a questo artista affascinante che nel 1369 è documentato insieme a Giovanni da Milano ad affrescare alcuni appartamenti papali in Vaticano.
Le riflettografie, eseguite nel corso del restauro, hanno consentito di apprezzare il disegno sottostante che è apparso di altissima qualità, imponendosi in assoluto come una delle testimonianze più alte della grafica antica, che sarà certamente al centro delle ricerche future degli studiosi.
Dall’ esposizione emerge in tutta la sua importanza il ruolo centrale del restauro, sia dal punto di vista della conservazione, sia, e soprattutto in questo caso, dal punto di vista della conoscenza. La mostra è centrata in primo luogo sulla figura di Puccio di Simone, che in un celebre documento pistoiese databile verso al metà del Trecento è definito uno dei pittori più importanti fra quelli attivi all’epoca a Firenze.
Il restauro del polittico della Galleria dell’Accademia, proveniente dalla chiesa del convento di San Matteo in Arcetri, era particolarmente atteso da tempo dagli studiosi, poiché se in calce alla Madonna dell’ Umiltà, raffigurata al centro, si legge la firma «PUCCIUS SIMONIS FLORENTIN[US] PINXIT HOC OPUS», l’ immagine era completamente ridipinta ad opera di un buon artista di gusto accademico, probabilmente dell’ inizio del XIX secolo.
La possibilità di studiare nella sua redazione originale il dipinto autografo e di confrontarlo direttamente e per la prima volta nell’ambito di questa mostra con l’ unico altro dipinto firmato dell’ artista fiorentino, la Madonna col Bambino, già nella prestigiosa raccolta Artaud de Montor a Parigi ed oggi in collezione privata, consente di porre la formazione artistica di Puccio di Simone nello stretto ambito di Bernardo Daddi, uno dei massimi seguaci fiorentini di Giotto.
La Madonna col Bambino già Artaud de Montor (Parigi) si presenta in pratica per la prima volta agli studiosi e al pubblico dei nostri giorni, poiché apparve soltanto per brevissimo tempo quando passò per una vendita all’asta a Londra da Sotheby nel giugno 1964, per poi sparire nuovamente nei meandri del mercato privato.
Dell’ artista fiorentino Puccio di Simone sono esposte altre tre opere: un polittico della Galleria dell’ Accademia con la Crocifissione e santi eseguito nella bottega di Bernardo Daddi al quale Puccio di Simone partecipò eseguendo parte degli scomparti laterali; un laterale di polittico di collezione privata con la figura di San Paolo; un trittico ancora pesantemente ridipinto, con San Matteo in trono nella parte centrale, proveniente in origine dall’ antica chiesa fiorentina di Santa Lucia di Camporeggi, recuperato dopo essere rimasto per lunghi decenni nei depositi delle Gallerie fiorentine. Su questa ultima opera sono state eseguite indagini conoscitive e interventi preliminari di consolidamento, in attesa del “restauro di rivelazione” che certamente ci riconsegnerà - si spera in un futuro molto prossimo – uno dei lavori più importanti dell’ artista fiorentino che sarà inserito stabilmente nella straordinaria raccolta di Primitivi ospitata dalla Galleria dell’ Accademia.
Un’ autentica ‘perla’ della mostra è rappresentata dal recupero davvero straordinario e di importanza primaria per la storia della pittura non soltanto fiorentina del XIV secolo, ma più in generale di quella italiana, del piccolo dipinto appartenente al patrimonio del Convento delle Oblate di Careggi, di proprietà dell’ amministrazione dell’ omonima azienda ospedaliera fiorentina. Si tratta di un piccola tavola che in origine era la parte centrale di un prezioso trittico a sportelli per la devozione privata. Nella cuspide, entro uno spazio quadrilobato, è rappresentato Cristo benedicente, mentre la parte sottostante è suddivisa in due porzioni dipinte cuspidate, che in origine erano separate da una colonnina tortile oggi scomparsa. Nella parte sinistra è la Madonna col Bambino in trono fra quattro santi e, a destra, la Crocifissione. Nella predella, al centro, è la raffigurazione del
l’ Agnus Dei con ai lati due donatori genuflessi corredati dei rispettivi stemmi, che purtroppo sono del tutto abrasi e non identificabili. Già prima del restauro, l’opera era stata riferita con decisione da Luciano Bellosi e Miklòs Boskovits - i massimi conoscitori della pittura fiorentina dell’ epoca - a Giotto di Maestro Stefano, detto Giottino, pronipote del grande patriarca della pittura, Giotto di Bondone , oltre che uno dei più grandi artisti italiani del Trecento.
L’attento e delicatissimo restauro eseguito in occasione della mostra ha rivelato un’ opera di stupenda qualità, confermando in maniera inequivocabile l’attribuzione a Giottino.
Considerando l’altissimo Compianto sul Cristo morto della Galleria degli Uffizi e il bellissimo affresco staccato della Madonna e Santi oggi alla Galleria dell’ Accademia, siamo in presenza del terzo dipinto sicuramente attribuibile a questo artista affascinante che nel 1369 è documentato insieme a Giovanni da Milano ad affrescare alcuni appartamenti papali in Vaticano.
Le riflettografie, eseguite nel corso del restauro, hanno consentito di apprezzare il disegno sottostante che è apparso di altissima qualità, imponendosi in assoluto come una delle testimonianze più alte della grafica antica, che sarà certamente al centro delle ricerche future degli studiosi.
14
novembre 2005
Da Puccio di Simone a Giottino
Dal 14 novembre 2005 al 29 gennaio 2006
arte antica
Location
GALLERIA DELL’ACCADEMIA
Firenze, Via Ricasoli, 58-60, (Firenze)
Firenze, Via Ricasoli, 58-60, (Firenze)
Biglietti
Intero €. 6,50 (comprensivo dell’ingresso al museo)
Ridotto €. 3,25 per i cittadini della Comunità Europea tra i 18 e i 25 anni.
Gratuito per i cittadini della Comunità Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni
Orario di apertura
Martedì – Domenica, ore 8.15 - 18.50
La biglietteria chiude alle 18.20
Chiude il lunedì
Vernissage
14 Novembre 2005, ore 17.30
Editore
GIUNTI
Ufficio stampa
CAMILLA SPERANZA
Autore
Curatore