Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Dal Rinascimento al Neoclassico. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi
La mostra, dedicata a Rina Cavallini, madre di Vittorio Sgarbi, vuole dar conto in primis della peculiare e complessa “geografia artistica” della nostra nazione; saranno rappresentate infatti le principali “scuole” italiane. E molto altro ancora.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dopo aver acquisito, dal 1976, 2800 titoli dei 3500 elencati da Julius von Schlosser
nella sua La letteratura artistica, Vittorio Sgarbi capisce “che quadri e sculture
potevano essere più convenienti e divertenti del libro più raro”. Questa
illuminazione scaturisce dall’incontro con Mario Lanfranchi, collezionista maestro
perfetto, il primo dei tanti da lui incontrati dopo aver abbandonato il dogma
universitario che lo aveva indotto a “guardare le opere d’arte come beni
spiritualmente universali ma materialmente indisponibili”.
Così, dal 1983, incrociando il San Domenico di Niccolò dell’Arca, Sgarbi decide che
non avrebbe “più acquistato ciò che era possibile trovare, di cui si poteva
presumere l’esistenza, ma soltanto ciò di cui non si conosceva l’esistenza, per sua
natura introvabile, anzi incercabile.” Come lui stesso afferma “la caccia ai quadri
non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova
quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta molto oltre il desiderio e le
aspettative”.
Da questo irrefrenabile impulso, strettamente connesso all’irrinunciabilità della
bellezza e al profondo amore per la propria terra, da questo collezionismo
“rapsodico, originale, che ambisce a rapporti esclusivi con le opere come persone
viventi”, è sorta, incontro dopo incontro, una vera e propria summa dell’arte
italiana, tra pittura e scultura, dal XIII secolo ai giorni nostri: un coltivato
assortimento (e accanimento) che riflette la cultura ampia e multiforme di chi ha
rintracciato, acquisito, studiato e in ultimo protetto i preziosi tasselli che lo
compongono.
Come osserva Pietro Di Natale, curatore della collezione della Fondazione Cavallini
Sgarbi: “l’arte ha una funzione culturale, è autenticamente cultura animi, e per
questo non è solo utile, ma anche necessaria nel percorso di ogni uomo. Una
collezione d’arte privata è dunque la fondazione di un sistema simbolico, la
creazione di una palestra per l’anima, un luogo dove si materializzano scelte
intime, meditate e, talvolta, sofferte. Sovente si dimentica che la sua più alta
vocazione sia quella di accogliere il pubblico, di offrirsi agli sguardi, di raccontare
la propria storia”. Questo accadrà dunque, da febbraio 2017, al Castello Sforzesco
di Novara, dove saranno esposte 120 opere, tra dipinti, disegni e sculture, dalla
fine del Quattrocento alla fine dell’Ottocento, da Niccolò dell’Arca a Gaetano
Previati.
La mostra, dedicata a Rina Cavallini, madre di Vittorio Sgarbi, vuole dar conto in
primis della peculiare e complessa “geografia artistica” della nostra nazione;
saranno rappresentate infatti le principali “scuole” italiane: lombarda (con le opere
di Giovanni Agostino da Lodi, Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone,
Francesco Maria Raineri detto lo Schivenoglia, Francesco Hayez), marchigiana
(Johannes Hispanus, Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice, Battista Franco detto
Semolei, Giovanni Francesco Guerrieri detto il Fossombrone, Simone Cantarini
detto il Pesarese, Andrea Lilio, Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato,
Sebastiano Ceccarini, Giovan Battista Nini, Francesco Podesti), veneta (Pietro
Liberi, Johann Carl Loth, Simone Brentana, Giusto Le Court, Enrico Merengo),
ferrarese (Nicolò Pisano, Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Giovanni Battista
Benvenuti detto l’Ortolano, Sebastiano Filippi detto Bastianino), emiliana e
romagnola (Francesco Marmitta, Ferraù Fenzoni, Giovanni Francesco Barbieri detto
il Guercino, Matteo Loves, Guido Cagnacci, Anna Morandi Manzolini, Giacomo
Zampa, Mauro Gandolfi), toscana (Giovanni Martinelli, Giacinto Gimignani, Pietro
Paolini, Simone Pignoni, Alessandro Rosi, Onorio Marinari, Giuseppe Moriani,
Pietro Balestra, Giovanni Duprè), romana (Giuseppe Cesari detto il Cavalier
d’Arpino, Artemisia Gentileschi, Pseudo Caroselli, Bernardino Nocchi, Giuseppe
Cades, Antonio Cavallucci, Innocenzo Spinazzi, Agostino Masucci) e napoletana
(Giovanni da Nola, Jusepe de Ribera, Andrea De Leone, Filippo Falciatore, Gaetano
de Simone).
La mostra offrirà altresì al visitatore un’ampia panoramica sulla natura e sulla
funzione di dipinti e sculture (pale d’altare, quadri “da stanza”, miniature,
bozzetti e modelli preparatori, etcc...), nonchè sui soggetti affrontati dagli artisti,
da quello sacro, alle raffigurazioni allegoriche e mitologiche (Ignaz Stern detto
Ignazio Stella, Simone Pignoni, Filippo Comerio, Vincenzo Morani), dal ritratto
(Lorenzo Lotto, Luciano Borzone, Philippe de Champaigne, Ferdinand Voet,
Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, Pier Leone Ghezzi, Giorgio Domenico
Duprà, Giovanni Antonio Cybei, Giacomo de Maria, Lorenzo Bartolini, Raimondo
Trentanove, Vincenzo Vela), al paesaggio (Jan de Momper detto Monsu X,
Giuseppe Bernardino Bison, Antonio Basoli, Anton Sminck van Pitloo), alla scena
di genere (Eberhart Keilhau detto Monsù Bernardo, Matteo Ghidoni detto dei
Pitocchi).
nella sua La letteratura artistica, Vittorio Sgarbi capisce “che quadri e sculture
potevano essere più convenienti e divertenti del libro più raro”. Questa
illuminazione scaturisce dall’incontro con Mario Lanfranchi, collezionista maestro
perfetto, il primo dei tanti da lui incontrati dopo aver abbandonato il dogma
universitario che lo aveva indotto a “guardare le opere d’arte come beni
spiritualmente universali ma materialmente indisponibili”.
Così, dal 1983, incrociando il San Domenico di Niccolò dell’Arca, Sgarbi decide che
non avrebbe “più acquistato ciò che era possibile trovare, di cui si poteva
presumere l’esistenza, ma soltanto ciò di cui non si conosceva l’esistenza, per sua
natura introvabile, anzi incercabile.” Come lui stesso afferma “la caccia ai quadri
non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova
quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta molto oltre il desiderio e le
aspettative”.
Da questo irrefrenabile impulso, strettamente connesso all’irrinunciabilità della
bellezza e al profondo amore per la propria terra, da questo collezionismo
“rapsodico, originale, che ambisce a rapporti esclusivi con le opere come persone
viventi”, è sorta, incontro dopo incontro, una vera e propria summa dell’arte
italiana, tra pittura e scultura, dal XIII secolo ai giorni nostri: un coltivato
assortimento (e accanimento) che riflette la cultura ampia e multiforme di chi ha
rintracciato, acquisito, studiato e in ultimo protetto i preziosi tasselli che lo
compongono.
Come osserva Pietro Di Natale, curatore della collezione della Fondazione Cavallini
Sgarbi: “l’arte ha una funzione culturale, è autenticamente cultura animi, e per
questo non è solo utile, ma anche necessaria nel percorso di ogni uomo. Una
collezione d’arte privata è dunque la fondazione di un sistema simbolico, la
creazione di una palestra per l’anima, un luogo dove si materializzano scelte
intime, meditate e, talvolta, sofferte. Sovente si dimentica che la sua più alta
vocazione sia quella di accogliere il pubblico, di offrirsi agli sguardi, di raccontare
la propria storia”. Questo accadrà dunque, da febbraio 2017, al Castello Sforzesco
di Novara, dove saranno esposte 120 opere, tra dipinti, disegni e sculture, dalla
fine del Quattrocento alla fine dell’Ottocento, da Niccolò dell’Arca a Gaetano
Previati.
La mostra, dedicata a Rina Cavallini, madre di Vittorio Sgarbi, vuole dar conto in
primis della peculiare e complessa “geografia artistica” della nostra nazione;
saranno rappresentate infatti le principali “scuole” italiane: lombarda (con le opere
di Giovanni Agostino da Lodi, Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone,
Francesco Maria Raineri detto lo Schivenoglia, Francesco Hayez), marchigiana
(Johannes Hispanus, Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice, Battista Franco detto
Semolei, Giovanni Francesco Guerrieri detto il Fossombrone, Simone Cantarini
detto il Pesarese, Andrea Lilio, Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato,
Sebastiano Ceccarini, Giovan Battista Nini, Francesco Podesti), veneta (Pietro
Liberi, Johann Carl Loth, Simone Brentana, Giusto Le Court, Enrico Merengo),
ferrarese (Nicolò Pisano, Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Giovanni Battista
Benvenuti detto l’Ortolano, Sebastiano Filippi detto Bastianino), emiliana e
romagnola (Francesco Marmitta, Ferraù Fenzoni, Giovanni Francesco Barbieri detto
il Guercino, Matteo Loves, Guido Cagnacci, Anna Morandi Manzolini, Giacomo
Zampa, Mauro Gandolfi), toscana (Giovanni Martinelli, Giacinto Gimignani, Pietro
Paolini, Simone Pignoni, Alessandro Rosi, Onorio Marinari, Giuseppe Moriani,
Pietro Balestra, Giovanni Duprè), romana (Giuseppe Cesari detto il Cavalier
d’Arpino, Artemisia Gentileschi, Pseudo Caroselli, Bernardino Nocchi, Giuseppe
Cades, Antonio Cavallucci, Innocenzo Spinazzi, Agostino Masucci) e napoletana
(Giovanni da Nola, Jusepe de Ribera, Andrea De Leone, Filippo Falciatore, Gaetano
de Simone).
La mostra offrirà altresì al visitatore un’ampia panoramica sulla natura e sulla
funzione di dipinti e sculture (pale d’altare, quadri “da stanza”, miniature,
bozzetti e modelli preparatori, etcc...), nonchè sui soggetti affrontati dagli artisti,
da quello sacro, alle raffigurazioni allegoriche e mitologiche (Ignaz Stern detto
Ignazio Stella, Simone Pignoni, Filippo Comerio, Vincenzo Morani), dal ritratto
(Lorenzo Lotto, Luciano Borzone, Philippe de Champaigne, Ferdinand Voet,
Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, Pier Leone Ghezzi, Giorgio Domenico
Duprà, Giovanni Antonio Cybei, Giacomo de Maria, Lorenzo Bartolini, Raimondo
Trentanove, Vincenzo Vela), al paesaggio (Jan de Momper detto Monsu X,
Giuseppe Bernardino Bison, Antonio Basoli, Anton Sminck van Pitloo), alla scena
di genere (Eberhart Keilhau detto Monsù Bernardo, Matteo Ghidoni detto dei
Pitocchi).
20
settembre 2017
Dal Rinascimento al Neoclassico. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi
Dal 20 settembre 2017 al 22 gennaio 2018
arte antica
Location
CASTELLO VISCONTEO SFORZESCO
Novara, Piazza Martiri Della Libertà, (Novara)
Novara, Piazza Martiri Della Libertà, (Novara)
Biglietti
Intero € 10,00 | Ridotto € 7,00 Over 65; Under 26; Gruppi 15-25 persone; studenti universitari
Scuole € 5,00
Previste gratuità
Orario di apertura
Da Lunedì a Domenica dalle 10:00 alle 19:00. La biglietteria chiude un'ora prima.
DURATA INDICATIVA VISITA 1:15 h • CAPIENZA: 350 persone
Vernissage
20 Settembre 2017, h 12 su invito
Sito web
www.lestanzesegretedivittoriosgarbi.it
Curatore