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Dalla sabbia, opere in vetro: Jan Fabre – Shitting doves of peace and flying rats
Buildingbox dedica la stagione 2019-2020 al vetro contemporaneo con il progetto Dalla sabbia, opere in vetro, un ciclo espositivo in 12 appuntamenti con cadenza mensile a cura di Building, in collaborazione con Jean Blanchaert. La terza opera esposta è Shitting doves of peace and flying rats dell’artista Jan Fabre
Comunicato stampa
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“Animale-umano, vegetale-umano, materiale-umano e spirituale-umano partecipano simbolicamente alla creazione di immagini e forme arcane dell’ossessione “essere o non essere” di Fabre, come in Shitting Doves of Peace and Flying Rats (2008), realizzato con inchiostro di Bic blu applicato manualmente su vetro. Sin dagli Assiri, per i quali Semiramide volò in cielo nella forma di una colomba, le colombe, vive o morte, sono state animali di pace, spiritualità ed elevazione alla purezza del bene e della giustizia. La compagna di Venere è una colomba; una colomba è l’oracolo animale che conduce al ramo d’oro dando accesso agli Inferi, l’unico animale a cui è permesso avvicinarsi al tempio di Delfi. Essere animale e Spirito trinitario. Al contrario, i Flying Rats, che non appartengono alla famiglia delle colombe, sono grigi, piccioni tristi e litigiosi: il lato oscuro delle colombe, popolarmente chiamati “ratti del cielo” a Venezia e Berlino, “topi volanti” a Parigi e Madrid, o “topi con le ali” e “alati ratti della morte” a Londra. Colombe della pace e piccioni della guerra. L’Essere della vita e l’Essere della morte, Essere di carne e Non Essere di ossa. La nostra solida struttura – ossa corpi animali è costituito da tessuti molli; sono le ossa che resistono nel tempo e perdurano nei millenni, da dove veniamo e dove andiamo nel ciclo di nascita, vita e morte[1].“
BUILDINGBOX dedica la stagione 2019-2020 al vetro contemporaneo con il progetto Dalla sabbia, opere in vetro, un ciclo espositivo in 12 appuntamenti con cadenza mensile a cura di BUILDING, in collaborazione con Jean Blanchaert.
La terza opera esposta è Shitting doves of peace and flying rats dell’artista Jan Fabre.
Dalla sabbia, opere in vetro è il titolo scelto per evocare l’alchimia dell’affascinante processo di creazione di questo materiale, dalla sabbia, con l’aria, per mezzo del fuoco. Opere firmate da artisti contemporanei che hanno scelto di confrontarsi con le possibilità che offre questo materiale. Sperimentazioni che rendono esemplari e preziose le opere in mostra, in quanto progettate da artisti che nella loro pratica utilizzano tecniche differenti e talvolta distanti dalle caratteristiche peculiari del vetro. Questo progetto nasce dalla volontà di BUILDING di approfondire la ricerca degli artisti includendo oltre alle produzioni più note, aspetti e sperimentazioni insolite.
Una relazione creatrice stretta tra il pensiero dell’artista e la mano dei maestri vetrai. Il vetro, materiale facilmente modellabile da mani esperte, prende forme “fragili” per continuare a legarsi alla tradizione artistica del passato e al contempo aprendosi a una prospettiva formale ripensata a partire da suggestioni estetiche contemporanee. Filo conduttore del progetto sono le stesse opere, inserite in una storia secolare e in un fare antico, testimoni di una precisa alchimia di elementi messa a punto 4000 anni fa dalla civiltà fenicia, e che ancora oggi offrono infinite possibilità formali.
Per 12 mesi una sequenza di opere e artisti si articolerà nella vetrina indipendente, visibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, scandendo il ritmo del tempo e innescando un’ampia riflessione sulla predominanza del tempo sullo spazio.
Cenni biografici
Con una carriera che dura da quarant’anni, Jan Fabre (1958, Anversa) è considerato una delle figure più innovative nel panorama artistico internazionale. Come artista visivo e autore teatrale, crea un’atmosfera intensamente personale con le sue regole, leggi, personaggi, simboli e motivi. Curioso per natura e influenzato dai manoscritti dell’entomologo Jean-Henri Fabre (1823-1915), Jan Fabre è rimasto affascinato in giovane età dal mondo degli insetti e altre piccole creature. Alla fine degli anni ’70, mentre studiava all’Istituto Municipale di Arti Decorative e all’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa, iniziò a esplorare modi per incorporare il corpo umano nella sua ricerca. Il linguaggio visivo di Jan Fabre esiste all’interno di un mondo idiosincratico, popolato da corpi che definiscono l’esistenza naturale attraverso un atto di equilibrio permanente sulla linea sottile tra la vita e la morte. La metamorfosi e la costante interazione tra animale-umano e uomo-animale sono concetti chiave nell’eredità mentale di Fabre. Il suo universo spirituale e fisico si spiega all’interno dei suoi testi letterari e delle sue note notturne, o dei cosiddetti ‘diari notturni’.
Le principali mostre personali di questo versatile artista belga includono Homo Faber (KMSKA, 2006), Hortus / Corpus (Kröller-Müller Museum, Otterlo, 2011) e Stigmata. Actions & Performances, 1976-2013 (MAXXI, Roma, 2013; M HKA, Anversa, 2015; MAC, Lione, 2016; Leopold Museum, Vienna, 2017; Centro Andaluz de Arte Contemporaneo, Siviglia, 2018). È stato il primo artista vivente a presentare una mostra su larga scala al Louvre, The angel of Metamorphosis (2008). Con il suo noto ensemble The Hour Blue (1977-1992), ha viaggiato al Kunsthistorisches Museum di Vienna (2011), al Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne (2012) e al Busan Museum of Art ( 2013), tra gli altri musei. Jan Fabre è stato anche invitato dal dott. Mikhail Piotrovsky a creare una mostra su larga scala presso il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, dove ha presentato la mostra Jan Fabre. Knight of Despair / Warrior of Beauty (2016-2017). Con Spiritual Guards (2016) ha combinato scultura, disegni, installazioni, performance e media digitali in tre luoghi storici della città di Firenze: il Forte Belvedere, Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria. Nel 2017 realizza “Glass and Bone Sculptures 1977-2017”, svoltosi parallelamente alla 57a Biennale di Venezia (2017). BUILDING a Milano ha dedicato all’artista la mostra I Castelli nell’Ora Blu in due sedi nel 2018. Nel 2018 realizza anche una mostra presso la Fondation Maeght di Saint-Paul-de-Vence intitolata My nation: the imagination, costituita da sculture in vari materiali. Sempre nel 2018, in “Estasi e Oracoli” vari luoghi di Agrigento e Monreale (Sicilia) erano collegati dalle opere di Fabre.Per la 58a Biennale di Venezia (2019), Jan Fabre ha ideato una versione dorata dell’altezza di 9 metri di “l’uomo che misura le nuvole (monumento alla misura dell’incommensurabile)”. Nello stesso anno realizza la mostra “Oro Rosso. Sculture in oro e corallo, disegni di sangue” in varie località di Napoli.
BUILDINGBOX dedica la stagione 2019-2020 al vetro contemporaneo con il progetto Dalla sabbia, opere in vetro, un ciclo espositivo in 12 appuntamenti con cadenza mensile a cura di BUILDING, in collaborazione con Jean Blanchaert.
La terza opera esposta è Shitting doves of peace and flying rats dell’artista Jan Fabre.
Dalla sabbia, opere in vetro è il titolo scelto per evocare l’alchimia dell’affascinante processo di creazione di questo materiale, dalla sabbia, con l’aria, per mezzo del fuoco. Opere firmate da artisti contemporanei che hanno scelto di confrontarsi con le possibilità che offre questo materiale. Sperimentazioni che rendono esemplari e preziose le opere in mostra, in quanto progettate da artisti che nella loro pratica utilizzano tecniche differenti e talvolta distanti dalle caratteristiche peculiari del vetro. Questo progetto nasce dalla volontà di BUILDING di approfondire la ricerca degli artisti includendo oltre alle produzioni più note, aspetti e sperimentazioni insolite.
Una relazione creatrice stretta tra il pensiero dell’artista e la mano dei maestri vetrai. Il vetro, materiale facilmente modellabile da mani esperte, prende forme “fragili” per continuare a legarsi alla tradizione artistica del passato e al contempo aprendosi a una prospettiva formale ripensata a partire da suggestioni estetiche contemporanee. Filo conduttore del progetto sono le stesse opere, inserite in una storia secolare e in un fare antico, testimoni di una precisa alchimia di elementi messa a punto 4000 anni fa dalla civiltà fenicia, e che ancora oggi offrono infinite possibilità formali.
Per 12 mesi una sequenza di opere e artisti si articolerà nella vetrina indipendente, visibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, scandendo il ritmo del tempo e innescando un’ampia riflessione sulla predominanza del tempo sullo spazio.
Cenni biografici
Con una carriera che dura da quarant’anni, Jan Fabre (1958, Anversa) è considerato una delle figure più innovative nel panorama artistico internazionale. Come artista visivo e autore teatrale, crea un’atmosfera intensamente personale con le sue regole, leggi, personaggi, simboli e motivi. Curioso per natura e influenzato dai manoscritti dell’entomologo Jean-Henri Fabre (1823-1915), Jan Fabre è rimasto affascinato in giovane età dal mondo degli insetti e altre piccole creature. Alla fine degli anni ’70, mentre studiava all’Istituto Municipale di Arti Decorative e all’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa, iniziò a esplorare modi per incorporare il corpo umano nella sua ricerca. Il linguaggio visivo di Jan Fabre esiste all’interno di un mondo idiosincratico, popolato da corpi che definiscono l’esistenza naturale attraverso un atto di equilibrio permanente sulla linea sottile tra la vita e la morte. La metamorfosi e la costante interazione tra animale-umano e uomo-animale sono concetti chiave nell’eredità mentale di Fabre. Il suo universo spirituale e fisico si spiega all’interno dei suoi testi letterari e delle sue note notturne, o dei cosiddetti ‘diari notturni’.
Le principali mostre personali di questo versatile artista belga includono Homo Faber (KMSKA, 2006), Hortus / Corpus (Kröller-Müller Museum, Otterlo, 2011) e Stigmata. Actions & Performances, 1976-2013 (MAXXI, Roma, 2013; M HKA, Anversa, 2015; MAC, Lione, 2016; Leopold Museum, Vienna, 2017; Centro Andaluz de Arte Contemporaneo, Siviglia, 2018). È stato il primo artista vivente a presentare una mostra su larga scala al Louvre, The angel of Metamorphosis (2008). Con il suo noto ensemble The Hour Blue (1977-1992), ha viaggiato al Kunsthistorisches Museum di Vienna (2011), al Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne (2012) e al Busan Museum of Art ( 2013), tra gli altri musei. Jan Fabre è stato anche invitato dal dott. Mikhail Piotrovsky a creare una mostra su larga scala presso il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, dove ha presentato la mostra Jan Fabre. Knight of Despair / Warrior of Beauty (2016-2017). Con Spiritual Guards (2016) ha combinato scultura, disegni, installazioni, performance e media digitali in tre luoghi storici della città di Firenze: il Forte Belvedere, Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria. Nel 2017 realizza “Glass and Bone Sculptures 1977-2017”, svoltosi parallelamente alla 57a Biennale di Venezia (2017). BUILDING a Milano ha dedicato all’artista la mostra I Castelli nell’Ora Blu in due sedi nel 2018. Nel 2018 realizza anche una mostra presso la Fondation Maeght di Saint-Paul-de-Vence intitolata My nation: the imagination, costituita da sculture in vari materiali. Sempre nel 2018, in “Estasi e Oracoli” vari luoghi di Agrigento e Monreale (Sicilia) erano collegati dalle opere di Fabre.Per la 58a Biennale di Venezia (2019), Jan Fabre ha ideato una versione dorata dell’altezza di 9 metri di “l’uomo che misura le nuvole (monumento alla misura dell’incommensurabile)”. Nello stesso anno realizza la mostra “Oro Rosso. Sculture in oro e corallo, disegni di sangue” in varie località di Napoli.