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Dalla Torre Massimiliana a Villa Morosini. Unità. La parte e il tutto
Mostra collettiva di arti figurative sul tema dell’unità in occasione della chiusura dei festeggiamenti per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia in collaborazione con lo Spazio Lorenzo Lotto
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dalla Torre Massimiliana a Villa Morosini. Unità: la parte e il tutto
Prendendo spunto dal 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia a marzo 2011 è stata
organizzata in collaborazione con l’Istituzione Parco della Laguna di Venezia una mostra
di arti figurative dal titolo: "Unità. La parte e il tutto”, presso la Torre Massimiliana di
Sant’Erasmo. In occasione della chiusura dei festeggiamenti per il 150esimo anniversario
dell’Unità d’Italia il Comune di Mirano ha accettato di allestire nuovamente la mostra negli
spazi della Villa Morosini, con la proposta di aprire l'esposizione ad una serie di artisti
del miranese e alla relativa collaborazione con lo Spazio Arti Figurative Lorenzo Lotto,
gestito dal Maestro Gianfranco Quaresimin. Si è deciso pertanto di organizzare una "nuova"
esposizione nella quale ritrovare degli elementi in comune con la mostra già allestita presso
la Torre Massimiliana ma allo stesso tempo in grado di arricchirsi con nuovi stimoli e
prospettive: "Dalla Torre Massimiliana a Villa Morosini. Unità: la parte e il tutto".
Si è scelto di affrontare il tema dell’unità da molteplici punti di vista, attraverso una
riflessione lungo le categorie di lettura del reale di cui il mondo occidentale dispone,
esponendo la loro fondamentale antinomia, e provando a percorrerne limiti e contraddizioni.
Figlio della contrapposizione cartesiana res cogitans e res extensa, l’uomo moderno
interpreta il mondo attraverso coppie di concetti contrapposti: spirito e materia, corpo e
anima, intelligenza e istinto. Tale distinzione dualistica rimane uno dei fondamenti della
filosofia moderna con evidenti ricadute in altri campi del sapere, quali psicologia, sociologia,
linguistica e nel campo dell’arte; tuttavia resta irrisolto il problema di fondo, poiché
nell’uomo i due opposti non solo convivono (ogni individuo è corpo e spirito) ma comunicano
ed interagiscono: ai moti dell’animo corrispondono azioni del corpo. L’Unità analizzata
dagli artisti sarà allora l’unità dell’essere, il confronto e la mediazione tra gli opposti. Dato
un concetto e il suo contrario, l’unità rappresenta la sintesi che riassume e non contraddice.
Ciascun artista a partire da tali sollecitazioni filosofiche ha scelto di confrontarsi con alcune
coppie di opposti, che segnano un possibile sentiero nella costruzione delle proposte artistiche
personali; i temi emersi sono memoria-oblio, luogo-ubiquità, follia-normalità, realtà-
astrazione, annientamento-rinascita, affrontati attraverso un linguaggio artistico che tenda
verso un ideale superamento di tali antinomie. Ciò ha permesso a ciascuno di individuare le
tematiche più significative ed urgenti da un punto di vista interiore, e di svilupparle secondo
le proprie istanze individuali. Il concetto di unità, declinato secondo la doppia prospettiva
della parte e del tutto, viene pertanto indagato ed attraversato da più correnti, percorso e
ripercorso più volte in direzioni e con intenzioni diverse. Ciò che emerge è uno scenario
ancora in movimento, dove molteplici sono le suggestioni offerte: immagini che scompaiono
lasciando niente altro che il ricordo delle loro forme nella nostra retina; la frammentazione
di ogni orizzonte di senso accanto al doloroso rapporto tra follia e normalità, quasi a
rappresentarne un epilogo obbligato; un’istanza di rinascita interiore che si fa aspirazione per
un rinnovamento culturale e una pittura che cerca prima di tutto di rinnovare la stessa nozione
di visione, desiderosa di salvare la storia delle cose del mondo.
In questa tensione verso la sintesi delle antinomie, numerosi sono i lavori che tematizzano
tali opposizioni alla ricerca di un’ideale superamento; i ritratti del Lorenzo Lotto, ripresi
qui con una tecnica che trasforma l’atto assolutamente maschile e violento del dripping
in una soluzione al femminile, potrebbero essere letti come la risoluzione di elementi
tradizionali in un linguaggio moderno, oltre che un omaggio – dichiarato - allo Spazio del
Quaresimin. Seguendo i propri percorsi personali e le proprie necessità e contraddizioni
incontriamo tematiche riproposte a volte con una certa forza ed assillo: spirali, nelle quali
l’occhio dell’osservatore si perde nel vano tentativo di ricomporre una figura unica. Si
avverte una forma di inquietudine, un continuo errare che qui attraversa una dimensione
più concettuale, tentativo dell’artista di percorrere molteplici sentieri, ricerca di una sintesi
finale forse impossibile. E sempre di urgenze interiori possiamo parlare di fronte ai pastelli
di corde e cavi che si intrecciano ed evocano in modo più o meno evidente antinomie e
tensioni dell’animo; cavi, in grado di unire e mettere in comunicazione, restituiscono forse
più una dimensione di solitudine e abbandono, polveroso linguaggio del passato, non più
comprensibile e quindi destinato a rimanere inaudito. Troviamo anche delle ricerche di
carattere più spazialista, nelle quali reali tentativi di comporre l’antinomia tra singoli elementi
e la totalità dal punto di vista dei colori, delle linee e della composizione tradiscono una
partecipazione forse più emotiva ai temi dell’Unità, e dell’appartenenza alla propria terra.
Attraversiamo poi calli e campielli veneziani resi grazie ad una sopraffina tecnica incisoria,
che restituisce tutto il mistero di quei luoghi; alberi e paesaggi che ci fanno pensare non senza
una certa nostalgia al Bel Paese e ad un passato di cui non rimangono che segni, rintracciabili
forse nei solchi scavati dal tempo nella corteccia degli arbusti, avvolti lievemente da un’edera
verde. A chiudere questa piccola sezione dedicata all’incisione un trittico nel quale il corpo
umano si fonde e confonde con la dimensione del sacro, qui magistralmente evocato dalla
presenza delle montagne: elementi biografici si intrecciano con il riferimento alla storia
d’Italia dove la montagna si fa confine e metafora dell’Unità conquistata.
Molti sono le allusioni al mondo femminile, forse per la significativa presenza di donne tra gli
artisti che espongono; femminile come principio vitale, affermazione di un’unità primordiale,
primigenia, che qui si presenta ed espone in tutta la sua fragilità e potenza al tempo stesso.
Accanto ad una maternità, quasi ctonia, realizzata non a caso con sabbie e terre ad affermare
appunto tale unità archetipica, si incontrano espressioni violente, mostrate senza troppo
pudore, che giocano con i mostri che il nostro stesso animo nasconde; una vetrina degli orrori,
che un segno graficamente ironico ed accattivante rende ancora più cruda e drammatica.
L’installazione posta nel centro della sala evoca d’altra parte un senso di solitudine, anche
se osservando questa figura solitaria appesa tra strisce e lame di acciaio emerge ben presto la
sensazione di trovarsi di fronte ad uno spazio freddo, contenitivo ma anche in qualche modo
di contenzione e prigionia … una bambola di pezza appesa come un pezzo di carne, fantasmi
di cordoni ombelicali e quindi legami spezzati di terra e di sangue, l’individuo che perde la
propria identità e il corpo - privato delle proprie appartenenze - ridotto ad un involucro vuoto.
Incontreremo tuttavia nuovamente il corpo, presentato in tutto il suo lirismo ed esposto questa
volta ad altri chiari di luna … lavori che alleggeriscono e deliziano l’animo e lo sguardo.
Nell’ultima stanza, frutto di una collaborazione tra un artista e un gruppo di bambini di V
elementare, un’opera che gioca con il ruolo storicamente svolto dalla scuola nella costruzione
dell’identità nazionale, e la relativa povertà dell’istituzione che caratterizza il nostro tempo:
collage fatti dai bambini che liberamente interpretano i colori della bandiera, e le tracce di
una performance dell’artista che si cimenterà nel tentativo di disegnare 1000 teschi – macabro
riferimento alla storia dell’Unità d’Italia … - chiedendo l’aiuto di tutti gli artisti presenti.
Accanto un omaggio, più o meno dichiarato alla storia dell’Unità d’Italia: un tricolore nuziale
cucito ed assemblato a mano che ci riporta alla grande installazione all’esterno, che evoca
paesaggi, topografie, mondi del sogno e della fantasia e un delicato riferimento ad una
dimensione intimamente femminile, quasi virginale.
A chiudere la mostra alcuni disegni a matita su carta raffiguranti vecchi soprammobili, oggetti
dimenticati, paesaggi ideali racchiusi in una bolla di vetro, che forse ormai esistono solo
nei nostri ricordi e chissà se davvero sono andate proprio così, le cose, tradite dalla nostra
memoria.
Caterina Castellani
Prendendo spunto dal 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia a marzo 2011 è stata
organizzata in collaborazione con l’Istituzione Parco della Laguna di Venezia una mostra
di arti figurative dal titolo: "Unità. La parte e il tutto”, presso la Torre Massimiliana di
Sant’Erasmo. In occasione della chiusura dei festeggiamenti per il 150esimo anniversario
dell’Unità d’Italia il Comune di Mirano ha accettato di allestire nuovamente la mostra negli
spazi della Villa Morosini, con la proposta di aprire l'esposizione ad una serie di artisti
del miranese e alla relativa collaborazione con lo Spazio Arti Figurative Lorenzo Lotto,
gestito dal Maestro Gianfranco Quaresimin. Si è deciso pertanto di organizzare una "nuova"
esposizione nella quale ritrovare degli elementi in comune con la mostra già allestita presso
la Torre Massimiliana ma allo stesso tempo in grado di arricchirsi con nuovi stimoli e
prospettive: "Dalla Torre Massimiliana a Villa Morosini. Unità: la parte e il tutto".
Si è scelto di affrontare il tema dell’unità da molteplici punti di vista, attraverso una
riflessione lungo le categorie di lettura del reale di cui il mondo occidentale dispone,
esponendo la loro fondamentale antinomia, e provando a percorrerne limiti e contraddizioni.
Figlio della contrapposizione cartesiana res cogitans e res extensa, l’uomo moderno
interpreta il mondo attraverso coppie di concetti contrapposti: spirito e materia, corpo e
anima, intelligenza e istinto. Tale distinzione dualistica rimane uno dei fondamenti della
filosofia moderna con evidenti ricadute in altri campi del sapere, quali psicologia, sociologia,
linguistica e nel campo dell’arte; tuttavia resta irrisolto il problema di fondo, poiché
nell’uomo i due opposti non solo convivono (ogni individuo è corpo e spirito) ma comunicano
ed interagiscono: ai moti dell’animo corrispondono azioni del corpo. L’Unità analizzata
dagli artisti sarà allora l’unità dell’essere, il confronto e la mediazione tra gli opposti. Dato
un concetto e il suo contrario, l’unità rappresenta la sintesi che riassume e non contraddice.
Ciascun artista a partire da tali sollecitazioni filosofiche ha scelto di confrontarsi con alcune
coppie di opposti, che segnano un possibile sentiero nella costruzione delle proposte artistiche
personali; i temi emersi sono memoria-oblio, luogo-ubiquità, follia-normalità, realtà-
astrazione, annientamento-rinascita, affrontati attraverso un linguaggio artistico che tenda
verso un ideale superamento di tali antinomie. Ciò ha permesso a ciascuno di individuare le
tematiche più significative ed urgenti da un punto di vista interiore, e di svilupparle secondo
le proprie istanze individuali. Il concetto di unità, declinato secondo la doppia prospettiva
della parte e del tutto, viene pertanto indagato ed attraversato da più correnti, percorso e
ripercorso più volte in direzioni e con intenzioni diverse. Ciò che emerge è uno scenario
ancora in movimento, dove molteplici sono le suggestioni offerte: immagini che scompaiono
lasciando niente altro che il ricordo delle loro forme nella nostra retina; la frammentazione
di ogni orizzonte di senso accanto al doloroso rapporto tra follia e normalità, quasi a
rappresentarne un epilogo obbligato; un’istanza di rinascita interiore che si fa aspirazione per
un rinnovamento culturale e una pittura che cerca prima di tutto di rinnovare la stessa nozione
di visione, desiderosa di salvare la storia delle cose del mondo.
In questa tensione verso la sintesi delle antinomie, numerosi sono i lavori che tematizzano
tali opposizioni alla ricerca di un’ideale superamento; i ritratti del Lorenzo Lotto, ripresi
qui con una tecnica che trasforma l’atto assolutamente maschile e violento del dripping
in una soluzione al femminile, potrebbero essere letti come la risoluzione di elementi
tradizionali in un linguaggio moderno, oltre che un omaggio – dichiarato - allo Spazio del
Quaresimin. Seguendo i propri percorsi personali e le proprie necessità e contraddizioni
incontriamo tematiche riproposte a volte con una certa forza ed assillo: spirali, nelle quali
l’occhio dell’osservatore si perde nel vano tentativo di ricomporre una figura unica. Si
avverte una forma di inquietudine, un continuo errare che qui attraversa una dimensione
più concettuale, tentativo dell’artista di percorrere molteplici sentieri, ricerca di una sintesi
finale forse impossibile. E sempre di urgenze interiori possiamo parlare di fronte ai pastelli
di corde e cavi che si intrecciano ed evocano in modo più o meno evidente antinomie e
tensioni dell’animo; cavi, in grado di unire e mettere in comunicazione, restituiscono forse
più una dimensione di solitudine e abbandono, polveroso linguaggio del passato, non più
comprensibile e quindi destinato a rimanere inaudito. Troviamo anche delle ricerche di
carattere più spazialista, nelle quali reali tentativi di comporre l’antinomia tra singoli elementi
e la totalità dal punto di vista dei colori, delle linee e della composizione tradiscono una
partecipazione forse più emotiva ai temi dell’Unità, e dell’appartenenza alla propria terra.
Attraversiamo poi calli e campielli veneziani resi grazie ad una sopraffina tecnica incisoria,
che restituisce tutto il mistero di quei luoghi; alberi e paesaggi che ci fanno pensare non senza
una certa nostalgia al Bel Paese e ad un passato di cui non rimangono che segni, rintracciabili
forse nei solchi scavati dal tempo nella corteccia degli arbusti, avvolti lievemente da un’edera
verde. A chiudere questa piccola sezione dedicata all’incisione un trittico nel quale il corpo
umano si fonde e confonde con la dimensione del sacro, qui magistralmente evocato dalla
presenza delle montagne: elementi biografici si intrecciano con il riferimento alla storia
d’Italia dove la montagna si fa confine e metafora dell’Unità conquistata.
Molti sono le allusioni al mondo femminile, forse per la significativa presenza di donne tra gli
artisti che espongono; femminile come principio vitale, affermazione di un’unità primordiale,
primigenia, che qui si presenta ed espone in tutta la sua fragilità e potenza al tempo stesso.
Accanto ad una maternità, quasi ctonia, realizzata non a caso con sabbie e terre ad affermare
appunto tale unità archetipica, si incontrano espressioni violente, mostrate senza troppo
pudore, che giocano con i mostri che il nostro stesso animo nasconde; una vetrina degli orrori,
che un segno graficamente ironico ed accattivante rende ancora più cruda e drammatica.
L’installazione posta nel centro della sala evoca d’altra parte un senso di solitudine, anche
se osservando questa figura solitaria appesa tra strisce e lame di acciaio emerge ben presto la
sensazione di trovarsi di fronte ad uno spazio freddo, contenitivo ma anche in qualche modo
di contenzione e prigionia … una bambola di pezza appesa come un pezzo di carne, fantasmi
di cordoni ombelicali e quindi legami spezzati di terra e di sangue, l’individuo che perde la
propria identità e il corpo - privato delle proprie appartenenze - ridotto ad un involucro vuoto.
Incontreremo tuttavia nuovamente il corpo, presentato in tutto il suo lirismo ed esposto questa
volta ad altri chiari di luna … lavori che alleggeriscono e deliziano l’animo e lo sguardo.
Nell’ultima stanza, frutto di una collaborazione tra un artista e un gruppo di bambini di V
elementare, un’opera che gioca con il ruolo storicamente svolto dalla scuola nella costruzione
dell’identità nazionale, e la relativa povertà dell’istituzione che caratterizza il nostro tempo:
collage fatti dai bambini che liberamente interpretano i colori della bandiera, e le tracce di
una performance dell’artista che si cimenterà nel tentativo di disegnare 1000 teschi – macabro
riferimento alla storia dell’Unità d’Italia … - chiedendo l’aiuto di tutti gli artisti presenti.
Accanto un omaggio, più o meno dichiarato alla storia dell’Unità d’Italia: un tricolore nuziale
cucito ed assemblato a mano che ci riporta alla grande installazione all’esterno, che evoca
paesaggi, topografie, mondi del sogno e della fantasia e un delicato riferimento ad una
dimensione intimamente femminile, quasi virginale.
A chiudere la mostra alcuni disegni a matita su carta raffiguranti vecchi soprammobili, oggetti
dimenticati, paesaggi ideali racchiusi in una bolla di vetro, che forse ormai esistono solo
nei nostri ricordi e chissà se davvero sono andate proprio così, le cose, tradite dalla nostra
memoria.
Caterina Castellani
03
marzo 2012
Dalla Torre Massimiliana a Villa Morosini. Unità. La parte e il tutto
Dal 03 al 17 marzo 2012
arte contemporanea
Location
VILLA MOROSINI – BARCHESSA
Mirano, Via Luigi Mariutto, 2, (Venezia)
Mirano, Via Luigi Mariutto, 2, (Venezia)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 15.00 – 17.15, sabato e domenica 10.30 – 13.00 e 15.00 – 17.15
Vernissage
3 Marzo 2012, ore 11
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