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Damir Niksic
Per la sua prima personale in Italia, verrà presentata una panoramica (con alcune opere inedite) del suo lavoro negli ultimi anni. Una visione d’insieme delle varie declinazioni di una poetica complessa ed impegnata.
Comunicato stampa
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Nato in Bosnia Herzegovina nel 1970, profugo in Italia ed attualmente residente negli Stati Uniti Damir Niksic rappresenta una delle figure cardine nell’indagine artistica dei rapporti tra est ed ovest, tra oriente ed occidente.Venuto alla ribalta grazie alla particolare attenzione dedicata nel corso degli ultimi anni agli artisti dei Balcani, ha partecipato ad esposizioni di rilievo internazionale. Ricordiamo oltre alla 50 edizione della Biennale di Venezia, The Balkans: a crossroad to the future e Bloodand Honey: the future is in the Balkans firmate dal noto curatore Harald Szeeman.
Per la sua prima personale in Italia, verrà presentata una panoramica (con alcune opere inedite) del suo lavoro negli ultimi anni. Una visione d’insieme delle varie declinazioni di una poetica complessa ed impegnata.
Sagace e finemente ironico, Damir Niksic, analizza attraverso una poetica colta gli elementi di contatto e contrasto di due culture apparentemente differenti. Due blocchi, in verità non così distinti, che hanno vissuto un rapporto osmotico nel corso di parecchi secoli fatti, da una parte di conquiste e guerre e dall’altra diintensi scambi mercantili e culturali. Ecco che l’Europa dell’Islam e quella del Cristianesimo affondano le proprie radici in una storia comune, di cui troppo spesso si perde la coscienza di massa. Ed è proprio questa storia comune ad essere il centro nodale delle sue opere.
Lontano dalla sterile polemica il giovane artista bosniaco si comporta come un filosofo che si esprime per immagini. Un pensatore che fa dell’arte il veicolo di un messaggio che slegato dalle briglie di un estetica formale diventa intensamente morale.
L’arte si trasforma qui nello strumento per esprimere un personale punto di vista sul mondo e sull’umanità, elementi sezionati e ricomposti con una logica paradossale ed irriverente: uno stimolo al dialogo, ma soprattutto alla riflessione.
Gli elementi stereotipi di un punto di vista “coloniale” (come egli stesso lo definisce) e secolarizzato diventano una spada da brandire nel corso di una ricerca di un’identità personale e comune. Concetti come libertà, uguaglianza, etnia ed appartenenza acquistano significati caricati di un nuovo valore umano. In questo contesto opere irriverenti come Liberty in cui una statua della libertà diventa oggetto di un gesto onnanistico o l’immagine stereotipata di un musulmano con in testa un Fez vestito però all’occidentale e con il capo chiuso in una gabbia di The Red Rose of Sarajevo, amplificano significati complessi, fatti di storia ed emozioni.
Allo stesso modo i video giocano con la contraddizione. La musica che ricorda pezzi Swing degli anni cinquanta americani penetrano lo spettatore per la loro orecchiabilità, per la simpatia del ballo, stile musical appositamente approssimativo e grossolano, ma sono i testi, o piccoli gesti che passano quasi inosservati ad essere testimoni di un messaggio forte ed impegnato.
C’è malinconia forse, ma non esiste l’abbandono alla rassegnazione. Non c’è spazio per l’immaginazione o la speculazione futile. Ogni opera nasce in un contesto definito, preciso.
Per la sua prima personale in Italia, verrà presentata una panoramica (con alcune opere inedite) del suo lavoro negli ultimi anni. Una visione d’insieme delle varie declinazioni di una poetica complessa ed impegnata.
Sagace e finemente ironico, Damir Niksic, analizza attraverso una poetica colta gli elementi di contatto e contrasto di due culture apparentemente differenti. Due blocchi, in verità non così distinti, che hanno vissuto un rapporto osmotico nel corso di parecchi secoli fatti, da una parte di conquiste e guerre e dall’altra diintensi scambi mercantili e culturali. Ecco che l’Europa dell’Islam e quella del Cristianesimo affondano le proprie radici in una storia comune, di cui troppo spesso si perde la coscienza di massa. Ed è proprio questa storia comune ad essere il centro nodale delle sue opere.
Lontano dalla sterile polemica il giovane artista bosniaco si comporta come un filosofo che si esprime per immagini. Un pensatore che fa dell’arte il veicolo di un messaggio che slegato dalle briglie di un estetica formale diventa intensamente morale.
L’arte si trasforma qui nello strumento per esprimere un personale punto di vista sul mondo e sull’umanità, elementi sezionati e ricomposti con una logica paradossale ed irriverente: uno stimolo al dialogo, ma soprattutto alla riflessione.
Gli elementi stereotipi di un punto di vista “coloniale” (come egli stesso lo definisce) e secolarizzato diventano una spada da brandire nel corso di una ricerca di un’identità personale e comune. Concetti come libertà, uguaglianza, etnia ed appartenenza acquistano significati caricati di un nuovo valore umano. In questo contesto opere irriverenti come Liberty in cui una statua della libertà diventa oggetto di un gesto onnanistico o l’immagine stereotipata di un musulmano con in testa un Fez vestito però all’occidentale e con il capo chiuso in una gabbia di The Red Rose of Sarajevo, amplificano significati complessi, fatti di storia ed emozioni.
Allo stesso modo i video giocano con la contraddizione. La musica che ricorda pezzi Swing degli anni cinquanta americani penetrano lo spettatore per la loro orecchiabilità, per la simpatia del ballo, stile musical appositamente approssimativo e grossolano, ma sono i testi, o piccoli gesti che passano quasi inosservati ad essere testimoni di un messaggio forte ed impegnato.
C’è malinconia forse, ma non esiste l’abbandono alla rassegnazione. Non c’è spazio per l’immaginazione o la speculazione futile. Ogni opera nasce in un contesto definito, preciso.
19
marzo 2005
Damir Niksic
Dal 19 marzo al 25 aprile 2005
arte contemporanea
Location
WHITE PROJECT
Pescara, Piazza Garibaldi, 7, (Pescara)
Pescara, Piazza Garibaldi, 7, (Pescara)
Orario di apertura
dal martedi al sabato 15–20
Vernissage
19 Marzo 2005, ore 19
Autore
Curatore