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Dan Shaw-Town. Making, Doing & Happening
A distanza di dieci anni dalla sua prima mostra a Roma, Dan Shaw-Town (Huddersfield, UK, 1983) torna da 1/9unosunove per la sua terza personale, presentando in anteprima una serie di opere su tela che sanciscono l’inizio di una nuova fase di ricerca per l’artista inglese che dal 2008 vive e lavora a New York.
Stabilitosi dapprima a Brooklyn, Shaw-Town si è da poco trasferito a Long Island, seguendo l’esempio storico di artisti come Jackson Pollock e Lee Krasner. L’allontanamento dalla città ha influito sulla realizzazione di questi lavori inediti, in cui, dopo molte sperimentazioni su carta e alluminio, per la prima volta nella sua carriera, Shaw-Town lavora su tela. La scelta di questo materiale, molto più malleabile dei precedenti, gli permette di riavvicinarsi alla pittura, anche se l’artista non si è mai definito un pittore nel senso classico del termine. I principali riferimenti che si possono ritrovare nella sua ricerca sono, infatti, tutti legati a un’idea materico-scultorea (Antoni Tàpies, Alberto Burri, Eva Hesse, J.B. Blunk, Peter Voulkos), se non addirittura ambientale (Richard Serra, Jannis Kounellis), del fare artistico, a cui si aggiungono diversi richiami al post-concettuale (Christopher Wool, Bruce Conner).
L'accesso alla mostra è limitato a 15 persone alla volta.
La prenotazione è consigliata, tramite e-mail o telefono.
La Galleria 1/9unosunove è lieta di annunciare l’apertura della mostra
Dan Shaw-Town
Making, Doing & Happening
A cura di Simone Zacchini
Come nulla per l'esistenza è semplicemente dato, in modo neutrale,
prima della comprensione che essa almeno abbozza di ciò con cui ha
a che fare, così l'essere dell'esistenza è tempo perché è linguaggio.
L'esistenza è tempo perché si fa nel tempo dell'interpretazione, che è
il tempo del discorso grazie a cui essa si apre al mondo che l'ha
accolta dal principio e l'ha chiamata in colloquio con le altre esistenze.
Mario Ruggenini e Luigi Perissinotto, Tempo, evento e linguaggio
Se la scelta della tela è una novità, alla base di questa nuova produzione troviamo sempre il disegno,
elemento caratteristico di tutta la ricerca artistica di Shaw-Town fin dalle sue prime opere, in cui la
manualità dell'esecuzione si trasformava in un fitto intreccio geometrico che marcava la superficie fino a
renderla consunta da spessi strati di grafite. Ma, nei lavori esposti in mostra, l'atto del disegnare si fa poco
invasivo, riducendosi a un insieme di tracce grafiche minime, che invadono la tela in maniera non
schematica. Da questa prima marcatura molto intuitiva e fluida si sviluppa poi un susseguirsi di azioni
“pittoriche” che – con l'uso di pastelli a olio, colori acrilici e grasso – trasforma l'insieme dei segni di base,
senza alcuna apparente progettualità formale. In realtà, tutte queste tracce sono legate in uno stringente
nesso causa-effetto: ogni azione prende ispirazione da quella precedente, attivando un scambio reciproco
tra il “farsi” dell'atto artistico (making/doing) e il suo “accadere” (happening).
L’idea della realizzazione non è qualcosa che guida l’artista a priori, o ne traduce l’operato a posteriori, ma
prende forma nel momento stesso del suo farsi segno. In questo modo l'atto della creazione artistica si
assimila all'atto linguistico del suo stesso esistere.
L'artista si sintonizza con questa idea e prova a portar ordine nel farsi evento di questo insieme di segni,
inserendolo in una riflessione linguistica più ampia.
Quella di Shaw-Town è un'azione che ingloba l'accadimento, accettandolo come parte integrante del
processo creativo con tutta la temporalità sfuggente del suo hic et nunc. La percezione fuggevole del
tempo si fa segno, e l'insieme dei segni diventa un linguaggio che ci espone a quel fluire del presente che è
la condizione stessa della temporalità, da cui nasce ogni possibile comprensione del mondo.
Dal punto di vista pratico questa riflessione si traduce in una “stratificazione” di disegno e pittura che
delinea un'attitudine accumulativa, sia a livello visivo che concettuale: nulla è nascosto, i cambiamenti sono
messi a nudo, un segno è coperto da un altro, ma mai cancellato. In questa maniera l'opera si trasforma in
un'esemplificazione del processo generativo insito in ogni segno linguistico e, di conseguenza, in ogni
scelta dell'artista che si fa portavoce di quel linguaggio, riproponendolo al mondo.
Quindi, l'accadimento estetico configurato dall'opera non s'interrompe con la sua conclusione manuale.
L'opera non costituisce un medium autonomo, ma si fa strumento di un’attiva interrogazione interpretativa
della dimensione temporale del suo accadere, che prosegue con il suo mettersi in mostra, coinvolgendo lo
spettatore. Ogni singola opera dialoga con le altre in un continuo rimando di interpretazioni possibili: cinque
tele, tutte della stessa dimensione (184 x 123 cm), sono montate su pannelli metallici e poi incorniciate con
un sottile strato d’acciaio; un'altra tela più grande (244 x 213 cm) è, invece, allestita liberamente, senza
alcun tipo di telaio, fornendo una decisiva tensione a tutto lo spazio espositivo.
A livello percettivo, l’insieme dei segni di Shaw-Town potrebbe rimandare ad oggetti, edifici o corpi, ma si
tratta solo di proiezioni dello spettatore su delle forme che interpreta come familiari, anche se in realtà si
tratta di pure astrazioni. L'artista attiva, perciò, uno scambio continuo tra forme e forme di vita, tra
percezione prospettica e bidimensionalità, tra l’oggetto tangibile che l'opera è e la nozione di illusione
pittorica che il pubblico vi proietta sopra. Così nell'osservatore si attiva un “vedere” in conformità a
un'interpretazione che è espressione dell'esperienza dello spazio-tempo in cui l'opera esiste. In termini
wittgensteiniani si tratta di un “vedere-come” (sehen als), un'esperienza del “cogliere aspetti” in cui «il
balenare improvviso dell'aspetto ci appare metà come un'esperienza vissuta del vedere, metà come un
pensiero» (Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche, parte seconda, paragrafo XI).
Shaw-Town finisce così per costituire una nuova dimensione sensibile del linguaggio artistico, in cui la
riflessione sulla dimensione temporale dell'esperienza visiva/interpretativa ingloba la spazialità dell'opera, in
un connubio percettivo nato sulla soglia immateriale del presente.
Simone Zacchini
Dan Shaw-Town (Huddersfield, UK, 1983) vive e lavora a New York. Si è laureato in Fine Art presso la
London Metropolitan University e ha conseguito un MFA in Fine Art presso il Goldsmiths College, University
of London. Oltre che da 1/9unosunove, ha realizzato mostre personali anche da MaisterraValbuena (Madrid)
e Room East (New York). Il suo lavoro è stato presentato in importanti fiere come NY Art Book Fair, LISTE
Basel, Nada New York e Este Arte (Uruguay). Tra le sue mostre collettive si ricordano: Word Dance, Denver
Museum of Art, Denver (2017); Where Were You, Lisson Gallery Londra (2014); Jump Cut, Marianne Boesky
Gallery, New York (2013); Le Ragioni della Pittura, Fondazione Malvina Menegaz, Castelbasso (2013); Song
of Myself, 1/9unosunove, Roma (2013); Graphite, Indianapolis Museum of Art, Indianapolis (2012).
La mostra proseguirà fino a Sabato 22 Maggio 2021
1/9unosunove osserverà i seguenti orari di apertura
Martedì – Sabato dalle 14.00 alle 19.00
Per ulteriori informazioni contattare la galleria:
Tel. +39 06 9761 3696
gallery@unosunove.com
www.unosunove.com
Friday and Saturday, April 9-10, 2021 – from 11 am to 7 pm
Access to exhibition is limited to 15 people at the time.
Booking is possible via e-mail or by phone.
1/9unosunove is pleased to announce the opening of
Dan Shaw-Town
Making, Doing & Happening
Curated by Simone Zacchini
Just as nothing in existence is given simply and neutrally, prior to the
rough understanding of what one is dealing with, in the same way the
being of existence is time because it is language. Existence is time
because it is made in the time of interpretation, which is the time of
discourse by which it opens up to the world that accepted it from the
beginning and called it into conversation with other existences.
Mario Ruggenini and Luigi Perissinotto, Tempo, evento e linguaggio
A decade after his first exhibition in Rome, Dan Shaw-Town (Huddersfield, UK, 1983) is back at
1/9unosunove for his third solo show, with a preview of a series of works on canvas that mark the
beginning of a new research phase for the English artist, who has lived and worked in New York since 2008.
Initially settled in Brooklyn, Shaw-Town has recently moved to Long Island, taking up the historical example
of artists such as Jackson Pollock and Lee Krasner. His departure from the city had an impact on the
creation of these new works, in which, after many experiments on paper and aluminum, for the first time in
his career, Shaw-Town works on canvas. The choice of this material, which is much more flexible than the
previous ones, allows him to reconnect with painting, even though the artist has never defined himself as a
painter in the traditional sense of the term. The main references that can be found in his research are all
associated with a material-sculptural (Antoni Tàpies, Alberto Burri, Eva Hesse, J.B. Blunk, Peter Voulkos) or
even environmental (Richard Serra, Jannis Kounellis) concept of art making, complemented by various
references to post-conceptual art (Christopher Wool, Bruce Conner).
Whilst the choice of canvas is innovative, drawing is still the core of this new production, a characteristic
element of all Shaw-Town's artistic research since his early works, in which the manual execution was
turned into a dense geometric tangle that marked the surface until it became worn out by thick layers of
graphite. However, in the works on display in the exhibition, the act of drawing becomes less invasive,
reduced to a set of minimal graphic traces that occupy the canvas in a non-schematic manner. From this
initial, very intuitive and fluid outline, a sequence of "pictorial" actions develops, which - with the use of oil
pastels, acrylic colours and grease - transforms the set of basic marks, without any apparent formal
planning. Actually, all these marks are linked in a tight cause-effect relationship: each action takes
inspiration from the previous one, activating a reciprocal exchange between the “making/doing” of the
artistic action and its “happening”.
The idea of realisation is not something that guides the artist a priori, or reflects his work a posteriori, but
takes shape precisely when it becomes a sign. In this way, the act of artistic creation is comparable to the
linguistic act of its very existence.
The artist tunes in to this idea and tries to make order out of this set of marks, by incorporating it into a
broader linguistic reflection. Shaw-Town's action embraces the event, accepting it as an integral part of the
creative process with all the elusive temporality of its hic et nunc. The fleeting perception of time becomes a
sign, and the set of sings becomes a language that exposes us to the flow of the present that is the
essence of temporality, from which every possible perception of the world is born.
From a practical point of view, this reflection translates into a “stratification” of drawing and painting that
outlines an accumulative attitude, both visually and conceptually: nothing is concealed, changes are laid
bare, one sign is covered by another, but never erased. In doing so, the work is converted into an
embodiment of the generative process inherent in every linguistic sign and, consequently, in every choice
made by the artist, who becomes the voice of that language, reproposing it to the world.
Thus, the aesthetic event set up by the work is not interrupted by its manual conclusion. The work does not
constitute an independent medium but becomes the tool for an active interpretative questioning of the
temporal dimension of its occurrence, which continues with its exhibition and involves the viewer. Each
individual work interacts with the others in a continuous cross-reference of possible interpretations: five
canvases, all of the same size (184 x 123 cm), are mounted on metal panels and then framed with a thin
steel layer; another larger canvas (244 x 213 cm), on the other hand, is set up freely, without any sort of
frame, providing a significant tension to the entire exhibition space.
On a perceptual level, Shaw-Town's set of signs could refer to objects, buildings or bodies, but these are
only projections by the viewer of shapes that are interpreted as familiar, although in reality they are pure
abstractions. The artist therefore activates a continuous exchange between forms and forms of life,
between perspective perception and two-dimensionality, between the tangible object that the work is and
the notion of pictorial illusion that the public projects onto it. Thus, in the observer a "seeing" is activated in
keeping with an interpretation that expresses the experience of the space-time in which the work exists. In
Wittgenstein's terms, this is a "seeing-as" (sehen als), an experience of "noticing aspects" in which "the
flashing of an aspect on us seems half visual experience, half thought» (Ludwig Wittgenstein, Philosophical
Investigations, Part II, section xi).
Shaw-Town ends up constituting a new sensitive dimension of artistic language, in which reflection on the
temporal dimension of visual/interpretative experience encompasses the spatiality of the work, in a
perceptive union originated on the immaterial threshold of the present.
Simone Zacchini
Dan Shaw-Town (Huddersfield, UK, 1983) lives and works in New York. He holds a BA in Fine Art from
London Metropolitan University and an MFA in Fine Art from Goldsmiths College, University of London. As
well as 1/9unosunove, he have had solo show at MaisterraValbuena (Madrid) and Room East (New York).
His work has been featured in major art fairs such as NY Art Book Fair, LISTE Basel, Nada New York and
Este Arte (Uruguay). Among his group exhibitions: Word Dance, Denver Museum of Art, Denver (2017);
Where Were You, Lisson Gallery London (2014); Jump Cut, Marianne Boesky Gallery, New York (2013); Le
Ragioni della Pittura, Malvina Menegaz Foundation, Castelbasso, Italy (2013); Song of Myself,
1/9unosunove, Rome (2013); Graphite, Indianapolis Museum of Art, Indianapolis (2012).
The exhibition will be on view until Saturday, May 22, 2021
1/9unosunove has the following opening hours:
Tuesday – Saturday from 2 pm to 7 pm
Please contact the gallery for additional information:
Phone +39 06 9761 3696
gallery@unosunove.com
www.unosunove.com
Dan Shaw-Town. Making, Doing & Happening
Roma, Via Degli Specchi, 20, (Roma)