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Dani Gal – Seasonal Unrest (Un conflitto che ritorna)
Punto di partenza e di confronto per il lavoro dell’artista è Grenade in Gaza (Una granata a Gaza), primo film, risalente al 1970, girato dalla televisione israeliana dentro la Striscia di Gaza. L’interpretazione di Dani Gal svela il meccanismo di realizzazione di un documentario politico e interroga la nostra comprensione del linguaggio usato dai media nel conflitto israelo-palestinese di ieri e di oggi.
Comunicato stampa
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Sarà presentata sabato 31 gennaio nella Project Room del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Seasonal Unrest (Un conflitto che ritorna) la videoinstallazione a due canali realizzata da Dani Gal prodotta dallo stesso Centro Pecci.
Punto di partenza e di confronto per il lavoro dell’artista è Grenade in Gaza (Una granata a Gaza), primo film, risalente al 1970, girato dalla televisione israeliana dentro la Striscia di Gaza. L’interpretazione di Dani Gal svela il meccanismo di realizzazione di un documentario politico e interroga la nostra comprensione del linguaggio usato dai media nel conflitto israelo-palestinese di ieri e di oggi.
La videoinstallazione si incentra sulla figura professionale del rumorista, colui che produce suoni per film usando il proprio corpo e oggetti vari. Il rumorista, guardando il film e immaginando i suoni di una data scena, imita i suoni reali (per esempio i passi di un personaggio) e dà ai film effetti sonori compiuti e credibili.
Il risultato è un'installazione a doppio canale in cui il video del rumorista è proiettato accanto al film originale, a cui è stato dato un nuovo sonoro ed è stato tradotto in inglese. Il confronto tra i due film mette a nudo il meccanismo della realizzazione di un documentario politico e tenta di interrogare la nostra comprensione del linguaggio usato dai media nel conflitto israelo-palestinese di oggi come di allora.
Uno degli aspetti di cui si occupa il documentario è il modo in cui gli egiziani hanno usato i film per creare propaganda anti-israeliana. Il regista spiega come si possono usare immagini e film a scopo di propaganda, assumendo egli stesso una posizione obiettiva che possiamo considerare altrettanto propagandistica.
Dani Gal
Artista nato nel 1977 a Gerusalemme e residente a Berlino, è stato uno dei quattro vincitori del Premio Villa Romana 2008. Usa attrezzature audio e video per attualizzare documenti e fatti storici e mettere a nudo le esigenze di produzione, i suoi aspetti tecnici, la sua ideologia, creando un contrasto con la storia ancora non scritta del nostro presente.
Il suo lavoro è stato presentato nell'ultimo anno, insieme a quello degli altri vincitori del Premio Villa Romana 2008, al Deutsche Guggenheim di Berlino nella mostra collettiva Freisteller curata da Angelika Stepken.
Villa Romana
Fondata nel gennaio 1905 dal pittore tedesco Max Klinger e dai suoi amici, l'Associazione Villa Romana è oggi sostenuta principalmente da Deutsche Bank, dalla Commissione per gli Affari Culturali e i Media del Governo Federale tedesco e da altri mecenati privati per offrire ad artisti particolarmente dotati, spacialmente giovani residenti in Germania, la possibilità di trascorrere un lungo soggiorno a Firenze dove sviluppare la loro ricerca.
Angelika Stepken
Direttrice di Villa Romana, Firenze
In questo momento sembra più cinico che mai guardare un documentario israeliano girato nella striscia di Gaza nel 1970, che finisce con la citazione delle forze armate che il terrore sia soltanto "Seasonal Unrest".
Dani Gal si occupa in molte delle sue opere della relazione fra produzione – riproduzione – percezione dei media e la (de-) costruzione di senso. Ma, al contrario della generazione di arte critica degli anni settanta, lui non rivela "la verità", "il male", ma solo l’uso e la disponibilità dei mezzi simbolici.
Ho visto chiaramente gli strumenti muti del nostro archivio storico nella Scuola di Aeronautica a Firenze dove vi è sulla facciata la dedica a Mussolini, nell'atrio a sinistra un aereo militare e a destra un grosso proiettore cinematografico da 35 mm.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Stefano Pezzato
Curatore del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
L'informazione è una delle principali armi dell'attuale guerra di Gaza.
Le notizie diffuse dai media di tutto il mondo sono prodotte o filtrate dai servizi militari israeliani. Le immagini dirette dei combattimenti sono sostituite dallo "spettacolo" virtuale dei bombardamenti ripresi a debita distanza e delle alte colonne di fumo che si innalzano sopra la striscia di Gaza, oltreché dai razzi caduti sui centri abitati nel sud di Israele i cui resti e i cui effetti sono mostrati in dettaglio alla stampa internazionale.
Le scene d'orrore, la morte e la sofferenza della popolazione, l'assurda brutalità dei "danni collaterali" a case, scuole, ospedali, centri per rifugiati che provengono da Gaza, d'altra parte, diventano armi di propaganda lanciate dai palestinesi come razzi per colpire l'immaginario e la sensibilità degli spettatori: se appaiono sproporzionate rispetto a quelle provenienti da Israele è perché esagerata appare la forza militare israeliana rispetto a quella palestinese. Coperte dall'incessante frastuono delle notizie, le azioni di offesa e di difesa si intrecciano e si confondono inevitabilmente.
Con la sua videoinstallazione a due canali, attraverso il confronto fra il primo film girato dalla televisione israeliana dentro la Striscia di Gaza nel 1970 e un'interpretazione sonora che svela il meccanismo della realizzazione di un documentario politico, Dani Gal ci ricorda che le radici del conflitto israelo-palestinese sono lontane almeno quarant'anni, forse più, ma che le armi utilizzate sono le stesse: le verità costruite ideologicamente e "sparate" per produrre reazioni desiderate, per alimentare opinioni e sentimenti diffusi, ovviamente contrapposti sui due fronti in lotta e sui loro supporters.
Ci dice inoltre che quello a cui assistiamo abitualmente in TV è uno stillicidio di annunci, minacce, accuse, prese di posizione, strumentalizzazioni, dietro a cui si celano gli "effetti reali", crudeli, della guerra. A distanza di spazio e di tempo essa ci appare fatalmente come un "conflitto che ritorna", come una storia che si ripete.
Punto di partenza e di confronto per il lavoro dell’artista è Grenade in Gaza (Una granata a Gaza), primo film, risalente al 1970, girato dalla televisione israeliana dentro la Striscia di Gaza. L’interpretazione di Dani Gal svela il meccanismo di realizzazione di un documentario politico e interroga la nostra comprensione del linguaggio usato dai media nel conflitto israelo-palestinese di ieri e di oggi.
La videoinstallazione si incentra sulla figura professionale del rumorista, colui che produce suoni per film usando il proprio corpo e oggetti vari. Il rumorista, guardando il film e immaginando i suoni di una data scena, imita i suoni reali (per esempio i passi di un personaggio) e dà ai film effetti sonori compiuti e credibili.
Il risultato è un'installazione a doppio canale in cui il video del rumorista è proiettato accanto al film originale, a cui è stato dato un nuovo sonoro ed è stato tradotto in inglese. Il confronto tra i due film mette a nudo il meccanismo della realizzazione di un documentario politico e tenta di interrogare la nostra comprensione del linguaggio usato dai media nel conflitto israelo-palestinese di oggi come di allora.
Uno degli aspetti di cui si occupa il documentario è il modo in cui gli egiziani hanno usato i film per creare propaganda anti-israeliana. Il regista spiega come si possono usare immagini e film a scopo di propaganda, assumendo egli stesso una posizione obiettiva che possiamo considerare altrettanto propagandistica.
Dani Gal
Artista nato nel 1977 a Gerusalemme e residente a Berlino, è stato uno dei quattro vincitori del Premio Villa Romana 2008. Usa attrezzature audio e video per attualizzare documenti e fatti storici e mettere a nudo le esigenze di produzione, i suoi aspetti tecnici, la sua ideologia, creando un contrasto con la storia ancora non scritta del nostro presente.
Il suo lavoro è stato presentato nell'ultimo anno, insieme a quello degli altri vincitori del Premio Villa Romana 2008, al Deutsche Guggenheim di Berlino nella mostra collettiva Freisteller curata da Angelika Stepken.
Villa Romana
Fondata nel gennaio 1905 dal pittore tedesco Max Klinger e dai suoi amici, l'Associazione Villa Romana è oggi sostenuta principalmente da Deutsche Bank, dalla Commissione per gli Affari Culturali e i Media del Governo Federale tedesco e da altri mecenati privati per offrire ad artisti particolarmente dotati, spacialmente giovani residenti in Germania, la possibilità di trascorrere un lungo soggiorno a Firenze dove sviluppare la loro ricerca.
Angelika Stepken
Direttrice di Villa Romana, Firenze
In questo momento sembra più cinico che mai guardare un documentario israeliano girato nella striscia di Gaza nel 1970, che finisce con la citazione delle forze armate che il terrore sia soltanto "Seasonal Unrest".
Dani Gal si occupa in molte delle sue opere della relazione fra produzione – riproduzione – percezione dei media e la (de-) costruzione di senso. Ma, al contrario della generazione di arte critica degli anni settanta, lui non rivela "la verità", "il male", ma solo l’uso e la disponibilità dei mezzi simbolici.
Ho visto chiaramente gli strumenti muti del nostro archivio storico nella Scuola di Aeronautica a Firenze dove vi è sulla facciata la dedica a Mussolini, nell'atrio a sinistra un aereo militare e a destra un grosso proiettore cinematografico da 35 mm.
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Stefano Pezzato
Curatore del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
L'informazione è una delle principali armi dell'attuale guerra di Gaza.
Le notizie diffuse dai media di tutto il mondo sono prodotte o filtrate dai servizi militari israeliani. Le immagini dirette dei combattimenti sono sostituite dallo "spettacolo" virtuale dei bombardamenti ripresi a debita distanza e delle alte colonne di fumo che si innalzano sopra la striscia di Gaza, oltreché dai razzi caduti sui centri abitati nel sud di Israele i cui resti e i cui effetti sono mostrati in dettaglio alla stampa internazionale.
Le scene d'orrore, la morte e la sofferenza della popolazione, l'assurda brutalità dei "danni collaterali" a case, scuole, ospedali, centri per rifugiati che provengono da Gaza, d'altra parte, diventano armi di propaganda lanciate dai palestinesi come razzi per colpire l'immaginario e la sensibilità degli spettatori: se appaiono sproporzionate rispetto a quelle provenienti da Israele è perché esagerata appare la forza militare israeliana rispetto a quella palestinese. Coperte dall'incessante frastuono delle notizie, le azioni di offesa e di difesa si intrecciano e si confondono inevitabilmente.
Con la sua videoinstallazione a due canali, attraverso il confronto fra il primo film girato dalla televisione israeliana dentro la Striscia di Gaza nel 1970 e un'interpretazione sonora che svela il meccanismo della realizzazione di un documentario politico, Dani Gal ci ricorda che le radici del conflitto israelo-palestinese sono lontane almeno quarant'anni, forse più, ma che le armi utilizzate sono le stesse: le verità costruite ideologicamente e "sparate" per produrre reazioni desiderate, per alimentare opinioni e sentimenti diffusi, ovviamente contrapposti sui due fronti in lotta e sui loro supporters.
Ci dice inoltre che quello a cui assistiamo abitualmente in TV è uno stillicidio di annunci, minacce, accuse, prese di posizione, strumentalizzazioni, dietro a cui si celano gli "effetti reali", crudeli, della guerra. A distanza di spazio e di tempo essa ci appare fatalmente come un "conflitto che ritorna", come una storia che si ripete.
31
gennaio 2009
Dani Gal – Seasonal Unrest (Un conflitto che ritorna)
Dal 31 gennaio al primo marzo 2009
arte contemporanea
Location
CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
Prato, Viale Della Repubblica, 277, (Prato)
Prato, Viale Della Repubblica, 277, (Prato)
Orario di apertura
da mercoledì a lunedì ore 10-19
Vernissage
31 Gennaio 2009, ore 18
Ufficio stampa
ROSI FONTANA
Autore