Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Daniel Firman / Alice Guareschi
testo, oggetti, immagine, luce, sculture
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Daniel Firman – “Le foulard d’Isadora”
Daniel Firman, particolarmente notato in occasione dell’ultima FIAC di Parigi, esplora la relazione tra il corpo e l’ambiente che lo circonda e interroga, con le sue sorprendenti sculture, i confini delle utopie umane e industriali.
I suoi personaggi strani e ibridi, i suoi calchi di corpi sovraccarichi d’oggetti che rasentano talora la comicità assurda, le sue installazioni spettacolari agiscono con forza sullo spettatore allo stesso tempo divertito, disorientato, inquietato e improvvisamente intrappolato nella necessità di pensar(si).
Nel lavoro di Firman, affascinato da sempre dalla danza contemporanea, subito dietro il gesto e la performance, troviamo l’insorgenza metaforica talvolta violenta del dubbio e l’invito, sempre velato di umanesimo, ad interrogarci sul nostro modo di relazionarci con il mondo.
La proposta di Daniel Firman per il Centre culturel français de Milan è densa e si articola attorno ad opere recenti. Testo, oggetti, immagine, installazione luminosa, sculture – di cui due opere realizzate in collaborazione con il noto stilista Christian Lacroix – sono altrettanti mezzi adoperati dall’artista per esplorare i “cantieri del vivente”. Daniel Firman solleciterà e scompiglierà la nostra percezione nel procedere tra desiderio e tragedia, che il titolo misterioso della mostra “Le foulard di Isadora” ci lascia solo intravedere e supporre.
Analisi di un mondo disincantato o contributo ad un suo possibile “re-incanto”? Soltanto l’esperienza affascinante dell’incontro con il suo lavoro consentirà a ciascuno di noi di forgiare un proprio intimo convincimento.
Marie Ann Yemsi
Daniel Firman introduce così questa sua mostra milanese:
“Le due opere realizzate nel 2004 con Christian Lacroix evocano gesti danzati: “superpole position” è un’architettura coreografica mentre “liquid cristal” svanisce nella fluidità del gesto.
Queste due opere sono tratte da performance ispirate all’improvvisazione, per le quali ho realizzato una solo-scultura, cioè dei calchi ripetitivi del mio corpo destinati a formare un gruppo.
L’interrogativo posto all’origine del progetto si articolava anche attorno al vestito contemporaneo. Il vestito identificato è una marca, l’industria fabbrica utopie legate all’identità e tenta, in ogni sua infiltrazione, di imporre un immaginario”.
Ho chiesto a Christian Lacroix di personalizzare alcuni capi di abbigliamento sportivo di marca. Una sorta di “sovra-firma”.
L’abbondanza di patchwork provoca un’accelerazione che comprime, diluisce, seppellisce i corpi in una forma visiva singolare; il vestito è, in quel preciso instante, un’esperienza.
Creato nel 2005, il wall painting “Did you do it ?”, iscrizione gigantesca, colorata e demoltiplicata ci interroga sul contrappunto di uno slogan di una marca sportiva il cui fare si confonde con l’essere e il cosa con un’utopia generica. Gli fa eco una scultura minimalista dalla fattura industriale, il “k2f”, nient’altro che una forma sintetica del k2, mitica montagna dell’Himalaya. Realizzata con specchi in acciaio inossidabile, il “k2f” riflette e frammenta la frase “Did you do it ?” come una caduta sospesa.
Il confronto con il paesaggio, in cima, evoca l’utopia profonda e arcaica dell’individuo che si confronta con il problema dei vincoli fisici e psichici; inerpicarsi su per il pensiero, la montagna irraggiungibile.
A far da sfondo alla mostra, una veduta del Monte Verità realizzata nel 2004 che s’impone come un poster di un arredo kitsch, la pagina di una rivista, immagine senza sapore di quel luogo tuttavia mitico e intriso di tutti i paradossi dell’esperienza del ritorno alla natura così come fu intrapresa da alcuni artisti in vari momenti della storia.
Nel caso specifico, il movimento comunitario di artisti più strano è senza dubbio quello del monte verità che, all’alba del ventesimo secolo, fu foriero di nuova apertura mentale. Un movimento fra i più entusiasmanti e allo stesso fra i più angosciosi al quale dobbiamo la comparsa di eventi fondatori quali, tra gli altri, la danza contemporanea nonché gli eccessi mistici e partigiani, sorta di sregolatezza delle utopie.
La mostra “Le foulard d’Isadora” è una contraddizione politica, utopica,
estetica; un desiderio”.
_________________________________
Le opere che la giovane artista italiana Alice Guareschi presenterà si confronterano contemporaneamente con la riflessione post-pop di Daniel Firman, nel chiostro del Palazzo delle Stelline, nella vetrina e nell’espace de projection del Centre culturel français de Milan. Il progetto svilupato intorno al opera video chiave “local time at destination” è una riflessione sul tempo, lo spazio, la fugacità delle emozioni e la persistenza del ricordo tramite l’esperienza. tre momenti indimenticabili :
m.31 gennaio
“local time at destination (tower)”,
dalle ore 18.00 alle ore 21.00, (serata unica)
l.13 febbraio
“local time at destination (mon film à vie : M.Duras/S.Calle/W.Wenders)”
3 films scelti da Alice Guareschi
dalle ore 20.00 alle ore 00.00
fino al 16 marzo 2006
“local time at destination”
opere nel chiostro del Palazzo delle Stelline, nella vetrina e nell’espace de projection del Centre culturel français de Milan
orari: dal lunedì al venerdì 10.00/19.00, sabato – 15.00/19.00
ingresso libero
Daniel Firman, particolarmente notato in occasione dell’ultima FIAC di Parigi, esplora la relazione tra il corpo e l’ambiente che lo circonda e interroga, con le sue sorprendenti sculture, i confini delle utopie umane e industriali.
I suoi personaggi strani e ibridi, i suoi calchi di corpi sovraccarichi d’oggetti che rasentano talora la comicità assurda, le sue installazioni spettacolari agiscono con forza sullo spettatore allo stesso tempo divertito, disorientato, inquietato e improvvisamente intrappolato nella necessità di pensar(si).
Nel lavoro di Firman, affascinato da sempre dalla danza contemporanea, subito dietro il gesto e la performance, troviamo l’insorgenza metaforica talvolta violenta del dubbio e l’invito, sempre velato di umanesimo, ad interrogarci sul nostro modo di relazionarci con il mondo.
La proposta di Daniel Firman per il Centre culturel français de Milan è densa e si articola attorno ad opere recenti. Testo, oggetti, immagine, installazione luminosa, sculture – di cui due opere realizzate in collaborazione con il noto stilista Christian Lacroix – sono altrettanti mezzi adoperati dall’artista per esplorare i “cantieri del vivente”. Daniel Firman solleciterà e scompiglierà la nostra percezione nel procedere tra desiderio e tragedia, che il titolo misterioso della mostra “Le foulard di Isadora” ci lascia solo intravedere e supporre.
Analisi di un mondo disincantato o contributo ad un suo possibile “re-incanto”? Soltanto l’esperienza affascinante dell’incontro con il suo lavoro consentirà a ciascuno di noi di forgiare un proprio intimo convincimento.
Marie Ann Yemsi
Daniel Firman introduce così questa sua mostra milanese:
“Le due opere realizzate nel 2004 con Christian Lacroix evocano gesti danzati: “superpole position” è un’architettura coreografica mentre “liquid cristal” svanisce nella fluidità del gesto.
Queste due opere sono tratte da performance ispirate all’improvvisazione, per le quali ho realizzato una solo-scultura, cioè dei calchi ripetitivi del mio corpo destinati a formare un gruppo.
L’interrogativo posto all’origine del progetto si articolava anche attorno al vestito contemporaneo. Il vestito identificato è una marca, l’industria fabbrica utopie legate all’identità e tenta, in ogni sua infiltrazione, di imporre un immaginario”.
Ho chiesto a Christian Lacroix di personalizzare alcuni capi di abbigliamento sportivo di marca. Una sorta di “sovra-firma”.
L’abbondanza di patchwork provoca un’accelerazione che comprime, diluisce, seppellisce i corpi in una forma visiva singolare; il vestito è, in quel preciso instante, un’esperienza.
Creato nel 2005, il wall painting “Did you do it ?”, iscrizione gigantesca, colorata e demoltiplicata ci interroga sul contrappunto di uno slogan di una marca sportiva il cui fare si confonde con l’essere e il cosa con un’utopia generica. Gli fa eco una scultura minimalista dalla fattura industriale, il “k2f”, nient’altro che una forma sintetica del k2, mitica montagna dell’Himalaya. Realizzata con specchi in acciaio inossidabile, il “k2f” riflette e frammenta la frase “Did you do it ?” come una caduta sospesa.
Il confronto con il paesaggio, in cima, evoca l’utopia profonda e arcaica dell’individuo che si confronta con il problema dei vincoli fisici e psichici; inerpicarsi su per il pensiero, la montagna irraggiungibile.
A far da sfondo alla mostra, una veduta del Monte Verità realizzata nel 2004 che s’impone come un poster di un arredo kitsch, la pagina di una rivista, immagine senza sapore di quel luogo tuttavia mitico e intriso di tutti i paradossi dell’esperienza del ritorno alla natura così come fu intrapresa da alcuni artisti in vari momenti della storia.
Nel caso specifico, il movimento comunitario di artisti più strano è senza dubbio quello del monte verità che, all’alba del ventesimo secolo, fu foriero di nuova apertura mentale. Un movimento fra i più entusiasmanti e allo stesso fra i più angosciosi al quale dobbiamo la comparsa di eventi fondatori quali, tra gli altri, la danza contemporanea nonché gli eccessi mistici e partigiani, sorta di sregolatezza delle utopie.
La mostra “Le foulard d’Isadora” è una contraddizione politica, utopica,
estetica; un desiderio”.
_________________________________
Le opere che la giovane artista italiana Alice Guareschi presenterà si confronterano contemporaneamente con la riflessione post-pop di Daniel Firman, nel chiostro del Palazzo delle Stelline, nella vetrina e nell’espace de projection del Centre culturel français de Milan. Il progetto svilupato intorno al opera video chiave “local time at destination” è una riflessione sul tempo, lo spazio, la fugacità delle emozioni e la persistenza del ricordo tramite l’esperienza. tre momenti indimenticabili :
m.31 gennaio
“local time at destination (tower)”,
dalle ore 18.00 alle ore 21.00, (serata unica)
l.13 febbraio
“local time at destination (mon film à vie : M.Duras/S.Calle/W.Wenders)”
3 films scelti da Alice Guareschi
dalle ore 20.00 alle ore 00.00
fino al 16 marzo 2006
“local time at destination”
opere nel chiostro del Palazzo delle Stelline, nella vetrina e nell’espace de projection del Centre culturel français de Milan
orari: dal lunedì al venerdì 10.00/19.00, sabato – 15.00/19.00
ingresso libero
31
gennaio 2006
Daniel Firman / Alice Guareschi
Dal 31 gennaio al 16 marzo 2006
arte contemporanea
Location
CENTRE CULTUREL FRANÇAIS
Milano, Corso Magenta, 63, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 63, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedi al venerdi 10.00/19.00, sabato – 15.00/19.00
Vernissage
31 Gennaio 2006, ore 18
Autore
Curatore