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Daniel Lifshitz – Auschwitz. Gerusalemme. Venezia. Nature morte
Autore di “Dio sceglie l’immondizia” e “l’immondizia ama dio”, storia di un cattolico ebreo, per la sua pittura si è tentati di inserirlo in quella corrente di pittura materica in cui i materiali più disparati prendono vita e diventano parte integrante dell’elaborazione concettuale, dell’emozione o dell’illuminazione. Ma lui, confessa, ricicla giusto il giornale. Piuttosto certa luce presente nella scena dei suoi quadri e su quei suoi personaggi riuniti intorno ai tavoli a discutere della Torah o del Thalmud”, la scienza per eccellenza, ci ricordano Caravaggio e Cezanne.
Comunicato stampa
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Ancora pochi giorni utili per ammirare la mostra Auchwitz, Venezia, Gerusalemme di Daniel Lifschitz allestita nel suggestivo chiostro del convento S. Bonaventura a Frascati. Dal 24 al 6 febbraio le sue opere saranno esposte nella biblioteca Albertazzi di Monte Porzio Catone dove l’artista, pittore e scrittore presenterà le sue ultime pubblicazioni.
Autore di “Dio sceglie l’immondizia” e “l’immondizia ama dio”, storia di un cattolico ebreo, per la sua pittura si è tentati di inserirlo in quella corrente di pittura materica in cui i materiali più disparati prendono vita e diventano parte integrante dell’elaborazione concettuale, dell’emozione o dell’illuminazione. Ma lui, confessa, ricicla giusto il giornale. Piuttosto certa luce presente nella scena dei suoi quadri e su quei suoi personaggi riuniti intorno ai tavoli a discutere della Torah o del Thalmud", la scienza per eccellenza, ci ricordano Caravaggio e Cezanne.
In questa “imitazione”, che l’autore accetta come possibilità, cioè ammesso pure che il suo stile sia riconducibile a taluna o talaltra corrente, ce lo spiega chiaramente nella conversazione che prosegue la visita alla sua mostra, Daniel accetta di riconoscersi figlio, debitore e fratello di altri, con tutta l’umiltà che ne segue.
E il riciclo che c’entra? “C’entra la trasformazione ma anche la resurrezione del Cristo che in questo ravvisa all’uomo la lode a dio e a tutto il creato”.
Passione per il marxismo, viaggi verso i kibbutz e l’India in cerca del Samadhi; respinto dalla chiesa di Gerusalemme perché non era giunto il suo “kairos” il tempo propizio, Lifshitz conclude il suo primo libro “Dio Sceglie l’immondizia”con gli studi sulle scale di colore e la sete di Cristo.
Il volume di rimando, “L’immondizia ama Dio”, inizia con la preparazione del suo battesimo e ripercorre pellegrinaggi fatti a piedi in Umbria e Toscana come in Galilea e a Gerusalemme o i soggiorni sul monte degli ulivi, il percorso che lo ha condotto sino a farsi quasi monaco, poi al matrimonio.
Stabile nei sintomi di un disturbo bipolare Daniel perde il figlio maschio affetto dalla stessa patologia e con il triste episodio del suicidio del giovane chiude il suo secondo libro. Si interroga ma non si dispera, chiede tempo “se il signore mi concede tempo scriverò un terzo volume sugli ultimi ,travagliati, ma bellissimi anni della mia vita. Basta che mi avvisi in tempo”.
Frascati, convento di S.Bonaventura
Circa cinquanta opere eseguite a pastello raffigurano, in una luce che fatica a mostrarsi, personaggi paesaggi, oggetti che sembrano galleggiare in un tempo sospeso. Atmosfere ovattate, indistinte racchiudono come in un bozzolo primordiale uomini chini sulle Scritture o intenti a dibattere gli oscuri significati di una Legge severa. Quella di Edith Stein , suora carmelitana convertita, rappresentata nei momenti culminanti del suo martirio ad Auchwitz è una delle rare presenze femminili nei quadri di Lifschitz . Ma non c'è angoscia in questa figura solo serena rassegnazione come quella dell'agnello sacrificale sulla soglia dell'altare. Le vedute di Venezia sono di incomparabile bellezza in una luce lattiginosa che adombra più che illuminare le facciate, i percorsi d'acqua, i cieli rannuvolati. Spesso su queste atmosfere sospese riluce un raggio verticale che incrocia l'orizzonte a formare il segno distintivo, il logo si direbbe oggi di quel credo religioso cui l'Autore ha aderito in età giovanile.” E’ il segno della misericordia divina che scende sul mondo” ci spiega Daniel durante la conversazione che abbiamo con lui nella sala da pranzo per i poveri, nel convento. Sembra di essere entrati in uno dei suoi quadri, la luce delle lampadine appese al soffitto piove fiocamente sui tavoli che fra poco si animeranno di odorosa minestra e sulle sedie di formica che accoglieranno corpi non meno odorosi infagottati in improbabili “collezioni autunno – inverno” È qui che Daniel ci confida di sentirsi immondizia di Dio, ma che Dio sceglie l'immondizia. Non puoi fare a meno di ricordare allora il versetto del Salmo “ solleva il povero dalla polvere, innalza il povero dall'immondizia” e la sorprendente coincidenza con questo luogo ti dà le vertigini. Una famiglia numerosa quella di Daniel, quattro figlie, due nipoti una moglie affettuosamente autoritaria; mostra di essere bonariamente contrariato per lo scarso interesse dei figli verso le sue opere ma ancor più verso le ironiche storielle con le quali ama bersagliare i suoi ex correligionari. Si dice amareggiato per questa nefasta accelerazione della storia che, a suo avviso, lascia alle spalle macerie di indifferenza, conflitti e solitudine, in una frantumazione delle coscienze e dei valori mai sperimentata prima nella storia umana. Ma l'amarezza si scioglie subito in speranza “ la morte di ciascuno di noi coincide con la seconda venuta di Cristo” sussurra congedandosi con un sorriso che perfora la nuvola della sua folta barba, come il raggio verticale nei suoi quadri.
di Edoardo Longobardi e Daniela Zannetti
Autore di “Dio sceglie l’immondizia” e “l’immondizia ama dio”, storia di un cattolico ebreo, per la sua pittura si è tentati di inserirlo in quella corrente di pittura materica in cui i materiali più disparati prendono vita e diventano parte integrante dell’elaborazione concettuale, dell’emozione o dell’illuminazione. Ma lui, confessa, ricicla giusto il giornale. Piuttosto certa luce presente nella scena dei suoi quadri e su quei suoi personaggi riuniti intorno ai tavoli a discutere della Torah o del Thalmud", la scienza per eccellenza, ci ricordano Caravaggio e Cezanne.
In questa “imitazione”, che l’autore accetta come possibilità, cioè ammesso pure che il suo stile sia riconducibile a taluna o talaltra corrente, ce lo spiega chiaramente nella conversazione che prosegue la visita alla sua mostra, Daniel accetta di riconoscersi figlio, debitore e fratello di altri, con tutta l’umiltà che ne segue.
E il riciclo che c’entra? “C’entra la trasformazione ma anche la resurrezione del Cristo che in questo ravvisa all’uomo la lode a dio e a tutto il creato”.
Passione per il marxismo, viaggi verso i kibbutz e l’India in cerca del Samadhi; respinto dalla chiesa di Gerusalemme perché non era giunto il suo “kairos” il tempo propizio, Lifshitz conclude il suo primo libro “Dio Sceglie l’immondizia”con gli studi sulle scale di colore e la sete di Cristo.
Il volume di rimando, “L’immondizia ama Dio”, inizia con la preparazione del suo battesimo e ripercorre pellegrinaggi fatti a piedi in Umbria e Toscana come in Galilea e a Gerusalemme o i soggiorni sul monte degli ulivi, il percorso che lo ha condotto sino a farsi quasi monaco, poi al matrimonio.
Stabile nei sintomi di un disturbo bipolare Daniel perde il figlio maschio affetto dalla stessa patologia e con il triste episodio del suicidio del giovane chiude il suo secondo libro. Si interroga ma non si dispera, chiede tempo “se il signore mi concede tempo scriverò un terzo volume sugli ultimi ,travagliati, ma bellissimi anni della mia vita. Basta che mi avvisi in tempo”.
Frascati, convento di S.Bonaventura
Circa cinquanta opere eseguite a pastello raffigurano, in una luce che fatica a mostrarsi, personaggi paesaggi, oggetti che sembrano galleggiare in un tempo sospeso. Atmosfere ovattate, indistinte racchiudono come in un bozzolo primordiale uomini chini sulle Scritture o intenti a dibattere gli oscuri significati di una Legge severa. Quella di Edith Stein , suora carmelitana convertita, rappresentata nei momenti culminanti del suo martirio ad Auchwitz è una delle rare presenze femminili nei quadri di Lifschitz . Ma non c'è angoscia in questa figura solo serena rassegnazione come quella dell'agnello sacrificale sulla soglia dell'altare. Le vedute di Venezia sono di incomparabile bellezza in una luce lattiginosa che adombra più che illuminare le facciate, i percorsi d'acqua, i cieli rannuvolati. Spesso su queste atmosfere sospese riluce un raggio verticale che incrocia l'orizzonte a formare il segno distintivo, il logo si direbbe oggi di quel credo religioso cui l'Autore ha aderito in età giovanile.” E’ il segno della misericordia divina che scende sul mondo” ci spiega Daniel durante la conversazione che abbiamo con lui nella sala da pranzo per i poveri, nel convento. Sembra di essere entrati in uno dei suoi quadri, la luce delle lampadine appese al soffitto piove fiocamente sui tavoli che fra poco si animeranno di odorosa minestra e sulle sedie di formica che accoglieranno corpi non meno odorosi infagottati in improbabili “collezioni autunno – inverno” È qui che Daniel ci confida di sentirsi immondizia di Dio, ma che Dio sceglie l'immondizia. Non puoi fare a meno di ricordare allora il versetto del Salmo “ solleva il povero dalla polvere, innalza il povero dall'immondizia” e la sorprendente coincidenza con questo luogo ti dà le vertigini. Una famiglia numerosa quella di Daniel, quattro figlie, due nipoti una moglie affettuosamente autoritaria; mostra di essere bonariamente contrariato per lo scarso interesse dei figli verso le sue opere ma ancor più verso le ironiche storielle con le quali ama bersagliare i suoi ex correligionari. Si dice amareggiato per questa nefasta accelerazione della storia che, a suo avviso, lascia alle spalle macerie di indifferenza, conflitti e solitudine, in una frantumazione delle coscienze e dei valori mai sperimentata prima nella storia umana. Ma l'amarezza si scioglie subito in speranza “ la morte di ciascuno di noi coincide con la seconda venuta di Cristo” sussurra congedandosi con un sorriso che perfora la nuvola della sua folta barba, come il raggio verticale nei suoi quadri.
di Edoardo Longobardi e Daniela Zannetti
24
gennaio 2009
Daniel Lifshitz – Auschwitz. Gerusalemme. Venezia. Nature morte
Dal 24 gennaio al 06 febbraio 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO BORGHESE
Monte Porzio Catone, Piazza Borghese, (Roma)
Monte Porzio Catone, Piazza Borghese, (Roma)
Vernissage
24 Gennaio 2009, ore 18
Autore