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Daniel Pešta – Something is wrong
In una serie di dipinti, assemblaggi, oggetti spaziali e installazioni creati negli ultimi anni (segnati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina), l’artista ceco Daniel Pešta analizza il “gene del male” codificato nell’essenza profonda di alcuni individui che influenzano il destino di altri.
Comunicato stampa
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L'artista visivo ceco Daniel Pešta (nato nel 1959) assorbe con straordinaria sensibilità l'ambiente che lo circonda, sia nelle sue immediate vicinanze che a livello globale, trasportandolo in opere d'arte con un linguaggio artistico unico. Senza cercare di prendere una posizione alla moda, il suo lavoro è politicamente attuale. Attraverso un'ampia gamma di mezzi espressivi, riflette la storia e la situazione contemporanea dell'intera specie Homo Sapiens e dell'individuo. Il suo asse tematico è la misura in cui l'uomo è determinato dalle sue origini biologiche, sociali e culturali, con conseguente senso di impotenza e ingiustizia. Anche il suo attuale progetto Something is wrong affronta la questione della determinazione. In una serie di dipinti, assemblaggi, oggetti spaziali e installazioni realizzati negli ultimi anni (segnati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina), analizza il "gene del male" codificato nell'essenza profonda di alcuni individui che influenzano in modo fondamentale il destino di altri.
Come è possibile che, dopo tutte le orribili esperienze che l'umanità ha vissuto, il male possa esplodere ancora e ancora con crescente ferocia? Chi? Perché? si chiede Pešta, insieme allo psicologo americano Philip Zimbardo, che ha compiuto uno studio sistematico sul "male", in particolare sul "momento critico della cattiveria", quando una persona cosiddetta perbene diventa un mostro senza cuore. Zimbardo ha trovato un parallelo nella trasformazione dell'angelo caduto Lucifero nell'incarnazione del male - Satana.
Nei suoi famosi esperimenti, scoprì che era spaventosamente facile attivare il "complesso di Lucifero": bastava indurre la paura nelle persone e poi identificare la fonte del pericolo. In queste situazioni di tensione emotiva, il "gene del male" si risveglia, va fuori controllo, diventa aggressivo, cerca vendetta, non conosce compassione e agisce solo nel suo interesse egoistico.
"Spesso il pericolo dichiarato deve essere creato artificialmente. Perfette per questo scopo sono le minoranze che si differenziano per il colore della pelle, la religione, l'orientamento sessuale o semplicemente lo stile di vita", spiega Pešta, illustrando il background del progetto Something is Wrong.
La mostra al Tana Art Space è situata in due spazi contrastanti, uno che evoca un laboratorio e l'altro la cella di un monastero. Nelle serie di dipinti e assemblaggi dal titolo evocativo Bloody Language, Fight e Silent Witness, o nell'installazione di punta Animals in Us, etc., questo "gene perverso" e le sue manifestazioni sono esaminati dalla prospettiva sia della vittima che del carnefice. Il risultato è un'opera sincretica che offre allo spettatore una rappresentazione del male unica nelle arti visive. Nella concezione di Pešta, questo assume soprattutto la forma di un corpo umano sovrasviluppato, che qui non è un'immagine di Dio, ma una massa mostruosa, della carne intessuta di rivoli di vene. I tratti individuali sono scomparsi dai volti delle sue figure. Rimangono invece solo smorfie spasmodiche, oppure i volti sono stati sostituiti da maschere anonime. Una dualità risuona nel progetto: potere contro obbedienza, spiritualità contro istinto, individualità contro mentalità di branco, finzione contro verità. Sullo sfondo dell'attualità, Pešta affronta così un problema già individuato dagli esistenzialisti: l'uomo che ha perso Dio, e quindi la fede nella trascendenza della sua esistenza, perde anche il senso della vita e con esso ogni inibizione. Diventa una creatura insensibile e facilmente manipolabile, guidata solo dall'istinto.
È nella dimensione trascendentale che Daniel Pešta cerca una via d'uscita. La spiritualità, che libera l'uomo dalla sua adesione alla materia, è personificata nella sua opera Memento nella figura di Gesù Cristo. Spogliato di specifiche sovrapposizioni storiche e religiose, diventa un simbolo universale di valori morali sovrapersonali per i quali ha senso sacrificarsi.
Come è possibile che, dopo tutte le orribili esperienze che l'umanità ha vissuto, il male possa esplodere ancora e ancora con crescente ferocia? Chi? Perché? si chiede Pešta, insieme allo psicologo americano Philip Zimbardo, che ha compiuto uno studio sistematico sul "male", in particolare sul "momento critico della cattiveria", quando una persona cosiddetta perbene diventa un mostro senza cuore. Zimbardo ha trovato un parallelo nella trasformazione dell'angelo caduto Lucifero nell'incarnazione del male - Satana.
Nei suoi famosi esperimenti, scoprì che era spaventosamente facile attivare il "complesso di Lucifero": bastava indurre la paura nelle persone e poi identificare la fonte del pericolo. In queste situazioni di tensione emotiva, il "gene del male" si risveglia, va fuori controllo, diventa aggressivo, cerca vendetta, non conosce compassione e agisce solo nel suo interesse egoistico.
"Spesso il pericolo dichiarato deve essere creato artificialmente. Perfette per questo scopo sono le minoranze che si differenziano per il colore della pelle, la religione, l'orientamento sessuale o semplicemente lo stile di vita", spiega Pešta, illustrando il background del progetto Something is Wrong.
La mostra al Tana Art Space è situata in due spazi contrastanti, uno che evoca un laboratorio e l'altro la cella di un monastero. Nelle serie di dipinti e assemblaggi dal titolo evocativo Bloody Language, Fight e Silent Witness, o nell'installazione di punta Animals in Us, etc., questo "gene perverso" e le sue manifestazioni sono esaminati dalla prospettiva sia della vittima che del carnefice. Il risultato è un'opera sincretica che offre allo spettatore una rappresentazione del male unica nelle arti visive. Nella concezione di Pešta, questo assume soprattutto la forma di un corpo umano sovrasviluppato, che qui non è un'immagine di Dio, ma una massa mostruosa, della carne intessuta di rivoli di vene. I tratti individuali sono scomparsi dai volti delle sue figure. Rimangono invece solo smorfie spasmodiche, oppure i volti sono stati sostituiti da maschere anonime. Una dualità risuona nel progetto: potere contro obbedienza, spiritualità contro istinto, individualità contro mentalità di branco, finzione contro verità. Sullo sfondo dell'attualità, Pešta affronta così un problema già individuato dagli esistenzialisti: l'uomo che ha perso Dio, e quindi la fede nella trascendenza della sua esistenza, perde anche il senso della vita e con esso ogni inibizione. Diventa una creatura insensibile e facilmente manipolabile, guidata solo dall'istinto.
È nella dimensione trascendentale che Daniel Pešta cerca una via d'uscita. La spiritualità, che libera l'uomo dalla sua adesione alla materia, è personificata nella sua opera Memento nella figura di Gesù Cristo. Spogliato di specifiche sovrapposizioni storiche e religiose, diventa un simbolo universale di valori morali sovrapersonali per i quali ha senso sacrificarsi.
20
aprile 2024
Daniel Pešta – Something is wrong
Dal 20 aprile al 24 novembre 2024
arte contemporanea
Location
Tana Art Space
Venezia, Fondamenta de la Tana, 2111, (VE)
Venezia, Fondamenta de la Tana, 2111, (VE)
Orario di apertura
dal 20 aprile al 30 settembre ore 11-19;
dal 1 ottobre al 24 novembre ore 10-18;
chiuso il lunedì
Vernissage
20 Aprile 2024, ore 16-20
Sito web
Autore
Curatore
Produzione organizzazione