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Daniela d’Arielli – Stile libero
In occasione di questa nuova mostra e per la prima volta d’Arielli abbandona i confini della pittura per avventurarsi nello spazio reale. Con questo progetto – concepito specificamente per le stanze articolate della galleria – l’artista intende mettere in questione il nostro sguardo sulle cose.
Comunicato stampa
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La Galleria Cesare Manzo è lieta di ospitare per la prima volta nella sua sede di Roma la mostra personale di Daniela d’Arielli.
Una società può essere definita 'liquido-moderna' se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescono a consolidarsi in abitudini e procedure. La vita liquida, come la società liquida, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo.
(Zygmunt Bauman, Vita liquida, 2006)
Liquido è l'aggettivo che il sociologo Zygmunt Bauman ha utilizzato per descrivere il nostro tempo e che in un crescendo coinvolge tutti gli aspetti dell’esistenza umana: amore liquido, paura liquida, vita liquida, modernità liquida. Le istituzioni e le strutture su cui hanno poggiato le generazioni precedenti si sono dissolte, e gli individui devono rinegoziare ogni volta le proprie strategie, all'interno di uno scenario in continuo mutamento. Liquida è anche la metafora visiva che governa l’universo formale di Daniela d'Arielli. L’artista ha esordito con una pittura situata al crinale tra astrazione e figurazione, cangiante e mobile, che fa appello al puro piacere visivo. Un’arte che si colloca in un punto di passaggio, il passaggio di stato che caratterizza la materia, e che dice la sua instabilità, la sua impermanenza. Un mondo fluttuante.
In occasione di questa nuova mostra e per la prima volta d’Arielli abbandona i confini della pittura per avventurarsi nello spazio reale. Con questo progetto - concepito specificamente per le stanze articolate della galleria – l’artista intende mettere in questione il nostro sguardo sulle cose. Il consueto asse frontale della visione umana viene spostato in due opposte direzioni, verso l’alto e verso il basso: il soffitto e il pavimento della galleria diventano così i luoghi che accolgono l’opera. L’invito è quello a rieducare i nostri occhi, a prestare una nuova attenzione alle cose. Allo stesso tempo argomento privilegiato del discorso di d’Arielli è la natura e la fragilità della sua bellezza. Tronchi d’albero diventano il supporto per una serie di disegni, realizzati con l’inserimento di scaglie di pesce. La tautologia enunciata dall’accostamento della carta e del tronco si apre all’ambiguità della collisione tra la sfera terrestre e quella acquatica. Quest’ultima è invece letteralmente sovrastante sul soffitto che ospita su scala monumentale l’universo fluido che è la cifra dominante dell’artista.
Daniela d’Arielli Nasce a Ortona nel 1978, vive e lavora a Pescara e Roma. Si avvicina giovane al mondo dell’arte con la partecipazione come modella alla performance dell’artista Vanessa Beecroft, nella mostra FuoriUso del 1995. In quegli anni frequenta la sezione sperimentale del Liceo Artistico “G. Misticoni” a Pescara. Si iscrive poi all’ Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 2002 segue un anno presso il Kent Institute of Art and Design (KIAD) di Canterbury in Inghilterra. L’anno successivo si diploma in pittura. Nel 2006 partecipa alla mostra I Love Abruzzo a cura di Massimiliano Scuderi e Arianna Rosica. Successivamente Nicolas Bourriaud decide di invitarla per la sedicesima edizione di Fuoriuso, da lui curata insieme a Paolo Falcone all’ex Mercato Ortofrutticolo Cofa di Pescara. La mostra Fuoriuso 2006 Altered States. Are you experienced? si sposta quindi al Wax di Budapest e al MNAC e Galeria Noua di Bucarest. Da lì inizia una collaborazione con il gallerista Cesare Manzo e nella sua galleria a Pescara nel 2007 tiene la sua prima personale. Nel 2008, presso l’Ex Aurum di Pescara, partecipa alla mostra collettiva Cromofobie, a cura di Silvia Pegoraro. Nel 2010 prende parte, nelle splendide sale del Castello Colonna di Genazzano, alla grande collettiva sulla pittura italiana, Impresa Pittura, a cura di Raffaele Gavarro e Claudio Libero Pisano.
Una società può essere definita 'liquido-moderna' se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescono a consolidarsi in abitudini e procedure. La vita liquida, come la società liquida, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo.
(Zygmunt Bauman, Vita liquida, 2006)
Liquido è l'aggettivo che il sociologo Zygmunt Bauman ha utilizzato per descrivere il nostro tempo e che in un crescendo coinvolge tutti gli aspetti dell’esistenza umana: amore liquido, paura liquida, vita liquida, modernità liquida. Le istituzioni e le strutture su cui hanno poggiato le generazioni precedenti si sono dissolte, e gli individui devono rinegoziare ogni volta le proprie strategie, all'interno di uno scenario in continuo mutamento. Liquida è anche la metafora visiva che governa l’universo formale di Daniela d'Arielli. L’artista ha esordito con una pittura situata al crinale tra astrazione e figurazione, cangiante e mobile, che fa appello al puro piacere visivo. Un’arte che si colloca in un punto di passaggio, il passaggio di stato che caratterizza la materia, e che dice la sua instabilità, la sua impermanenza. Un mondo fluttuante.
In occasione di questa nuova mostra e per la prima volta d’Arielli abbandona i confini della pittura per avventurarsi nello spazio reale. Con questo progetto - concepito specificamente per le stanze articolate della galleria – l’artista intende mettere in questione il nostro sguardo sulle cose. Il consueto asse frontale della visione umana viene spostato in due opposte direzioni, verso l’alto e verso il basso: il soffitto e il pavimento della galleria diventano così i luoghi che accolgono l’opera. L’invito è quello a rieducare i nostri occhi, a prestare una nuova attenzione alle cose. Allo stesso tempo argomento privilegiato del discorso di d’Arielli è la natura e la fragilità della sua bellezza. Tronchi d’albero diventano il supporto per una serie di disegni, realizzati con l’inserimento di scaglie di pesce. La tautologia enunciata dall’accostamento della carta e del tronco si apre all’ambiguità della collisione tra la sfera terrestre e quella acquatica. Quest’ultima è invece letteralmente sovrastante sul soffitto che ospita su scala monumentale l’universo fluido che è la cifra dominante dell’artista.
Daniela d’Arielli Nasce a Ortona nel 1978, vive e lavora a Pescara e Roma. Si avvicina giovane al mondo dell’arte con la partecipazione come modella alla performance dell’artista Vanessa Beecroft, nella mostra FuoriUso del 1995. In quegli anni frequenta la sezione sperimentale del Liceo Artistico “G. Misticoni” a Pescara. Si iscrive poi all’ Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 2002 segue un anno presso il Kent Institute of Art and Design (KIAD) di Canterbury in Inghilterra. L’anno successivo si diploma in pittura. Nel 2006 partecipa alla mostra I Love Abruzzo a cura di Massimiliano Scuderi e Arianna Rosica. Successivamente Nicolas Bourriaud decide di invitarla per la sedicesima edizione di Fuoriuso, da lui curata insieme a Paolo Falcone all’ex Mercato Ortofrutticolo Cofa di Pescara. La mostra Fuoriuso 2006 Altered States. Are you experienced? si sposta quindi al Wax di Budapest e al MNAC e Galeria Noua di Bucarest. Da lì inizia una collaborazione con il gallerista Cesare Manzo e nella sua galleria a Pescara nel 2007 tiene la sua prima personale. Nel 2008, presso l’Ex Aurum di Pescara, partecipa alla mostra collettiva Cromofobie, a cura di Silvia Pegoraro. Nel 2010 prende parte, nelle splendide sale del Castello Colonna di Genazzano, alla grande collettiva sulla pittura italiana, Impresa Pittura, a cura di Raffaele Gavarro e Claudio Libero Pisano.
18
giugno 2010
Daniela d’Arielli – Stile libero
Dal 18 giugno al 04 settembre 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA CESARE MANZO
Roma, Vicolo del Governo Vecchio, 8, (Roma)
Roma, Vicolo del Governo Vecchio, 8, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a venerdi 16-20 sabato 10-13
Vernissage
18 Giugno 2010, ore 18.30
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