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Daniela Frausin
I light-box racchiudono nella scatola di luce gli oggetti più disparati, allusivi e simbolici
Comunicato stampa
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Daniela Frausin nasce a Muggia presso Trieste il 19 giugno 1954. Dopo aver frequentato il liceo scientifico, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste. Conclude gli studi universitari con una tesi di laurea in Storia della Critica d'Arte. Contemporaneamente frequenta il corso libero di figura tenuto da Nino Perizi al Museo Revoltella (1974-1978) e il corso di grafica di Mirella Sbisà (1976-1979). E' stata titolare di Cattedra in Storia dell'Arte. Attualmente frequenta la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia.
MOSTRE PERSONALI
1989 Sala Comunale d'Arte, Trieste.
1989 Juliet's Room, Trieste.
1989 Casa Veneta, Muggia (TS).
1991 Gothic centro culturale, Mandello del Lario (CO).
1992 Barriere Worb, Berna (Svizzera).
1992 Sala Comunale d'Arte G.Nigrisin, Muggia (TS).
1993 Citibank, Milano.
1997 Sala Circolo della Regione, Trieste.
1999 Teatro Miela, Trieste.
2001 Monogramma, Roma.
2003 Consolato Generale di Serbia e Montenegro (Trieste).
2003 La Roggia, Pordenone.
MOSTRE COLLETTIVE
1977 Palazzo Costanzi, Trieste.
1979 Sala Comunale d'Arte, Trieste.
1981 "Ex Tempore", Pirano (SLO).
1982 "Ex Tempore", Pirano (SLO).
1983 Centro culturale "Barbacan", Trieste.
1984 Centro culturale "Barbacan", Trieste.
1986 "United Art Gallery", Vienna (Austria).
1987 "Concertato femminile", Casa Veneta, Muggia (TS).
1988 "11 lavoro degli anni '80 nell'espressione degli artisti contemporanei", Torviscosa (UD).
1988 "Lux Ferox". Casa Veneta, Muggia (TS).
1989 "Translimina", Galleria regionale d'Arte contemporanea Spazzapan, Gradisca (GO). "Translimina''. Moderna Galerija, Lubiana (SLO). "Translimina". Kunsterhaus, Klagenfurt (Austria).
1989 "Concertato femminile". Palazzo Municipale, Concordia (MO).
1990 "Ipotesi Arte giovane". Flash Art. Milano, ex Fabbrica Carminati e Toselli, Milano.
1990 "Minimi Intenti", Sala G. Nigrisin, Muggia (TS).
1991 "Cieli". Galleria Cristina Busi, Chiavari (GE).
1991 "L'arte attraversa vittoriosamente la vita". Fiera di Trieste, Trieste.
1992 "Artestate". Sala Mostre azienda turistica, Grado (GO).
1992 Studio 6, Verona.
1996 "Natura Naturans". Castello di S.Giusto - Museo Storia Naturale - Acquario - Museo del Mare -
Museo Sartorio, Trieste.
1996 "1986-1996 Ten Minimal Years". Sala Negrisin, Muggia (TS).
1996 "Cartolina d'artista 1996: Venezia brucia". Galleria Bac Art Studio, Venezia (artista segnalato).
1997 "MIART 97". Fiera d'Arte Contemporanea, Milano.
1999 "Work in Progress - Venti anni del Gruppo 78". Teatro Miela, Trieste.
1999 "Cartolina d'artista: Musica". Bac Art Studio, Venezia.
2000 "Work in Progress - Venti anni del Gruppo 78". Galleria 111 di Angioletta Miroglio, Milano.
2002 Monogramma, Roma.
2003 Centro culturale Candiani, Mestre - Venezia.
2003 Scuola Internazionale di Grafica, Venezia.
2004 Grafica Internazionale a Venezia - Palazzo Cecchini, Cordovado (PN)
2004 Scuola Internazionale di Grafica, Venezia (artista segnalato).
2005 “Help. Pratiche di salvataggio per un’ associazione in pericolo. Museo Revoltella, Trieste
2005 “Satiemania”. Teatro Miela, Trieste
2005 “Il corpo”. Centro donna, Androna degli orti 4, Trieste
HANNO SCRITTO DI LEI:
Serena Bellini, Sergio Brossi, Maria Campitelli, Stefania Carrozzini, Enzo Cirone, Maurizio Ferraris, Gianluca Marziani, Carlo Milic, Sergio Molesi, Arturo Carlo Quintavalle, Laura Safred, Enzo Santese, Gianfranco Sgubbi, Giorgio Trevisan.
Daniela Frausin
A cura di Maria Campitelli
I colori, i segni, i materiali si compongono, si accumulano, si rincorrono, si sovrappongono, formando un intenso linguaggio visivo che raccoglie e traduce sensazioni, visioni dell’artista; impressioni del reale trapassate dall’emozione, dalla memoria, in ogni modo da una particolare lettura delle cose del mondo.
L’astrazione di Daniela Frausin è la proiezione di percorsi interni, di tumulti dell’anima, come della personale percezione del visibile e dell’invisibile. Un diario per immagini astratto/informali che di volta in volta accolgono presenze materiali diverse, che si configurano attraverso elaborazioni tecniche diverse. Dall’acquerello, magistrale, sicuro nelle gioiose stesure, ai dipinti, ai light-box, all’incisione.
I light-box racchiudono nella scatola di luce gli oggetti più disparati, allusivi e simbolici, racconti metaforici che investono l’essenza della vita, come “maschile”, “femminile”, o sintomatiche ed ineffabili “allergie” che assillano l’umanità, sia nel concreto che per traslato. L’incisione è stata perlustrata di recente, con rinnovato entusiasmo, e la conseguente creazione di un proprio studio fornito di torchio. La combinazione di segni, evocazioni del visibile, la qualità materica dei supporti e dei materiali aggiunti - come le duttilissime veline che mediano, variamente stropicciate, la comunicazione delle forme e delle immagini, stabilendo nuove relazioni con il contesto - formano la struttura portante di un eloquio ininterrotto che si snoda libero in un processo di costante trasformazione. Le veline possono mediare un fondale, arricchendolo di impreviste vibrazioni luminose (“danza di luce” su plexiglas, 1977), come avvolgere delle rose secche che, con echi disseminati in tutta la superficie, scandiscono, ad esempio, in quattro diverse versioni, il ritmo di stagioni. I rosa si librano sull’azzurro misterioso in “primavera”, il blu oltremare, vibrante di guizzi luminosi, domina in “estate”, l’”autunno” risucchia foglie e piume, l’”inverno” emette argentei bagliori di ghiaccio, frammisti ai rosa lividi dei tramonti dicembrini. Colore dunque e materia, slancio compositivo e apparente improvvisazione di un magma di elementi che s’incontrano e scontrano per creare un tracciato corrispondente al “percepito” dallo sguardo e dall’anima, o riconducibile ad un’aura culturale, in particolare letteraria come in “Museo di Proust”. La mano traccia il segno sul metallo, scava nel legno - nelle recenti esperienze di incisione - inseguendo percezioni paesistiche fotografate prima nella mente che con lo scatto meccanico; con la tecnica del carborundum si arricchiscono di debordanti qualità pittoriche. La variabilità tecnica permette all’artista di coniugare per vie differenziate il proliferare di immagini, di intrecci segnici e di emozioni che si sommano nel suo lavoro creativo. Di fronte a queste opere - siano esse dipinte e assemblate ad altri materiali, o stampate - si può sognare. Il pensiero corre oltre: l’opera è uno stimolo, come lo era a partire dai grandi del secolo scorso, da Klee, Kandinsky, e poi da tutta la stagione informale. Davanti ad uno sgocciolamento di Pollock, ad un’esplosione cromatica di Scialoja, si mette in moto il meccanismo del sogno, dell’invenzione creativa da parte dell’osservatore che integra l’opera con la propria partecipe adesione, lasciandosi trascinare da essa, lontano dai conflitti, dalle tensioni, dalle paure di un mondo sull’orlo dell’abisso.
MOSTRE PERSONALI
1989 Sala Comunale d'Arte, Trieste.
1989 Juliet's Room, Trieste.
1989 Casa Veneta, Muggia (TS).
1991 Gothic centro culturale, Mandello del Lario (CO).
1992 Barriere Worb, Berna (Svizzera).
1992 Sala Comunale d'Arte G.Nigrisin, Muggia (TS).
1993 Citibank, Milano.
1997 Sala Circolo della Regione, Trieste.
1999 Teatro Miela, Trieste.
2001 Monogramma, Roma.
2003 Consolato Generale di Serbia e Montenegro (Trieste).
2003 La Roggia, Pordenone.
MOSTRE COLLETTIVE
1977 Palazzo Costanzi, Trieste.
1979 Sala Comunale d'Arte, Trieste.
1981 "Ex Tempore", Pirano (SLO).
1982 "Ex Tempore", Pirano (SLO).
1983 Centro culturale "Barbacan", Trieste.
1984 Centro culturale "Barbacan", Trieste.
1986 "United Art Gallery", Vienna (Austria).
1987 "Concertato femminile", Casa Veneta, Muggia (TS).
1988 "11 lavoro degli anni '80 nell'espressione degli artisti contemporanei", Torviscosa (UD).
1988 "Lux Ferox". Casa Veneta, Muggia (TS).
1989 "Translimina", Galleria regionale d'Arte contemporanea Spazzapan, Gradisca (GO). "Translimina''. Moderna Galerija, Lubiana (SLO). "Translimina". Kunsterhaus, Klagenfurt (Austria).
1989 "Concertato femminile". Palazzo Municipale, Concordia (MO).
1990 "Ipotesi Arte giovane". Flash Art. Milano, ex Fabbrica Carminati e Toselli, Milano.
1990 "Minimi Intenti", Sala G. Nigrisin, Muggia (TS).
1991 "Cieli". Galleria Cristina Busi, Chiavari (GE).
1991 "L'arte attraversa vittoriosamente la vita". Fiera di Trieste, Trieste.
1992 "Artestate". Sala Mostre azienda turistica, Grado (GO).
1992 Studio 6, Verona.
1996 "Natura Naturans". Castello di S.Giusto - Museo Storia Naturale - Acquario - Museo del Mare -
Museo Sartorio, Trieste.
1996 "1986-1996 Ten Minimal Years". Sala Negrisin, Muggia (TS).
1996 "Cartolina d'artista 1996: Venezia brucia". Galleria Bac Art Studio, Venezia (artista segnalato).
1997 "MIART 97". Fiera d'Arte Contemporanea, Milano.
1999 "Work in Progress - Venti anni del Gruppo 78". Teatro Miela, Trieste.
1999 "Cartolina d'artista: Musica". Bac Art Studio, Venezia.
2000 "Work in Progress - Venti anni del Gruppo 78". Galleria 111 di Angioletta Miroglio, Milano.
2002 Monogramma, Roma.
2003 Centro culturale Candiani, Mestre - Venezia.
2003 Scuola Internazionale di Grafica, Venezia.
2004 Grafica Internazionale a Venezia - Palazzo Cecchini, Cordovado (PN)
2004 Scuola Internazionale di Grafica, Venezia (artista segnalato).
2005 “Help. Pratiche di salvataggio per un’ associazione in pericolo. Museo Revoltella, Trieste
2005 “Satiemania”. Teatro Miela, Trieste
2005 “Il corpo”. Centro donna, Androna degli orti 4, Trieste
HANNO SCRITTO DI LEI:
Serena Bellini, Sergio Brossi, Maria Campitelli, Stefania Carrozzini, Enzo Cirone, Maurizio Ferraris, Gianluca Marziani, Carlo Milic, Sergio Molesi, Arturo Carlo Quintavalle, Laura Safred, Enzo Santese, Gianfranco Sgubbi, Giorgio Trevisan.
Daniela Frausin
A cura di Maria Campitelli
I colori, i segni, i materiali si compongono, si accumulano, si rincorrono, si sovrappongono, formando un intenso linguaggio visivo che raccoglie e traduce sensazioni, visioni dell’artista; impressioni del reale trapassate dall’emozione, dalla memoria, in ogni modo da una particolare lettura delle cose del mondo.
L’astrazione di Daniela Frausin è la proiezione di percorsi interni, di tumulti dell’anima, come della personale percezione del visibile e dell’invisibile. Un diario per immagini astratto/informali che di volta in volta accolgono presenze materiali diverse, che si configurano attraverso elaborazioni tecniche diverse. Dall’acquerello, magistrale, sicuro nelle gioiose stesure, ai dipinti, ai light-box, all’incisione.
I light-box racchiudono nella scatola di luce gli oggetti più disparati, allusivi e simbolici, racconti metaforici che investono l’essenza della vita, come “maschile”, “femminile”, o sintomatiche ed ineffabili “allergie” che assillano l’umanità, sia nel concreto che per traslato. L’incisione è stata perlustrata di recente, con rinnovato entusiasmo, e la conseguente creazione di un proprio studio fornito di torchio. La combinazione di segni, evocazioni del visibile, la qualità materica dei supporti e dei materiali aggiunti - come le duttilissime veline che mediano, variamente stropicciate, la comunicazione delle forme e delle immagini, stabilendo nuove relazioni con il contesto - formano la struttura portante di un eloquio ininterrotto che si snoda libero in un processo di costante trasformazione. Le veline possono mediare un fondale, arricchendolo di impreviste vibrazioni luminose (“danza di luce” su plexiglas, 1977), come avvolgere delle rose secche che, con echi disseminati in tutta la superficie, scandiscono, ad esempio, in quattro diverse versioni, il ritmo di stagioni. I rosa si librano sull’azzurro misterioso in “primavera”, il blu oltremare, vibrante di guizzi luminosi, domina in “estate”, l’”autunno” risucchia foglie e piume, l’”inverno” emette argentei bagliori di ghiaccio, frammisti ai rosa lividi dei tramonti dicembrini. Colore dunque e materia, slancio compositivo e apparente improvvisazione di un magma di elementi che s’incontrano e scontrano per creare un tracciato corrispondente al “percepito” dallo sguardo e dall’anima, o riconducibile ad un’aura culturale, in particolare letteraria come in “Museo di Proust”. La mano traccia il segno sul metallo, scava nel legno - nelle recenti esperienze di incisione - inseguendo percezioni paesistiche fotografate prima nella mente che con lo scatto meccanico; con la tecnica del carborundum si arricchiscono di debordanti qualità pittoriche. La variabilità tecnica permette all’artista di coniugare per vie differenziate il proliferare di immagini, di intrecci segnici e di emozioni che si sommano nel suo lavoro creativo. Di fronte a queste opere - siano esse dipinte e assemblate ad altri materiali, o stampate - si può sognare. Il pensiero corre oltre: l’opera è uno stimolo, come lo era a partire dai grandi del secolo scorso, da Klee, Kandinsky, e poi da tutta la stagione informale. Davanti ad uno sgocciolamento di Pollock, ad un’esplosione cromatica di Scialoja, si mette in moto il meccanismo del sogno, dell’invenzione creativa da parte dell’osservatore che integra l’opera con la propria partecipe adesione, lasciandosi trascinare da essa, lontano dai conflitti, dalle tensioni, dalle paure di un mondo sull’orlo dell’abisso.
07
dicembre 2005
Daniela Frausin
Dal 07 al 31 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
ALTERN’ART
Monfalcone, Vicolo Marco Dessenibus, (Gorizia)
Monfalcone, Vicolo Marco Dessenibus, (Gorizia)
Orario di apertura
da giovedì a sabato 17-19,30
Vernissage
7 Dicembre 2005, ore 18
Autore
Curatore