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Daniela Gargano – Divenendo terra e mare. Paesaggi dell’anima
Il percorso espositivo, composto da 23 dipinti ad olio su tela, è un “racconto per immagini” attraverso memorie, ricordi ed esperienze che l’artista, nata a Palermo ma autentica cittadina del mondo, ha vissuto e rielaborato durante i suoi innumerevoli viaggi e che ci parla di bellezza e di diversità
Comunicato stampa
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Mostra personale di Daniela Gargano
“Divenendo terra e mare. Paesaggi dell’anima”
Inaugurazione 29 aprile 2022 ore 17.30 presso la Foresteria di Palazzo Belmonte Riso - Museo Regionale di Arte Moderna e Contemporanea di Palermo
La mostra, a cura di Tommaso Romano e Galleria Studio 71, è patrocinata dalla Assemblea Regionale Siciliana e dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Il percorso espositivo, composto da 23 dipinti ad olio su tela, è un “racconto per immagini” attraverso memorie, ricordi ed esperienze che l’artista, nata a Palermo ma autentica cittadina del mondo, ha vissuto e rielaborato durante i suoi innumerevoli viaggi e che ci parla di bellezza e di diversità.
Daniela Gargano e i suoi viaggi su tela
«L’estetica oggi è dappertutto – scrive Loredana Parmesani – poiché tutta la realtà sociale è impegnata a essere bella, la scienza dell’arte e del bello si è allargata a macchia d’olio. Sistema dell’arte e sistema della vita civile sono diventati pressochè la stessa cosa .» Concetti dilaganti e ormai divenuti di “normale” assimilazione nella nostra schizofrenica contemporaneità che, alla velocità fagocitante delle nostre vite già condizionate da riti messi in crisi da un tempo che non ha tempo, ha unito la fragilità venuta fuori da due anni di pandemia condita coi venti di guerra che spirano a ridosso del Caucaso . Guerra Fredda 2.0. Gli artisti, da sempre ricettori sensibili delle trasformazioni della società hanno reagito in modi e tempi assai diversi, talvolta chiudendosi in sé stessi, talaltra aprendosi ad una creatività che necessita adesso d’esser condivisa con quel segmento vitale e determinate del sistema dell’arte che è rappresentato dal pubblico, nel caso specifico quello della versatile foresteria del Museo Riso sul Cassaro.
Daniela Gargano appartiene a questo secondo gruppo di universi sensibili. Per lei, diplomata all’Istituto Tecnico per il Turismo e poi laureata all’Accademia Di Belle Arti, viaggio, scoperta e nuove culture con cui interagire con profonda umanità e rispetto reciproco, rappresentano da sempre personali maniere di indagine del reale in grado di mitigare persino la frattura imposta alla “normalità” pre-covid, nell’impossibilità di movimento divenuta preziosa risorsa utile a caricare la propria ricerca pittorica, agevolata da un particolare isolamento spaziale.
La casa-studio dove dipinge da oltre un decennio è infatti uno di quei rari esempi di architettura contemporanea di qualità, realizzata a Palermo sul finire del tormentatissimo boom economico, progettata a metà degli anni Ottanta dall’architetto palermitano Fausto Provenzano ; un luogo più che una costruzione, intessuto su rapporti intensi tra natura e spazio costruito, in continue fusioni di scorci tra interni ed esterni, in cui quella natura naturans più che dimorare intorno, ne costituisce suggestivo medium percettivo alimentando il benessere percepibile. Se è vero come già ampliamente dibattuto e suggerito da Bruno Zevi , che lo spazio protagonista dell’architettura che abitiamo è in grado di influenzare in forma determinante le nostre vite, tale condizione è evidente nelle opere qui presentate che la pittrice palermitana ha realizzato nella solitudine dei suoni della natura del giardino circostante la villa, in uno spazio interno/esterno altamente immersivo, quasi oasi romantica immune dai fastidi ormai espressione di quel mondo “reale” tendente al surreale.
Nascono così interessanti rapporti tra i temi analizzati dalla pittrice e il desiderio di calma interiorizzata come risposta alla follia di questi tempi pesanti e cupi, quasi una alternativa alla ferocia dilagante attraverso gli strumenti universali del colore, dell’armonia e della forma; porti sicuri in cui la Gargano prova a trasportarci tutti indipendentemente dalla nostra curiosità attraverso la propria idea di luce e di composizione. Sorgono così paesaggi e vedute più o meno antropizzati, architetture di “confine al tempo” come i templi di Selinunte o la Casa Florio ai quattro Pizzi; e ancora veri e propri fermo-immagine a scala quasi al vero in cui i pappagalli delle fasce tropicali posano all’interno di una rigogliosità vegetale che forse oggi nemmeno esiste più, ancora volti di donne immote ma parlanti. Tutti condividono un pezzo di dna comune che, oltre l’ovvietà della mano dell’autrice, ritroviamo proprio nell’idea e nel concetto personale di “viaggio”, inteso come momento di sublimazione della propria curiosità antropica per costumi e società spesso assai distanti dalla propria cultura tipicamente mediterranea. Ne è forse emblema di maggiore richiamo la sua Donna giraffa Kayan del 2020, soggetto reale e dalla stessa Gargano incontrata, fotografata e scelta, una delle ultime autentiche donne birmane a utilizzare gli anelli a cingere il collo come elemento decorativo/strutturale di matrice culturale identitaria. L’artista avverte tutta la bellezza e la tragicità di un segmento di cultura popolare che va scomparendo davanti il “progresso” che avanza, dunque decide di indagarne la natura più intima attraverso la superficie pittorica, mediando luce e colore come elementi narrativi a cui affidare la purezza del ricordo e l’armonica spiritualità del giovane soggetto. Suggestivi e intrisi di una felice resa che non è mera tecnica, appaiono il Monte Pellegrino e la Fakarawa Atoll – Polinesia Francese, entrambe opere di matura lettura e di raggiunto equilibrio compositivo, alla stregua del paesaggio marino che ha come fondale la bianca marna della Scala dei Turchi agrigentina, dove quei giochi di luce rifratta sulla superficie marina ricordano le elicoidali provocazioni sinuoso-cromatico delle piscine di David Hockney. «Sono convinto – scrive Tommaso Romano – che la bellezza abbia un suo dipanarsi nelle cose, una sorta di menzione sulle emergenze del mondo che almeno ne sostengano un eco, anche flebile, un’immagine anche appannata », un dipanarsi che si nutre di percorsi e di figure eterogenee e uniche nella propria specificità identitaria, elementi organici di sintesi che calpestano porzioni di suolo distinti e distanti ma capaci di narrazioni locali e localizzate, forse la vera ricchezza di una globalizzazione perdente su tutti i fronti, tranne che su quello dello scambio sensibile di frammenti di bellezza che sappiano ancora contemplare, nel caos odierno, il rispetto reciproco come autentico valore umanistico. Ambasciatori del portato culturale dell’arte come medium di pace sono proprio gli artisti, e Daniela Gargano, nel suo tentativo di sintesi di narrazione per frame di normalità da rammentare, ognuno col proprio messaggio, tenta proprio di fare questo, di ricordare che la bellezza è sempre un messaggio positivo che prescinde il linguaggio e che è sempre capace di costruire un futuro migliore, sempre e comunque alternativo ad ogni rigorosissima e alienante forma di barbarie.
(Danilo Maniscalco - Storico dell’Arte)
sito web: danagd8.wixsite.com/danielagarganoarte
“Divenendo terra e mare. Paesaggi dell’anima”
Inaugurazione 29 aprile 2022 ore 17.30 presso la Foresteria di Palazzo Belmonte Riso - Museo Regionale di Arte Moderna e Contemporanea di Palermo
La mostra, a cura di Tommaso Romano e Galleria Studio 71, è patrocinata dalla Assemblea Regionale Siciliana e dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Il percorso espositivo, composto da 23 dipinti ad olio su tela, è un “racconto per immagini” attraverso memorie, ricordi ed esperienze che l’artista, nata a Palermo ma autentica cittadina del mondo, ha vissuto e rielaborato durante i suoi innumerevoli viaggi e che ci parla di bellezza e di diversità.
Daniela Gargano e i suoi viaggi su tela
«L’estetica oggi è dappertutto – scrive Loredana Parmesani – poiché tutta la realtà sociale è impegnata a essere bella, la scienza dell’arte e del bello si è allargata a macchia d’olio. Sistema dell’arte e sistema della vita civile sono diventati pressochè la stessa cosa .» Concetti dilaganti e ormai divenuti di “normale” assimilazione nella nostra schizofrenica contemporaneità che, alla velocità fagocitante delle nostre vite già condizionate da riti messi in crisi da un tempo che non ha tempo, ha unito la fragilità venuta fuori da due anni di pandemia condita coi venti di guerra che spirano a ridosso del Caucaso . Guerra Fredda 2.0. Gli artisti, da sempre ricettori sensibili delle trasformazioni della società hanno reagito in modi e tempi assai diversi, talvolta chiudendosi in sé stessi, talaltra aprendosi ad una creatività che necessita adesso d’esser condivisa con quel segmento vitale e determinate del sistema dell’arte che è rappresentato dal pubblico, nel caso specifico quello della versatile foresteria del Museo Riso sul Cassaro.
Daniela Gargano appartiene a questo secondo gruppo di universi sensibili. Per lei, diplomata all’Istituto Tecnico per il Turismo e poi laureata all’Accademia Di Belle Arti, viaggio, scoperta e nuove culture con cui interagire con profonda umanità e rispetto reciproco, rappresentano da sempre personali maniere di indagine del reale in grado di mitigare persino la frattura imposta alla “normalità” pre-covid, nell’impossibilità di movimento divenuta preziosa risorsa utile a caricare la propria ricerca pittorica, agevolata da un particolare isolamento spaziale.
La casa-studio dove dipinge da oltre un decennio è infatti uno di quei rari esempi di architettura contemporanea di qualità, realizzata a Palermo sul finire del tormentatissimo boom economico, progettata a metà degli anni Ottanta dall’architetto palermitano Fausto Provenzano ; un luogo più che una costruzione, intessuto su rapporti intensi tra natura e spazio costruito, in continue fusioni di scorci tra interni ed esterni, in cui quella natura naturans più che dimorare intorno, ne costituisce suggestivo medium percettivo alimentando il benessere percepibile. Se è vero come già ampliamente dibattuto e suggerito da Bruno Zevi , che lo spazio protagonista dell’architettura che abitiamo è in grado di influenzare in forma determinante le nostre vite, tale condizione è evidente nelle opere qui presentate che la pittrice palermitana ha realizzato nella solitudine dei suoni della natura del giardino circostante la villa, in uno spazio interno/esterno altamente immersivo, quasi oasi romantica immune dai fastidi ormai espressione di quel mondo “reale” tendente al surreale.
Nascono così interessanti rapporti tra i temi analizzati dalla pittrice e il desiderio di calma interiorizzata come risposta alla follia di questi tempi pesanti e cupi, quasi una alternativa alla ferocia dilagante attraverso gli strumenti universali del colore, dell’armonia e della forma; porti sicuri in cui la Gargano prova a trasportarci tutti indipendentemente dalla nostra curiosità attraverso la propria idea di luce e di composizione. Sorgono così paesaggi e vedute più o meno antropizzati, architetture di “confine al tempo” come i templi di Selinunte o la Casa Florio ai quattro Pizzi; e ancora veri e propri fermo-immagine a scala quasi al vero in cui i pappagalli delle fasce tropicali posano all’interno di una rigogliosità vegetale che forse oggi nemmeno esiste più, ancora volti di donne immote ma parlanti. Tutti condividono un pezzo di dna comune che, oltre l’ovvietà della mano dell’autrice, ritroviamo proprio nell’idea e nel concetto personale di “viaggio”, inteso come momento di sublimazione della propria curiosità antropica per costumi e società spesso assai distanti dalla propria cultura tipicamente mediterranea. Ne è forse emblema di maggiore richiamo la sua Donna giraffa Kayan del 2020, soggetto reale e dalla stessa Gargano incontrata, fotografata e scelta, una delle ultime autentiche donne birmane a utilizzare gli anelli a cingere il collo come elemento decorativo/strutturale di matrice culturale identitaria. L’artista avverte tutta la bellezza e la tragicità di un segmento di cultura popolare che va scomparendo davanti il “progresso” che avanza, dunque decide di indagarne la natura più intima attraverso la superficie pittorica, mediando luce e colore come elementi narrativi a cui affidare la purezza del ricordo e l’armonica spiritualità del giovane soggetto. Suggestivi e intrisi di una felice resa che non è mera tecnica, appaiono il Monte Pellegrino e la Fakarawa Atoll – Polinesia Francese, entrambe opere di matura lettura e di raggiunto equilibrio compositivo, alla stregua del paesaggio marino che ha come fondale la bianca marna della Scala dei Turchi agrigentina, dove quei giochi di luce rifratta sulla superficie marina ricordano le elicoidali provocazioni sinuoso-cromatico delle piscine di David Hockney. «Sono convinto – scrive Tommaso Romano – che la bellezza abbia un suo dipanarsi nelle cose, una sorta di menzione sulle emergenze del mondo che almeno ne sostengano un eco, anche flebile, un’immagine anche appannata », un dipanarsi che si nutre di percorsi e di figure eterogenee e uniche nella propria specificità identitaria, elementi organici di sintesi che calpestano porzioni di suolo distinti e distanti ma capaci di narrazioni locali e localizzate, forse la vera ricchezza di una globalizzazione perdente su tutti i fronti, tranne che su quello dello scambio sensibile di frammenti di bellezza che sappiano ancora contemplare, nel caos odierno, il rispetto reciproco come autentico valore umanistico. Ambasciatori del portato culturale dell’arte come medium di pace sono proprio gli artisti, e Daniela Gargano, nel suo tentativo di sintesi di narrazione per frame di normalità da rammentare, ognuno col proprio messaggio, tenta proprio di fare questo, di ricordare che la bellezza è sempre un messaggio positivo che prescinde il linguaggio e che è sempre capace di costruire un futuro migliore, sempre e comunque alternativo ad ogni rigorosissima e alienante forma di barbarie.
(Danilo Maniscalco - Storico dell’Arte)
sito web: danagd8.wixsite.com/danielagarganoarte
29
aprile 2022
Daniela Gargano – Divenendo terra e mare. Paesaggi dell’anima
Dal 29 aprile al 29 maggio 2022
personale
Location
RISO – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA – PALAZZO BELMONTE RISO
Palermo, Via Vittorio Emanuele, 365, (Palermo)
Palermo, Via Vittorio Emanuele, 365, (Palermo)
Orario di apertura
orari: martedì – sabato h 9 – 18.00 - domenica h 9 – 13
ingresso libero
Vernissage
29 Aprile 2022, 17.30
Sito web
Autore
Autore testo critico