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Daniela Pappalardo – Memorie
mostra personale di pittura
Comunicato stampa
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“Memorie” esprime la poetica del valore affettivo, legato a oggetti e ambienti del passato, del mio passato.
I soggetti ricorrenti della mia pittura sono oggetti che nel quotidiano vengono molto vissuti: bottiglie, bicchieri, cappelli, sedie, finestre, tasti di un pianoforte, oggetti insomma che trasudano vita passata. Questi vengono inseriti all’interno di scorci di ambienti chiusi, di stanze. Tutto accade all’interno delle mura domestiche, il paesaggio tuttalpiù può essere colto attraverso una finestra, che ci offre sì uno sguardo verso l’esterno, ma che ci lascia ancorati agli affetti e alla sicurezza della propria casa.
La figura umana non compare mai, ma è evidente un suo passaggio, testimoniato da oggetti appena lasciati lì.
La tecnica “gestuale”, fatta di grosse pennellate sovrapposte, deforma la reale compostezza delle forme. Tale tecnica “espressionista”, e talvolta la scelta di colori antinaturalistici, esprimono meglio il senso del ricordo, unitamente ad una visione ormai distorta e fantasiosa di chi dopo tanti anni vuol vedere ancora con gli occhi disincantati di bambino.
Il senso che voglio trasmettere è quello di una “istantanea” rubata al passato, nel tentativo di rivivere in senso proustiano quell’attimo che ormai sembrava consegnato per sempre al passato, per poi eternarlo sulla tela.
Marcel Proust parla di due istanti contigui e distinti: quello del passato visto dal bambino e quello del presente, in cui la mano blocca per sempre sul foglio, per mezzo della scrittura, della narrazione, quel che è stato, rivelando un eterno presente.
Proust però ammette il bisogno di dover integrare i ricordi con l’immaginazione, allo scopo di colmare quegli spazi rimasti vuoti nel tempo: “Cercando a ritroso nel paese oscuro del passato, non è sufficiente cercare o tentare di riordinare in sequenza logica i brandelli del passato: bisogna creare, ovvero incamminarsi con l’immaginazione lungo i sentieri semi cancellati della memoria… I ricordi involontari riferiscono le cose in un dosaggio esatto di memoria e di oblio”.
È quello che io faccio in pittura: poco importa se quei luoghi sono esistiti così come li ho dipinti, la loro familiarità e il loro essere così rassicuranti mi porta ad archiviarli volentieri tra i ricordi più cari. Spesso una sensazione, un’emozione, un odore relativi ad un’evento o ad una circostanza del passato, rimangono più impressi della loro immagine, della loro impronta visiva, ed è per questo che nei miei quadri e ancor prima nella mia mente, mescolo il ricordo di una sensazione ad un’immagine fantasiosa, che più mi piace associarvi.
I soggetti ricorrenti della mia pittura sono oggetti che nel quotidiano vengono molto vissuti: bottiglie, bicchieri, cappelli, sedie, finestre, tasti di un pianoforte, oggetti insomma che trasudano vita passata. Questi vengono inseriti all’interno di scorci di ambienti chiusi, di stanze. Tutto accade all’interno delle mura domestiche, il paesaggio tuttalpiù può essere colto attraverso una finestra, che ci offre sì uno sguardo verso l’esterno, ma che ci lascia ancorati agli affetti e alla sicurezza della propria casa.
La figura umana non compare mai, ma è evidente un suo passaggio, testimoniato da oggetti appena lasciati lì.
La tecnica “gestuale”, fatta di grosse pennellate sovrapposte, deforma la reale compostezza delle forme. Tale tecnica “espressionista”, e talvolta la scelta di colori antinaturalistici, esprimono meglio il senso del ricordo, unitamente ad una visione ormai distorta e fantasiosa di chi dopo tanti anni vuol vedere ancora con gli occhi disincantati di bambino.
Il senso che voglio trasmettere è quello di una “istantanea” rubata al passato, nel tentativo di rivivere in senso proustiano quell’attimo che ormai sembrava consegnato per sempre al passato, per poi eternarlo sulla tela.
Marcel Proust parla di due istanti contigui e distinti: quello del passato visto dal bambino e quello del presente, in cui la mano blocca per sempre sul foglio, per mezzo della scrittura, della narrazione, quel che è stato, rivelando un eterno presente.
Proust però ammette il bisogno di dover integrare i ricordi con l’immaginazione, allo scopo di colmare quegli spazi rimasti vuoti nel tempo: “Cercando a ritroso nel paese oscuro del passato, non è sufficiente cercare o tentare di riordinare in sequenza logica i brandelli del passato: bisogna creare, ovvero incamminarsi con l’immaginazione lungo i sentieri semi cancellati della memoria… I ricordi involontari riferiscono le cose in un dosaggio esatto di memoria e di oblio”.
È quello che io faccio in pittura: poco importa se quei luoghi sono esistiti così come li ho dipinti, la loro familiarità e il loro essere così rassicuranti mi porta ad archiviarli volentieri tra i ricordi più cari. Spesso una sensazione, un’emozione, un odore relativi ad un’evento o ad una circostanza del passato, rimangono più impressi della loro immagine, della loro impronta visiva, ed è per questo che nei miei quadri e ancor prima nella mia mente, mescolo il ricordo di una sensazione ad un’immagine fantasiosa, che più mi piace associarvi.
21
dicembre 2006
Daniela Pappalardo – Memorie
Dal 21 dicembre 2006 al 06 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO – CASTELLO NORMANNO
Acicastello, Piazza Castello, (Catania)
Acicastello, Piazza Castello, (Catania)
Orario di apertura
dalle 9 alle 14 e dalle 15 alle 17
Vernissage
21 Dicembre 2006, ore 18.30
Autore