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Daniele Bacci
un ambiente modernista in cui colori, figure e campiture geometriche, fanno da imbonitori di un circo enigmatico
Comunicato stampa
Segnala l'evento
"Luci colorate si diffondono all’interno dello spazio
in bagliori intermittenti. Geometrie moderniste alle
pareti, proiezioni, superfici dipinte, formano un
ambiente unitario all’insegna dello splendore
fotocromatico. Una corolla misteriosa di bambini
distesi in cerchio con occhiali scuri. I movimenti
esatti di un bambino che si ripetono all’infinito come
l’esercizio di un automa…
Daniele Bacci (1975) presenta la sua personale da
Nicola Ricci ricreando un ambiente modernista in cui
colori, figure e campiture geometriche, fanno da
imbonitori di un circo enigmatico il cui tempo
prescelto è l’eterno presente della società dello
spettacolo.
L’artista si dedica alla rivisitazione di aspetti
quotidiani della storia sociale del modernismo,
indagando, attraverso l’estetica e l’architettura, la
produzione della soggettività biopolitica e, in questo
caso particolare, la graduale razionalizzazione
economica e ideologica del tempo libero postfordista.
Le immagini fotografiche di una colonia elioterapica
infantile di età fascista sono il punto di partenza di
questo lavoro. Durante il soggiorno estivo in queste
strutture i bambini dovevano esporsi a irradiazioni
dei raggi solari o di lampade artificiali -
esattamente come accade alle figure in cerchio del
grande dipinto. In genere, in questi spazi essenziali
di stile razionalista, la vita quotidiana, colma di
attività sportive e ricreative, rispondeva a codici di
comportamento rigidamente prefissati. Codici
funzionali alla pedagogia infantile allo stesso modo
in cui la loro rappresentazione fotografica seguiva
direttamente fini di propaganda. Tali strutture, in
ultima analisi, rispondevano alla nuova centralità
della struttura economica legata allo sviluppo e
all’industrializzazione di massa, la quale richiedeva
un esercito moderno di operai e di soldati legati alle
macchine e sempre più dipendenti da questo tipo di
produzione.
Nel quadro le campiture di fondo, su cui sembrano
distendersi i bambini, suggerisce sia l’irraggiarsi di
una piramide di luce che, allo stesso tempo, una
prospettiva. Ma quegli stessi colori sono selezionati
in modo da interagire con il fotocromatismo dell’opera
che gli sta dinanzi: una proiezione di luci colorate
che illumina l’intera stanza. Schermo o insegna di
réclame che, dunque, rimanda al cosmo delle merci e
dei consumi.
L’artista ripercorre il progetto novecentesco
indagando le radici storiche e morfologiche del
presente.
Il cinetismo luminoso di una scultura cubica, sul
fondo della stanza, cerca la desueta spettacolarità
dell’immagine in movimento, ripercorrendo a ritroso la
preistoria del cinema e del modernismo olandese. Mutuo
rimando dalle primitive fantasmagorie del moderno, di
cui scriveva Walter Benjamin, all’attuale industria
dell’intrattenimento.
Le luci intermittenti delle proiezioni cromatiche,
subito all’ingresso, pur rievocando morfologicamente
il solarium delle colonie elioterapiche, in realtà,
lampeggiando su ogni cosa, non fanno che tradurre in
linguaggio Morse la parola “Consuma”. E questa, tra
indicativo e imperativo, si ripete ininterrottamente."
in bagliori intermittenti. Geometrie moderniste alle
pareti, proiezioni, superfici dipinte, formano un
ambiente unitario all’insegna dello splendore
fotocromatico. Una corolla misteriosa di bambini
distesi in cerchio con occhiali scuri. I movimenti
esatti di un bambino che si ripetono all’infinito come
l’esercizio di un automa…
Daniele Bacci (1975) presenta la sua personale da
Nicola Ricci ricreando un ambiente modernista in cui
colori, figure e campiture geometriche, fanno da
imbonitori di un circo enigmatico il cui tempo
prescelto è l’eterno presente della società dello
spettacolo.
L’artista si dedica alla rivisitazione di aspetti
quotidiani della storia sociale del modernismo,
indagando, attraverso l’estetica e l’architettura, la
produzione della soggettività biopolitica e, in questo
caso particolare, la graduale razionalizzazione
economica e ideologica del tempo libero postfordista.
Le immagini fotografiche di una colonia elioterapica
infantile di età fascista sono il punto di partenza di
questo lavoro. Durante il soggiorno estivo in queste
strutture i bambini dovevano esporsi a irradiazioni
dei raggi solari o di lampade artificiali -
esattamente come accade alle figure in cerchio del
grande dipinto. In genere, in questi spazi essenziali
di stile razionalista, la vita quotidiana, colma di
attività sportive e ricreative, rispondeva a codici di
comportamento rigidamente prefissati. Codici
funzionali alla pedagogia infantile allo stesso modo
in cui la loro rappresentazione fotografica seguiva
direttamente fini di propaganda. Tali strutture, in
ultima analisi, rispondevano alla nuova centralità
della struttura economica legata allo sviluppo e
all’industrializzazione di massa, la quale richiedeva
un esercito moderno di operai e di soldati legati alle
macchine e sempre più dipendenti da questo tipo di
produzione.
Nel quadro le campiture di fondo, su cui sembrano
distendersi i bambini, suggerisce sia l’irraggiarsi di
una piramide di luce che, allo stesso tempo, una
prospettiva. Ma quegli stessi colori sono selezionati
in modo da interagire con il fotocromatismo dell’opera
che gli sta dinanzi: una proiezione di luci colorate
che illumina l’intera stanza. Schermo o insegna di
réclame che, dunque, rimanda al cosmo delle merci e
dei consumi.
L’artista ripercorre il progetto novecentesco
indagando le radici storiche e morfologiche del
presente.
Il cinetismo luminoso di una scultura cubica, sul
fondo della stanza, cerca la desueta spettacolarità
dell’immagine in movimento, ripercorrendo a ritroso la
preistoria del cinema e del modernismo olandese. Mutuo
rimando dalle primitive fantasmagorie del moderno, di
cui scriveva Walter Benjamin, all’attuale industria
dell’intrattenimento.
Le luci intermittenti delle proiezioni cromatiche,
subito all’ingresso, pur rievocando morfologicamente
il solarium delle colonie elioterapiche, in realtà,
lampeggiando su ogni cosa, non fanno che tradurre in
linguaggio Morse la parola “Consuma”. E questa, tra
indicativo e imperativo, si ripete ininterrottamente."
25
novembre 2006
Daniele Bacci
Dal 25 novembre al 31 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
BLU CORNER RICCI FERRAMENTA ARTE CONTEMPORANEA
Carrara, Piazza Alberica, (Massa-carrara)
Carrara, Piazza Alberica, (Massa-carrara)
Orario di apertura
Martedi - Domenica 15,30 - 19,30
Vernissage
25 Novembre 2006, ore 18,30
Autore
Curatore