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Daniele Bianchi – Rooms. Opere 2006-2007
L’artista evidenzia il conformismo dell’uomo spersonalizzato nell’era della globalizzazione e della società di massa
Comunicato stampa
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L’angoisse oggettiva e mediata nell’opera
dell’artista Daniele Bianchi
Nel guardare le opere dell’artista milanese Daniele Bianchi è impossibile esimersi dal considerare l’angoscia che ne determina. L'angoscia nei dipinti di questo artista non è quella di Jean Paul Sartre, in cui l’uomo consapevole della propria libertà cade in questo stato d’animo, ma è piuttosto quella che conduce alla filosofia di Martin Heidegger che concentra i suoi scritti sul vivere quotidiano, e nel rapportarci agli altri e alle cose che ci circondano. I personaggi "realistici" di Daniele Bianchi sono prostrati e delusi, in quello che Heidegger definisce con "l’esserci nel mondo". L’artista evidenzia il conformismo dell’uomo spersonalizzato nell’era della globalizzazione e della società di massa , dove prevalgono i luoghi comuni del "si dice e si pensa" o per dirlo come il mai superato Herbert Marcuse "questa società che soddisfa mentre reprime e reprime mentre soddisfa" . Daniele Bianchi non si maschera, e così non maschera i suoi personaggi dietro rassicuranti affermazioni appartenenti a tutti, i suoi uomini hanno la consapevolezza di essere stati gettati nel mondo, e da qui il dolore e l’angoisse che ne scaturisce: sono prostrati perché autentici; la loro consapevolezza nasce dalla certezza di saper ascoltare i propri sentimenti e stati d’animo. In tutta l’opera del pittore si evidenzia l’influenza del filosofo Martin Heidegger di Essere e tempo, e forse anche di Psicopatologia della vita quotidiana di Sigmund Freud; ci sono inoltre tracce del romanzo avveniristico 1984 di George Orwell, dove agli esseri umani è proibito scambiarsi amorose affettuosità. Da qui la profonda cultura filosofica e letteraria di questo artista. Nei personaggi "realistici" si identifica la monumentalità cinquecentesca di Michelangelo; i suoi crani disabitati hanno ascendenza nella pittura di Karl Plattner, e come per quest’ultimo i personaggi di Daniele Bianchi non ostentano la calvizie come certi divi dello spettacolo e dello sport , le calvizie raffigurate nelle opere di questi due pittori sono causate dal dolore , non dalla gratuita virilità e vanità maschile. L’umanità dolente dell’artista appare su sfondi rossi o gialli che ricordano il sangue e la follia. In alcuni lavori si evidenziano inoltre le atmosfere di Francis Bacon. Negli acquerelli di questo pittore, l’angoisse è invece più mediata: nell’Icaro Mercurio, dalle grandi ali ai piedi, c’è la consapevolezza della caduta perché pensosamente egli si guarda precipitare. Qui i colori sono più lirici, ma la costante del nero ci riporta alla primaria angoisse. E’ evidente l’amore di Daniele Bianchi per la poetica pittorica di Paul Klee e l’amaro umorismo di Franz Kafka: in un acquerello viene da pensare al carnevale, ma anche qui i colori ci fanno capire che la festa è obbligata. In un altro ci sono dei piccoli tiro a segno riuniti, in realtà sono dei cul de sac da cui è impossibile uscire. La natura è sempre invernale (minuscoli tronchi e rami d’albero stilizzati in una ipotetica città inospitale) e i palazzi sono piccole scatole munite di feritoie dove ci sono armi pronte a colpire. L’artista ha la consapevolezza delle situazioni costrette, e della precarietà in cui l’uomo contemporaneo vive.
(Quinto Oscar Belardinelli)
dell’artista Daniele Bianchi
Nel guardare le opere dell’artista milanese Daniele Bianchi è impossibile esimersi dal considerare l’angoscia che ne determina. L'angoscia nei dipinti di questo artista non è quella di Jean Paul Sartre, in cui l’uomo consapevole della propria libertà cade in questo stato d’animo, ma è piuttosto quella che conduce alla filosofia di Martin Heidegger che concentra i suoi scritti sul vivere quotidiano, e nel rapportarci agli altri e alle cose che ci circondano. I personaggi "realistici" di Daniele Bianchi sono prostrati e delusi, in quello che Heidegger definisce con "l’esserci nel mondo". L’artista evidenzia il conformismo dell’uomo spersonalizzato nell’era della globalizzazione e della società di massa , dove prevalgono i luoghi comuni del "si dice e si pensa" o per dirlo come il mai superato Herbert Marcuse "questa società che soddisfa mentre reprime e reprime mentre soddisfa" . Daniele Bianchi non si maschera, e così non maschera i suoi personaggi dietro rassicuranti affermazioni appartenenti a tutti, i suoi uomini hanno la consapevolezza di essere stati gettati nel mondo, e da qui il dolore e l’angoisse che ne scaturisce: sono prostrati perché autentici; la loro consapevolezza nasce dalla certezza di saper ascoltare i propri sentimenti e stati d’animo. In tutta l’opera del pittore si evidenzia l’influenza del filosofo Martin Heidegger di Essere e tempo, e forse anche di Psicopatologia della vita quotidiana di Sigmund Freud; ci sono inoltre tracce del romanzo avveniristico 1984 di George Orwell, dove agli esseri umani è proibito scambiarsi amorose affettuosità. Da qui la profonda cultura filosofica e letteraria di questo artista. Nei personaggi "realistici" si identifica la monumentalità cinquecentesca di Michelangelo; i suoi crani disabitati hanno ascendenza nella pittura di Karl Plattner, e come per quest’ultimo i personaggi di Daniele Bianchi non ostentano la calvizie come certi divi dello spettacolo e dello sport , le calvizie raffigurate nelle opere di questi due pittori sono causate dal dolore , non dalla gratuita virilità e vanità maschile. L’umanità dolente dell’artista appare su sfondi rossi o gialli che ricordano il sangue e la follia. In alcuni lavori si evidenziano inoltre le atmosfere di Francis Bacon. Negli acquerelli di questo pittore, l’angoisse è invece più mediata: nell’Icaro Mercurio, dalle grandi ali ai piedi, c’è la consapevolezza della caduta perché pensosamente egli si guarda precipitare. Qui i colori sono più lirici, ma la costante del nero ci riporta alla primaria angoisse. E’ evidente l’amore di Daniele Bianchi per la poetica pittorica di Paul Klee e l’amaro umorismo di Franz Kafka: in un acquerello viene da pensare al carnevale, ma anche qui i colori ci fanno capire che la festa è obbligata. In un altro ci sono dei piccoli tiro a segno riuniti, in realtà sono dei cul de sac da cui è impossibile uscire. La natura è sempre invernale (minuscoli tronchi e rami d’albero stilizzati in una ipotetica città inospitale) e i palazzi sono piccole scatole munite di feritoie dove ci sono armi pronte a colpire. L’artista ha la consapevolezza delle situazioni costrette, e della precarietà in cui l’uomo contemporaneo vive.
(Quinto Oscar Belardinelli)
19
luglio 2008
Daniele Bianchi – Rooms. Opere 2006-2007
Dal 19 luglio al 17 agosto 2008
arte contemporanea
Location
CERIDO – CENTRO RICERCA DOCUMENTAZIONE ARTE CONTEMPORANEA
Fiumicello, Borgo Sant'antonio, 48, (Udine)
Fiumicello, Borgo Sant'antonio, 48, (Udine)
Orario di apertura
ogni sabato e domenica dalle 17 alle 20
Vernissage
19 Luglio 2008, ore 18.45
Autore