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Daniele Cascone – Fotografie
“Fotografie” è un portfolio d’artista, la perfetta esecuzione di un genere di culto che trae le sue origini dalla più bella storia della fotografia. Una dozzina di “inquadrature” surreali in cui Cascone crea l’enigma, manipola la banalità del reale costringendola a deviare verso nuovi valori.
Comunicato stampa
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Daniele Cascone vive e lavora in una terra dai forti contrasti: tutto è carnale, riconoscibile, quasi che gli eventi – siano essi naturali o attribuibili all’uomo – non amino essere fraintesi. Ogni cosa, nella prepotenza di apparire per quello che è, è dunque drammaticamente reale, e muto come un segreto. E pure è terra nel cui petto è grande il desiderio di sbrogliare la sua voce, obbligando chi vi abita ad ascoltarne la voce, perché si tramandi in eterno il suo canto. Tutto è vero, si diceva. Lo sanno bene i suoi figli migliori, i poeti che ne hanno declamato in versi la violenta bellezza; lo sanno bene gli scrittori, che di terra e cielo scrivono, e di uomini e cose; lo sanno bene i fotografi che dalla sua luce sono nutriti. Nessuno tra questi resiste a farsi voce: nella terra di Daniele Cascone è forte la tentazione del racconto. I fotografi ne hanno narrato ogni aspetto: dal crudele al sublime, dalla castità del sacro alla scivolosità del pagano con sincera passione ma nel solco di una tradizione “realista” che talvolta ha congelato la narrazione nell’alveo dell’immutabile, nel recinto del compiacimento quando non della oleografia, quasi come costretti a perpetuare una tradizione obbligata a perpetuarsi. Il fotografo ragusano Daniele Cascone non è certamente tra questi. Il suo racconto non sta nei limiti della convenzione né intende rimanerci, e alla raffigurazione della realtà preferisce la strada insidiosa e misteriosa dell’onirico, dell’allusione, del simbolico, in una sola parola del surreale. La sfida è forte, specialmente dalle sue parti. Lì, al netto di numerose eccezioni, la narrazione della realtà si è così incistata sulla fotografia che appare sgomitare per divenire “linguaggio unico” e il cui rischio di omologazione visiva si estende dalla street photography alla paesaggistica fino a rendere irriconoscibile il lavoro dell’uno o dell’altro. Il tentativo di Cascone è altro. La sua fotografia cerca di confutare quanto sembra essere assiomatico e cioè che un’immagine fotografica abbia l’obiettivo di “fermare” la realtà, di porla all’interno di un formato e consegnarla a un’eternità altrimenti sfuggevole. La fotografia surrealista di Cascone ribalta questo concetto e a quell’altrove dove vigono le regole ferree della testimonianza documentale egli risponde con immagini che oltre chiedere di osservate ci sfidano domandandoci cosa osserviamo. Siamo dunque nel campo della fotografia concettuale che da Man Ray a Rodney Smith, da Roberto Kusterle (ai quali aggiungerei il nome del giovane fotografo russo Oleg Oprisco) ha inteso ingaggiare con la realtà una sfida a colpi di simboli, fino a rendere il simbolo più vero del vero. C’è dell’altro. In Daniele Cascone avvertiamo una mano sicura, agitata dal respiro visivo di Saudek, padrona del mezzo e delle tecniche fotografiche la cui abilità non è mai messa soltanto a disposizione di una lettura nitida ed efficace; avvertiamo una disciplina formale al servizio della composizione, la ricerca di un equilibrio tra forma e contenuti. Le sue fotografie sono spesso allusive, ancora più spesso ricche di riferimenti i cui accenni risuonano in noi come echi distanti da cogliere nell’inconscio profondo: corpi privi di capo, volti bendati o riccamente adornati da fiori, ancelle supine, donne impegnate in una pesca così improbabile da affascinare, defunti mestamente riversi o, infine, corpi vilipesi dal carico di masserizie si muovono in un contesto scarno, malconcio, al chiuso di una incomunicabilità che li rende inabili da ogni interazione. E’ come se il resto, il reale, appunto, non esistesse – o meglio, esclusa – perché non facente parte del “corpus” della narrazione nella quale la centralità è occupata dai soggetti e dagli oggetti. E a questi, oltre alla corporeità, dobbiamo guardare: non c’è suppellettile che non sia organico, funzionale alla composizione, quasi fossero delle pennellate aggiuntive e rivelatrici di un racconto che il sapiente equilibrio del bianco e nero ha la forza di esaltare. Il sogno dunque vince la realtà; il vero è battuto nel suo stesso terreno e la decifrazione del simbolo – i semiotici qui potrebbero raccontare moltissimo – ci spinge in un campo nel quale, per dipanare il significato, è bene avere strumenti adeguati, perché le fotografie di Daniele Cascone prima ancora che con gli occhi si guardano con la mente.
06
aprile 2019
Daniele Cascone – Fotografie
Dal 06 al 26 aprile 2019
fotografia
Location
FOTOTECA SIRACUSANA
Siracusa, Largo Empedocle, 9, (Siracusa)
Siracusa, Largo Empedocle, 9, (Siracusa)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 17:00 - 20:00
Vernissage
6 Aprile 2019, h 19:00
Autore
Curatore