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Daniele Papuli – L’era della carta. Forme e visioni
Mostra personale dedicata all’artista salentiono Daniele Papuli che sfrutta le potenzialità strutturali della carta come materiale scultoreo duttile e malleabile per estrapolare l’architettura stratificata dei suoi “volumi lamellari”.
Comunicato stampa
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Volumi lamellari composti da centinaia di strati di carta pazientemente tagliati e sagomati a mano per creare, tramite il loro paziente accostamento, le architetture scultoree e di ispirazione organica delle sue sculture, dove alla carta, materiale di origine organica, viene restituita la sua forma di natura. Questo è il modus operandi, dettato da pazienti attese, che caratterizza il codice espressivo di Daniele Papuli.
Le sue opere vengono immaginate come macrosezioni di minerali come avviene nei Cartangoli, dove intarsi composti da venature policrome create sovrapponendo strati di carte di varia tipologia e grammatura, accuratamente selezionate dall'artista salentino, vanno a sostituire le sedimentazioni dei minerali, mentre le Auree e gli Intondi dalle forme concave svelano a noi le loro conformazioni interne come conchiglie o gasteropodi, composte da onde fluide, che si intersecano con una modularità spiraliforme e vorticosa, in un incessante movimento che assorbe lo spettatore, come avviene nelle sinuose volumetrie delle curvature che animano la superficie degli Intondi convessi come maestose cupole.
Talvolta gli Intondi celano una componente uditiva, funzionando come casse armoniche di risonanza del suono, che assorbono e restituiscono verso l'esterno come un grande “Orecchio di Dioniso”; altre volte, i Tursi riproducono le ramificazioni degli alberi dai quali proviene la carta, la sua primigenia componente arborea, ricreando le venature del legno piegando lo sfrido della carta di giornale.
Papuli conosce bene la materia prima che ha innalzato a suo materiale d'elezione, grazie all'attento studio dei metodi di lavorazione della carta a livello editoriale, iniziato negli anni '90, e mediante un percorso artistico segnato dall'incessante sperimentazione di varie materie organiche, affini per la loro leggerezza.
L'artista giunge alla manipolazione della materia cartacea e a fare della carta il fulcro e il mezzo del suo linguaggio espressivo unico dopo una serie di sperimentazioni che lo portano a realizzare manufatti in pietra, legno, gesso; un percorso di ricerca segnato dal continuo evolversi dalla gravità alla leggerezza della forma, dalla solidità di materiali generalmente utilizzati per la scultura alla ricerca di altri di maggiore duttilità e leggerezza. Ed è così che, dopo avere appreso i metodi di fabbricazione del foglio di carta in un workshop internazionale a Berlino, nel 1993, è nel 1995 che Papuli approda alla scelta della carta come suo materiale d'elezione, grazie anche alla collazborazione con il famoso editore Vanni Scheiwiller : da fogli vergini a pagine stampate di vecchi libri, da ritagli di elenchi telefonici a scarti tipografici che l'artista assottiglia, scavando e togliendo volume attraverso forme in resina che si risolvono in ampie superfici bidimensionali.
Nelle sue sperimentazioni, la carta si trasforma così da cellulosa quasi impalpabile a materia stratificata, intagliando carte di vari tipi, miscelate e ricomposte sul retino con terre, erbe e colori, stimolato dall'accumulo e dall'accostamento delle risme originarie in strisce e ritagli. Così il singolo foglio di carta, così effimero ed evanescente, nelle mani dell'artista, diventa malleabile materia plastica, l'unità di misura per comporre la complessa architettura, lo scheletro interno dei suoi volumi, forme che si aprono e si dischiudono, animate da un dinamismo interno. Papuli ama definire il suo lavoro “Scultografia” perché la sua scultura è come una grafia composta, non con lettere, ma con i fogli sui quali solitamente sono scritte o stampate. “Scultografia è la mia indagine ancora aperta dentro e intorno la carta”, sostiene Papuli. Nel '97 realizza le prime sculture con diverse tipologie di materiale cartaceo, le Sibille, Soprani e Volumerie, composizioni lamellari basate sulla ripetitività dei singoli moduli ottenuti con tagli manuali.
La connaturata debolezza della carta viene messa a dura prova dal processo creativo dell'artista che, con la sapienza manuale dello scultore, sa estrapolare la forma dall'accostamento e dalla sovrapposizione dei singoli moduli cartacei mediante tagli e piegature. Un processo che rivela il potenziale nascosto di un materiale duttile come la carta, soprattutto le sue potenzialità dal punto di vista della percezione sensoriale, tattile e visiva, dissimulate nel suo comune utilizzo quotidiano come superficie bidimensionale sulla quale scrivere.
I monoliti cartacei di Daniele Papuli, composti da infinite sagome dalla sottigliezza quasi ineffabile, ottenuta con infiniti tagli manuali, si dischiudono come preziosi organismi dalle forme naturali, come le membrane interne di un delicato essere vivente della barriera corallina, come membrane di organismi vegetali dal richiamo surreale, intrappolando i riflessi delle molteplici sfumature cromatiche della luce; e come quegli organismi naturali, le opere di Papuli esprimono una vitalità inconsueta, sembrano aprirsi a noi, muoversi con un andamento rivelato solo dalle loro molteplici sfaccettature interne in centinaia di leggere stratificazioni. Proprio per questo Papuli usa chiamarle “visionomie”, “tattometrie”, “auree” rivendicando le potenzialità espressive, dal punto di vista visivo, sensoriale e tattile di un materiale di uso quotidiano come la carta, rivisitata in una strutturazione di sottili e impalpabili fogli.
Un materiale, la carta, che l'artista trasforma da supporto bidimensionale a volume scultoreo dall'architettura complessa e strutturata; tanto che spesso la sua costante ricerca di nuovi materiali dalle inaspettate potenzialità espressive fa si che il suo lavoro sconfini in altri ambiti: dall'architettura alla moda, dall'arredamento agli impianti scenografici per noti marchi di moda, per fiere ed esposizioni internazionali, come l'allestimento della mostra mostra internazionale Gioielli di carta progettato e realizzato per il Triennale Design Museum di Milano nel 2009 al quale possiamo aggiungere, dal 2000 al 2009, i sinuosi Panta Rei, strutture fatte di reggette ondulate di polipropilene che scendono come cascate arricchendo le vetrine dei prestigiosi showroom delle boutique di Hermès a Milano e a Roma e vestono quelle del flagship store di Missoni a Milano, per sconfinare poi, con la sua consueta plastica leggerezza, negli abiti-sculture dalle volumetrie simili a conchiglie in carta dorata e reggette in polipropilene giallo realizzati per la fall/winter collection del designer croato Goran Lelas.
Così, spesso, i suoi volumi lamellari evolvono in oggetti, totem serpeggianti verso l'alto (le “Sapale”, strisce di carta di giornale incise a mano che si svolgono dall'alto come flessuosi nastri), in composizioni astratte che simulano il moto delle onde oceaniche, sembrano catturare la loro energia nello svolgimento di milioni di piccole reggette ondulate di polipropilene blu (come nell'installazione The Blue Ribbon realizzata per la recidency di maggio 2014 alla House of Peroni di Londra).
Quelle realizzate da Papuli sono installazioni avvolgenti e sensualmente tattili che dialogano con lo spazio che le circonda, diventando esse stesse un'aperta costruzione spaziale; queste si “sciolgono” sulle pareti, si squagliano sui pavimenti riproducendo le forme della sabbia increspata dal moto delle onde del mare. Oppure sono strisce di carta bianca che si abbarbicano come piante rampicanti al soffitto, come quelle realizzate nelle sale del Palazzo Ducale di Martina Franca (TA) nel 2014, oppure semplici ma incredibilmente flessuose e sensuali strutture modulari di cartoncino che si sciolgono come fluidi blu sul pavimento. Ed è così che la carta si trasforma in materia vibrante e mutevole, in elementi scultorei, viene riportata all'origine di una forma archetipica. Allo stesso modo metri di fettuccia in poliestere vengono manipolati e sfrangiati a mano, ridotta a filo, come all'origine della sua stessa composizione e scendono in volute di morbidi nastri accostate dal soffitto, immersa nella luce, come avviene nell'installazione Mise en mpise realizzata presso l'Hotel Boscolo di Milano nel 2013, in occasione del FuoriSalone. Non mancano poi i nastri in fibra sintetica rossa o blu, utilizzati nel settore dell'accessorio moda, che, scuciti e sfrangiati si trasformano in voluminosi arazzi circolari che scendono dal soffitto, come quelli che appaiono nella video performance Poil Pois Appeal presso il Flux Laboratory di Ginevra del 2011, oppure le cascate fatte di metri di reggetta di polipropilene color bianco montati su piedistalli di ferro per formare strutture ad arco oppure reticolati fatti di piccoli segmenti di legno che pendono dal soffitto come ragnatele, come quelle realizzate al MUBA. Museo dei bambini di Milano nel 2012.
Così come la carta viene ridotta dai tagli minuziosi dell'artista a sottili lamelle, così altri materiali si sottopongono a questo processo di riduzione in esili unità e vengono reinterpretatati nelle loro possibili ripercussioni tattili e visive: ecco allora che sottili strisce di legno tanganyka, strisce flessibili di fogli di vinile, reggette di polipropilene vengono accostate, sovrapposte, intrecciate per creare l'articolazione dinamica delle sue opere.
Di recente, gli sono state dedicate importanti mostre personali: Daniele Papuli. VIS à VIS, a cura di Luciano Caramel, presso la Fondazione Calderara di Vacciago di Ameno (Novara) nel 2010, curata da Luciano Caramel e Kengiro Azuma, Les géants de papier. Projections de la matiére presso il Flux Laboratory di Ginevra nel 2011 e, nello stesso anno, Scultografie, installazioni e sculture presso il Castello Aragonese di Ischia e Metamorfosi, sculture e installazioni di carta presso il Palazzo Ducale di Martina Franca (TA) nel 2014. Recente il successo della sua collaborazione con l'architetto milanese Michele De Lucchi per la realizzazione di un'opera d'arte unica nel suo genere, esposta presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, in occasione del progetto DoppiaFirma.
Importanti i contributi che gli sono stati dedicati di recente da importanti testate giornalistiche, come il Sole 24 Ore, in occasione di Artefiera Bologna 2016, magazine di lifstyle e riviste specialistiche di settore nell'ambito dell'arte contemporanea, come Espoarte, The Friday Project e Arte Mondadori, o nell'ambito della Paper Art. Di recente è stato segnalato nel volume Paper Play della Ginko Press come uno dei principali artistiche che lavorano con la carta a livello internazionale.
Le sue opere vengono immaginate come macrosezioni di minerali come avviene nei Cartangoli, dove intarsi composti da venature policrome create sovrapponendo strati di carte di varia tipologia e grammatura, accuratamente selezionate dall'artista salentino, vanno a sostituire le sedimentazioni dei minerali, mentre le Auree e gli Intondi dalle forme concave svelano a noi le loro conformazioni interne come conchiglie o gasteropodi, composte da onde fluide, che si intersecano con una modularità spiraliforme e vorticosa, in un incessante movimento che assorbe lo spettatore, come avviene nelle sinuose volumetrie delle curvature che animano la superficie degli Intondi convessi come maestose cupole.
Talvolta gli Intondi celano una componente uditiva, funzionando come casse armoniche di risonanza del suono, che assorbono e restituiscono verso l'esterno come un grande “Orecchio di Dioniso”; altre volte, i Tursi riproducono le ramificazioni degli alberi dai quali proviene la carta, la sua primigenia componente arborea, ricreando le venature del legno piegando lo sfrido della carta di giornale.
Papuli conosce bene la materia prima che ha innalzato a suo materiale d'elezione, grazie all'attento studio dei metodi di lavorazione della carta a livello editoriale, iniziato negli anni '90, e mediante un percorso artistico segnato dall'incessante sperimentazione di varie materie organiche, affini per la loro leggerezza.
L'artista giunge alla manipolazione della materia cartacea e a fare della carta il fulcro e il mezzo del suo linguaggio espressivo unico dopo una serie di sperimentazioni che lo portano a realizzare manufatti in pietra, legno, gesso; un percorso di ricerca segnato dal continuo evolversi dalla gravità alla leggerezza della forma, dalla solidità di materiali generalmente utilizzati per la scultura alla ricerca di altri di maggiore duttilità e leggerezza. Ed è così che, dopo avere appreso i metodi di fabbricazione del foglio di carta in un workshop internazionale a Berlino, nel 1993, è nel 1995 che Papuli approda alla scelta della carta come suo materiale d'elezione, grazie anche alla collazborazione con il famoso editore Vanni Scheiwiller : da fogli vergini a pagine stampate di vecchi libri, da ritagli di elenchi telefonici a scarti tipografici che l'artista assottiglia, scavando e togliendo volume attraverso forme in resina che si risolvono in ampie superfici bidimensionali.
Nelle sue sperimentazioni, la carta si trasforma così da cellulosa quasi impalpabile a materia stratificata, intagliando carte di vari tipi, miscelate e ricomposte sul retino con terre, erbe e colori, stimolato dall'accumulo e dall'accostamento delle risme originarie in strisce e ritagli. Così il singolo foglio di carta, così effimero ed evanescente, nelle mani dell'artista, diventa malleabile materia plastica, l'unità di misura per comporre la complessa architettura, lo scheletro interno dei suoi volumi, forme che si aprono e si dischiudono, animate da un dinamismo interno. Papuli ama definire il suo lavoro “Scultografia” perché la sua scultura è come una grafia composta, non con lettere, ma con i fogli sui quali solitamente sono scritte o stampate. “Scultografia è la mia indagine ancora aperta dentro e intorno la carta”, sostiene Papuli. Nel '97 realizza le prime sculture con diverse tipologie di materiale cartaceo, le Sibille, Soprani e Volumerie, composizioni lamellari basate sulla ripetitività dei singoli moduli ottenuti con tagli manuali.
La connaturata debolezza della carta viene messa a dura prova dal processo creativo dell'artista che, con la sapienza manuale dello scultore, sa estrapolare la forma dall'accostamento e dalla sovrapposizione dei singoli moduli cartacei mediante tagli e piegature. Un processo che rivela il potenziale nascosto di un materiale duttile come la carta, soprattutto le sue potenzialità dal punto di vista della percezione sensoriale, tattile e visiva, dissimulate nel suo comune utilizzo quotidiano come superficie bidimensionale sulla quale scrivere.
I monoliti cartacei di Daniele Papuli, composti da infinite sagome dalla sottigliezza quasi ineffabile, ottenuta con infiniti tagli manuali, si dischiudono come preziosi organismi dalle forme naturali, come le membrane interne di un delicato essere vivente della barriera corallina, come membrane di organismi vegetali dal richiamo surreale, intrappolando i riflessi delle molteplici sfumature cromatiche della luce; e come quegli organismi naturali, le opere di Papuli esprimono una vitalità inconsueta, sembrano aprirsi a noi, muoversi con un andamento rivelato solo dalle loro molteplici sfaccettature interne in centinaia di leggere stratificazioni. Proprio per questo Papuli usa chiamarle “visionomie”, “tattometrie”, “auree” rivendicando le potenzialità espressive, dal punto di vista visivo, sensoriale e tattile di un materiale di uso quotidiano come la carta, rivisitata in una strutturazione di sottili e impalpabili fogli.
Un materiale, la carta, che l'artista trasforma da supporto bidimensionale a volume scultoreo dall'architettura complessa e strutturata; tanto che spesso la sua costante ricerca di nuovi materiali dalle inaspettate potenzialità espressive fa si che il suo lavoro sconfini in altri ambiti: dall'architettura alla moda, dall'arredamento agli impianti scenografici per noti marchi di moda, per fiere ed esposizioni internazionali, come l'allestimento della mostra mostra internazionale Gioielli di carta progettato e realizzato per il Triennale Design Museum di Milano nel 2009 al quale possiamo aggiungere, dal 2000 al 2009, i sinuosi Panta Rei, strutture fatte di reggette ondulate di polipropilene che scendono come cascate arricchendo le vetrine dei prestigiosi showroom delle boutique di Hermès a Milano e a Roma e vestono quelle del flagship store di Missoni a Milano, per sconfinare poi, con la sua consueta plastica leggerezza, negli abiti-sculture dalle volumetrie simili a conchiglie in carta dorata e reggette in polipropilene giallo realizzati per la fall/winter collection del designer croato Goran Lelas.
Così, spesso, i suoi volumi lamellari evolvono in oggetti, totem serpeggianti verso l'alto (le “Sapale”, strisce di carta di giornale incise a mano che si svolgono dall'alto come flessuosi nastri), in composizioni astratte che simulano il moto delle onde oceaniche, sembrano catturare la loro energia nello svolgimento di milioni di piccole reggette ondulate di polipropilene blu (come nell'installazione The Blue Ribbon realizzata per la recidency di maggio 2014 alla House of Peroni di Londra).
Quelle realizzate da Papuli sono installazioni avvolgenti e sensualmente tattili che dialogano con lo spazio che le circonda, diventando esse stesse un'aperta costruzione spaziale; queste si “sciolgono” sulle pareti, si squagliano sui pavimenti riproducendo le forme della sabbia increspata dal moto delle onde del mare. Oppure sono strisce di carta bianca che si abbarbicano come piante rampicanti al soffitto, come quelle realizzate nelle sale del Palazzo Ducale di Martina Franca (TA) nel 2014, oppure semplici ma incredibilmente flessuose e sensuali strutture modulari di cartoncino che si sciolgono come fluidi blu sul pavimento. Ed è così che la carta si trasforma in materia vibrante e mutevole, in elementi scultorei, viene riportata all'origine di una forma archetipica. Allo stesso modo metri di fettuccia in poliestere vengono manipolati e sfrangiati a mano, ridotta a filo, come all'origine della sua stessa composizione e scendono in volute di morbidi nastri accostate dal soffitto, immersa nella luce, come avviene nell'installazione Mise en mpise realizzata presso l'Hotel Boscolo di Milano nel 2013, in occasione del FuoriSalone. Non mancano poi i nastri in fibra sintetica rossa o blu, utilizzati nel settore dell'accessorio moda, che, scuciti e sfrangiati si trasformano in voluminosi arazzi circolari che scendono dal soffitto, come quelli che appaiono nella video performance Poil Pois Appeal presso il Flux Laboratory di Ginevra del 2011, oppure le cascate fatte di metri di reggetta di polipropilene color bianco montati su piedistalli di ferro per formare strutture ad arco oppure reticolati fatti di piccoli segmenti di legno che pendono dal soffitto come ragnatele, come quelle realizzate al MUBA. Museo dei bambini di Milano nel 2012.
Così come la carta viene ridotta dai tagli minuziosi dell'artista a sottili lamelle, così altri materiali si sottopongono a questo processo di riduzione in esili unità e vengono reinterpretatati nelle loro possibili ripercussioni tattili e visive: ecco allora che sottili strisce di legno tanganyka, strisce flessibili di fogli di vinile, reggette di polipropilene vengono accostate, sovrapposte, intrecciate per creare l'articolazione dinamica delle sue opere.
Di recente, gli sono state dedicate importanti mostre personali: Daniele Papuli. VIS à VIS, a cura di Luciano Caramel, presso la Fondazione Calderara di Vacciago di Ameno (Novara) nel 2010, curata da Luciano Caramel e Kengiro Azuma, Les géants de papier. Projections de la matiére presso il Flux Laboratory di Ginevra nel 2011 e, nello stesso anno, Scultografie, installazioni e sculture presso il Castello Aragonese di Ischia e Metamorfosi, sculture e installazioni di carta presso il Palazzo Ducale di Martina Franca (TA) nel 2014. Recente il successo della sua collaborazione con l'architetto milanese Michele De Lucchi per la realizzazione di un'opera d'arte unica nel suo genere, esposta presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, in occasione del progetto DoppiaFirma.
Importanti i contributi che gli sono stati dedicati di recente da importanti testate giornalistiche, come il Sole 24 Ore, in occasione di Artefiera Bologna 2016, magazine di lifstyle e riviste specialistiche di settore nell'ambito dell'arte contemporanea, come Espoarte, The Friday Project e Arte Mondadori, o nell'ambito della Paper Art. Di recente è stato segnalato nel volume Paper Play della Ginko Press come uno dei principali artistiche che lavorano con la carta a livello internazionale.
11
marzo 2017
Daniele Papuli – L’era della carta. Forme e visioni
Dall'undici marzo al 14 maggio 2017
arte contemporanea
Location
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Orario di apertura
Da martedì a sabato 10-12 e 15-19
Domenica su appuntamento.
Lunedì chiuso.
Vernissage
11 Marzo 2017, dalle ore 16.30
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