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Daniele Pario Perra – Sublime quotidiano
Allievo ideale delle migliori scuole di reportage urbano Daniele Pario Perra deambula lungo le vie centrali e le periferie delle città siciliane lasciandosi trasportare dal fascino irresistibile della sorpresa.
Comunicato stampa
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Everyday sublime / sublime quotidiano
Quando parliamo di sublime ci riferiamo a qualcosa che sembra prodigioso, o addirittura miracoloso.
Naturalmente l'esperienza oltre i limiti della razionalità non può essere spiegata né tantomeno descritta attraverso il linguaggio. Eppure, dozzine di scuole filosofiche, dottrine scientifiche e teorie estetiche si sono cimentate in tale utopia ma, chiaramente, senza giungere ad una soluzione valida per tutti. Al contrario hanno elaborato una moltitudine di risultati parziali, di opinioni confuse e di punti di vista molto diversi tra loro anzi, spesso assolutamente divergenti. Insomma, alla fine, nonostante l'ostinata ambizione conoscitiva, tutti gli studiosi si sono dovuti arrendere alla constatazione dell'ineluttabile scacco subito dall'interpretazione. Tuttavia, in assenza di un accordo unanime sulle ragioni e sui significati, gli effetti del sublime continuano ancora oggi a influenzare profondamente i nostri sensi quando entriamo a contatto con fenomeni particolari del mondo naturale e artificiale.
Il sublime genera attrazione e distacco. La sua apparizione esercita una forza irresistibile che avvince e seduce, ma al tempo stesso si pone ad una distanza incolmabile dal suo dominio. In generale, una visione è definita sublime quando la sua grandezza impone la contemplazione passiva.
Nell'ambito della cultura umana le immagini con le caratteristiche più funzionali all'azione del sublime provengono dalle rappresentazioni artistiche. L'immenso museo di capolavori che costituisce la storia dell'arte evoca da secoli sensazioni ed emozioni stupefacenti. Ogni volta che torniamo a visitarlo abbiamo l'impressione di incontrare l'incarnazione simbolica del mito, del sacro, del genio, come se scrutassimo un talismano dotato di facoltà magiche o di poteri eccezionali la cui natura non può assolutamente paragonarsi alle imperfezioni o alle volgarità del mondo umano.
Soltanto l'epoca contemporanea ha osato spezzare quest'incantesimo decidendo, in maniera radicale, di elevare la vita quotidiana alle altitudini del sublime.
A rigore però, coniugare quotidiano e sublime ha creato un paradosso: perché, in un certo senso, è stato come tentare la dimostrazione dell'incrocio di due linee parallele. Per evitarlo occorreva che la cultura abrogasse il regolamento canonico a capo dell'opera d'arte ma ne mantenesse identica e intatta la funzione estetica: l'effetto sublime.
L'arte contemporanea, dalle avanguardie storiche in poi, ha seguito questa logica di funzionamento dimostrando come l'ordinario, potesse essere percepito alla stregua dello straordinario. Così il singolo episodio quotidiano, l'occasione più banale, l'affermazione più ovvia e tutte le manifestazioni più insignificanti della vita hanno potuto rivelarsi come non erano mai state viste prima e, di conseguenza, turbare, spiazzare, destabilizzare le attese così tanto da apparire come la visione sublime della realtà.
Ma come fare? Un solo metodo: sottrarre la fruizione delle cose dai meccanismi corrosivi e monotoni dell'utilità, della ripetizione e dell'abitudine.
È noto che la percezione normale della realtà oggettiva è cronicamente sbadata. Guardiamo senza osservare, senza pensare, senza ricordare perché non c'è tempo per riflettere quando bisogna ottenere risultati pratici subito.
Le arti del XX secolo ci hanno impartito un ottimo antidoto per questa degenerazione insegnandoci a svelare un mondo che solo illusoriamente credevamo di conoscere.
Questo esercizio di riappropriazione fa uso di strumenti tecnologici di mediazione come, ad esempio, la fotografia, la quale per realizzarsi, deve proprio mediare, cioè porsi "in mezzo" fra noi spettatori e la realtà esterna. All'interno di questa relazione la macchina produce simulazioni nelle quali il referente si trasferisce, si oggettiva. Questo prolungamento trova nell'immagine finale uno schermo permanente e indelebile, un campo di apprendimento. In virtù di queste proprietà numerosi artisti hanno allungato l'obiettivo sul mondo registrandone ogni fenomeno apparente, promovendone la comprensione e conservandone la memoria. La scoperta del mondo come spettacolo assoluto, perpetuo, mai distratto dalle contingenze, dalle circostanze, dall'imprevisto ci ha reso partecipi di un'esperienza meravigliosa e incorruttibile, sublime. Allievo ideale delle migliori scuole di reportage urbano Daniele Pario Perra deambula lungo le vie centrali e le periferie delle città siciliane lasciandosi trasportare dal fascino irresistibile della sorpresa. Per lui la strada diventa una prima casa e l'individuo comune un ospite di riguardo. L'esposizione spontanea della vita ritrova, grazie alla fotografia, memoria di se stessa e non si dilegua più nel conformismo delle attese. Chi, come noi spettatori, condivide l'esperienza di questi incontri focalizza tutta la sua attenzione sensoriale dentro lo spazio dell'inquadratura, dentro lo specchio di riflessione che non scolorirà nel silenzio. Ecco, finalmente il silenzio si è rotto, e con sublime stupore, possiamo affermare ad alta voce di avere imparato a vedere.
PIER FRANCESCO FRILLICI
Quando parliamo di sublime ci riferiamo a qualcosa che sembra prodigioso, o addirittura miracoloso.
Naturalmente l'esperienza oltre i limiti della razionalità non può essere spiegata né tantomeno descritta attraverso il linguaggio. Eppure, dozzine di scuole filosofiche, dottrine scientifiche e teorie estetiche si sono cimentate in tale utopia ma, chiaramente, senza giungere ad una soluzione valida per tutti. Al contrario hanno elaborato una moltitudine di risultati parziali, di opinioni confuse e di punti di vista molto diversi tra loro anzi, spesso assolutamente divergenti. Insomma, alla fine, nonostante l'ostinata ambizione conoscitiva, tutti gli studiosi si sono dovuti arrendere alla constatazione dell'ineluttabile scacco subito dall'interpretazione. Tuttavia, in assenza di un accordo unanime sulle ragioni e sui significati, gli effetti del sublime continuano ancora oggi a influenzare profondamente i nostri sensi quando entriamo a contatto con fenomeni particolari del mondo naturale e artificiale.
Il sublime genera attrazione e distacco. La sua apparizione esercita una forza irresistibile che avvince e seduce, ma al tempo stesso si pone ad una distanza incolmabile dal suo dominio. In generale, una visione è definita sublime quando la sua grandezza impone la contemplazione passiva.
Nell'ambito della cultura umana le immagini con le caratteristiche più funzionali all'azione del sublime provengono dalle rappresentazioni artistiche. L'immenso museo di capolavori che costituisce la storia dell'arte evoca da secoli sensazioni ed emozioni stupefacenti. Ogni volta che torniamo a visitarlo abbiamo l'impressione di incontrare l'incarnazione simbolica del mito, del sacro, del genio, come se scrutassimo un talismano dotato di facoltà magiche o di poteri eccezionali la cui natura non può assolutamente paragonarsi alle imperfezioni o alle volgarità del mondo umano.
Soltanto l'epoca contemporanea ha osato spezzare quest'incantesimo decidendo, in maniera radicale, di elevare la vita quotidiana alle altitudini del sublime.
A rigore però, coniugare quotidiano e sublime ha creato un paradosso: perché, in un certo senso, è stato come tentare la dimostrazione dell'incrocio di due linee parallele. Per evitarlo occorreva che la cultura abrogasse il regolamento canonico a capo dell'opera d'arte ma ne mantenesse identica e intatta la funzione estetica: l'effetto sublime.
L'arte contemporanea, dalle avanguardie storiche in poi, ha seguito questa logica di funzionamento dimostrando come l'ordinario, potesse essere percepito alla stregua dello straordinario. Così il singolo episodio quotidiano, l'occasione più banale, l'affermazione più ovvia e tutte le manifestazioni più insignificanti della vita hanno potuto rivelarsi come non erano mai state viste prima e, di conseguenza, turbare, spiazzare, destabilizzare le attese così tanto da apparire come la visione sublime della realtà.
Ma come fare? Un solo metodo: sottrarre la fruizione delle cose dai meccanismi corrosivi e monotoni dell'utilità, della ripetizione e dell'abitudine.
È noto che la percezione normale della realtà oggettiva è cronicamente sbadata. Guardiamo senza osservare, senza pensare, senza ricordare perché non c'è tempo per riflettere quando bisogna ottenere risultati pratici subito.
Le arti del XX secolo ci hanno impartito un ottimo antidoto per questa degenerazione insegnandoci a svelare un mondo che solo illusoriamente credevamo di conoscere.
Questo esercizio di riappropriazione fa uso di strumenti tecnologici di mediazione come, ad esempio, la fotografia, la quale per realizzarsi, deve proprio mediare, cioè porsi "in mezzo" fra noi spettatori e la realtà esterna. All'interno di questa relazione la macchina produce simulazioni nelle quali il referente si trasferisce, si oggettiva. Questo prolungamento trova nell'immagine finale uno schermo permanente e indelebile, un campo di apprendimento. In virtù di queste proprietà numerosi artisti hanno allungato l'obiettivo sul mondo registrandone ogni fenomeno apparente, promovendone la comprensione e conservandone la memoria. La scoperta del mondo come spettacolo assoluto, perpetuo, mai distratto dalle contingenze, dalle circostanze, dall'imprevisto ci ha reso partecipi di un'esperienza meravigliosa e incorruttibile, sublime. Allievo ideale delle migliori scuole di reportage urbano Daniele Pario Perra deambula lungo le vie centrali e le periferie delle città siciliane lasciandosi trasportare dal fascino irresistibile della sorpresa. Per lui la strada diventa una prima casa e l'individuo comune un ospite di riguardo. L'esposizione spontanea della vita ritrova, grazie alla fotografia, memoria di se stessa e non si dilegua più nel conformismo delle attese. Chi, come noi spettatori, condivide l'esperienza di questi incontri focalizza tutta la sua attenzione sensoriale dentro lo spazio dell'inquadratura, dentro lo specchio di riflessione che non scolorirà nel silenzio. Ecco, finalmente il silenzio si è rotto, e con sublime stupore, possiamo affermare ad alta voce di avere imparato a vedere.
PIER FRANCESCO FRILLICI
30
ottobre 2004
Daniele Pario Perra – Sublime quotidiano
Dal 30 ottobre al 05 novembre 2004
fotografia
Location
GALLERIA D’ARTE MODERNA ALLE CIMINIERE
Catania, Viale Africa, (Catania)
Catania, Viale Africa, (Catania)
Orario di apertura
10-20
Vernissage
30 Ottobre 2004, ore 18