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Danilo Montini – Cascinali e borgate del mantovano. Incisioni
Mostra personale
Comunicato stampa
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La Galleria “Arianna Sartori - Arte” di Mantova, nella sede di via Cappello 17, dal 13 al 25 marzo 2010, presenta la mostra personale dell’artista mantovano Danilo Montini (Borgoforte 1918) intitolata “Cascinali e borgate del mantovano”.
Montini, che ha già esposto alla Galleria Arianna Sartori nell’ottobre 2002 e nel marzo 2009, ritorna in questa occasione presentando una trentina di acqueforti.
La mostra è supportata da un bel catalogo, e l’inaugurazione è fissata per Sabato 13 marzo alle ore 17.00 alla presenza dell’artista.
“Danilo Montini è un artista a tutto tondo, egli pratica infatti oltre all’incisione, prediligendo la tecnica dell’acquaforte, la pittura e la scultura. Per l’incisione egli rappresenta più frequentemente il paesaggio del Po, in pittura predilige la natura morta, mentre per la scultura realizza delle terrecotte quasi astratte che ricordano i rami e i tronchi di legno corrosi dalla permanenza nelle acque del fiume Po.
Mantova si può dire la patria dell’incisione a partire da Andrea Mantegna che l’inventò per passare ai grandi incisori mantovani del ‘500 che, con Giorgio Ghisi, fondarono un’autentica scuola, fino agliesiti più recenti con Polpatelli, zerbinati, Carbonati, Gorni e Giorgi. La tradizione gloriosa mantovana dell’incisione si contrassegna nel quadro della classicità ed anche Montini si colloca in questo ambito. L’incisione in origine venne utilizzata, specie con Marcantonio Raimondi, per divulgare le opere degli artisti più grandi come Raffaello, e quindi senza troppo badare ai mezzi espressivi autonomi che essa aveva. Montini invece valorizza le possibilità di autonoma espressione artistica dell’incisione, impiegando con grande perizia tecnica l’acquaforte, realizzando effetti di luce e di ombra nel paesaggio padano e riuscendo a graduare l’intensità del segno per rendere la profondità e la lontananza degli oggetti rappresentati.
Egli si presenta quindi a Mantova, a più di ottat’anni quasi sconosciuto e quindi una sua mostra personale ha il sapore di una autentica scoperta”.
Giannino Giovannoni, 2002
(dal catalogo: “Danilo Montini. Incisioni”, Arianna Sartori Editore)
“Il momento più emozionante è quando sollevi il primo foglio dalla lastra e lo guardi”. Ha mani grosse Danilo Montini. È stato il cantiere la sua scuola, tra mattoni e calcina. “Allora tutta la tensione che hai accumulato nella preparazione si scioglie ma anziché distenderti nervi e muscoli, un nodo ti sale alla gola: è la commozione nel vedere, ogni volta, anni di prove, di tentativi, di ricerche inglobati nel segno che l’inchiostro ha fissato sulla carta. È quando l’idea che hai preparato, incorporea, nella mente prende forma sul foglio non ancora asciutto e le punta delle dita si coprono di un sentore di umido”.
Per anni Montini ha soffocato la pulsione artistica che urgeva dentro di lui, pressato dalla necessità della vita. È forse per questo che nei pochi momenti che il lavoro di manovalino, prima, poi pian piano, di muratore ed infine di capo-mastro responsabile di altri uomini, gli lasciava libero, correva sulle sabbiere di Po, alla ricerca dei “legni”, che le acque abbandonano nelle sciutte. Sculture che diventavano “sue” senza “perdere” il tempo dell’esecuzione e che quindi raccoglieva con amore, quasi con commozione, come fosse una compartecipazione a quel meraviglioso modellatore che èla Natura, che traduceva in forma concreta le sue “intuizioni” mentre lui era stretto nella morsa della necessità, che l’arte è, per i diseredati, bisogno non primario. Poi, superata abbondantemente la boa di mezza vita, ecco scaturire dalla mano guidata quasi misteriosamente la prima lastra, i primi segni vergati sullo zinco senza sapere nemmeno come fare poi ed il perché di quella traccia sul metallo anziché sul foglio o sulla tela com’è per tutti. La prima ed unica tiratura da un conoscente. “Bisogna rubare con l’occhio e fare con la ragione. Lo strumento più bello che abbiamo è la testa, che fa muovere tutto, anche le mani”. Non si può non ricordare questo percorso di vita, guardando le acqueforti di Montini. Nessuno infatti sospetterebbe l’assenza di scuola, la mancanza di giovanile coltivazione, la carenza di studi specifici dietro al livello ed al valore delle sue opere. Non una caduta di tensione, non una seppur vaga incertezza nella qualità della sua produzione, che raggiunge vette di rara eccellenza nei suoi paesaggi, nelle sue vedute degli amti campi, nei suoi alberi, nelle sue nature morte, quasi che le incisioni nascano dalle sue mani in un naturale, mirabile equilibrio tra tecnica e poesia. Si sente insomma che le opere di Montini vengono da una necessità di vita creativa piuttosto che da un momento di autocompiacimento o d’incauta autostima. Si avverte che la “facilità” delle stesse altro non è che la “felicità” di una vita che ha trovato infine la capacità di dare corpo ad un talento naturale poggiante però su un impegno ed una applicazione costanti tesi non tanto a guadagnare il tempo perduto quanto piuttosto a liberamente e finalmente soddisfare una intima, antica vocazione espressiva.
Gilberto Cavicchioli, 2003
(dal catalogo: “Danilo Montini. Incisioni”, Arianna Sartori Editore)
Montini, che ha già esposto alla Galleria Arianna Sartori nell’ottobre 2002 e nel marzo 2009, ritorna in questa occasione presentando una trentina di acqueforti.
La mostra è supportata da un bel catalogo, e l’inaugurazione è fissata per Sabato 13 marzo alle ore 17.00 alla presenza dell’artista.
“Danilo Montini è un artista a tutto tondo, egli pratica infatti oltre all’incisione, prediligendo la tecnica dell’acquaforte, la pittura e la scultura. Per l’incisione egli rappresenta più frequentemente il paesaggio del Po, in pittura predilige la natura morta, mentre per la scultura realizza delle terrecotte quasi astratte che ricordano i rami e i tronchi di legno corrosi dalla permanenza nelle acque del fiume Po.
Mantova si può dire la patria dell’incisione a partire da Andrea Mantegna che l’inventò per passare ai grandi incisori mantovani del ‘500 che, con Giorgio Ghisi, fondarono un’autentica scuola, fino agliesiti più recenti con Polpatelli, zerbinati, Carbonati, Gorni e Giorgi. La tradizione gloriosa mantovana dell’incisione si contrassegna nel quadro della classicità ed anche Montini si colloca in questo ambito. L’incisione in origine venne utilizzata, specie con Marcantonio Raimondi, per divulgare le opere degli artisti più grandi come Raffaello, e quindi senza troppo badare ai mezzi espressivi autonomi che essa aveva. Montini invece valorizza le possibilità di autonoma espressione artistica dell’incisione, impiegando con grande perizia tecnica l’acquaforte, realizzando effetti di luce e di ombra nel paesaggio padano e riuscendo a graduare l’intensità del segno per rendere la profondità e la lontananza degli oggetti rappresentati.
Egli si presenta quindi a Mantova, a più di ottat’anni quasi sconosciuto e quindi una sua mostra personale ha il sapore di una autentica scoperta”.
Giannino Giovannoni, 2002
(dal catalogo: “Danilo Montini. Incisioni”, Arianna Sartori Editore)
“Il momento più emozionante è quando sollevi il primo foglio dalla lastra e lo guardi”. Ha mani grosse Danilo Montini. È stato il cantiere la sua scuola, tra mattoni e calcina. “Allora tutta la tensione che hai accumulato nella preparazione si scioglie ma anziché distenderti nervi e muscoli, un nodo ti sale alla gola: è la commozione nel vedere, ogni volta, anni di prove, di tentativi, di ricerche inglobati nel segno che l’inchiostro ha fissato sulla carta. È quando l’idea che hai preparato, incorporea, nella mente prende forma sul foglio non ancora asciutto e le punta delle dita si coprono di un sentore di umido”.
Per anni Montini ha soffocato la pulsione artistica che urgeva dentro di lui, pressato dalla necessità della vita. È forse per questo che nei pochi momenti che il lavoro di manovalino, prima, poi pian piano, di muratore ed infine di capo-mastro responsabile di altri uomini, gli lasciava libero, correva sulle sabbiere di Po, alla ricerca dei “legni”, che le acque abbandonano nelle sciutte. Sculture che diventavano “sue” senza “perdere” il tempo dell’esecuzione e che quindi raccoglieva con amore, quasi con commozione, come fosse una compartecipazione a quel meraviglioso modellatore che èla Natura, che traduceva in forma concreta le sue “intuizioni” mentre lui era stretto nella morsa della necessità, che l’arte è, per i diseredati, bisogno non primario. Poi, superata abbondantemente la boa di mezza vita, ecco scaturire dalla mano guidata quasi misteriosamente la prima lastra, i primi segni vergati sullo zinco senza sapere nemmeno come fare poi ed il perché di quella traccia sul metallo anziché sul foglio o sulla tela com’è per tutti. La prima ed unica tiratura da un conoscente. “Bisogna rubare con l’occhio e fare con la ragione. Lo strumento più bello che abbiamo è la testa, che fa muovere tutto, anche le mani”. Non si può non ricordare questo percorso di vita, guardando le acqueforti di Montini. Nessuno infatti sospetterebbe l’assenza di scuola, la mancanza di giovanile coltivazione, la carenza di studi specifici dietro al livello ed al valore delle sue opere. Non una caduta di tensione, non una seppur vaga incertezza nella qualità della sua produzione, che raggiunge vette di rara eccellenza nei suoi paesaggi, nelle sue vedute degli amti campi, nei suoi alberi, nelle sue nature morte, quasi che le incisioni nascano dalle sue mani in un naturale, mirabile equilibrio tra tecnica e poesia. Si sente insomma che le opere di Montini vengono da una necessità di vita creativa piuttosto che da un momento di autocompiacimento o d’incauta autostima. Si avverte che la “facilità” delle stesse altro non è che la “felicità” di una vita che ha trovato infine la capacità di dare corpo ad un talento naturale poggiante però su un impegno ed una applicazione costanti tesi non tanto a guadagnare il tempo perduto quanto piuttosto a liberamente e finalmente soddisfare una intima, antica vocazione espressiva.
Gilberto Cavicchioli, 2003
(dal catalogo: “Danilo Montini. Incisioni”, Arianna Sartori Editore)
13
marzo 2010
Danilo Montini – Cascinali e borgate del mantovano. Incisioni
Dal 13 al 25 marzo 2010
disegno e grafica
Location
GALLERIA ARIANNA SARTORI
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Orario di apertura
ore 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi
Vernissage
13 Marzo 2010, ore 17.00
Autore
Curatore