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Ðanino Božic / Nelio Sonego – Visavi
Ðanino Božic e Nelio Sonego si collocano nella schiera degli artisti che della riflessione sui meccanismi interni all’arte hanno fatto il campo privilegiato di ricerca
Comunicato stampa
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Per chi si occupa di composizione (verbale, grafica, scultorea o musicale che sia), la superficie vuota che si apre davanti, al momento di cominciare a lavorare, è forse la più bella sfida che si possa immaginare.
Quasi sempre, la si affronta con grinta e piglio deciso, sulla scia di quanto l'estro va suggerendo, affidandosi molto (se non del tutto) alla casualità con cui si affacciano alla mente le idee.
Per molti, però, piuttosto che il caso, è la regola a suggerire le soluzioni, alla ricerca di un'armonia che corrisponda alla personale visione del mondo.
E1 la situazione, questa, soprattutto di chi lavora nel campo dell'arte programmata e che affida le composizioni alla regola (spesso rigidamente intesa) e alle dinamiche interne alla comunicazione.
Ðanino Božić e Nelio Sonego si collocano a buon diritto nella schiera degli artisti che della riflessione sui meccanismi interni all'arte hanno fatto il campo privilegiato di ricerca; e il lungo sodalizio che ha accompagnato la loro crescita è quasi sempre occasione di verifica delle convergenze (molte e fondamentali) ma anche delle divergenze (poche ma non marginali) che caratterizzano le singole individualità.
Per Božić, la casualità è aprioristicamente bandita e, se talvolta appare, è solo per un vezzo quasi fanciullesco, in situazioni particolari ed irripetibili; la dominante assoluta è una regola rigida fino all'ossessione, che parte dalla scelta dei materiali e attraversa tutto il lavoro fino alla logica conclusione.
Il centro focale dell'interesse è lo spazio: protagonista assoluto della composizione, viene studiato e articolato fino al limite dell1 esasperazione.
Individuato sul supporto, viene via via scomposto fino agli elementi più semplici e primitivi; successivamente, però, si va ricomponendo con l’aggregazione degli stessi materiali in soluzioni differenti che rendono una visione praticamente infinita dal momento che, variando gli accostamenti, si ottengono ogni
volta effetti globali diversi, fino a snaturare definitivamente sia il senso generale che l’articolazione.
Lo spazio è, però, anche superficie cromatica e, come tale, suscettibile di tutte le modificazioni che si possono ottenere attraversando lo spettro cromatico fino alla totale acromia: di qui, il continuum di un’opera che sconvolge le cromie con la semplice giustapposizione degli stessi elementi.
In pratica, l’illeggibilità del reale è conseguenza della impossibilità di definire categoricamente l’evoluzione delle forme.
Su un diverso versante, Nelio Sonego assegna allo spazio solo la funzione di cornice nella quale i segni si vanno ad installare per dare corpo a forme improbabili.
Apparentemente, la ripetitività del segno è solo occasione per creare equilibri instabili, resi peraltro più improbabili dalle variazioni cromatiche e dalla ludicità del tratto spesso vago o poco definito.
Più in profondità, il gusto di far emergere le forme da un vuoto totale allude ad una possibilità indefinita di articolazione del reale, che si compone e si scompone secondo schemi mentali dell’osservatore, piuttosto che per accorpamenti definiti di immagini.
In ambedue i casi, è difficile parlare di una pittura per geometrie pure o di arte programmata schematicamente.
Ma non c’è dubbio che la razionalità presiede alla composizione in tutte e due le grafie e che le conclusioni divergenti sono frutto piuttosto della lettura che non della preparazione: in sostanza, ogni singola opera è preparata in funzione di una logica matematica che impone obblighi e direzioni alla composizione; ma, nel momento della lettura, a prendere la mano è piuttosto la suggestione evocativa che, in un mondo di input e di superfici metalliche al limite dell’esasperazione, fa guardare alle composizioni come a giochi quasi infantili di libertà d’espressione.
Enzo di Grazia
Quasi sempre, la si affronta con grinta e piglio deciso, sulla scia di quanto l'estro va suggerendo, affidandosi molto (se non del tutto) alla casualità con cui si affacciano alla mente le idee.
Per molti, però, piuttosto che il caso, è la regola a suggerire le soluzioni, alla ricerca di un'armonia che corrisponda alla personale visione del mondo.
E1 la situazione, questa, soprattutto di chi lavora nel campo dell'arte programmata e che affida le composizioni alla regola (spesso rigidamente intesa) e alle dinamiche interne alla comunicazione.
Ðanino Božić e Nelio Sonego si collocano a buon diritto nella schiera degli artisti che della riflessione sui meccanismi interni all'arte hanno fatto il campo privilegiato di ricerca; e il lungo sodalizio che ha accompagnato la loro crescita è quasi sempre occasione di verifica delle convergenze (molte e fondamentali) ma anche delle divergenze (poche ma non marginali) che caratterizzano le singole individualità.
Per Božić, la casualità è aprioristicamente bandita e, se talvolta appare, è solo per un vezzo quasi fanciullesco, in situazioni particolari ed irripetibili; la dominante assoluta è una regola rigida fino all'ossessione, che parte dalla scelta dei materiali e attraversa tutto il lavoro fino alla logica conclusione.
Il centro focale dell'interesse è lo spazio: protagonista assoluto della composizione, viene studiato e articolato fino al limite dell1 esasperazione.
Individuato sul supporto, viene via via scomposto fino agli elementi più semplici e primitivi; successivamente, però, si va ricomponendo con l’aggregazione degli stessi materiali in soluzioni differenti che rendono una visione praticamente infinita dal momento che, variando gli accostamenti, si ottengono ogni
volta effetti globali diversi, fino a snaturare definitivamente sia il senso generale che l’articolazione.
Lo spazio è, però, anche superficie cromatica e, come tale, suscettibile di tutte le modificazioni che si possono ottenere attraversando lo spettro cromatico fino alla totale acromia: di qui, il continuum di un’opera che sconvolge le cromie con la semplice giustapposizione degli stessi elementi.
In pratica, l’illeggibilità del reale è conseguenza della impossibilità di definire categoricamente l’evoluzione delle forme.
Su un diverso versante, Nelio Sonego assegna allo spazio solo la funzione di cornice nella quale i segni si vanno ad installare per dare corpo a forme improbabili.
Apparentemente, la ripetitività del segno è solo occasione per creare equilibri instabili, resi peraltro più improbabili dalle variazioni cromatiche e dalla ludicità del tratto spesso vago o poco definito.
Più in profondità, il gusto di far emergere le forme da un vuoto totale allude ad una possibilità indefinita di articolazione del reale, che si compone e si scompone secondo schemi mentali dell’osservatore, piuttosto che per accorpamenti definiti di immagini.
In ambedue i casi, è difficile parlare di una pittura per geometrie pure o di arte programmata schematicamente.
Ma non c’è dubbio che la razionalità presiede alla composizione in tutte e due le grafie e che le conclusioni divergenti sono frutto piuttosto della lettura che non della preparazione: in sostanza, ogni singola opera è preparata in funzione di una logica matematica che impone obblighi e direzioni alla composizione; ma, nel momento della lettura, a prendere la mano è piuttosto la suggestione evocativa che, in un mondo di input e di superfici metalliche al limite dell’esasperazione, fa guardare alle composizioni come a giochi quasi infantili di libertà d’espressione.
Enzo di Grazia
21
ottobre 2007
Ðanino Božic / Nelio Sonego – Visavi
Dal 21 ottobre all'undici novembre 2007
arte contemporanea
Location
PALAZZO CECCHINI
Cordovado, Piazza Cecchini, 27, (Pordenone)
Cordovado, Piazza Cecchini, 27, (Pordenone)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì: 15 – 18,30 sabato: 10 – 12, 15 – 18,30 domenica: 15 – 18,30
Vernissage
21 Ottobre 2007, ore 11
Autore
Curatore