Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Daria Busoni – Impronte e frequenze
dipinti 2004/2006
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Conosco Daria da quando era una bambina. Fin da allora si capiva che era portata al disegno, all’uso dei colori, alla composizione. L’ho seguita negli anni del liceo artistico e più da vicino quando ha compiuto gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove è avvenuto l’incontro con il suo Maestro, il compianto Gustavo Giulietti.
A quella scuola di pittura si insegnava la libertà espressiva, mai disgiunta però dal consapevole uso dei materiali e delle tecniche, il che comporta per l’artista una certa dose di riflessione o perlomeno di autocontrollo. E’ stato nell’anno a ridosso della tesi di diploma (2000) che il suo lavoro ha cominciato a prendere la piega personale che porta agli esiti odierni. Partita dall’Informale – sempre centrale alla scuola di Giulietti – Daria ha scoperto la bellezza dell’ “impronta”: una tecnica pittorica alla seconda, mediata e non immediata, che infatti prevede l’applicazione del colore in modo indiretto, attraverso la pressione sulla tela di una matrice precedentemente imbevuta di pigmento. Con la possibilità di ripetere l’operazione (per esempio mediante l’uso di rulli, come allora faceva Daria) in modo seriale ma secondo ritmi propri che lasciano sulla tela l’orma di un passaggio personale e strumentale a un tempo. Non a caso aveva scelto, per la sua tesi, di accompagnare la presentazione degli elaborati artistici con una ricerca teorica su Toti Scialoja, maestro dell’Informale italiano nel dopoguerra e incontrastato sperimentatore dell’ “impronta”.
Da queste premesse muove il successivo lavoro di Daria che oggi trova meritato riconoscimento in una mostra selettiva dei suoi dipinti degli ultimi anni. Durante i quali ha abbandonato i rulli ma non ha abbandonato l’impronta, trovando anzi nuove maniere, sempre più personali, di stampare il colore mediante passaggi da tela a tela con risultati di maggiore libertà e ampiezza rispetto ai primi lavori. Va inoltre detto che nel frattempo Daria ha avviato un’importante esperienza professionale come restauratrice e che questo impegno, invece di distrarla, sembra avere avuto effetti benefici sulla sua ricerca artistica. Il contatto diretto, e giornaliero, con i materiali e le tecniche l’ha infatti resa più consapevole e fiduciosa; l’ha aiutata a liberarsi dagli schemi abituali, incoraggiando una nuova sperimentazione della quale si trova traccia (è proprio il caso di dirlo) nei dipinti in mostra. Alcuni dei quali confidano nello sgocciolamento controllato di liquidi diversi (acqua, acetone etc) sulla superficie della tela precedentemente trattata a smalto; altri invece insistono sulla reciprocità dell’impronta che è ora però guidata e ritagliata in maniera più varia, così come vari sono i supporti (lastre metalliche, plexiglas etc) sui quali prova le diverse risposte della materia pittorica.
Il risultato finale è un senso di libertà e di amore che si sprigiona da quell’invidiabile contatto, fino a renderlo quasi contagioso. Tanto da far pensare che le “frequenze” – evocate nel titolo della mostra e presenti nei quadri sotto forma di bande magnetiche – siano quelle del cuore.
Marco Cianchi
A quella scuola di pittura si insegnava la libertà espressiva, mai disgiunta però dal consapevole uso dei materiali e delle tecniche, il che comporta per l’artista una certa dose di riflessione o perlomeno di autocontrollo. E’ stato nell’anno a ridosso della tesi di diploma (2000) che il suo lavoro ha cominciato a prendere la piega personale che porta agli esiti odierni. Partita dall’Informale – sempre centrale alla scuola di Giulietti – Daria ha scoperto la bellezza dell’ “impronta”: una tecnica pittorica alla seconda, mediata e non immediata, che infatti prevede l’applicazione del colore in modo indiretto, attraverso la pressione sulla tela di una matrice precedentemente imbevuta di pigmento. Con la possibilità di ripetere l’operazione (per esempio mediante l’uso di rulli, come allora faceva Daria) in modo seriale ma secondo ritmi propri che lasciano sulla tela l’orma di un passaggio personale e strumentale a un tempo. Non a caso aveva scelto, per la sua tesi, di accompagnare la presentazione degli elaborati artistici con una ricerca teorica su Toti Scialoja, maestro dell’Informale italiano nel dopoguerra e incontrastato sperimentatore dell’ “impronta”.
Da queste premesse muove il successivo lavoro di Daria che oggi trova meritato riconoscimento in una mostra selettiva dei suoi dipinti degli ultimi anni. Durante i quali ha abbandonato i rulli ma non ha abbandonato l’impronta, trovando anzi nuove maniere, sempre più personali, di stampare il colore mediante passaggi da tela a tela con risultati di maggiore libertà e ampiezza rispetto ai primi lavori. Va inoltre detto che nel frattempo Daria ha avviato un’importante esperienza professionale come restauratrice e che questo impegno, invece di distrarla, sembra avere avuto effetti benefici sulla sua ricerca artistica. Il contatto diretto, e giornaliero, con i materiali e le tecniche l’ha infatti resa più consapevole e fiduciosa; l’ha aiutata a liberarsi dagli schemi abituali, incoraggiando una nuova sperimentazione della quale si trova traccia (è proprio il caso di dirlo) nei dipinti in mostra. Alcuni dei quali confidano nello sgocciolamento controllato di liquidi diversi (acqua, acetone etc) sulla superficie della tela precedentemente trattata a smalto; altri invece insistono sulla reciprocità dell’impronta che è ora però guidata e ritagliata in maniera più varia, così come vari sono i supporti (lastre metalliche, plexiglas etc) sui quali prova le diverse risposte della materia pittorica.
Il risultato finale è un senso di libertà e di amore che si sprigiona da quell’invidiabile contatto, fino a renderlo quasi contagioso. Tanto da far pensare che le “frequenze” – evocate nel titolo della mostra e presenti nei quadri sotto forma di bande magnetiche – siano quelle del cuore.
Marco Cianchi
02
febbraio 2007
Daria Busoni – Impronte e frequenze
Dal 02 al 16 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
TAN GRAM
Firenze, Via Dei Serragli, 3r, (Firenze)
Firenze, Via Dei Serragli, 3r, (Firenze)
Orario di apertura
dalle 15 all’1.30, chiuso il lunedi
Vernissage
2 Febbraio 2007, ore 18
Autore