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Dario Ballantini – Visioni sommerse
La mostra di un poliedrico artista, giunto alla notorietà grazie alla carriera di attore e trasformista, ma che coltiva da oltre vent’anni una forte passione per le arti figurative.
Comunicato stampa
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Venerdì 4 aprile le sale del Castel dell'Ovo di Napoli (via Caracciolo Borgo Marinari) ospiteranno la mostra personale di Dario Ballantini "Visioni sommerse" organizzata e curata da Milena Grosso in collaborazione con Massimo Licinio, con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e della Provincia di Napoli, e con il cortese contributo di: Corriere della sera, Corriere del Mezzogiorno, Banca di Credito Popolare di Torre del Greco e Dema s.p.a..
Il celebre attore e trasformista (noto al grande pubblico soprattutto per i personaggi interpretati nel Tg satirico "Striscia La Notizia") espone per la prima volta a Napoli i dipinti e i disegni che ne sottolineano la formazione artistica. In mostra più di cento opere, in cui i richiami ai maggiori maestri del Novecento -da Pablo Picasso agli Espressionisti tedeschi, fino al futurista Mario Sironi- si combinano con personaggi enigmatici e cromie intense, in una sintesi acuta e personale. La passione per la pittura, coltivata parallelamente a quella per la recitazione, rivela un insospettato talento artistico e un immaginario profondo, evidenziati dall'esposizione dei disegni e dei dipinti più significativi della sua produzione: dagli esordi neorealisti, agli sviluppi in direzione espressionista e cubista, con colori accesi e volti sfaccettati.
Nota biografica
Dario Ballantini nasce a Livorno nel 1964. Ha i primi incontri con la pittura tra le mura di casa: il padre dipinge in stile neorealista, gli zii sono post-macchiaioli. Fondamentali per la sua formazione le opere di Guttuso e Picasso, la passione per i fumetti (Jacovitti e gli autori Marvel) e le canzoni di Luigi Tenco, la cui figura diventa soggetto di molti ritratti.
Al Liceo Sperimentale di Livorno, dove è allievo di Giancarlo Cocchia, (1924-1987) si diploma nel 1984. Nello stesso tempo comincia a manifestarsi la sua febbre da palcoscenico, ereditata dal nonno materno attore di compagnie filodrammatiche. A sedici anni visita al Museo dell'Arte Moderna di Parigi la grande mostra su Amedeo Modigliani, la cui opera sarà fondamentale per il suo iniziale percorso artistico. Il soggetto su cui si esercita in quel periodo è il volto di Totò, così irregolare da ricordare le scomposizioni cubiste. L'incontro con il pittore Maurilio Colombini e il gallerista Cesare Rotini lo porta a esporre nell’ambito livornese-toscano, prima con lavori di stampo neo realista (come il ritratto di Pier Paolo Pasolini) e in seguito con opere dal richiamo espressionista. Risale al 1989 la sua ultima personale alla Galleria Teorema di Firenze. Da quel momento Ballantini -forte della vittoria di un concorso tv per talenti di cabaret- si impegna soprattutto negli altri campi di espressione coltivati parallelamente: il teatro, il cinema e la televisione. Esperienze in cui riporta la propria gestualità pittorica, attraverso gli studi preparatori di trucchi speciali per le sue trasformazioni televisive (culminate col successo di Striscia La Notizia) e con le scenografie degli spettacoli teatrali: la pièce “Petrolini Petrolini” di cui è autore e interprete, viene rappresentata in occasione di un incontro con l’ultimo futurista allora vivente Osvaldo Peruzzi (1907-2004) e figura in cartellone nel 2000 ad Asti teatro, rassegna diretta da Vittorio Sgarbi. Ballantini realizza anche il cortometraggio “La chiave per il mare” che partecipa al “Bellaria Film Festival” (scritto con Fabrizio Torri).
Nel maggio 2001, come inviato del tg satirico di Antonio Ricci, incontra alla mostra “A.B.O. le arti della critica” (San Benedetto del Tronto) il critico d'arte Achille Bonito Oliva, da cui riceve proficui consigli per la sua arte. Grazie all'incoraggiamento del giornalista Stefano Lorenzetto, Ballantini riprende a esporre nella Galleria Ghelfi di Verona (maggio 2002) con una mostra che costituisce una vera e propria “rinascita” come pittore. Nell'ottobre dello stesso anno, espone alla Galleria Borromeo di Padova; e -con il Gruppo Labronico- al Parlamento Europeo di Bruxelles e intensifica il rapporto con Bonito Oliva. A Milano, l'artista collabora con la galleria Artesanterasmo, dove tiene una mostra presentata dal testo critico di Luciano Caprile. Successivamente espone alle gallerie GMB di Vicenza, Bassano del Grappa e Madonna di Campiglio, nella collettiva "Da Fattori al Gruppo Labronico" alla galleria Athena di Livorno (2003) e alla galleria Gasparelli Arte Contemporanea di Fano (2004). Nel luglio 2004 partecipa nela Casa Natale Modigliani di Livorno alla mostra permanente "Modigliani e i suoi amici di oggi": un omaggio al grande artista scomparso nel 1920, tributato da pittori di varie generazioni, tra cui Bay, Guttuso, Rotella e Kostabi. Nel corso del 2005 tiene la mostra: "Fine del mito" alla Galleria Roberto Rotta di Genova, alla Galleria Canci di Lerici , a Como presso la galleria ComoArte, a Cesenatico presso la galleria DZ Nuovo Segno, a Porto San Giorgio presso la galleria Imperatori.
Nel giugno 2006 realizza l’etichetta personalizzata “Un Fiore per Ivan” in memoria di Ivan Graziani, prodotta da Marcello Zaccagnini per la manifestazione annuale “Pigro”. Nel settembre 2006, visita la mostra “Da Da Da Dadaismi del contemporaneo” di Achille Bonito Oliva, con il quale realizza un servizio televisivo. Nell’ottobre successivo, riceve dal critico il premio “A.B.O.” d’Argento per la pittura e in seguito tiene nelle “Ex Distillerie Montini” a Fabriano, una personale curata da Fabio Marcelli: tra i visitatori figura anche Ivano Fossati che decide di vestire il suo palco per il tour “L’Arcangelo” con le opere di Ballantini riprodotte in grande scala. Nel 2007 espone nuovamente alla Galleria Artesanterasmo, alla Galleria Rotaross di Novara alla Galleria Art Gallery di Alzano Lombardo, al Palazzo Robellini di Acqui Terme. Nel febbraio 2008 è alla Galleria del Palazzo Coveri di Firenze.
Rassegna Critica:
Luciano Caprile, "Quando l’arte diventa lo specchio del nostro tempo" in "Dario Ballantini. Fine del Mito" a cura di L. Caprile, Genova 2005):
«Il nostro è un mondo onnivoro che ci consuma e perpetua i travagli della quotidianità attraverso un continuo flusso di sollecitazioni e di esigenze. Noi siamo fatti di ciò che vediamo e che assimiliamo con acritica ossessione, con indifferente necessità, quasi come un rito dovuto alla vita o alla sua finzione. Le opere di Dario Ballantini ci appaiono come lo specchio fedele di una tale situazione. Si propongono ai nostri occhi quale lucida allegoria di un comportamento che ci compete e ci identifica in maniera anche crudele e impietosa, dove l’ironia e l’autoironia temperano solo in parte un diffuso, palpabile malessere esistenziale. [...] Il gesto di Ballantini è violento e deciso nel disegno che non conosce perplessità o pentimenti. Quindi interviene, su questa iniziale traccia, il ritmo notturno dei toni che inseguono talora accensioni di gialli elettrici o di bianchi lattiginosi o di bruni mattonati: lontani, se non addirittura opposti, dagli squilli solari del giorno o dalla variegata e incantevole armonia delle campagne. No, la città plumbea degli immensi dormitori e dei gasometri offre solo i falsi riflessi della vita e l’illusoria fuga del pensiero nella messa in scena di un mondo artificiale. [...] Dario Ballantini si avvale dunque dell’allegoria per esprimere tutto quel disagio esistenziale che ci opprime magari al di là di una patinata, subdola, rassicurante apparenza. Il suo mondo in subbuglio mima l’intimo subbuglio che ci sconvolge, il caos narrativo (pittoricamente esaltato dall’invenzione compositiva e dagli accostamenti cromatici) è la sintesi di uno smarrimento che ci assale e ci permea nella perenne rincorsa dei miraggi, degli slogan, dei proclami televisivi».
Giancarlo Vigorelli, "Tutto terribilmente reale" in “Oltre lo sguardo” catalogo della mostra (Milano 16 ottobre - 22 novembre 2003):
«[...] Avevo allora intuito, attraverso i suoi quadri coerenti, la sua pittura istintiva, ancora grezza ma sicuramente efficace, l’inconsapevole tributo alla Scapigliatura, a un modo libero e disperato di porsi di fronte alle cose; mi si rafforza, al rivederlo, la certezza che ogni uomo appartenga per nascita a una ben precisa famiglia, che determina in lui, a dispetto di censo, studi e posizione sociale, le più autentiche scelte di vita. In questo viaggio, alla ricerca delle vere origini ogni uomo si rivela a sé e agli altri. [...] Ballantini esprime questa caparbia volontà di risalire il fiume impetuoso della sua vita servendosi del pennello e del colore per raccontare, raccontarsi. Mi mette di fronte ai suoi nuovi lavori, non li vedo da due anni, da quella mia visita nel labirinto delle sue creazioni, anche frenetiche, anche ansiose, come se non gli bastassero il tempo e la tela e i colori per descrivere l’ultimo incubo metropolitano, l’ultimo enigma tra rotaie e grattacieli».
Enrico Crispolti in "In arte Dario Ballantini" a cura di Fabio Marcelli catalogo della mostra, (Milano 15 febbraio - 17 marzo 2007):
«[...] Lo vedrei infatti erede, consapevole o meno, di una linea particolarmente tedesca che, proprio in ragione di una determinanza fortemente disegnativa, corra da Beckman a un Antes. Ma se questo è l’impianto configurativo complessivo la caratteristica personale delle sue proposizioni ci indica certamente un quoziente assai elevato di concitazione assillante che rende asfittico il campo della configurazione, venendone un particolare accento di contaminazione persino violenta, che trita frammenti “metafisici”, persino di eco “novecentesca”, su una costanza di scenario urbano. Evidentemente assunto non tanto come “omaggio” alla città quando come scena inesorabile del vissuto (e purtroppo molto spesso dell’invivibile vivibile attuale). E maggiore è la congestione più efficace mi sembra risulti la sua capacità di convinzione propositiva. […]».
Il celebre attore e trasformista (noto al grande pubblico soprattutto per i personaggi interpretati nel Tg satirico "Striscia La Notizia") espone per la prima volta a Napoli i dipinti e i disegni che ne sottolineano la formazione artistica. In mostra più di cento opere, in cui i richiami ai maggiori maestri del Novecento -da Pablo Picasso agli Espressionisti tedeschi, fino al futurista Mario Sironi- si combinano con personaggi enigmatici e cromie intense, in una sintesi acuta e personale. La passione per la pittura, coltivata parallelamente a quella per la recitazione, rivela un insospettato talento artistico e un immaginario profondo, evidenziati dall'esposizione dei disegni e dei dipinti più significativi della sua produzione: dagli esordi neorealisti, agli sviluppi in direzione espressionista e cubista, con colori accesi e volti sfaccettati.
Nota biografica
Dario Ballantini nasce a Livorno nel 1964. Ha i primi incontri con la pittura tra le mura di casa: il padre dipinge in stile neorealista, gli zii sono post-macchiaioli. Fondamentali per la sua formazione le opere di Guttuso e Picasso, la passione per i fumetti (Jacovitti e gli autori Marvel) e le canzoni di Luigi Tenco, la cui figura diventa soggetto di molti ritratti.
Al Liceo Sperimentale di Livorno, dove è allievo di Giancarlo Cocchia, (1924-1987) si diploma nel 1984. Nello stesso tempo comincia a manifestarsi la sua febbre da palcoscenico, ereditata dal nonno materno attore di compagnie filodrammatiche. A sedici anni visita al Museo dell'Arte Moderna di Parigi la grande mostra su Amedeo Modigliani, la cui opera sarà fondamentale per il suo iniziale percorso artistico. Il soggetto su cui si esercita in quel periodo è il volto di Totò, così irregolare da ricordare le scomposizioni cubiste. L'incontro con il pittore Maurilio Colombini e il gallerista Cesare Rotini lo porta a esporre nell’ambito livornese-toscano, prima con lavori di stampo neo realista (come il ritratto di Pier Paolo Pasolini) e in seguito con opere dal richiamo espressionista. Risale al 1989 la sua ultima personale alla Galleria Teorema di Firenze. Da quel momento Ballantini -forte della vittoria di un concorso tv per talenti di cabaret- si impegna soprattutto negli altri campi di espressione coltivati parallelamente: il teatro, il cinema e la televisione. Esperienze in cui riporta la propria gestualità pittorica, attraverso gli studi preparatori di trucchi speciali per le sue trasformazioni televisive (culminate col successo di Striscia La Notizia) e con le scenografie degli spettacoli teatrali: la pièce “Petrolini Petrolini” di cui è autore e interprete, viene rappresentata in occasione di un incontro con l’ultimo futurista allora vivente Osvaldo Peruzzi (1907-2004) e figura in cartellone nel 2000 ad Asti teatro, rassegna diretta da Vittorio Sgarbi. Ballantini realizza anche il cortometraggio “La chiave per il mare” che partecipa al “Bellaria Film Festival” (scritto con Fabrizio Torri).
Nel maggio 2001, come inviato del tg satirico di Antonio Ricci, incontra alla mostra “A.B.O. le arti della critica” (San Benedetto del Tronto) il critico d'arte Achille Bonito Oliva, da cui riceve proficui consigli per la sua arte. Grazie all'incoraggiamento del giornalista Stefano Lorenzetto, Ballantini riprende a esporre nella Galleria Ghelfi di Verona (maggio 2002) con una mostra che costituisce una vera e propria “rinascita” come pittore. Nell'ottobre dello stesso anno, espone alla Galleria Borromeo di Padova; e -con il Gruppo Labronico- al Parlamento Europeo di Bruxelles e intensifica il rapporto con Bonito Oliva. A Milano, l'artista collabora con la galleria Artesanterasmo, dove tiene una mostra presentata dal testo critico di Luciano Caprile. Successivamente espone alle gallerie GMB di Vicenza, Bassano del Grappa e Madonna di Campiglio, nella collettiva "Da Fattori al Gruppo Labronico" alla galleria Athena di Livorno (2003) e alla galleria Gasparelli Arte Contemporanea di Fano (2004). Nel luglio 2004 partecipa nela Casa Natale Modigliani di Livorno alla mostra permanente "Modigliani e i suoi amici di oggi": un omaggio al grande artista scomparso nel 1920, tributato da pittori di varie generazioni, tra cui Bay, Guttuso, Rotella e Kostabi. Nel corso del 2005 tiene la mostra: "Fine del mito" alla Galleria Roberto Rotta di Genova, alla Galleria Canci di Lerici , a Como presso la galleria ComoArte, a Cesenatico presso la galleria DZ Nuovo Segno, a Porto San Giorgio presso la galleria Imperatori.
Nel giugno 2006 realizza l’etichetta personalizzata “Un Fiore per Ivan” in memoria di Ivan Graziani, prodotta da Marcello Zaccagnini per la manifestazione annuale “Pigro”. Nel settembre 2006, visita la mostra “Da Da Da Dadaismi del contemporaneo” di Achille Bonito Oliva, con il quale realizza un servizio televisivo. Nell’ottobre successivo, riceve dal critico il premio “A.B.O.” d’Argento per la pittura e in seguito tiene nelle “Ex Distillerie Montini” a Fabriano, una personale curata da Fabio Marcelli: tra i visitatori figura anche Ivano Fossati che decide di vestire il suo palco per il tour “L’Arcangelo” con le opere di Ballantini riprodotte in grande scala. Nel 2007 espone nuovamente alla Galleria Artesanterasmo, alla Galleria Rotaross di Novara alla Galleria Art Gallery di Alzano Lombardo, al Palazzo Robellini di Acqui Terme. Nel febbraio 2008 è alla Galleria del Palazzo Coveri di Firenze.
Rassegna Critica:
Luciano Caprile, "Quando l’arte diventa lo specchio del nostro tempo" in "Dario Ballantini. Fine del Mito" a cura di L. Caprile, Genova 2005):
«Il nostro è un mondo onnivoro che ci consuma e perpetua i travagli della quotidianità attraverso un continuo flusso di sollecitazioni e di esigenze. Noi siamo fatti di ciò che vediamo e che assimiliamo con acritica ossessione, con indifferente necessità, quasi come un rito dovuto alla vita o alla sua finzione. Le opere di Dario Ballantini ci appaiono come lo specchio fedele di una tale situazione. Si propongono ai nostri occhi quale lucida allegoria di un comportamento che ci compete e ci identifica in maniera anche crudele e impietosa, dove l’ironia e l’autoironia temperano solo in parte un diffuso, palpabile malessere esistenziale. [...] Il gesto di Ballantini è violento e deciso nel disegno che non conosce perplessità o pentimenti. Quindi interviene, su questa iniziale traccia, il ritmo notturno dei toni che inseguono talora accensioni di gialli elettrici o di bianchi lattiginosi o di bruni mattonati: lontani, se non addirittura opposti, dagli squilli solari del giorno o dalla variegata e incantevole armonia delle campagne. No, la città plumbea degli immensi dormitori e dei gasometri offre solo i falsi riflessi della vita e l’illusoria fuga del pensiero nella messa in scena di un mondo artificiale. [...] Dario Ballantini si avvale dunque dell’allegoria per esprimere tutto quel disagio esistenziale che ci opprime magari al di là di una patinata, subdola, rassicurante apparenza. Il suo mondo in subbuglio mima l’intimo subbuglio che ci sconvolge, il caos narrativo (pittoricamente esaltato dall’invenzione compositiva e dagli accostamenti cromatici) è la sintesi di uno smarrimento che ci assale e ci permea nella perenne rincorsa dei miraggi, degli slogan, dei proclami televisivi».
Giancarlo Vigorelli, "Tutto terribilmente reale" in “Oltre lo sguardo” catalogo della mostra (Milano 16 ottobre - 22 novembre 2003):
«[...] Avevo allora intuito, attraverso i suoi quadri coerenti, la sua pittura istintiva, ancora grezza ma sicuramente efficace, l’inconsapevole tributo alla Scapigliatura, a un modo libero e disperato di porsi di fronte alle cose; mi si rafforza, al rivederlo, la certezza che ogni uomo appartenga per nascita a una ben precisa famiglia, che determina in lui, a dispetto di censo, studi e posizione sociale, le più autentiche scelte di vita. In questo viaggio, alla ricerca delle vere origini ogni uomo si rivela a sé e agli altri. [...] Ballantini esprime questa caparbia volontà di risalire il fiume impetuoso della sua vita servendosi del pennello e del colore per raccontare, raccontarsi. Mi mette di fronte ai suoi nuovi lavori, non li vedo da due anni, da quella mia visita nel labirinto delle sue creazioni, anche frenetiche, anche ansiose, come se non gli bastassero il tempo e la tela e i colori per descrivere l’ultimo incubo metropolitano, l’ultimo enigma tra rotaie e grattacieli».
Enrico Crispolti in "In arte Dario Ballantini" a cura di Fabio Marcelli catalogo della mostra, (Milano 15 febbraio - 17 marzo 2007):
«[...] Lo vedrei infatti erede, consapevole o meno, di una linea particolarmente tedesca che, proprio in ragione di una determinanza fortemente disegnativa, corra da Beckman a un Antes. Ma se questo è l’impianto configurativo complessivo la caratteristica personale delle sue proposizioni ci indica certamente un quoziente assai elevato di concitazione assillante che rende asfittico il campo della configurazione, venendone un particolare accento di contaminazione persino violenta, che trita frammenti “metafisici”, persino di eco “novecentesca”, su una costanza di scenario urbano. Evidentemente assunto non tanto come “omaggio” alla città quando come scena inesorabile del vissuto (e purtroppo molto spesso dell’invivibile vivibile attuale). E maggiore è la congestione più efficace mi sembra risulti la sua capacità di convinzione propositiva. […]».
04
aprile 2008
Dario Ballantini – Visioni sommerse
Dal 04 aprile al 05 maggio 2008
arte contemporanea
Location
CASTEL DELL’OVO
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00. La domenica dalle ore 10,00 alle 13,00
Vernissage
4 Aprile 2008, ore 17.30
Sito web
www.darioballantini.it
Editore
EDIFIR
Autore
Curatore